Conscio di aver creato un po’ di suspense, mi scuso. Non sono mai andato sul BA001, non ho sorbito champagne in First sulla via per Los Angeles, non mi hanno nemmeno sbattuto a Lagos per un meeting in giornata. In effetti, non ho fatto nulla di tutto cio’. Se siete delusi chiudete pure e non mi offendero’.
La realta’ e’ che e’ il 10/2/13 e, con quella di ieri, fanno otto trasferte a Madrid da inizio dicembre, alla rispettosa media di quasi una a settimana escludendo le ferie. E, nel frattempo, sono anche riuscito ad andare a Mosca e Barcellona, ma si e’ trattato di “incidenti” di percorso.
Ho deciso di creare un trip report cumulativo, una specie di resoconto unico di tutti questi viaggi, in modo da raccontare un po’ quella che e’ diventata, a tutti gli effetti, una routine. Non pretendo di essere speciale, o di essere chissa’ che “figo”, tutt’altro! Quello che mi preme, invece, e’ descrivere una realta’ che nemmeno pensavo potesse esistere e, invece, sembra piu’ comune di quanto immaginassi: quella dei “pendolari” dell’aria.
Andata: 6.20 AM o 2.15PM, LHR-MAD
La variabilita’ e’ data dalla durata della trasferta: hotel o non hotel? Nel primo caso, allora, il volo sara’ il comodissimo BA460, che permette di evitare una levataccia, consente di stare in ufficio quanto basta per sbrigare qualche faccenduola, non sembrare un fancazzista e, pero’, e’ presto a sufficienza da fornire una buona scusa a chiunque sia intenzionato ad infilare una riunione alle 10 di mattina.
Il terminal 5, a quell’ora, ricorda vagamente una via qualsiasi di una citta’ qualsiasi, in Italia, alle 13 di domenica: deserto e distante rumore di posate e televisioni. E’ abbastanza tardi da consentire ai nostri una birra estemporanea senza farsi guardar male da qualche fondamentalista evangelico che, ovviamente, passera’ a tiro.
L’altro motivo della nostra preferenza per il 460 e’ che e’ operato da un A321 e non ha quasi mai LF astronomici, il che significa che la minaccia di un sedile in Economy o, ancor peggio, di un jumpseat e’ quantomai remota. In piu’ si spera sempre che sia uno dei nuovi ex-bmi, con gli interni long range. Fin’ora non e’ mai accaduto, ma chissa’.
L’alternativa, invece, e’ il temutissimo BA456 delle 6.30. Temutissimo perche’ costringe ad alzate improponibili, spesso dopo giornate spaccaossa conclusesi con un guasto alla metropolitana che ti ha costretto a camminare da Boston Manor a casa, sei km circa. In questi casi disperati i piu’ si affidano ai taxi, gli altri – piu’ poveri, o meno inclini ad aspettare tre settimane per un rimborso - prendono il bus notturno N9. Indovinate un po’ a quale categoria appartengo.
L’N9 e’ un bus che mi ricorda le serate universitarie passate al pub di Torino che serve Tamango: gente accartocciata sui sedili, puzza di alcol e pozze di vomito q.b. Il resto della clientela e’ costituito da rudi lavoratori lettoni diretti, nelle loro giacche giallo fosforescente e stivali antinfortunistici De Walt, al costruendo Terminal 2, per cui di solito sono l’unico in giacca e cravatta.
Il terminal 5, a quell’ora, e’ ugualmente deserto, con i primi negozi in apertura. Il volo e’ solitamente operato dal 763, il che vuol dire una possibilita’ remota di avere le poltrone Dusk lie-flat (mai successo) e la ben piu’ alta probabilita’ di avere un vicino di posto. Il LF di questo volo, di solito, e’ 80/90%, con 28 sedili di Club occupati su 28.
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Volare col capo e’ sempre qualcosa di piacevole, e non lo dico per spregevole leccaculismo. Innanzitutto, perche’ e’ americano e, da buon yankee, eleva il turpiloquio a forma d’arte, per quanto consentito dalla educatissima lingua inglese. Secondo, perche’ ha una tessera FF Silver e, quindi, puo’ entrare in lounge (e portarmici). Terzo, perche’ ogni volo con lui corrisponde a una nuova puntata del Miracolo del Decollo, come l’abbiamo ribattezzato.
Ecco quello che, in sostanza, accade: al primo scossone del push back lui andra’ in standby. Non si addormenta, perche’ addormentarsi presuppone un passaggio graduale dalla veglia al sonno; lui, invece, si spegne. Manca la musichina di Windows, ma il succo e’ quello. Lo stato di morte apparente peggiorera’ al termine del taxing, con un passaggio ad un ronzio in bassa frequenza che ancora non siamo riusciti a paragonare bene, in ufficio. C’e’ chi parla di gatti asmatici, o di motori a strappo che non riescono a partire. Io, personalmente, trovo che sia una specie di statica, un po’ come le frequenze radio trasmesse da qualche stella lontana.
Il rumore accompagna e, in un certo senso, migliora il ronzio dei CFM o dei Rolls Royce del nostro aereo, a seconda dei casi, mentre ci alziamo in volo sopra Windsor, sballottati qua e la’ dai venti che, come al solito, spirano su Londra.
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Poi, non appena raggiungiamo una certa quota e il segnale delle cinture fa “Ping!” e sparisce, ecco che il capo si rianima. L’ho visto compiere questa operazione ad ogni decollo, e sono pronto a garantire che non fa finta, test altamente scientifici hanno dimostrato la genuinita’ del suo stato di ibernazione. L’ho persino sentito ricominciare un discorso che aveva interrotto a meta’ all’inizio del pushback.
La rotta per Madrid e’ arcinota. Sopra Southampton, Isle of Wight, isole del Canale, Bretagna, costa basca tra Santander e Bilbao, Burgos, Segovia, un po’ di giretti intorno a Madrid e, infine, atterraggio a Barajas. Teoricamente e’ una rotta da seguire incollati al finestrino, tolta magari la parte sul Golfo di Biscaglia, sorseggiando champagne. In realta’, potro’ dirmi fortunato se, in media, riesco a vedere il 20% del ben di Dio che passa di sotto. Vuoi perche’ sia buio, o perche’ il tempo non lo consente, ma la realta’ e’ che di solito c’e’ poco da fare se non lavorare o dedicarsi al catering.
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Non che sia qualcosa di brutto, intendiamoci. Saro’ prevenuto, saro’ di parte, saro’ tutto quello che volete, ma il catering J di BA sul corto raggio da le paste a Lufthansa e Air France, a patto di non farsi scoraggiare dai formaggi inglesi. L’unico pasto non all’altezza, forse, e’ la colazione. Altrimenti, pranzo e cena sono sempre di buona qualita’ e l’afternoon tea piu’ che soddisfacente. Aggiungiamoci un buon servizio e la nota liberalita’ degli equipaggi BA nello smerciare alcolici e il gioco e’ fatto.
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L’arrivo a Madrid prevede un po’ di virate, controvirate e, in generale, un bel po’ di giri turistici. Quando visibile, il panorama della meseta compensa per eventuali ritardi, ed e’ sempre un bel vedere anche nella stagione invernale.
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santuario del Crocefisson?
Dall’alto non si direbbe che la Spagna versi nelle condizioni economiche che tutti sappiamo: le autostrade sono gonfie di pendolari, treni vanno e vengono e gli uliveti abbondano.
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Pero’, guardando le citta’, ci sono segnali abbastanza evidenti dello scoppio della bolla immobiliare, e di tutto il casino che ha lasciato in eredita’. Le citta’-satellite di Madrid sono occupate da enormi quartieri di case tutte uguali con piscine vuote e strade senza auto parcheggiate; poco oltre, poi, ci sono reticolati enormi di vie che portano in nessun posto, con rotonde e marciapiedi a delimitare rettangoli di nulla, diventati discariche abusive. Sono, correggetemi se sbaglio, quartieri-fantastma, che dovevano diventare nuove citta’ e sono spariti, inghiottiti dalla stessa crisi che ne ha travolto i developer. Indipendentemente dal lato in cui mi trovo, ce ne sono decine, tutti uguali.
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L’arrivo al T4S e’ sempre uguale, cosi’ come semideserto e’ il terminal.
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Amici, in confronto il Sat. A di Malpensa da’ l’agorafobia. Poco piu’ tardi, usciti dal terminal principale, le strade si dividono a seconda del momento della giornata. Se e’ mattina conteremo sull’aiuto di un amico di Iberia per portarci, sbadiglianti e stiracchianti, in ufficio. Se e’ sera, invece, saremo diretti al bus navetta per l’hotel, che ovviamente e’ appena partito.