Sesta parte: calcinacci e scogliere
Oltre a essere un gran bel posto, Nelson è anche piuttosto ben collegata: numerosi voli giornalieri permettono di raggiungere tutte le più importanti località del Paese, da Dunedin (nell'estremo sud) a Auckland.
L'aeroporto è il sesto più grande della Nuova Zelanda, con poco meno di 750.000 passeggeri nel 2015, il settimo più trafficato come numero di movimenti, ed è la base di Air Nelson, altrimenti nota come compagnia regionale di Air New Zealand. Quest'ultima ne ha fatto il proprio principale centro di manutenzione della flotta regionale con un investimento di 30 milioni di dollari. Qui vengono a fare il tagliando anche gli ATR 72-500 e -600 di un'altra sussidiaria regionale, Mount Cook Airline, di cui abbiamo una diapositiva.
Foto di rito
Di fianco all'ingresso del terminal si può sbirciare nell'ipertecnologico Baggage Handling System di NSN.
Come a Rotorua, anche a Nelson non esistono i controlli di sicurezza: dietro al banco Jetstar, sulla sinistra, c'è già il gate.
Wellington, Christchurch e Auckland sono ovviamente le principali destinazioni.
La cosa che mi piace di più di questo aeroporto è la terrazza panoramica. Niente recinzioni, niente vetrate, solo un po' di sano odore di cherosene e il fragore dei vari tipi di
frullini presenti sul piazzale.
Non mancano le chicche, come questo Saab 340 Kiwi Air...
... e questo Cessna 208 Sounds Air arrivato da Paraparaumu (poco a nord di Wellington) con un solo passeggero a bordo.
Ora di punta.
NSN-CHC
NZ8511
10:05 LT - 10:55 LT (ATD: 10:25 LT - ATA: 11:15 LT)
Bombardier Dash 8-Q311 | MSN: 625 | First flight: 19/04/2006
ZK-NEJ
Seat 09B
Il nostro Dash 8, questa volta, porta ancora la vecchia livrea, ma dentro è sostanzialmente identico a quello del volo precedente. Anche il servizio è praticamente lo stesso, con la differenza che l'assistente di volo (un ragazzo abbastanza giovane con una voce radiofonica e un'impostazione vagamente militaresca) distribuisce un quadratino di fudge invece del biscotto.
Ho poche foto, sia perché ero seduto al corridoio, sia perché fuori il tempo rimarrà nuvoloso per quasi tutta la fase di crociera. Riesco comunque a fare una foto di sfuggita all'aeroporto di Nelson dopo il decollo
Avvicinamento a Christchurch.
Scusate i riflessi... contro le vetrate c'è poco da fare, purtroppo.
Non so se si fosse capito, ma sono un grande estimatore di Air New Zealand, compagnia dall'immagine sempre curatissima. L'attenzione ai dettagli e al branding si vede anche da cose come questa.
L'aeroporto di Christchurch, molto moderno, si trova a circa una ventina di minuti di taxi dal centro. Per questo transfer, come peraltro abbiamo già fatto a Wellington e a Nelson, optiamo per un "Super Shuttle", ovvero un pulmino da nove posti con carrello bagagli condiviso con altri passeggeri: costa pochissimo rispetto a un taxi normale, e soprattutto la prenotazione direttamente tramite Air New Zealand è molto comoda.
Dopo una ventina di minuti, dunque, arriviamo al BreakFree on Cashel, struttura molto recente con stanze piccole ma dall'
allure futuristica: mood lighting, cabine-bagno in vetro smerigliato e pannelli di controllo sul comodino da fare invidia a una stazione spaziale.
Fuori, il panorama è meno scintillante.
Il centro di Christchurch, come è noto, venne completamente raso al suolo da un terremoto di 6,3 gradi sulla scala Richter nel febbraio del 2011, e si trova in gran parte ancora nel bel mezzo della fase di ricostruzione. Dopo il disastro ci fu una sorta di esodo di giovani verso Auckland e altre città, ma gli abitanti non si sono persi d'animo e si stanno dando da fare per tornare alla normalità.
È difficile descrivere le sensazioni che ho provato in questa città. Da un lato si sente il peso di una tragedia in cui hanno perso la vita quasi duecento persone, dall'altro i numerosi sprazzi di colore e di vitalità sembrano delle ottime premesse perché questo trauma venga superato nel giro di pochi anni.
Il centro commerciale Re:start, interamente composto di coloratissimi container, è forse il luogo che mi ha maggiormente sorpreso.
La cattedrale è ancora un mezzo cumulo di macerie. Impressionante il silenzio che regna nella piazza antistante.
Un po' di creatività non può che fare bene.
Esiste anche una piccola rete tranviaria, che fra l'altro passa attraverso questo edificio.
Un pomeriggio a Christchurch è sufficiente per farsi un'idea di come si viva in una città il cui centro è stato completamente distrutto. Sarei curioso di tornarci, diciamo fra cinque anni, per vedere quanto sarà cambiata (sul "se" non ho dubbi). La sosta in questa città, comunque, è funzionale all'ultima attività di questo viaggio: partiremo l'indomani di primo mattino con il treno panoramico "Coastal Pacific" per una gita in giornata nel paesino di Kaikoura.
Al check-in, nella minuscola stazione di Christchurch, ci vengono consegnate delle carte d'imbarco del tutto simili a quelle di una compagnia aerea. Il cambio di sesso sembra essere compreso nel prezzo.
Foto indecente, scusate.
Il treno è molto comodo e naturalmente offre un'ottima vista, con tanto di "IFE"
Pecore, pecore ovunque.
Oltre alle ampie vetrate, una caratteristica di questo treno è l'ultima carrozza, sprovvista di finestrini in modo da permettere di fotografare al meglio lo spettacolare paesaggio.
Kaikoura è la principale base di partenza per il whale watching da queste parti, ma noi ne facciamo a meno (credo che non ci fosse più posto) e optiamo per una passeggiata sulla sterminata spiaggia. Non c'è granché in questo posto, quindi ne approfitto per farmi dare una spuntatina ai capelli.
È ora di tornare.
Per le 18:30 circa siamo di ritorno a Christchurch. Ceniamo direttamente nel ristorante dell'albergo poiché domani bisognerà partire per l'aeroporto alle tre e mezza del mattino. Comincia il lungo ritorno in Europa, e comincia già a farsi sentire un po' di malinconia.
[Continua...]