
Aerospace Valley, conosciuta anche come Antelope Valley. Zona desertica, ma ricca di aviazione.
Sin da quando frequentavo Airliners, mi hanno incuriosito questi posti. Qui ci sono Mojave, Victorville, Edwards AFB, Palmdale, e mille altri aeroporti, molti con annesse basi militari. Non c’è che l’imbarazzo della scelta, ed i prossimi tre giorni saranno a spasso per tutti questi luoghi. D'altronde, non è che vi sia molto da vedere: la zona è desertica, e le città, come vedrete, sostanzialmente fantasma o quasi.
Ad un centinaio di miglia a nord di Los Angeles, la prima tappa sarà il deserto del Mojave (o Mohave, come preferite). Sulla strada, l’unica piazzola di sosta permette una panoramica della valle con, sullo sfondo, l’aeroporto di Palmdale, con annessa base militare e qualcosa che andremo a vedere dopo.


Quello che vedete è l’acquedotto della California: da quanto mi ha raccontato il simpatico albergatore di Mojave, lo scorso anno ha piovuto per la bellezza di tre giorni. In tutto l’anno! Il problema idrico è notevole da quelle parti.
Due ore circa di viaggio e, sotto un sole cocente, con un caldo da 90°F ma tutto sommato secco e sopportabile anche da uno come me che il caldo lo detesta, arrivo a destinazione. L’ameno paesaggio di Mojave, sostanzialmente un unico stradone con il paese da un lato, e la ferrovia dell’altro. Alle spalle, una distesa infinita di pale eoliche.




Non sono venuto sin qua per questo, però. Ma per qualcos’altro

Mojave boneyard, il primo dei cimiteri, quel posto dove gli aerei dismessi vengono privati di tutto quanto ancora possa avere qualche dollaro di valore (oddìo, qualche: talvolta parliamo di migliaia, centinaia di migliaia e, per i motori, anche qualcosa di più di valore). Mojave, tuttavia, non è più quello dei tempi post 11/9: all’epoca, si contavano centinaia di mezzi parcheggiati dalle compagnie e preservati in attesa di tempi migliori. Se cercate su Google, trovate decine di fotografie che documentano cosa fosse questo posto. Oggi l’aeroporto è diventato la base di armamento dello Space Ship One, e qui hanno basi logistiche diverse aziende legate all’aviazione, allo spazio ed alla ricerca (da Scale Composites a BAE System, giusto per dirne due conosciute).
L’ingresso principale

Qui stazionano queste due belle macchine, tutto sommato mantenute discretamente


Sono gli unici due mezzi ai quali si può accedere senza problemi: per gli altri, le foto possono essere fatte solo dal perimetro o da un posticino del quale parlerò tra poco. Lo spettacolo, in ogni caso, è affascinante




Si trova di tutto, dai BAC 1-11 ai 727, dai 747 a 707, DC8... c’è da sbizzarrirsi


Tutto intorno, una serie di baracche, capannoni e quant’altro dove su scala industriale ed artigianale si vendono pezzi di ogni tipo, dal semplice metallo a questo, che per 10.000 $ e 6 giorni per la consegna potete portarvi a casa tranquillamente




Non ci sono molti posti dove andare a mangiare: salvo qualche hamburgerificio, c’è un solo posto che, alla lontana, possa definirsi “ristorante”, e nessuno che serva birra, salvo una baracca gestita da messicani che vende birra in bottiglia, per bere la quale bisogna prima passare all’ufficio d’igiene... Poco male, decido che il mio posto preferito dove mangiare è questo

Ha due ingressi, uno da strada (lo vedete a sinistra)

il secondo dal piazzale. Dal tavolo, questa la vista panoramica


Sul piazzale, però, non è vietato uscire, e la simpatica cameriera mi autorizza a scatenarmi con le fotografie









(“Metti l’OT Gian: alla gente interessa il viaggio, degli aerei gliene ciava manco!”
“Sokol, ma siamo su un forum di aviazione!”)
Sokol ha ragione, come (quasi) sempre, ma come si fa a non fare vedere tutta questa roba? E’ vero anche che siamo solo all’inizio, le fotografie sono migliaia, ed il viaggio ancora lungo. Sokol può attendere, io vado avanti.
Torno sul perimetro all’ora del tramonto, per qualche ultimo scatto e (credo) una triste chicca


Ho cercato un po’ di informazioni in rete, sapendo che qualche anno fa era stato portato qui: salvo errori, il 767 che si vede a destra è quello che rimane del famoso Gimbli Glider di AC.


Per oggi basta così: l’indomani si va a Victorville, due ore di (auto)strada desertica, con limiti di velocità assurdi causa lavori, un po’ di sano OT per non scontentare l’amico canadese e tante altre cose!