A
aless
Guest
C'è chi dice che il segreto del successo passi per il sapersi svegliare prima di tutti gli altri.
Una volta ero anche incappato in un tizio giapponese dell'ottocento che scriveva qualcosa del genere.
Per semplicità lo riporto per intero.
Il paragone tra la mia esistenza e quella di un nobile giapponese dell'era feudale è però la cosa più priva di senso a cui mi sia mai capitato di pensare.
Anzi, a me la mattina rode proprio il cu*o, e quando mi capita di dovermi svegliare presto è solo peggio.
Chissene frega se devo prendere un aereo per andarmene una settimana alle Hawai'i.
Fammi guardare l'orologio, va..

Non cominciare a fare l'insofferente come al tuo solito, aless!!!!
Ricordi lo zen??
Piuttosto vai sul patio a prendere una bella boccata d'aria fresca e a vedere il miracolo di un nuovo giorno che nasce!!

Fanculo allo zen. Io me ne torno a dormire!
Le minacce telefoniche del mio amico, tuttavia, sortiscono il loro effetto.
Dunque caffè, nastrina, sigaretta e in un baleno sono sul taxi che mi condurrà all'aeroporto.

Fuori un fiacco raggio di sole comincia finalmente a stagliarsi all'orizzonte.

Ed è un attimo che il nostro tassista eritreo ci scarica all'ingresso del Lindbergh Field di San Diego, non prima però di averci raccontato per tutto il viaggio di una sua connazionale che dovrebbe avere sfondato nel cinema porno italiano degli anni '70.
"Ma davvero non ve la ricordate?!?!?!"
"A parte che negli anni '70 non ero ancora nato, a me interessa solo il porno dell'epoca post-depilazione.."
"Ma tu fidati! Vattela a cercare che ne vale davvero la pena!"
"Sei consapevole, amico mio, di avere qualche rotella fuori posto?"
Del perchè e del percome sono arrivato a San Diego ho già narrato qua: http://www.aviazionecivile.org/vb/s...-Diego-California-passando-per-Monte-Calvario.
Quello di cui mi accingo a raccontarvi ora, invece, è il mio recente viaggio alle Hawai'i.
Passare sei mesi in California senza approfittarne per fare un salto nell'arcipelago è in effetti stupido.
Da qui è un attimo, arrivarci appositamente dall'Italia è forse qualcosa che non potrei fare mai.
O forse sì.
Nel dubbio vado.
La pianificazione pre-viaggio non è stata troppo accurata. Tra le tante cose da fare il tempo è stato tiranno.
Il poco che abbiamo visto e letto assieme ai miei compagni di viaggio ci ha però fatto optare per una prima tappa all'omonima isola di Hawai'i, la più grande e conosciuta soprattutto come Big Island. E' questa, infatti, l'isola considerata più "completa", nel senso che concentra la maggior parte dei possibili paesaggi che possono essere trovati nell'arcipelago. Allo stesso tempo, poi, è questa una tra le isole più "autentiche", nel senso che non vi si può trovare quella massiccia concentrazione turistica tipica dell'isola di Oahu ed in particolare della capitale Honolulu. In quest'ultima, però, passeremo comunque un paio di giorni, perchè "una volta che ci siamo" tanto vale vedere di che si tratta.
L'itinerario è dunque SAN-LAX-KOA-HNL-SFO-SAN.
Partenza da San Diego, scalo a Los Angeles, imbarco per Kona, giro dell'isola, spostamento a Honolulu, giro dell'isola, quindi rientro a San Diego passando questa volta per San Francisco. La differenza di scalo è dovuta al fatto che il passaggio per LAX, agli orari che volevamo noi cioè la sera, sarebbe stato operato con un 737, mentre per SFO con 777. Nonostante i trenta minuti in più di itinerario complessivo, dunque, preferisco passare circa 5 ore nello stato dell'arte dell'aviazione commerciale mondiale e non in un 737. Ai miei compagni di viaggio non gliene frega una mazza quindi mi dicono "fai tu basta che ti muovi".
La compagnia è United, con volo interno tra le due isole operato da Hawaian.
Il prezzo complessivo, per la Y, è stato di circa 350euro con acquisto circa un mese e mezzo in anticipo.
Il nostro pornofilo eritreo, dicevamo, ci scarica al Commuter Terminal di SAN, dedicato principalmente ai voli per LAX e un po' anche per SFO.
Il terminal dei pendolari insomma.


Interni poco affollati. Saltiamo il chk-in già fatto on line e ci dirigiamo direttamente agli adiacenti controlli di sicurezza.


Come quasi ovunque da quello che ho visto finora, anche qui si usa principalmente il body scanner. Il metal detector è riservato a crew, personale TSA e bambini.
A me però il body scanner non piace (nessuna ragione scientifica, semplice antipatia a pelle), dunque chiedo di poter usare il metal detector.
Un addetto TSA due metri per due mi risponde più o meno letteralmente di non rompere le palle e io mi adeguo rispettosamente.
La sala d'attesa è uno stanzone anonimo e, questo sì, abbastanza affollato.


Fuori il giorno comincia a prendere decisamente il sopravvento.

In perfetto orario (il volo è schedulato alle 06:18), inizia l'imbarco che si svolge in maniera ordinata e senza alcuna calca a piedi.



Il nostro CRJ-700.
La macchina e il crew sono SkyWest, ma la livrea è United Express che opera per conto di United Airlines.
Se ho capito bene funziona così: SkyWest è una compagnia major proprietaria di macchine e crew che si occupa solamente di feeder per altre compagnie. Stando ad airfleets conta 325 macchine, di cui 283 Canadair Regional Jet serie -100 (21), -200 (138), -700 (94) e -900 (30), mentre il rimanente sono Embraer 120 (42). Quasi tutte le macchine, infine, vestono la livrea della compagnia per la quale operano, e infatti nel mio caso si tratta di uno dei circa 70 CRJ-700 brandizzato United Express.




Il Commuter Terminal.

Interni.

I posti sono assegnati.
Il fato ha riservato a me il finestrino di destra della penultima fila, e a voi la sua sporcizia che rovinerà le foto che state per sorbirvi.

Rimaniamo qui in attesa un bel po'.

Nonostante il volo sia schedultao alle 06:18, infatti, la vicinanza della pista ad una parte densamente popolata del centro città ha imposto un coprifuoco risalente al 1979, a causa del quale nessun decollo è consentito prima delle 06:30am (nessuna limitazione per gli atterraggi).
Se si aggiunge poi il fatto che SAN è il più trafficato aeroporto mono-pista degli Stati Uniti, e il secondo al mondo secondo Wikipedia che però non aggiunge dettagli, l'attesa si protrae per qualche minuto oltre quell'orario.
Alla fine però ce la facciamo (chiedo ancora perdono per lo stato dei finestrini).


Mission Bay e Mission Beach



E in baleno raggiungiamo la quota di crociera di 10.000 fette.



Il CRJ è piccolo e rumoroso, soprattutto dietro dove sono seduto, ma sale e scende che è un piacere.


Non facciamo in tempo a goderci il viaggio che già siamo in finale.










E dopo poco più di mezz'ora atterriamo al Los Angeles International Airport concludendo questo primo volo...




...e quella tortura che è lo scattare foto col cellulare da un finestrino lurido. Mi vergogno per lui.
Il nostro Terminal.





L'UA1475 per Kona partirà dopo poco più di un'oretta.
Abbiamo dunque giusto il tempo di placare con un sandwich turkey e avocado una fame resa galoppante dall'alzataccia e, personalmente, di uscire a fumare una sigaretta.
Parentesi: il fatto che non ci sia una sala fumatori all'interno dell'area sterile di praticamente nessun aeroporto USA mi dà ai nervi. La trovo anzi una forma di paternalismo bigotta da quattro soldi, considerato anche che, ad esempio, quell'immondizia che sono costretto a ingerire da 4 mesi a questa parte non è certamente meno dannosa del fumo. Mi spiace ma non ci sto proprio.
Fare fuori e dentro dall'area sterile, inoltre, oltre a scassare lo scassabile ti costringe anche a rifare i controlli di sicurezza, e dunque a ripassare dentro al maledettissimo body scanner.
Per fortuna stavolta trovo invece che un omaccione due metri per due una gentile signora, sempre rigorosamente due metri per due, a cui chiedo di nuovo di poter usare il metal detector invece dello scanner.
Al posto della spledida cordialità con cui sono stato mandato a fan**lo in precedenza, stavolta mi sento rispondere che non c'è assolutamente alcun problema, al patto di acconsentire al pat-down. Ovviamente acconsento con piacere, ma il problema è che nonostante ciò mi lasciano a marcire per 10 minuti buoni apettando non si sa cosa. E visto che dieci minuti qua e dieci minuti là l'oretta a disposizione è bella che passata, sono costretto a fare pippa e ad usare sto cavolo di scanner.
Guarda tu se uno deve arrivare in vacanza avvelenato.
Mo quasi quasi esco di nuovo a fumare.
Tra un nervoso e l'altro, intanto, arrivo al gate ormai deserto visto che tutti sono già imbarcati. Dunque faccio lo stesso anch'io.
Il LAX-KOA di quest'oggi sarà operato da uno dei 153 757 di United, il serie -300 N77867 in giro dal 2002.





Sblocco e decollo in perfetto orario, forse anche con un pelino di anticipo.
















L'allestimento è minimalista ma comodo, e il tutto è pulito e ben tenuto. Niente IFE, ovviamente.
Il meteo si è inoltre rasserenato rispetto all'arrivo, e il comandante ci comunica che le 5 ore ore di volo procederanno spedite verso un'isola che si preannuncia anch'essa bruciata dal sole e bagnata da un'umidità notevole.
Sarebbe insomma stato tutto perfetto se non fosse che questo aereo monta un gruppo di tre toilettes al centro della cabina, e che il genio che vi sta scrivendo ha bloccato per sè e per i suoi amici l'intera fila davanti alle porte di questo blocco, per giunta al grido di "regà, al chk-in ci penso io che sono esperto e scelgo i posti migliori!!!!".
L'aggravante è poi che, per una particolarissima e rarissima congiuntura astrale, proprio quella stessa mattina erano stati registrati problemi di natura idraulica nelle case di ciascun passeggero, e quindi tutti quanti e dico tutti hanno dovuto loro malgrado utilizzare le toilettes dal primo all'ultimo minuto del volo per fare pipì, e qualcuno anche pupù. Mortacci vostra chiudetela quella cavolo di porta. Non così forte però!!! Ammazza oh, la vecchietta c'è caduta, dici che dobbiamo chiamare qualcuno? Lui è già la terza volta che si chiude dentro, secondo me c'ha paura e non si riesce a concentrare. E mo cavolo è sta puzza?!?!? Oddio è sempre lui! Ce l'hai fatta alla fine! Ma che cavolo t'eri magnato? Te possino...
Insomma non ci siamo annoiati.
Per quanto mi riguarda, invece, sono stato declassato da amico a conoscente.
Per la prima volta vedo delle assistenti di volo americane under 65!


Il servizio prevede bevande (analcoliche) gratuite e cibo a pagamento.
Quindi arcobaleno circolare.

Quindi ancora questionario di ingresso per lo Stato delle Hawaii.

Fuori continua a splendere il sole, e l'acqua è di un blu notevole.


Aletta niente male.

Cabina che sonnecchia rilassata, grazie anche e soprattutto alla perfetta efficienza dei bagni su cui io e i miei compagni di viaggio continuiamo a vegliare.

Safety Card.



E finalmente, dopo circa 5 ore di volo, si vede terra.
L'isola di Maui in lontananza prima.

E la nostra Hawaii o Big Island poi.

Durante una lunga serie di virate continue prima a destra e poi a sinistra, per un attimo non sono riuscito a distinguere il blu del cielo da quello del mare. Effetto sgradevolissimo che mi ha fatto girare la testa. Durato mezzo secondo, ma lo ricordo ancora. Questo fenomeno mi sembra di ricordare abbia un nome e sia anche un grande pericolo per i piloti. Sbaglio? Qualcuno ne sa di più?
Chissene frega, guarda qua che roba!!!







E infine a terra.

Benvenuti al Kona International Airport!



Il nostro potente mezzo.



E infine lo stupendo unico terminal, all'aperto. Si svolge tutto qui, partenze e arrivi. E d'altronde i numeri lo permettono, visto che nel 2010 si sono contati giusto circa 2,5 milioni di pax proveninenti esclusivamente dal Nord America.
Ovviamente manco qua si può fumare. Avete davvero rotto l'anima!
Ah, ovviamente appena scesi, prima di fare qualsiasi cosa, la tappa è in bagno a cambiarsi. Non è tanto la temperatura, inferiore ai 30°, quanto per l'umidità terrificante.




Cambiate scarpe e pantaloni con più appropriati bermuda e infradito, prendiamo subito il comodissimo shuttle per gli autonoleggi, ed in mezzo baleno siamo già qua..

..diretti qua giusto il tempo di mollare i bagagli..


..e quindi alla spiaggia di White Sands (indovinate perchè)..

..dove ci butteremo in acqua inebriati dalla bellezza dei posti e soprattutto dalle bellezze locali fino a quando non diventerà così..


..quando cioè si sarà fatta ora di scolarsi una Kona Longboard e cioè la mia lager preferita da quando vivo in California, fatta proprio qui.

FINE PRIMA PARTE
(a seguire OT di Big Island e trasferimento a Honolulu)
Una volta ero anche incappato in un tizio giapponese dell'ottocento che scriveva qualcosa del genere.
Per semplicità lo riporto per intero.
Namboku Misuno ha detto:La mattina, svegliati prima dei tuoi subalterni; se invece non hai un cuore realmente benevolo, tenderai a goderti la vita, a far tardi la sera tra mille divertimenti e a disturbare il sonno dei tuoi dipendenti. Inevitabilmente, consumerai grandi quantità di cibi raffinati e tua moglie diventerà dura e cattiva con i domestici, trattandoli come se fossero delle canne di bambù o degli oggetti, con il risultato che essi non si sentiranno in armonia. E così finirai col distruggere la tua casa. In realtà il padrone è al centro della casa medesima, mentre i lavoratori stanno alla periferia: essi sono come l'ombra del padrone. L'uno e gli altri devono essere come un corpo seguito costantemente dalla sua ombra e non dovrebbe esservi differenza in quello che mangiano. Lo stesso padrone dovrebbe gioire delle cose insieme ai suoi subalterni; allora, quando egli soffre o è triste, essi si prenderanno volentieri cura di lui.
Il paragone tra la mia esistenza e quella di un nobile giapponese dell'era feudale è però la cosa più priva di senso a cui mi sia mai capitato di pensare.
Anzi, a me la mattina rode proprio il cu*o, e quando mi capita di dovermi svegliare presto è solo peggio.
Chissene frega se devo prendere un aereo per andarmene una settimana alle Hawai'i.
Fammi guardare l'orologio, va..

Non cominciare a fare l'insofferente come al tuo solito, aless!!!!
Ricordi lo zen??
Piuttosto vai sul patio a prendere una bella boccata d'aria fresca e a vedere il miracolo di un nuovo giorno che nasce!!

Fanculo allo zen. Io me ne torno a dormire!
Le minacce telefoniche del mio amico, tuttavia, sortiscono il loro effetto.
Dunque caffè, nastrina, sigaretta e in un baleno sono sul taxi che mi condurrà all'aeroporto.

Fuori un fiacco raggio di sole comincia finalmente a stagliarsi all'orizzonte.

Ed è un attimo che il nostro tassista eritreo ci scarica all'ingresso del Lindbergh Field di San Diego, non prima però di averci raccontato per tutto il viaggio di una sua connazionale che dovrebbe avere sfondato nel cinema porno italiano degli anni '70.
"Ma davvero non ve la ricordate?!?!?!"
"A parte che negli anni '70 non ero ancora nato, a me interessa solo il porno dell'epoca post-depilazione.."
"Ma tu fidati! Vattela a cercare che ne vale davvero la pena!"
"Sei consapevole, amico mio, di avere qualche rotella fuori posto?"
Del perchè e del percome sono arrivato a San Diego ho già narrato qua: http://www.aviazionecivile.org/vb/s...-Diego-California-passando-per-Monte-Calvario.
Quello di cui mi accingo a raccontarvi ora, invece, è il mio recente viaggio alle Hawai'i.
Passare sei mesi in California senza approfittarne per fare un salto nell'arcipelago è in effetti stupido.
Da qui è un attimo, arrivarci appositamente dall'Italia è forse qualcosa che non potrei fare mai.
O forse sì.
Nel dubbio vado.
La pianificazione pre-viaggio non è stata troppo accurata. Tra le tante cose da fare il tempo è stato tiranno.
Il poco che abbiamo visto e letto assieme ai miei compagni di viaggio ci ha però fatto optare per una prima tappa all'omonima isola di Hawai'i, la più grande e conosciuta soprattutto come Big Island. E' questa, infatti, l'isola considerata più "completa", nel senso che concentra la maggior parte dei possibili paesaggi che possono essere trovati nell'arcipelago. Allo stesso tempo, poi, è questa una tra le isole più "autentiche", nel senso che non vi si può trovare quella massiccia concentrazione turistica tipica dell'isola di Oahu ed in particolare della capitale Honolulu. In quest'ultima, però, passeremo comunque un paio di giorni, perchè "una volta che ci siamo" tanto vale vedere di che si tratta.
L'itinerario è dunque SAN-LAX-KOA-HNL-SFO-SAN.
Partenza da San Diego, scalo a Los Angeles, imbarco per Kona, giro dell'isola, spostamento a Honolulu, giro dell'isola, quindi rientro a San Diego passando questa volta per San Francisco. La differenza di scalo è dovuta al fatto che il passaggio per LAX, agli orari che volevamo noi cioè la sera, sarebbe stato operato con un 737, mentre per SFO con 777. Nonostante i trenta minuti in più di itinerario complessivo, dunque, preferisco passare circa 5 ore nello stato dell'arte dell'aviazione commerciale mondiale e non in un 737. Ai miei compagni di viaggio non gliene frega una mazza quindi mi dicono "fai tu basta che ti muovi".
La compagnia è United, con volo interno tra le due isole operato da Hawaian.
Il prezzo complessivo, per la Y, è stato di circa 350euro con acquisto circa un mese e mezzo in anticipo.
Il nostro pornofilo eritreo, dicevamo, ci scarica al Commuter Terminal di SAN, dedicato principalmente ai voli per LAX e un po' anche per SFO.
Il terminal dei pendolari insomma.


Interni poco affollati. Saltiamo il chk-in già fatto on line e ci dirigiamo direttamente agli adiacenti controlli di sicurezza.


Come quasi ovunque da quello che ho visto finora, anche qui si usa principalmente il body scanner. Il metal detector è riservato a crew, personale TSA e bambini.
A me però il body scanner non piace (nessuna ragione scientifica, semplice antipatia a pelle), dunque chiedo di poter usare il metal detector.
Un addetto TSA due metri per due mi risponde più o meno letteralmente di non rompere le palle e io mi adeguo rispettosamente.
La sala d'attesa è uno stanzone anonimo e, questo sì, abbastanza affollato.


Fuori il giorno comincia a prendere decisamente il sopravvento.

In perfetto orario (il volo è schedulato alle 06:18), inizia l'imbarco che si svolge in maniera ordinata e senza alcuna calca a piedi.



Il nostro CRJ-700.
La macchina e il crew sono SkyWest, ma la livrea è United Express che opera per conto di United Airlines.
Se ho capito bene funziona così: SkyWest è una compagnia major proprietaria di macchine e crew che si occupa solamente di feeder per altre compagnie. Stando ad airfleets conta 325 macchine, di cui 283 Canadair Regional Jet serie -100 (21), -200 (138), -700 (94) e -900 (30), mentre il rimanente sono Embraer 120 (42). Quasi tutte le macchine, infine, vestono la livrea della compagnia per la quale operano, e infatti nel mio caso si tratta di uno dei circa 70 CRJ-700 brandizzato United Express.




Il Commuter Terminal.

Interni.

I posti sono assegnati.
Il fato ha riservato a me il finestrino di destra della penultima fila, e a voi la sua sporcizia che rovinerà le foto che state per sorbirvi.

Rimaniamo qui in attesa un bel po'.

Nonostante il volo sia schedultao alle 06:18, infatti, la vicinanza della pista ad una parte densamente popolata del centro città ha imposto un coprifuoco risalente al 1979, a causa del quale nessun decollo è consentito prima delle 06:30am (nessuna limitazione per gli atterraggi).
Se si aggiunge poi il fatto che SAN è il più trafficato aeroporto mono-pista degli Stati Uniti, e il secondo al mondo secondo Wikipedia che però non aggiunge dettagli, l'attesa si protrae per qualche minuto oltre quell'orario.
Alla fine però ce la facciamo (chiedo ancora perdono per lo stato dei finestrini).


Mission Bay e Mission Beach



E in baleno raggiungiamo la quota di crociera di 10.000 fette.



Il CRJ è piccolo e rumoroso, soprattutto dietro dove sono seduto, ma sale e scende che è un piacere.


Non facciamo in tempo a goderci il viaggio che già siamo in finale.










E dopo poco più di mezz'ora atterriamo al Los Angeles International Airport concludendo questo primo volo...




...e quella tortura che è lo scattare foto col cellulare da un finestrino lurido. Mi vergogno per lui.
Il nostro Terminal.





L'UA1475 per Kona partirà dopo poco più di un'oretta.
Abbiamo dunque giusto il tempo di placare con un sandwich turkey e avocado una fame resa galoppante dall'alzataccia e, personalmente, di uscire a fumare una sigaretta.
Parentesi: il fatto che non ci sia una sala fumatori all'interno dell'area sterile di praticamente nessun aeroporto USA mi dà ai nervi. La trovo anzi una forma di paternalismo bigotta da quattro soldi, considerato anche che, ad esempio, quell'immondizia che sono costretto a ingerire da 4 mesi a questa parte non è certamente meno dannosa del fumo. Mi spiace ma non ci sto proprio.
Fare fuori e dentro dall'area sterile, inoltre, oltre a scassare lo scassabile ti costringe anche a rifare i controlli di sicurezza, e dunque a ripassare dentro al maledettissimo body scanner.
Per fortuna stavolta trovo invece che un omaccione due metri per due una gentile signora, sempre rigorosamente due metri per due, a cui chiedo di nuovo di poter usare il metal detector invece dello scanner.
Al posto della spledida cordialità con cui sono stato mandato a fan**lo in precedenza, stavolta mi sento rispondere che non c'è assolutamente alcun problema, al patto di acconsentire al pat-down. Ovviamente acconsento con piacere, ma il problema è che nonostante ciò mi lasciano a marcire per 10 minuti buoni apettando non si sa cosa. E visto che dieci minuti qua e dieci minuti là l'oretta a disposizione è bella che passata, sono costretto a fare pippa e ad usare sto cavolo di scanner.
Guarda tu se uno deve arrivare in vacanza avvelenato.
Mo quasi quasi esco di nuovo a fumare.
Tra un nervoso e l'altro, intanto, arrivo al gate ormai deserto visto che tutti sono già imbarcati. Dunque faccio lo stesso anch'io.
Il LAX-KOA di quest'oggi sarà operato da uno dei 153 757 di United, il serie -300 N77867 in giro dal 2002.





Sblocco e decollo in perfetto orario, forse anche con un pelino di anticipo.
















L'allestimento è minimalista ma comodo, e il tutto è pulito e ben tenuto. Niente IFE, ovviamente.
Il meteo si è inoltre rasserenato rispetto all'arrivo, e il comandante ci comunica che le 5 ore ore di volo procederanno spedite verso un'isola che si preannuncia anch'essa bruciata dal sole e bagnata da un'umidità notevole.
Sarebbe insomma stato tutto perfetto se non fosse che questo aereo monta un gruppo di tre toilettes al centro della cabina, e che il genio che vi sta scrivendo ha bloccato per sè e per i suoi amici l'intera fila davanti alle porte di questo blocco, per giunta al grido di "regà, al chk-in ci penso io che sono esperto e scelgo i posti migliori!!!!".
L'aggravante è poi che, per una particolarissima e rarissima congiuntura astrale, proprio quella stessa mattina erano stati registrati problemi di natura idraulica nelle case di ciascun passeggero, e quindi tutti quanti e dico tutti hanno dovuto loro malgrado utilizzare le toilettes dal primo all'ultimo minuto del volo per fare pipì, e qualcuno anche pupù. Mortacci vostra chiudetela quella cavolo di porta. Non così forte però!!! Ammazza oh, la vecchietta c'è caduta, dici che dobbiamo chiamare qualcuno? Lui è già la terza volta che si chiude dentro, secondo me c'ha paura e non si riesce a concentrare. E mo cavolo è sta puzza?!?!? Oddio è sempre lui! Ce l'hai fatta alla fine! Ma che cavolo t'eri magnato? Te possino...
Insomma non ci siamo annoiati.
Per quanto mi riguarda, invece, sono stato declassato da amico a conoscente.
Per la prima volta vedo delle assistenti di volo americane under 65!


Il servizio prevede bevande (analcoliche) gratuite e cibo a pagamento.
Quindi arcobaleno circolare.

Quindi ancora questionario di ingresso per lo Stato delle Hawaii.

Fuori continua a splendere il sole, e l'acqua è di un blu notevole.


Aletta niente male.

Cabina che sonnecchia rilassata, grazie anche e soprattutto alla perfetta efficienza dei bagni su cui io e i miei compagni di viaggio continuiamo a vegliare.

Safety Card.



E finalmente, dopo circa 5 ore di volo, si vede terra.
L'isola di Maui in lontananza prima.

E la nostra Hawaii o Big Island poi.

Durante una lunga serie di virate continue prima a destra e poi a sinistra, per un attimo non sono riuscito a distinguere il blu del cielo da quello del mare. Effetto sgradevolissimo che mi ha fatto girare la testa. Durato mezzo secondo, ma lo ricordo ancora. Questo fenomeno mi sembra di ricordare abbia un nome e sia anche un grande pericolo per i piloti. Sbaglio? Qualcuno ne sa di più?
Chissene frega, guarda qua che roba!!!







E infine a terra.

Benvenuti al Kona International Airport!



Il nostro potente mezzo.



E infine lo stupendo unico terminal, all'aperto. Si svolge tutto qui, partenze e arrivi. E d'altronde i numeri lo permettono, visto che nel 2010 si sono contati giusto circa 2,5 milioni di pax proveninenti esclusivamente dal Nord America.
Ovviamente manco qua si può fumare. Avete davvero rotto l'anima!
Ah, ovviamente appena scesi, prima di fare qualsiasi cosa, la tappa è in bagno a cambiarsi. Non è tanto la temperatura, inferiore ai 30°, quanto per l'umidità terrificante.




Cambiate scarpe e pantaloni con più appropriati bermuda e infradito, prendiamo subito il comodissimo shuttle per gli autonoleggi, ed in mezzo baleno siamo già qua..

..diretti qua giusto il tempo di mollare i bagagli..


..e quindi alla spiaggia di White Sands (indovinate perchè)..

..dove ci butteremo in acqua inebriati dalla bellezza dei posti e soprattutto dalle bellezze locali fino a quando non diventerà così..


..quando cioè si sarà fatta ora di scolarsi una Kona Longboard e cioè la mia lager preferita da quando vivo in California, fatta proprio qui.

FINE PRIMA PARTE
(a seguire OT di Big Island e trasferimento a Honolulu)