[TR] Aotearoa | New Zealand | In capo al mondo con U2, AZ, EY, VA e NZ


In arrivo la penultima parte: non riesco a trattenermi dal postare un altro po' di OT, quindi ho spezzato il ritorno in due puntate.

In certe foto di Christchurch che hai postato non sembra nemmeno di stare in Nuova Zelanda, pazzesco.

Il giorno che legalizzeranno gli "Super Shuttle" anche qui in Italia alla faccia dei tassisti sarà sempre comunque troppo tardi.

Lo so, è impressionante! Se mi avessero fatto vedere certi edifici spacciandoli per una qualunque periferia di città nell'ex blocco sovietico, anche nell'est di Berlino, ci avrei creduto.

D'accordissimo sui Super Shuttle e la lobby dei tassisti.

Kaikoura è un altro luogo che merita davvero: come mai non hai fatto il whale watching? Le probabilità di avvistamento sono alte, ne vale la pena, anche se poi le barche utilizzano gli ultrasuoni per far immergere le balene facendo emergere la pinna che tanto piace ai turisti, e questo non è affatto corretto.

Non c'era più posto in orario utile per tornare in tempo per il treno... magari la prossima volta :)

Ci sono stato nel 2009 e ho fatto quasi le tue stesse tappe, a Kaikoura non hai mangiato il Crayfish nelle tante baracchine lungomare?

Ho mangiato tutto quello che c'era da mangiare :D
 
Settima parte: the long way home

Malinconia, per l'appunto. Me ne devo fare una ragione, come del resto devo rassegnarmi all'idea che due ore di sonno sono il massimo a cui posso aspirare, visto che il nostro Super Shuttle viene a prenderci alle tre e mezza.

Un leggero ritardo nell'arrivo del mezzo, amplificato dall'attesa dell'ultimo passeggero da qualche parte nella periferia di Christchurch (che poi non salirà, essendo stato praticamente svegliato dal conducente che si è preso la briga di andare a bussare), ci fa arrivare in aeroporto circa un quarto d'ora prima della chiusura del check-in. Calmati i bollenti spiriti, constatiamo che la fila ai check-in Virgin Australia è lunga e non c'è da preoccuparsi.

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Le partenze internazionali di oggi occupano a malapena mezzo schermo; per i voli nazionali, invece, la lista è decisamente più lunga.

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Ho tutto il tempo di fare qualche foto al futuristico terminal.

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Ci vuole più di mezz'ora per smaltire la fila. Quando arriva il nostro turno l'orario limite di 90 minuti prima del decollo è stato superato da un pezzo, ma questo per fortuna non sembra essere un problema: le signore dietro ai banchi, tutte piuttosto attempate (modello babbiona del Commonwealth, come le definisce la consorte), non fanno una piega. Il mio tentativo di strappare un through check-in dei bagagli fino a MXP risulta vano: avendo due biglietti separati, dovremo rifare il check-in a Sydney. Poco male, era comunque quello che avevamo previsto di fare.

L'itinerario di oggi infatti prevede una sosta di più di dodici ore nella città australiana. Per me sarà l'occasione, a distanza di quattordici anni, di recuperare finalmente quella visita della città che avevo rinunciato a fare con uno scalo di sette ore. Meglio tardi che mai!

I controlli di sicurezza sono rapidi, nel giro di dieci minuti siamo già airside.

Il molo internazionale di CHC è moderno e gradevole. La moquette, insomma...

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CHC-SYD
VA133
06:00 LT - 07:35 LT (on time)
Boeing 737-8FE | LN: 3718 | First flight: 11/07/2011
VH-YIA
Seat 25B


L'imbarco comincia intorno alle 5:40, se non sbaglio.

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Come VH-YID, che ci aveva portati da MEL ad AKL, anche -YIA ha lo Sky Interior. Indubbiamente è molto d'effetto.

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Mi perdonerete, spero, se sarò parco di commenti per quanto riguarda questa tratta. Il sonno ha la meglio, ma non prima di passare uno dei minuti più brutti della mia vita sorvolando le Alpi meridionali: raramente mi è capitata una turbolenza del genere, e raramente ho avuto così tanta... strizza. Quasi me ne vergogno, ma in fondo è umano.

Meno male che non avevo ancora preso il caffè. Brodaglia imbevibile, ovviamente, e versata in quantità disumane: devo ancora trovare l'a/v che capisca il concetto di solo mezzo bicchiere, per favore.

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Manca circa un'ora all'atterraggio, e fuori la natura sfoggia una sinfonia di colori.

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It's a bright new day in the Land of Oz.

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A occhio e croce direi che siamo atterrati sulla 34R, ma non ci metterei la mano sul fuoco.

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Altrettanto a occhio e croce presumo che siamo al gate 55, schiacciati in mezzo fra un 77W AA e un 77W Virgin Australia.

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Comincia la solita trafila del controllo passaporti, con una fila discretamente lunga che ben presto viene distribuita su tutti i varchi. La signora che mi dà il benvenuto in Australia non è di quelle persone che danno il benvenuto. Nel campo "Address while in Australia" ho scritto solo "Sydney NSW" e ho lasciato uno spazio, non intendendo fermarmi oltre le nove di stasera: quasi seccata, se non schifata, la signora aggiunge la dicitura "Transit" e mi chiede il numero di volo o la destinazione. EY455 to Abu Dhabi, ma'am.

Alla dogana, avendo dichiarato di aver visitato luoghi all'aperto e di aver camminato su terriccio et similia, faccio vedere le scarpe utilizzate per l'escursione al parco Abel Tasman: l'agente è più cordiale della signora dell'immigration e ci fa passare senza problemi.

Alla fine ci è voluta solo un'oretta: sono le otto e mezza di mattina quando mettiamo ufficialmente piede in Australia. Lasciamo i bagagli al deposito per la modica cifra di un centinaio di dollari australiani, e per altri quaranta a testa ci procuriamo il credito necessario per la Opal Card, l'equivalente di una Oyster Card londinese.

Il collegamento con il centro è molto comodo.

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Scendiamo a Circular Quay e per prima cosa vediamo l'ammiraglia della Cunard, la Queen Mary 2: bentrovata! Ad Auckland avevamo visto la sorella minore, la Queen Victoria.

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Bastano pochi passi per scorgere la Sydney Opera House. È dal 2002 che aspetto di vederla, quindi le dedico il giusto tempo sotto il sole cocente.

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Oh, a me piace. Gradevoli anche i Royal Botanic Gardens, che quest'anno festeggiano il bicentenario.

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Cosa sarebbe una visita a Sydney senza un giro della baia? Vorrei fare una crociera, ma giustamente mi si fa notare che basta prendere uno dei traghetti di linea per ottenere lo stesso risultato spendendo molto meno. Cogliamo due piccioni con una fava e andiamo fino a Darling Harbour in modo da poter raggiungere a piedi il Sydney Fish Market.

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Ma quanto è grande?

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Saranno circa settecento metri da Darling Harbour al mercato, ma con quest'afa mi sembra di andare dal Pireo all'Acropoli a piedi a ferragosto. Almeno ne è valsa la pena: è un posto meravigliosamente caotico, turistico ma ricco di scelta per mangiare qualcosa al sole.

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Oltre ai gabbiani, il mercato pullula anche di ibis.

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Prendiamo di nuovo il traghetto fino a Circular Quay e facciamo due passi fino a Town Hall. Accanto a qualche edificio di epoca vittoriana non mancano i grattacieli moderni.

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Ho passato solo poche ore a Sydney, ma quel poco che ho visto mi è piaciuto parecchio. È senz'altro sulla mia lista di città da rivedere con più calma.

[Continua...]
 
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Bello forte, già sbavo in previsione del prossimo agosto. Non mancherò di chiederti le dovute dritte!

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Ottava parte: balene e caffè espresso

Dopo aver brevemente ricaricato la Opal Card (mancavano pochi dollari per poter tornare indietro) ci riavviamo di nuovo verso il Kingsford Smith. L'area check-in del terminal internazionale non è granché, ma se non altro è spaziosa.

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Questa volta riusciamo ad avere dei posti vicini anche sulla tratta operata da Alitalia.

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È presto, quindi ci tratteniamo ancora un po' nell'area immediatamente prima dei controlli di sicurezza. Si vedono anche un po' di aerei, nonostante la doppia vetrata, e il people watching dei passeggeri in partenza è discretamente divertente :)

Attraverso questa vetrata, a un certo punto, ha luogo un dialogo a gesti con un signore di mezza età che ci fa vedere la sua carta d'imbarco e il passaporto (tedesco), indicando in maniera concitata qualcosa dietro di noi. Dopo qualche istante ci rendiamo conto che ha dimenticato il suo giubbino prima dei controlli, ed essendo anche lui in viaggio per Abu Dhabi ci prega di portargliela al gate.

Esito un attimo, temendo una potenziale fregatura. Facciamo cenno di sì al signore e giriamo l'angolo per ispezionare ogni centimetro quadrato dell'indumento: una volta constatato che si tratta di un semplice giubbino di pile, nemmeno di quelli imbottiti (quindi senza fodere interne in cui nascondere qualcosa), decidiamo di portarcelo dietro. In fondo c'è pure scritto Bayerisches Rotes Kreuz, Croce Rossa Bavarese: ci fidiamo.

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I controlli di sicurezza a Sydney sono un'esperienza da dimenticare: raramente mi è capitato di vedere degli agenti così scazzati, sgarbati e pure insolenti.

Si fa notare, in particolare, la signora che controlla i bagagli al mio varco. Comincia a tastare in maniera scomposta la mia borsa farfugliando qualcosa su delle forbicine da unghie: le faccio presente con quanta più gentilezza possibile che posso darle una mano e tirare fuori il pericolosissimo utensile, che viene prontamente sequestrato. Il tutto senza dire né buongiorno né grazie.

La stessa sorte tocca alla passeggera dopo di me, una ragazza orientale, che si vede confiscare con il medesimo garbo una forbicina dall'aspetto costoso. Quasi piangendo per il dispiacere di doverla buttare via, la ragazza fa notare che negli USA è passata senza problemi. L'acida addetta ai controlli risponde sostanzialmente prendendo in giro la ragazza (qualcosa come "Oh, davvero non c'è nessuno landside che la possa prendere in consegna? Dovrà proprio comprarne una nuova, che peccato!") e aggiungendo che "I don't care what they do in the US, this is Austraaahlia!".

Ancora interdetto per questo episodio, al varco successivo recupero la consorte, visibilmente alterata perché gli addetti ai controlli le hanno perso la carta d'imbarco strappandole di mano anzitempo la vaschetta in cui aveva riposto la sua borsa. La cercano visibilmente controvoglia e, dopo qualche minuto, finalmente la ritrovano.

Esperienza da dimenticare, comunque possiamo andare. Ah, la giacca di pile ovviamente era una semplicissima giacca di pile che prontamente restituiamo al legittimo proprietario.

Il molo è parzialmente chiuso per lavori. C'è un po' troppa gente per i miei gusti, quindi vado dritto al gate, dove l'equipaggio è in attesa di salire a bordo (scusate la foto mossa, l'ho fatta di sfuggita). L'aereo non è ancora visibile.

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SYD-AUH
EY455
21:50 LT - 05:30 LT (on time)
Airbus A380-861 | MSN: 180 | First flight: 28/04/2014
A6-APD
Seat 78H


L'imbarco comincia circa 45 minuti prima del decollo. Per primi vengono chiamati i passeggeri che necessitano di assistenza (conto almeno sette sedie a rotelle) e le famiglie con bambini. Subito dopo inizia il lungo processo di imbarco del ponte inferiore, interamente dedicato all'economy class (le altre classi imbarcano dal finger al ponte superiore). Siamo seduti nell'ultima sezione di Y, quindi possiamo salire per primi.

Eccolo, il mio primo Cicciobus. Non sarà particolarmente aggraziato, ma di certo è impressionante.

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L'impressione, nell'istante in cui metto piede nella cabina, è quella di un ambiente davvero molto spazioso. Certo è d'aiuto il fatto che sia tutto nuovo e scintillante.

Le foto fanno pena, ma questa è l'economy: è più comoda di quanto non sembri, anche il poggiatesta "fisso".

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Ala sterminata.

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Comincio a esaminare attentamente il sedile, tenendo d'occhio il blocco centrale accanto a me che ha tre posti vuoti: una volta finito l'imbarco me ne impossesserò.

Pitch così così, anche se leggermente migliore rispetto al 77W EY.

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Il PTV è di ottima qualità e gli schermi abbondano in tutta la cabina.

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Interessanti anche certi particolari come il porta bicchiere, dotato di un elemento basculante. L'idea è buona, ma nella pratica si rivela del tutto inutile in quanto il bordo dei bicchieri di plastica è più largo del resto e va a bloccare il tutto.

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Per gli amanti del genere, che poi sarei anch'io.

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Avere un'attesa di oltre dodici ore fra un volo e l'altro è una gran cosa se la seconda tratta è molto lunga. Un'afosa giornata a Sydney con temperature intorno ai 35 gradi, nello specifico, è perfetta per stancarsi abbastanza da poter dormire anche seduti in barbon class per quattordici ore di fila, peraltro tutte in notturna. Riuscirò a chiudere occhio almeno per qualche ora?

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Le assistenti di volo sembrano più rilassate rispetto a quelle del volo da AUH a MEL. Finiti i preparativi, cominciamo il lungo rullaggio verso non so quale testata.

Intorno alle 22:15 si parte. Almeno questo è ciò che desumo vedendo la telecamera, ma potremmo anche essere ancora in fase di rullaggio, tanto è impercettibile il rombo dei motori.

Va bene, sto esagerando: il rumore dei quattro GP7270, ciascuno con una spinta di oltre 310 kilonewton, si sente, ma è molto silenzioso rispetto a qualunque altro aereo con cui io abbia mai volato. Che aereo!

Anche stavolta i pasti speciali ci permettono di mangiare dopo nemmeno mezz'ora dal decollo. Credo che il mio sia una specie di spezzatino con riso e verdure, non meglio definito ma senz'altro mangiabile. Buoni gli spinaci, e buono il dolcetto con cocco e ganache di cioccolato.

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Spazzolo tutto e cerco di mettermi comodo. Ho a disposizione due sedili, che cerco di sfruttare distendendomi parzialmente, ma non funziona: meglio restare seduto e reclinare fino in fondo il sedile, tanto più che dietro di me non c'è nessuno.

È difficile addormentarsi in aereo, soprattutto se nell'ultima fila una montagna di lardo emette dei suoni che non ho mai sentito in vita mia: una via di mezzo fra una nave in partenza, una caffettiera e un cane rabbioso. A nulla valgono i tentativi di fermarlo urtandolo "per sbaglio" andando verso le toilette.

Tento di ignorarlo mettendo anche i tappi per le orecchie, cosa che non faccio mai, ma si sente lo stesso. E ci sono dieci file fra di noi: provo una pena immensa per la signora seduta accanto a questo prodigio della natura, che rimarrà bloccata al finestrino.

Metto su qualcosa a caso sull'IFE, abbastanza ben fornito, e... mi risveglio che abbiamo appena lasciato le coste della Western Australia. Direi che un paio di ore di sonno me le sono fatte!

Mi alzo per fare due passi e dare un'occhiata alla cabina: purtroppo è buio e non riesco a fare molte foto. Questa è una delle toilette in fondo alla cabina di economy: anche se la carta da parati sembra un po' il campo minato di Windows, in generale l'impressione è ottima. Oltretutto rimarrà anche molto pulita per l'intera durata del volo.

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Una volta sgranchitomi un po' le gambe, mi rimetto comodo e cerco di riposare un altro po'.

Mi risveglio a metà strada fra il subcontinente indiano e la penisola araba: m*****a, che dormita (ogni tanto mi piace parlare francese).

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Mancano un paio d'ore all'arrivo: è ora di colazione. Mangiabile, ma nulla di più.

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Sono proprio di buon umore dopo questa dormita, mi capita davvero di rado persino a casa di dormire 7-8 ore di fila. Sarà il caso di esplorare un po' questo IFE, soprattutto le varie funzioni della mappa.

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Molto bella anche la pagina con l'elenco dei voli in coincidenza.

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La discesa verso AUH termina con una bella legnata sulla pista, in parte assorbita dalla stazza del'A380. Il grosso del viaggio di ritorno è fatto!

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Segue il solito, infinito rullaggio ad AUH e un'altrettanto lunga procedura di sbarco. Avendo quasi quattro ore prima del nostro volo per MXP, lasciamo che scendano tutti prima di sbarcare. Passati di nuovo gli inutili controlli di sicurezza ci ritroviamo, dunque, in mezzo a un viavai di passeggeri da ogni dove.

AUH non mi è sembrato un granché: troppa gente, troppi negozi, troppo poco spazio. Tuttavia, ha un grande pregio, sconosciuto ai più: delle docce utilizzabili da qualunque passeggero. Non vedo indicazioni da nessuna parte, ma ricordo di aver letto di questo servizio sul sito dell'aeroporto. Chiedo dunque a un banco informazioni e mi viene detto che si trovano subito dopo il gate 35.

Trovate! Siamo ai livelli di una doccia da piscina comunale e il set con bagnoschiuma, shampoo, asciugamano (sottile come un velo) e ciabattine a dieci euro è un furto, ma accidenti se ne vale la pena.

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Ora sto decisamente meglio e posso girare con più calma il terminal. Avevo parlato di un viavai di gente, ma c'è anche chi si mette comodo.

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Il nostro A380 si sta preparando per il prossimo volo, suppongo per LHR.

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AZ ad AUH opera dal Terminal 1. Nello specifico, il nostro volo è di nuovo ai remoti, in un'area imbarchi dimenticata da Dio. C'è anche un volo Air Berlin, mi sembra per TXL.

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AUH-MXP
AZ857
08:55 LT - 12:55 LT (on time)
Boeing 777-243ER | LN: 426 | First flight: 18/12/2002
EI-ISB "Porto Rotondo"
Seat 30C


L'aereo è parcheggiato a DXB per mancanza di slot, o almeno così sembra, dato il lunghissimo percorso in bus.

Fauna locale e semi-locale.

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Che sorpresa, di nuovo ISB!

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Dai, almeno so cosa aspettarmi a bordo, ovvero i soliti interni in disperato bisogno di una rinfrescata.

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A fronte di una cabina che non ha bisogno di ulteriori commenti, però, fa bella mostra di sé un altro equipaggio coi fiocchi. Ne riconosco alcuni che erano in servizio anche sul primo volo di questo itinerario, tre settimane fa. Subito dietro ai nostri posti, alla porta L3, ci saluta con un sorriso un'a/v molto sorridente che assomiglia un po' alla Fracci e che chiamerò P., per non usare il suo nome completo. Si intrattiene con noi durante l'imbarco, tranne ovviamente nei momenti in cui passano altri passeggeri, e sarà molto premurosa durante tutto il volo.

Boarding completed: P. ci fa cenno di spostarci subito sul blocco centrale della fila 29, interamente vuoto. Anche stavolta si viaggerà comodi.

Non so se sia questione di fortuna o di un effettivo miglioramento nel prodotto Alitalia. Il punto è che la permanenza a bordo è stata molto piacevole, dal decollo fino all'atterraggio. Il motivo principale è l'equipaggio: come all'andata, l'affiatamento è evidente. Apprezzo anche l'umorismo garbato, mai sguaiato né maleducato, di alcuni aa/vv.

Un leggero inconveniente, in realtà ininfluente, è la mancanza dei pasti speciali, che non sembrano essere stati registrati per questo volo: gli aa/vv si scusano e ci offrono di mettere insieme qualcosa ad hoc per sostituire il pasto senza glutine, ma non c'è problema, mangiamo quello che c'è. Questo è il rancio:

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Per passare il tempo guardo un film e sonnecchio un po' fino al Mar Nero.

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Poi arriva P., mi sorride e, sottovoce, mi chiede: "Vuole un espresso? In via eccezionale, sa...". Penso che il mio sorriso da ebete sia bastato per farle capire la mia risposta.

Me lo porta con tanto di cioccolatino e coperto da un tovagliolino di carta per non farsi vedere.

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Anche alle due compagne di viaggio viene rivolta la stessa domanda. Suppongo che sia un modo per farsi perdonare il mancato caricamento dei pasti speciali: in ogni caso, è un piccolo gesto che fa la differenza e mi rimarrà impresso nella memoria. Brava AZ.

Per il resto il volo è tranquillo. Lo snack prima dell'arrivo non è niente di che.

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A Milano c'è bel tempo e tocchiamo dolcemente. Ci congediamo dall'equipaggio e recuperiamo i bagagli abbastanza in fretta.

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Bentornati a casa, o quasi! Per me e la consorte manca ancora l'ultima tratta fino a Berlino, ma prima ci fermiamo vicino a casa dei suoi, al Castello di San Gaudenzio: un ottimo modo per concludere una vacanza.

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Ecco, adesso è veramente finita.

Inutile chiedersi se ne sia valsa la pensa: la risposta è chiaramente sì :) La Nuova Zelanda si conferma uno dei miei luoghi preferiti, per tutti i motivi ampiamente illustrati su queste pagine. Non vedo l'ora di tornarci!

Dal punto di vista aviatorio do un ottimo voto ad Alitalia nonostante gli interni datati del 777 e la gestione non ottimale della sosta imprevista a DWC: il giudizio positivo è ascrivibile soprattutto alla professionalità degli assistenti di volo, che non ho mancato di segnalare.

Ah, dimenticavo una piccola statistica sul servizio clienti AZ: ho segnalato anche la faccenda della nebbia ad AUH e mi hanno richiamato dopo nemmeno tre giorni (di sabato mattina) per scusarsi. Alla telefonata è seguita una mail un po' strappalacrime con ulteriori scuse. Mai visto nulla di simile in passato.

Etihad si è confermata essere quello che mi aspettavo: un buon prodotto, senz'altro curato, ma pur sempre un prodotto di massa. AUH per i transiti non è il peggio che esista, ma allo stato attuale non è nemmeno il massimo. Sinceramente non so se ci volerei ancora, anche tenendo in conto la futura apertura del nuovo terminal.

Virgin Australia mi sembra una buona compagnia, anche se non ho visto abbastanza per poter formulare un giudizio più completo. Air New Zealand, dal canto suo, resta sempre di ottimo livello.

Hei konā mai e grazie per i vostri commenti: sono felice che il racconto vi sia piaciuto!
 
Ultima modifica:
Davvero uno splendido TR, bravo venexiano.
Fa piacere anche leggere degli ottimi equipaggi AZ.
 
Grazie mille, me la sono persa io o a Queenstown non hai avuto modo di andarci?
 
Grazie a voi! :)

A Queenstown ci sono stato la volta scorsa per sciare e fare paracadutismo, stavolta invece ci siamo fermati a Christchurch.

Ah ecco :) sai, la curiosità ... sono in partenza per la NZ fra 4 giorni e volevo sapere cosa aspettarmi :)
 
Sto leggendo il tuo trip report nella notte di Auckland, da cui ieri (14) è iniziato il mio tour di 20 giorni in Nuova Zelanda che tramite InterCity mi porterà fino a Dunedin. Credo che grazie al tuo fresco reportage fotografico farò qualche aggiustamento al programma; il treno panoramico è qualcosa per cui sono rimasto indeciso fino all'ultimo ma dopo aver visto le tue foto, domattina prenoto sicuro.
Da estimatore di Air New Zealand ti sei perso questo http://www.aucklandmuseum.com/whats-on/exhibitions/air-new-zealand-75-years
visitata personalmente quest'oggi.
 
Hai fatto qualche foto?
Giusto un paio, troppo buio all'interno... domani le posto, ci vuole lucidità per trovare il lettore della CF sepolto in mezzo a 30 kg di bagaglio.... non è roba da fare alle 4 di notte in una camera d'ostello...