Per evitare l'ennesimo TR sull'Islanda, metto solo qualche foto ed un racconto flash su parte dell'ultimo giro, in una zona poco battuta, che merita un rapido racconto.
Siamo sulla costa dello Strandir, nei Westfjords, a nord di Holmavik.
Sulla strada di ritorno da Akureyri e da un rapido giro del nord (spoiler Godafoss è ancora più magnifica di Gulfoss), decidiamo di passare 24 ore sulla costa dello Strandir, lembo di terra che non porta a nulla (la strada finisce) e per questo solitamente bypassato anche da chi si avventura nei meravigliosi Westfjords, su su verso Isafjordur.
Arriviamo in zona Holmavik passando per la strada 68, in larga parte sterrata e praticamente deserta.
Holmavik è un paesino di pescatori ultimo baluardo di civiltà in zona, con pompa di carburante N1, piccolo supermarket che chiude alle 18, Vinbudin ed un paio di locali per mangiare.
Strade in terra battuta anche in paese.
Per essere al mattino già sulla strada verso nord decidiamo di dormire oltre Holmavik, allo Hvammur Cottages, sperduto in mezzo al nulla e sulla riva di un fiumiciattolo che è il paradiso per ogni amante del bird watching.
Il posto è spettacolare davvero e merita qualche foto.
Come sempre a queste latitudini tutto è senza contatto umano, codice ricevuto prima dell'arrivo e per ogni questione Benedikt, il proprietario, ti aiuta via Whatsapp direttamente dal Portogallo dove si trova in vacanza.
Ogni cottage ha la propria hot tube ed il proprio barbecue, entrambi perfetti dopo una giornata in auto.
Siamo a maggio e le ore di luce sono praticamente 24, diventa difficile rendersi conto dell'orario.
Fa caldissimo per la zona, oltre 20 gradi durante il giorno.
Partiamo al mattino abbastanza presto e prendiamo la strada numero 643 che conduce prima a Djupavik e poi a Gjogur, dove finisce il mondo.
Gli scenari sono indescrivibili. Incrociamo in tutta la giornata non più di una manciata di auto e di moto.
La strada a tratti fa paura, a ciglio sugli strapiombi ed ovviamente senza alcuna protezione.
Da ottobre a marzo è tutto chiuso e sprangato, anche per mezzi 4 x 4.
Riusciamo a vedere prima la coda di una piccola balena, a pochi metri da riva, e poi una foca che si prendeva il sole.
Sulla costa si incontra la misconosciuta e splendida Baejarfoss.
Superato un valico, si arriva a Djupavik, una importantissima fabbrica di inscatolamento di aringhe sviluppatasi intorno agli anni 40 del secolo scorso, caduta in abbandono negli anni 80 ed il cui dormitorio è stato riconvertito nel mitico Hotel Djupavik, aperto solo d'estate.
Qui siamo ad un'ora e mezza da Holmavik, davvero sperduti.
In prossimità dell'hotel, che fa anche da punto di ristoro, decisamente spartano, ci sono una manciata di case, che al momento erano abitate, e quanto resta della fabbrica. Di inverno è tutto lasciato a se stesso.
Vero smart work!
Sarà funzionante?
L'insediamento sovrastato dalla Djupavikurfoss.
Ho fatto pik nik in posti peggiori...
Finito il giro in capo al mondo, si rientra a Rejkyavik.
That's all, folks!