[TR] Apri un aeroporto, chiudine un altro: Inaugurazione BER + chiusura TXL dietro le quinte, ultimo volo da TXL


venexiano

Amministratore AC
Staff Forum
12 Novembre 2005
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Milano/Pavia/Berlino
Capitolo 1: How it all started

Era da mesi che cercavo di trovare il momento adatto per mettermi a scrivere. Vuoi per la mole di lavoro nonostante il lockdown, vuoi per la fase di crisi attraversata dal settore dell’aviazione che tende a sopire gli entusiasmi, come di colpo sono già passati quasi cinque mesi dall’inaugurazione del nuovo aeroporto di Berlino, che ho avuto l’onore e l’onere di vivere in prima persona. Mi sono letteralmente preso un giorno di ferie per mettere nero su bianco questa esperienza.

La genesi di questa nuova struttura, travagliata quanto quella del mio reportage, penso sia ben nota a tutti. Vale la pena, però, ripercorrerne a grandissime linee le principali tappe:

  • 1996 – Il governo federale e i Länder di Berlino e Brandeburgo (cioè i tre soci della società aeroportuale) trovano l’accordo sul futuro aeroporto: nessuna struttura ex novo, bensì un ampliamento dello scalo di Schönefeld, a sud-est della città. Gli aeroporti di Tempelhof e Tegel chiuderanno in concomitanza con l’apertura del nuovo aeroporto.
  • 2006 – Iniziano i lavori a Schönefeld, con completamento previsto per il 2011.
  • 2008 – Chiude Tempelhof.
  • 2011 – Completata la nuova pista sud. L’apertura viene posticipata dall’ottobre 2011 al giugno 2012.
  • 2012 – L’8 maggio, con nemmeno un mese di anticipo, viene annunciato il rinvio dell’apertura per problemi di omologazione e di funzionamento del sistema antincendio automatizzato. La soluzione semiautomatica tentata dalla società aeroportuale (con centinaia di addetti pronti ad attivare in loco ogni singola porta/barriera antincendio tramite walkie-talkie) non viene accettata dalle autorità competenti.
  • 2012-2016 – L’apertura viene rinviata più volte mentre si continua a cercare di risolvere i numerosi problemi emersi durante le verifiche tecniche, dal suddetto impianto antincendio ai cablaggi non a norma. Frattanto, il nuovo terminal (più tardi ridenominato Terminal 1) viene ampliato per far fronte al traffico in costante crescita. I costi del progetto aumentano da meno di 2 miliardi a circa 6 miliardi di euro.
  • 2017 – Il board annuncia che l’aeroporto aprirà, finalmente, a ottobre 2020.
  • 2018-2019 – Cominciano i preparativi con il processo ORAT (Operational Readiness and Airport Transfer), e viene costruito a tempo record il nuovo Terminal 2, direttamente collegato alla zona airside del Terminal 1, per aumentare le capacità landside dell’aeroporto. La data dell’apertura viene fissata per il 31 ottobre 2020, mentre Tegel chiuderà l’8 novembre successivo.
  • 2020 – Ad aprile viene finalmente omologato il Terminal 1. Possono così cominciare i preparativi, fra cui le prove tecniche con dipendenti e comparse. Ad agosto, con il cleaning, viene attivata la linea di sicurezza, rendendo il Terminal 1 un aeroporto a tutti gli effetti e non più un cantiere.

Fin qui, bene ma non benissimo. Riprendiamo un attimo fiato e torniamo a fine 2019/inizio 2020, quando finisce sulle nostre scrivanie un bando pubblico per l’assegnazione del mandato come agenzia di PR e media relations per la società aeroportuale. La mansione principale è la gestione delle relazioni con i media in vista dell’apertura del nuovo Flughafen Berlin Brandenburg Willy Brandt, più brevemente BER.

I tempi sono molto brevi, abbiamo pochi giorni per mettere insieme le prime credenziali e superare il primo round. Ne seguono altri due nel giro di meno di un mese, e facciamo anche un sopralluogo al BER: ci si arriva con un bus di linea ma ovviamente è ancora tutto chiuso e transennato. Chissà com’è la situazione all’interno.

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Mi butto a capofitto nel pitch provando sensazioni contrastanti: da una parte non mi faccio troppe illusioni, dall’altra mi sembra un sogno che si avvera e ce la metto tutta. Forse, mi dico, è arrivato il momento. Forse, dopo anni, potrò finalmente unire lavoro e passione, per giunta lavorando su un progetto così di spicco.

Alla fine ho fatto bene a crederci. Vinciamo il bando e siamo ufficialmente a bordo del progetto, effective immediately. Ricordo ancora il momento in cui il mio capo è venuto da me per comunicarmi la lieta novella, e la mia risposta: “Scheiße. E adesso come cavolo facciamo?”. Il lavoro che ci aspetta è tanto, sia davanti agli schermi che, soprattutto, in termini di presenza in loco. Spesso e volentieri 24/7.

Facciamo una prima visita “ufficiale” del nuovo aeroporto, non prima di ammirare un bel plastico di Tegel nella sede centrale della società aeroportuale.

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Poi arriva la pandemia. C’è ben poco da ridere, anche se sembra quasi una barzelletta che l’apertura finalmente così vicina venga messa a repentaglio da questa nuova catastrofe. Anche per quanto riguarda il mio compito è una bella sfida, perché non è facile cominciare a collaborare con un nuovo cliente senza potersi vedere di persona e capire quali sono le sue strutture interne, i suoi processi e le sue aspettative. Il lockdown della primavera 2020, con tutte le sue incertezze, mi regala molti grattacapi, alcuni momenti di sconforto e diversi capelli bianchi (chi ha figli piccoli a casa capirà). Poi però arriva l’estate e le cose cominciano a muoversi molto rapidamente, come piace a me: quando c’è da fare non mi ferma più nessuno.

E di cose da fare ce ne sono molte. In primis, dobbiamo definire il processo di accreditamento per i media, lavorando a stretto contatto con l’agenzia che fornisce le relative piattaforme, e dobbiamo capire chi e come invitare sia all’evento principale che agli innumerevoli tour per la stampa. Poi dobbiamo occuparci di tutti i contenuti, dal nuovo sito ai materiali informativi, e dare il nostro parere per l’organizzazione degli eventi per l’apertura del BER e la chiusura di Tegel. In più, a partire da settembre buona parte della disponibilità della nostra squadra verrà assorbita dalla presenza quotidiana a tempo pieno di due persone a supporto dell’ufficio stampa. Ah, in tutto ciò dobbiamo anche attivarci per tempo per ottenere i tesserini aeroportuali, altrimenti non potremo andare in zona airside.
 
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Capitolo 2: Al lavoro!

Il lavoro, insomma, non manca. E da fine agosto spingiamo sull’acceleratore, tanto che i miei colleghi in ufficio praticamente non mi vedono più e sono in aeroporto quasi ogni giorno, perché comincia il programma di tour per giornalisti e VIP. Ormai conosco tutti i percorsi a memoria e posso già fare da guida in autonomia, mentre sono a pieno regime i test con le comparse, il cosiddetto Probebetrieb. Causa pandemia dobbiamo fare i conti con molte restrizioni, dal numero di partecipanti all’obbligo di distanziamento e di mascherina, ma in qualche modo si riesce a fare tutto.

Il tour standard comincia dal cosiddetto BBAC, il Berlin Brandenburg Airport Center, cioè un palazzo con uffici di fronte al Terminal 1. I partecipanti ricevono un po’ di informazioni di base sull’aeroporto nonché i pass giornalieri per la zona airside e le pettorine rosse per i visitatori. Il casco non serve più perché ormai il terminal non è più un cantiere.

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La prima tappa è la stazione “Flughafen BER – Terminal 1-2”, che si trova direttamente sotto al Terminal 1 e dispone di sei binari, due per la S-Bahn e quattro per regionali e treni a lunga percorrenza. Curiosità: la stazione è pronta già dal 2011, e negli anni antecedenti la messa in funzione ci facevano passare dei treni a vuoto ogni giorno per aerare le gallerie ed evitare la formazione di muffe.

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Da qui il percorso fino alle partenze è breve. Con una rampa di scale si arriva al mezzanino di smistamento, che poi sarebbe il piano terra, dove si trovano un paio di bar, un piccolo supermercato e altri servizi. Inoltre si accede direttamente alla Willy-Brandt-Platz, cioè quella che diventerà la porta di accesso alla futura Airport City. Per ora ci sono i parcheggi, l’hotel Steigenberger e il già citato BBAC. È attualmente in fase di costruzione un secondo albergo, della catena InterCity, già presente al vecchio Schönefeld.

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Saliamo ancora e arriviamo alla zona arrivi al piano E0, divisa in due parti ai lati della scalinata principale. Anche qui c’è un bar, una farmacia, un’edicola e altri servizi. Più avanti, a novembre, aprirà anche il centro tamponi anti-Covid. Fuori si trovano anche le fermate dei vari bus che collegano il BER con le aree limitrofe e con Berlino.

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Prima di proseguire, diamo un’occhiata all’area di riconsegna bagagli con i suoi otto nastri, ciascuno in grado di gestire almeno tre voli contemporaneamente.

Qui le comparse selezionate per le prove vengono accolte con le istruzioni e tutto l’equipaggiamento necessario per svolgere il proprio ruolo. Oltre alla valigia standard, può capitare di ritrovarsi anche con una tavola da surf, un’asta da salto con l‘asta (!), un neonato, un’arma, o un bagaglio con oggetti proibiti. Ogni comparsa riceve inoltre un copione personalizzato: c’è chi è in ritardo e rischia di perdere il volo, chi cerca la lounge, chi è in coincidenza, e mille altri scenari.

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Sugli schermi vediamo sia i voli reali, per ora tutti a Schönefeld (presto Terminal 5), sia i finti voli delle comparse.

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Una volta finite le interviste e, in alcuni casi, dato le disposizioni per permettere ai reporter di seguire una comparsa passo-passo, proseguiamo con la visita. Le strette scale al centro del piano arrivi (e gli ascensori) portano nella grande hall centrale del Terminal 1, molto luminosa e dall’impatto visivo a mio avviso molto gradevole. Ovviamente i gusti sono gusti: c’è chi dice che sa già di vecchio, e magari ha pure ragione. Io la trovo sufficientemente senza tempo e decisamente più calda e accogliente rispetto ai soliti terminal tedeschi tutti vetro e acciaio, non ultimo grazie ai rivestimenti in noce e alla segnaletica color granata.

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Sopra di noi fluttua il “Magic Carpet”, una di cinque opere d’arte o presunte tali sparse per l’aeroporto.

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Il Terminal 1 dispone in totale di 118 banchi check-in disposti su dieci isole (otto nella hall principale, una ciascuna nelle due ali laterali) e 36 corsie ai controlli di sicurezza. Lo spazio fra i check-in e i controlli non è che sia proprio abbondante. C’è da dire, però, che il tabellone delle partenze con i tempi di attesa ai controlli può essere d’aiuto nello scegliere le corsie meno affollate.

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Il tour per i visitatori, a questo punto, prosegue con la visita della zona airside, per accedere alla quale passiamo dal varco dedicato per i dipendenti e gli equipaggi. Come accade ormai in tutti gli aeroporti, bisogna passare obbligatoriamente per il duty free (anzi, duty paid) centrale prima di trovarsi nella cosiddetta “Markthalle”, cioè l’area centrale attorno alla quale si trovano la maggior parte dei circa 110 negozi e bar del Terminal 1. Siamo a settembre e ci sono ancora un po’ di impalcature: nulla di grave, stanno solo montando dei pannelli pubblicitari e finendo di sistemare i rivestimenti delle pareti nei negozi. Siamo meno in alto mare di quanto non possa sembrare.

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Diamo un’occhiata al molo principale, attrezzato con un totale di 16 finger, uno dei quali costruito appositamente per un tipo di aereo che probabilmente non ci volerà mai, cioè l’A380. Viene un po’ il magone a pensare che, nel 2012, Lufthansa aveva previsto di inaugurare l’aeroporto proprio col cicciobus.

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I pontili a più piani permettono di accedere ai finger sia dal piano partenze Schengen, dove ci troviamo, sia dagli extra Schengen, al piano superiore, e naturalmente anche alla zona transiti e arrivi. Diamo un’occhiata al piazzale, dove gli agenti di rampa stanno facendo pratica di manovra con i finger grazie a un curioso mezzo denominato Smart Trainer.

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Dall’esterno, la facciata è sobria e forse un po’ anonima. Solo la scritta “BERLIN BRANDENBURG AIRPORT WILLY BRANDT” fa capire dove ci troviamo. Anche la torre è identica a quelle di altri aeroporti tedeschi e molto teutonica nelle sue squadrate forme.

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Durante questi tour può capitare di imbattersi in un’esercitazione dei mezzi di soccorso.

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Rientriamo passando per l’imponente BHS e poi facciamo il percorso che farebbe un passeggero in arrivo, “sbarcando” cioè dal finger e dirigendoci verso l’uscita dietro al gate A06. Due scale mobili e siamo di nuovo nell’area riconsegna bagagli, ora vuota in quanto i finti passeggeri stanno passando i controlli o sono già in fase di imbarco… nel bus interpista che poi li riporterà dritti agli arrivi.

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Come ultima tappa proponiamo agli ospiti uno sguardo sul piazzale dalla terrazza all’ultimo piano, molto grande e rivolta interamente a ovest. La terrazza è ora accessibile a pagamento (€3) e non c’è bisogno di fare i controlli di sicurezza in quanto si trova in zona landside. Il rovescio della medaglia è che, per motivi di sicurezza, è cinta di altre vetrate con conseguenti riflessi. Dovremo farcene una ragione: una terrazza come quella di Tegel, completamente all’aperto e senza barriere di sorta, sarà presto solo un dolce ricordo.

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Qualche volta, tempo permettendo, facciamo un salto anche al Terminal 2. Si tratta di una struttura principalmente landside, realizzata in corsa con lo scopo di aggiungere ulteriori banchi check-in, controlli di sicurezza e nastri di riconsegna bagagli (con un BHS totalmente indipendente da quello del Terminal 1). Una volta passati i controlli, i passeggeri si possono imbarcare dai gate del molo nord del Terminal 1, a cui il Terminal 2 è direttamente collegato tramite due passerelle.

Questo terminal aggiuntivo sembrava necessario in vista della costante crescita del traffico su Berlino, ma purtroppo la situazione attuale ha portato alla decisione di non aprirlo fino a nuovo avviso. L’edificio, in ogni caso, è abbastanza essenziale: abbonda il cemento a vista e le finiture sono molto basic, in linea con le esigenze delle compagnie che vi avrebbero dovuto operare, come ad esempio Eurowings, Air Baltic e Vueling.

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Biennale Arte.

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Questo copione si ripete molto di frequente e mi permette di farmi svariati chilometri a piedi quasi ogni giorno, nonostante il Terminal 1 del BER sia tutto sommato non gigantesco. Ciò che mi pesa di più, in questa fase, sono i collegamenti con i mezzi pubblici ancora sporadici (un bus ogni mezz’ora, se ti dice bene). La situazione migliorerà nettamente nei giorni immediatamente precedenti l’apertura, con le corse di treni e bus a pieno regime.
 
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Capitolo 3: “In che senso siamo già a metà ottobre?!”

Con le mille cose da fare in vista dell’apertura, il tempo vola letteralmente. Non ci dobbiamo preoccupare più di tanto della coreografia di massima per il 31 ottobre: è già stato stabilito da tempo che ad atterrare per primi, in parallelo, saranno due voli speciali di easyJet e Lufthansa. L’aeroporto verrà inaugurato ufficialmente dal CEO della società aeroportuale, Engelbert Lütke Daldrup, assieme ai rappresentanti dei tre soci (i capi dei governi di Berlino e del Brandeburgo nonché il ministro federale dei trasporti) e ai CEO delle due compagnie aeree, con una breve cerimonia ufficiale in diretta TV. Niente fuochi di artificio né spettacoli, fuori luogo per un’opera che è diventata fonte di imbarazzo a livello nazionale, e del resto difficilmente conciliabili con quelle che sono le crescenti restrizioni dovute alla pandemia.

Mentre siamo nel pieno del processo di invitation management, durante il quale mi trovo a scrivere (e riscrivere) inviti e testi in quantità inimmaginabili, i numeri dei contagi ricominciano a salire sempre di più. Come un fronte nuvoloso all’orizzonte, si fa sempre più evidente il fatto che gli eventi di apertura non potranno avere luogo nelle modalità previste. Parlo di eventi, al plurale, in quanto l’aeroporto andrà a regime in più tappe nell’arco di due settimane, grosso modo come segue:

  • 25 ottobre: Inaugurazione della stazione al Terminal 1.
  • 25 ottobre: Ridenominazione ufficiale di Schönefeld in Terminal 5.
  • 30 ottobre: Inaugurazione ufficiale della parete commemorativa dedicata a Willy Brandt.
  • 31 ottobre: Inaugurazione del Terminal 1, arrivo dei primi due voli speciali, primi arrivi di linea in serata.
  • 1 novembre: Prime partenze di linea.
  • 4 novembre: Inaugurazione della pista sud.
  • 8 novembre: Trasloco delle ultime compagnie al BER, aeroporto a pieno regime.

Tutto ciò corredato da eventi per VIP e giornalisti e strettamente integrato nel sistema di accreditamento e di registrazione. La notizia positiva è che non dovremo occuparci noi del “check-in” dei partecipanti e del guardaroba. In compenso ci tocca il lavoro a monte, fra cui l’ingrato compito di ridistribuire gli ospiti o, peggio, ritirare gli inviti in modo da non superare il limite massimo di persone consentito in spazi chiusi. Le disposizioni ministeriali cambiano di continuo ed è davvero difficile starci dietro, tanto più che bisogna coordinare il tutto con una dozzina di reparti all’interno della società aeroportuale, nonché con le autorità di polizia e i servizi di sicurezza.

Siamo già alla seconda metà di ottobre e il tempo stringe. Le giornate passano fra correzioni di bozze e sopralluoghi in aeroporto, mentre cerco di pianificare i turni di tutto il mio team. Per i cinque giorni dal 30 ottobre al 3 novembre precetterò altri quattro colleghi del mio ufficio, per un totale di undici persone coinvolte nel progetto contemporaneamente: ciò sarà indispensabile per assicurare la presenza in loco sia nell’ufficio stampa che nel press centre appositamente organizzato per i giornalisti accreditati nell’hotel Steigenberger, aperto 24 ore su 24 e con 80 postazioni di lavoro opportunamente distanziate.

Il tour de force comincia domenica 25 ottobre con la doppietta stazione Terminal 1 + Terminal 5.

Ai binari sono già presenti un regionale e un Intercity, in attesa dell’arrivo della prima S-Bahn ufficiale con a bordo i capoccia del consorzio per i trasporti pubblici VBB e i rappresentanti dei governi di Berlino e Brandeburgo. Ad accoglierli c’è sempre Engelbert Lütke Daldrup (detto ELD – per comodità lo chiamerò solo così). Firme e foto di rito, ed è tutto finito in un quarto d’ora.

Vale la pena soffermarsi un attimo sui collegamenti ferroviari per il BER. A regime, la stazione è attualmente servita da una S-Bahn ogni dieci minuti, quattro treni regionali all’ora per la stazione centrale di Berlino e un Intercity ogni due ore sulla direttrice Dresda-Rostock (sic!). I tempi di percorrenza per Berlino Hauptbahnhof sono di circa mezz’ora al costo del biglietto standard per le zone ABC, cioè €3,80. Con il completamento del nuovo tracciato ferroviario della Dresdner Bahn, previsto per il 2025, i treni regionali verranno reindirizzati sulla direttrice Berlin Hauptbahnhof – Potsdamer Platz – Südkreuz, con corse cadenzate ogni 15 minuti e un tempo di percorrenza di appena venti minuti.

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Schema delle linee di trasporti pubblici finalmente aggiornato.

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Accompagniamo i giornalisti a fare un giro del terminal e poi torniamo verso la stazione, dove colgo l’occasione e faccio due fermate con la prima S-Bahn in partenza dal Terminal 1, direzione Terminal 5. Qui mi attende la seconda parte della mia giornata lavorativa.

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La Deutsche Bahn ha dato una mano di colore alla vecchia stazione. Stucco e pittura fan bella figura, come si dice: dietro alle tinte sgargianti si cela sempre lo stesso orrendume.

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Il vecchio terminal di Schönefeld, ben noto per la sua bruttezza e scomodità, è stato riqualificato fra il 2018 e il 2020 in vista della sua integrazione nel BER con il nome di “Terminal 5”. La cerimonia si svolge già oggi, 25 ottobre, per eliminare il codice SXF in concomitanza con il passaggio all’orario invernale. Nel corso di una breve cerimonia viene riconsegnata al comune di Schönefeld la scritta “FLUGHAFEN BERLIN – SCHÖNEFELD” che campeggiava sulla facciata del terminal. Successivamente, ELD invita sul palco alcuni studenti di una scuola locale per “accendere” la nuova scritta “BER Terminal 5”.

Il primo tassello del BER è andato al suo posto. È tardi, fa freddo e siamo tutti pronti per andare a casa a riposarci, ma non prima di fare una foto dalla piattaforma mobile per i fotografi a 20 metri di altezza.

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Capitolo 4: Brandt, Willy Brandt.

Mancano un paio di giorni al grande evento e cerco di far scorta di energie dove possibile, anche se la continua evoluzione della curva dei contagi fa sì che ci troviamo a passare comunque più ore del dovuto davanti al computer.

L’aeroporto è intitolato al grande Cancelliere Willy Brandt, artefice della Ostpolitik degli anni ’70 che puntò a normalizzare i rapporti con il blocco orientale. Il 30 ottobre approfitto di una giornata ancora tranquilla per godermi l’inaugurazione ufficiale della parete commemorativa dedicata a Brandt alla presenza di Sindaco con fascia tricolore, Ministro della Marina Mercantile e Baronessa Filiguelli de Bonchamp.

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Facciamo anche un ultimo sopralluogo airside per verificare che sia tutto a posto per la cerimonia e la conferenza stampa di domani. ELD controlla tutto in prima persona.

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Anche nel press centre è tutto pronto per accogliere i giornalisti.

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È già tarda sera quando lascio il BER. Ci vediamo domani per l’apertura.

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Capitolo 5: Touchdown!

31 ottobre 2020. Oggi è il grande giorno e per fortuna ho principalmente un ruolo di supervisione e supporto ad hoc, quindi è sufficiente che arrivi in aeroporto a metà mattinata, in tempo per l’inizio del tutto a ora di pranzo. Poiché sarò impegnato fino a tarda sera e accompagnerò anche i giornalisti presenti per le prime partenze all’alba del primo novembre, mi fermerò a dormire allo Steigenberger per la notte.

Lascio i bagagli in albergo e mi dirigo verso il terminal. Come previsto, fuori ci sono già dei picchetti di attivisti che protestano contro l’apertura di un nuovo aeroporto, visto come crimine contro il clima. Eppure, di fatto passiamo da due aeroporti a uno solo… boh. Dentro, i sorveglianti fanno in modo che possano accedere solo gli addetti ai lavori e gli ospiti con relativo invito.

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Gli ospiti possono registrarsi e ritirare i badge e le “carte d’imbarco” (necessarie per accedere ai controlli di sicurezza) presso il banco informazioni e assistenza, al centro dell’area check-in. Poiché in ogni lista c’è sempre qualcuno che dimentica di compilare qualche campo, e chi è seduto ai banchi check-in non sempre sa chi ha di fronte, aiuto i colleghi dell’agenzia eventi come posso. Del resto, ho collaborato alla stesura delle liste e mi ricordo quasi tutti i nomi, così come ricordo chi ha l’invito per seguire la cerimonia direttamente airside, chi dalla terrazza e chi, invece, potrà accedere alla conferenza stampa nel padiglione sud (ai check-in 9).

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Verso l’una passo airside. Manca poco più di un’ora all’atterraggio dei primi due voli. Per tutti questi mesi abbiamo discusso per ore riguardo alla coreografia dell’arrivo… e adesso, causa il meteo avverso, ci ritroviamo con dei semplici atterraggi in sequenza. Il motivo è presto spiegato: non essendo ancora ufficialmente operativa, la pista sud può essere usata solo con una deroga della DFS (l’ENAV tedesca) ed esclusivamente per atterraggi visual. Il ceiling troppo basso nella giornata odierna rende di fatto impossibile usarla, cosicché i due aerei atterreranno uno dopo l’altro sulla pista nord, che poi è la solita pista di Schönefeld. Certo che non ce ne va bene una, eh.

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Su Flightradar vedo già in arrivo i due A320neo di easyJet, volo 3110, e Lufthansa, volo 2020. Seguo gli atterraggi su uno dei tanti schermi nell’area intorno al palco. Per primo atterra G-UZHF, seguito poco dopo da D-AINZ, per l’occasione riverniciato con la scritta speciale “Hauptstadtflieger”. “Hauptstadt” vuol dire “capitale”: trattandosi di Lufthansa, penso che una scritta sia il massimo che ci si possa aspettare in termini di impegno su Berlino.

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I due aerei si incontrano “naso a naso” proprio davanti a noi e vengono accolti dalla tradizionale fontana. I fotografi dall’altra parte del piazzale immortalano la scena con la scritta “BERLIN BRANDENBURG AIRPORT WILLY BRANDT” in sottofondo: questa è LA foto per la quale tante persone hanno lavorato in questi mesi. Tutto qua.

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Foto © Thomas Trutschel / Photothek / FBB

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Tempo qualche minuto e sbarcano i passeggeri dei due voli, capitanati dai CEO Johan Lundgren e Carsten Spohr che si salutano dalle vetrate dei gate A10 e A17 (sono adiacenti – i numeri mancanti sono i remoti al piano terra).

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Seguono i discorsi di rito di tutti i presenti. Oltre ai già citati Lundgren e Spohr si tratta di: Dietmar Woidke, Premier del Brandeburgo, Michael Müller, Sindaco (e quindi governatore) di Berlino, e Andreas Scheuer, Ministro Federale dei Trasporti. Chiude il giro ELD: nonostante la sua austera flemma si capisce che sta gongolando un po’, e come biasimarlo? Del resto passerà alla storia come il CEO che è riuscito a fare ciò in cui tutti i suoi predecessori avevano fallito, ovvero finire e aprire questo benedetto aeroporto.

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E allora apriamolo, questo BER: ci sono dei bellissimi pulsanti rossi posticci che si prestano all’uopo. La foto è una di quelle ufficiali rilasciate dall’ufficio stampa, per il video della visuale dal mio posto fate click QUI.

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Foto © Janine Schmitz / Photothek / FBB

Ecco, adesso manca solo la conferenza stampa nel padiglione sud dell’area check-in e poi è tutto finito, dopo quest’oretta scarsa che è stata il più che sobrio apice di tanti mesi, anni di preparativi. Chi l’avrebbe mai detto che sarebbe andata a finire così?

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Che poi, il lavoro non è mica finito. Ora ho il tempo di godermi una birretta in uno dei bar dell’aeroporto, prima di andare in albergo e prepararmi per i tour per la stampa delle prossime ore.
 
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Capitolo 6: Buonasera e buongiorno

Saluto la collega di turno al press centre ed entro nella mia stanza d’albergo. È confortevole quanto basta, nonostante si veda benissimo che è una struttura praticamente congelata agli standard di dieci anni fa.

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Ne approfittiamo per mangiare qualcosa nel ristorante dell’albergo. Menù più che dignitoso, prezzi in linea con le aspettative, cioè alti.

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Dopo mangiato è ora di prepararsi per il tour del piazzale in occasione dei primi arrivi di linea, tutti easyJet e tutti da località balneari. Dobbiamo partire dal press centre con il dovuto anticipo, poiché i controlli di sicurezza sono sempre una faccenda abbastanza lunga, soprattutto se ci sono disguidi – come possono essere, per esempio, giornalisti che hanno dimenticato di confermare la partecipazione e non risultano in lista. In via del tutto eccezionale, data l’importanza degli eventi, i colleghi riescono a convincere la sicurezza a rilasciare dei pass seduta stante. Ciò comporterà attese molto lunghe, tanto che decidiamo di dividerci in due gruppi: chi ha già il badge venga con me, gli altri per favore attendano ai controlli.

Mi ritrovo quindi a dover tenere a bada un gruppo di fotografi che corre in ogni dove e si sdraia per terra in cerca della foto perfetta. L’atmosfera in ogni caso è molto suggestiva. Dentro al terminal, mi dicono che i primi passeggeri dei voli di linea vengono accolti dagli applausi dei dipendenti.

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Terminiamo il tour verso le undici di sera, quando ormai è già atterrato da un pezzo l’ultimo volo. Verso mezzanotte riesco finalmente ad andare a dormire…

… e alle quattro sono già di nuovo in piedi e pronto ad accogliere gli ospiti del nuovo tour in occasione della prima partenza di linea. A fare gli onori sarà sempre easyJet con G-UZHF, cioè l’aereo che per primo era arrivato al BER il 31 ottobre, e che oggi decollerà alla volta di LGW. Questo primo giorno di partenze vedrà ancora un numero limitato di decolli dal T1: oltre a easyJet, infatti, per ora si sono trasferite solo Turkish Airlines e Qatar Airways.

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Ecco arrivare di nuovo ELD, accompagnato dal General Manager Germany di easyJet.

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Dopo un breve discorso di rito al gate, opportunamente addobbato a festa, i passeggeri possono imbarcarsi mentre io accompagno i fotografi sulla terrazza. Riusciamo a salire in tempo, nonostante i colleghi della sicurezza non si aspettassero visitatori così presto, e riesco a immortalare la partenza con uno scatto prontamente riutilizzato dai colleghi responsabili per gli account social media.

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E un’altra giornata/nottata di lavoro è giunta al termine. Giusto il tempo di visitare la mostra gratuita al piano terra, dedicata alla storia degli aeroporti di Berlino, e senza soluzione di continuità mi dirigo verso casa – a due minuti a piedi da Platz der Luftbrücke, la piazza dedicata al ponte aereo di fronte al terminal di Tempelhof. Era destino che venissi ad abitare qui.

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Capitolo 7: Ancora un po’ di BER

La pandemia ha limitato fortemente il programma previsto per l’apertura. Volevamo organizzare degli incontri tematici per la stampa fra il 2 e il 6 novembre, per presentare le compagnie, il Terminal 2, i servizi cargo, il food & retail, ma li abbiamo dovuti cancellare tutti. Di fatto è rimasta in piedi solo l’inaugurazione della pista sud, il 4 novembre, e due piccoli tour ad hoc il 5 e il 6 novembre per presentare, rispettivamente, il nuovo centro tamponi Covid e qualche negozio (+ le lounge).

Mi fermo di nuovo a dormire in aeroporto in modo da essere presente la mattina del 4. Originariamente avevamo pianificato un piccolo ricevimento con ospiti selezionati e la presenza di Akbar Al-Baker, in quanto il primo atterraggio sulla pista sud sarà quello di un A350 QR (invece del solito 787). Alla fine, ovviamente, ciò non avverrà e opteremo per una conferenza stampa virtuale con videomessaggio di Sua Eccellenza.

Le conferenze virtuali di questi giorni si tengono tutte così.

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Dovendo seguire la conferenza, lascio alle mie colleghe dell’ufficio stampa il ben più grato compito di accompagnare i fotografi sul piazzale per l’atterraggio dell’A350. È una splendida giornata di sole, di quelle che ci avrebbero fatto comodo il 31 ottobre scorso.

Dal sito della società aeroportuale, ecco l’arrivo del volo Qatar.

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Foto FBB

Benvenuti al BER, ora pienamente in funzione anche sulla carta. Con l’operatività simultanea di entrambe le piste, infatti, dal punto di vista giuridico scatta l’obbligo di chiudere definitivamente al traffico Tegel entro un massimo di 180 giorni.

La chiusura, come sappiamo, avverrà di fatto molto più velocemente: gli ultimi voli di linea da TXL avranno luogo il 7 novembre. In una breve conferenza stampa online vengono forniti alcuni dati sugli ultimi giorni del vecchio aeroporto e i primi giorni a regime di quello nuovo, corredati da slide fatte dal sottoscritto in quattro e quattr’otto.

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Come dicevo, mostriamo ad alcuni giornalisti dove si può fare un tampone molecolare anti-Covid, nella zona arrivi 1. Il centro è gestito da privati e il tampone ha un costo di 59 euro, con risultati entro 24 ore via mail. L’ho usato due volte e funziona bene.

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L’indomani è dedicato all’offerta di negozi e locali airside. Tutti impazziscono per lo shop della LEGO e cercano di accaparrarsi l’edizione speciale della Swatch dedicata ai ritardi del BER: ormai è già esaurita da tempo e si trova su eBay a prezzi folli. Io sono riuscito a prenotare un orologio il 31 ottobre e mi viene assicurato che arriverà a breve, cosa che in effetti si avvererà a metà dicembre.

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Fa un po’ uno strano effetto vedere l’aeroporto popolato da veri passeggeri, per quanto pochi. E fa un po’ tristezza vedere tutto chiuso (tranne i negozi attivati per il tour) a causa del nuovo lockdown entrato in vigore il 2 novembre, che ha comportato la chiusura di quasi tutti gli esercizi commerciali – chiusura peraltro ancora in vigore nel momento in cui scrivo, fatta salva la possibilità di entrare nei negozi su appuntamento da inizio marzo 2021. Il nuovo lockdown deliberato in queste ore probabilmente comporterà il ritorno alla chiusura totale.

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Concludiamo quest’ultimo tour per la stampa dando un’occhiata alla lounge Tempelhof, nell’estremità sud del molo principale. Originariamente progettata come lounge per Air Berlin, in seguito al fallimento di quest’ultima è stata presa in gestione dalla società aeroportuale. L’altra contract lounge, battezzata Tegel, si trova all’altro estremo del molo, di fianco alla lounge Lufthansa.

Attualmente la lounge Tempelhof è accessibile ai passeggeri dei voli Aeroflot, Aer Lingus, Air Baltic, Air France, Air Malta, Air Serbia, British Airways, El Al, Finnair, Georgian Airways, Iberia, KLM e Qatar, nonché ai possessori di tessera Dragonpass. Gli arredi sono sobri, mentre sono pregevoli le grande vetrate con vista sul piazzale e sulla pista sud. Un’altra particolarità, inoltre, è data dal fatto che vi si accede dal piano partenze Schengen, mentre i passeggeri in partenza per destinazioni extra Schengen possono usufruire di un controllo passaporti dedicato e uscire direttamente al piano superiore.

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Con questa visita si conclude la mia attività per l’apertura del BER. Non è ancora finita: ci resta da chiudere un aeroporto, cioè Tegel.
 
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Capitolo 8: Dirsi addio ai tempi del Covid

Sabato 7 novembre 2020. Sono le 7 e mezza del mattino e chiamo un taxi per andare a Tegel. Sembra la cosa più normale del mondo, e invece, dopo mesi a terra, mi ritrovo a farlo per la penultima volta. Il meteo uggioso non fa che sottolineare la mestizia del momento.

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Per questi ultimi due giorni ci siamo organizzati un po’ con mezzi di fortuna. Non ha senso imbastire costosi banchi ad hoc per l’accreditamento, né tantomeno un press centre: ci sono talmente tanti banchi check-in inutilizzati e locali vuoti che basta qualche prolunga e un po’ d’inventiva per gestire il tutto.

Sotto ai nostri cartelli posticci fatti con l’unica stampante disponibile si intravvede ancora il segno lasciato dalla polvere dietro alla scritta “Lufthansa First Class”, nell’area dedicata ormai già abbandonata.

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Nel terminal c’è una marea di gente: chi vuole salutare per l’ultima volta il caro, vecchio Terminal A, chi cerca di portarsi via qualche pezzo. I locali sono quasi tutti chiusi, ci sono solo un bar e la “Ess-Bahn” con una coda chilometrica per la currywurst. Chilometrica è anche la coda per accedere alla terrazza sul tetto del terminal: già dai primi di ottobre era stata aperta gratuitamente su prenotazione (causa Covid), riscuotendo enorme successo fra i più di 30.000 visitatori.

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“#DankeTXL” è stato il leitmotiv della campagna di comunicazione sviluppata dai colleghi di un’altra agenzia.

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L’addio all’aeroporto è una questione molto sentita, per alcuni quasi un lutto, a quanto pare.

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Vado a dare un’occhiata alla Sky Lounge, di fianco alla torre, dove l’indomani avverrà la cerimonia simbolica di consegna delle chiavi di Tegel alla città. C’è anche una bella terrazza con vista sul piazzale.

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Non penso sia un caso che la Sundair, uno degli operatori dei voli panoramici di oggi, abbia scelto di impiegare l’ultimo A320 rimasto con la vecchia livrea base di Air Berlin.

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Ultimi scatti e ultimi selfie dalla terrazza per il pubblico.

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Poi scendo sul piazzale, dove è stato allestito un baracchino per i dipendenti. Mi mancherà l’architettura brutalista della torre: vista da sotto sembra uno Star Destroyer di Star Wars.

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In serata mi trovo per due chiacchiere con il buon frubagotti, che aveva già fornito tempestiva testimonianza dell’atmosfera dell’ultimo giorno aperto al pubblico nel suo bel report: https://www.aviazionecivile.it/forum/threads/r-t-gli-ultimi-giorni-di-tegel.142595/

Ci salutiamo e vado sulla terrazza, in serata riservata a giornalisti e fotografi accorsi per immortalare gli ultimissimi voli di linea. Torre e terminal sono illuminati di rosso, la scritta #DankeTXL campeggia ovunque, anche sull’A350 in servizio sull’ultimo volo LH da Tegel.

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L’A350 se ne va. Aspetto gli ultimi atterraggi dei voli panoramici Eurowings e Sundair e poi me ne vado anch’io, infreddolito quanto basta.

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È finita. Anzi, no, in realtà sarà veramente finita domani.
 
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Capitolo 9: Au revoir, Tegel!

Domenica 8 novembre 2020, ore 10:23. Ecco, stamattina sì. Stamattina ho proprio il magone vedendo il terminal di Tegel completamente vuoto. Dove ieri camminavano centinaia di persone, oggi sento l’eco dei miei passi. Sugli schermi vengono proiettate immagini storiche dell’aeroporto.

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Oggi in realtà non lavoro, ma vado lo stesso a dare una mano ai colleghi ai banchi accreditamento, già attivi di primo mattino dato che abbiamo invitato molti giornalisti per seguire quella che è ufficialmente l’ultima giornata di operazioni a Tegel. Non c’è alcun programma per il pubblico. Ciononostante, fuori ci sono già molti curiosi.

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Salgo di nuovo alla Sky Lounge e vedo sul piazzale l’aereo che opererà l’ultimissimo volo da Tegel. È F-GKXP, un A320 Air France atterrato ieri sera al posto dell’A321 inizialmente previsto. Con Air France, del resto, si chiude un ciclo: la compagnia francese era stata la prima, nel gennaio del 1960, a operare voli di linea su Tegel. Prima di allora, lo scalo nel settore francese di Berlino Ovest era adibito solo a operazioni militari e fu di primaria importanza nel periodo del ponte aereo insieme al più centrale Tempelhof.

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È ormai mezzogiorno quando mi avvio verso il Terminal C, armato di zainetto e carta d’imbarco sul cellulare. Dopo lunghe riflessioni di fronte alla rapida salita dei contagi in Francia in questi giorni di novembre, ho infatti deciso di assumermi un rischio calcolato (per quanto possibile) ed essere fra i passeggeri della storica, ultima partenza da Tegel. Il ritorno sarà la sera stessa e il viaggio, come assicuratomi dai miei contatti presso la compagnia e le autorità sanitarie, conterà come transito: non ci sarà quindi alcun obbligo di quarantena al rientro. Sono munito di mascherine FFP2, mantengo le distanze ovunque possibile e in generale sto attento. E facciamola, questa pazzia.

Si parte dal Terminal C, dicevo, sempre causa Covid. Al Terminal A non ci sarebbe stato lo spazio fisico per il piccolo evento previsto prima della partenza. Mi dirigo per l’ultima volta al check-in (quanto ho odiato quella baracca!) e ottengo la carta d’imbarco fisica. Purtroppo, il cambio di aeromobile dell’ultimo minuto mi ha lasciato con un posto al corridoio invece del posto finestrino che avevo ottenuto con tanta fatica, ma pazienza.

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Com’è prevedibile, non c’è molta gente ai controlli. Va detto che si tratta di un normalissimo volo Air France, regolarmente prenotabile sul sito della compagnia, e infatti ai check-in ho visto più di qualche passeggero in partenza con numerosi bagagli e in prosecuzione per altre destinazioni. Molti di noi, comunque, rientreranno subito a Berlino.

Airside vedo palloncini con il tricolore francese in ogni dove e un piccolo palco allestito per l’occasione, dal quale terranno dei brevi discorsi il General Manager Germany di Air France, il CEO ELD, l’Ambasciatrice francese in Germania e il Sindaco di Berlino.

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Ore 14:02. Comincia l’imbarco su questo volo così speciale, con un annuncio in tedesco, inglese e francese. Con calma procedo verso il gate C38/C39 e mi ritrovo sul piazzale gremito di persone. Sembra ci sia l’intera forza lavoro dell’aeroporto, e probabilmente è così. L’atmosfera è un misto di festa e di malinconia, il sole splendente aiuta a tirarsi un po’ su di morale.

TXL-CDG
AF1235
15:00 LT - 16:50 LT (ATD 15:39 – ATA 17:06)
Airbus A320-214 | msn: 3470| First flight: 19/03/2008
F-GKXP
Seat 23C


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Tutti si fanno fare un’ultima foto. Mi arrendo anch’io.

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Chiacchiero con i colleghi dell’aeroporto che seguiranno il decollo da terra e a un certo punto vengo esortato a imbarcarmi, così rinuncio al mio piano di salire per ultimo e salutare la folla, lasciando tutti con il dubbio e, probabilmente, con la domanda: “Ma chi c***o era quello lì?!”

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Le assistenti di volo indossano divise storiche (non ho foto, purtroppo), la cabina si presenta bene. Mi sistemo e faccio qualche foto della torre dal finestrino prima di tornare al mio posto. Do anche un’occhiata ai contenuti della goodie bag ricevuta sul piazzale: un certificato, dei macarons, un’etichetta bagagli, un portachiavi e dei fazzoletti per asciugare le lacrimucce di commiato.

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A un certo punto sento un rombo piuttosto forte proveniente da fuori. Con un po’ di contorsionismo vedo che si tratta di una squadra di elicotteri della polizia federale che sta passando in segno di saluto.

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Sono appena saliti gli ultimi passeggeri ed è ora di partire. Il comandante Christophe Ruch ci dà il benvenuto a bordo con un commovente annuncio, anche questo in tre lingue, invitandoci a goderci l’ultima partenza da questo storico scalo. Tegel restera à plus jamais dans le cœur des berlinois. Nous disons “Danke Tegel”.

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Alle 15:15 circa stacchiamo e ci avviamo a fare un ultimo giro d’onore intorno al terminal. Tutti i piazzali e le vie di accesso sono pieni di spettatori, nessuno vuole perdersi lo spettacolo.

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Terminiamo il giro con la water fountain di rito, anzi quattro, e poi ci allineiamo sulla testata 08L. Ultimo annuncio di bordo, applauso di rito, e si parte. Lebe wohl, Tegel!

Water fountain e decollo visti da fuori…

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Foto © BER / photothek.de

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Foto © BER / photothek.de

… e impressioni da dentro dopo gli applausi di rito (cliccare sulla foto per vedere il video – scusate le inquadrature storte, avevo la macchina fotografica in una mano e il telefono nell’altra).



Ed eccoci in volo, con il codice “TXL” per l’ultima volta nel flight tracker. Nessun aereo prenderà mai più il volo dalla pista che abbiamo appena lasciato. Sensazione strana.

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Il servizio di bordo è quello standard di Air France sul breve raggio. L’unica nota particolare è data dall’annuncio che un passeggero ha vinto due biglietti a/r per una destinazione a piacere, contenuti in una busta nascosta sotto il sedile.

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Un’ora e venti minuti dopo il decollo siamo in arrivo all’aeroporto Charles de Gaulle, in quello che ormai è diventato un normalissimo volo. Sbarchiamo al Terminal 2F, che mi ricorda sempre tanto i tripodi della “Guerra dei Mondi” di Spielberg, e dico au revoir a F-GKXP.

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La mia collega in aeroporto, molto gentilmente, mi ha fatto mettere sulla lista degli ospiti di Air France di ritorno a Berlino in serata, cosicché posso attendere il volo di rientro nella lounge, cosa sempre molto gradita, tanto più che airside è quasi tutto chiuso. In questo modo evito ogni possibile problema per il transito e sono molto tranquillo. D’altronde, qualunque situazione si affronta con più serenità quando c’è una bottiglia di champagne a portata di mano.

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C’è una piccola offerta di cibo, naturalmente non self-service, con vari antipasti e piattini freddi, terrine, formaggi, quiche. Quel che basta per tappare il buco nello stomaco. Segnalo anche un sacco di oggettini molto belli della boutique Air France acquistabili direttamente in lounge.

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Passo il tempo chiacchierando un po’ con altri compagni di viaggio, leggendo le notizie sull’aeroporto e seguendo in diretta lo spegnimento delle luci a Tegel. È un momento molto suggestivo, con la terminal manager sola sul piazzale, illuminata da un unico riflettore (molto brechtiana, come cosa) e la sua voce che riecheggia nella notte: “Danke, T. X. L.”. Un video dell’evento è visibile qui: https://ber.berlin-airport.de/en/news/danke-txl.html

Più di settant’anni di operatività, di cui sessanta con voli di linea, finiscono così, con il buio e il silenzio. Tegel rimarrà teoricamente riattivabile dal punto di vista legale per sei mesi, cioè fino ai primi di maggio. Una volta scaduto questo termine cesserà definitivamente di essere un aeroporto e la società aeroportuale non avrà più alcun obbligo di sorta.

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Foto © BER

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Foto © BER

Mentre rifletto su questo momento storico, verso le otto di sera mi reco al gate per il mio primo volo verso il nuovo BER. Tutto in orario, solita cabina AF, equipaggio cordiale.

CDG-BER
AF1134
20:40 LT - 22:25 LT (ATD 20:45 – ATA 22:07)
Airbus A319-111 | msn: 1677| First flight: 31/01/2002
F-GRXC
Seat 12F


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Decolliamo alle 20:45 e seguo la rotta sul Flight Tracker. Ops… sembra che qualcuno si sia dimenticato di aggiornare il codice!

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Atterriamo con un quarto d’ora di anticipo dopo un volo senza particolari degni di nota, se non un po’ di nebbia a terra. Ed eccoci arrivati.

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In giro non c’è più nessuno, dopo di noi atterrerà solo un volo LH da Francoforte.

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Per chi avesse lasciato l’auto a Tegel rientrando su BER è prevista una navetta gratuita ancora per qualche giorno.

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Ma non è il mio caso. Becco al volo un regionale (c’è poco da dire, la stazione è veramente comoda) e con un cambio a Friedrichstraße arrivo a casa in poco tempo, non prima di uno scambio di sguardi con una coppia sulla sessantina in metropolitana, attratti dalla mia borsa Air France: chiedo se abbiano bisogno di qualcosa e scopro che erano anche loro a bordo degli stessi voli. Mostrano con orgoglio la stessa borsa e ci salutiamo con un sorriso dopo questa bella esperienza.

Adesso è veramente finita. Tutto ciò che verrà dopo sarà solo questione di mettere ordine, emettere fatture e portare a termine qualche piccolo progetto temporaneamente in sospeso. Sono ancora preso dall’ebbrezza di quello che è stato uno dei periodi più intensi della mia vita sinora, dai primi passi all’inizio del progetto ai ritmi serrati dell’apertura con settimane lavorative da 80 ore. Sarebbe stato più bello senza pandemia, come un po’ tutto nella vita, ma è stata comunque un’esperienza magnifica e irripetibile, iniziata quasi per caso.
 
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Capitolo 10: Quel che resta del giorno

Abbiamo chiuso un aeroporto, ne abbiamo aperto uno nuovo, e ora sta funzionando tutto più o meno come previsto. Certo, ogni tanto ci sono notizie di cui si farebbe volentieri a meno, dalle scariche elettrostatiche ai controlli di sicurezza, al freddo nelle aree non climatizzate del terminal, all’allarme antincendio talmente sensibile da essere attivato anche dal sole basso in inverno. Ma nel complesso funziona tutto e non ci sono stati disastri, il che è già un successo.

Non ci fosse di mezzo la crisi del trasporto aereo, qui sarebbe pieno di passeggeri. Invece, le previsioni per quest’anno sono ferme a poco più di 9 milioni di passeggeri, un quarto del volume ante-Covid, e i voli in partenza non bastano a riempire mezzo tabellone. Il piazzale, in compenso, abbonda di aerei parcheggiati.

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La scarsità di traffico ha portato alla chiusura temporanea della pista sud e soprattutto del Terminal 5 (cioè Schönefeld), quest’ultimo per almeno un anno. Ciò consentirà di risparmiare qualche milione di euro – bruscolini rispetto all’ammanco finanziario nell’ordine delle centinaia di milioni, ma pur sempre qualcosa.

C’è da scommettere che il Terminal 5 non riaprirà mai più, mentre il Terminal 2 è ancora inutilizzato: alla fine, quindi, siamo comunque tornati al single roof del progetto iniziale. Possiamo solo augurarci una pronta ripresa.

Ne abbiamo tutti bisogno.
 
Spettacolare, e davvero una rara testimonianza della nascita e della morte di due aeroporti visto da un punto di vista privilegiato.

Un hurrà per gli scrocchi sul volo finale da TXL, un pezzo di orgogliosa italianità a suggellare l'attimo storico :D

2017 – Il board annuncia che l’aeroporto aprirà, finalmente, a ottobre 2020.

Anni e anni di studio, e ancora non ti ricordi che si dice LA board. LA board, mannaggia!!

DaV
 
Innanzitutto: BELLISSIMO! Grazie per lo sbattone, per esserti preso il giorno di ferie e per i dettagli super interessanti.

segnaletica color granata.

ottima scelta, veramente ottima. Probabilmente la migliore. Vale di sicuro gli extra miliardi e gli extra anni.

Al di là delle note di colore, mi hai fatto ricordare (svariato tempo fa) quando ho fatto da chaperone per le troupe che avevano prodotto il programma British Airways: a very British airline. La differenza principale, direi, sono le misure di 'elf and Safety che sono fatte rispettare con rigore talebano da queste parti, forse fin troppo: per esempio la signorina con la pettorina rossa mezza slacciata/che penzola dalla spalla avrebbe rischiato una multa di £100 da parte di HAL (serio). Il tizio in Birkenstock in aeroporto non sarebbe entrato. E di sicuro nessuno, ma proprio nessuno, sarebbe andato nel BHS o in rampa senza scarpe antinfortunistiche (e in certe parti del BHS anche l'hard hat).
 
alla presenza di Sindaco con fascia tricolore, Ministro della Marina Mercantile e Baronessa Filiguelli de Bonchamp.

Citazione che merita il premio Petruzzellis della Gattina, con tanto di Nike di Samotracia in vermiglione come trofeo.
 
M A G I S T R A L E, non mi vengono altri termini.
Scrivere un TR così imponente è un lavoraccio, una sola giornata di ferie è anche poco, ma il risultato ripaga di tutta la fatica. Grazie!
 
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Da legst di' nieder... (...commenti sarcastici da EDDM...; sinceri da MGGT per un TR veramente straordinario!)
 
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Accidenti... non avevo minimamente idea del lavoraccio di PR che esiste dietro ogni grande evento! :eek:

Grazie per questa finestra su un mondo a me sconosciuto!
 
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