Un deserto chiamato Malpensa
Giovedì 28 Gennaio 2010 10:20
A un anno esatto dalla manifestazione organizzata dalla Lega in sua difesa, l’hub padano oggi assomiglia più a un edificio abbandonato che a un aeroporto internazionale.
MALPENSA - Banchi del check-in chiusi, sportelli di cambio senza clienti, viaggiatori solitari che riposano su lunghe file di panchine vuote: così si presenta Malpensa a guardarla dall'alto, lasciandosi trasportare dalle grandi scale mobili che collegano il piano interrato a quello delle partenze.
Non è il deserto, ma di certo è un aeroporto la cui convalescenza, dopo che Alitalia ha "preso il volo" (ad aprile saranno due anni), non è ancora terminata.
Uno scenario che stride, almeno in apparenza, con i dati diffusi in un comunicato stampa dal sindaco di Milano, Letizia Moratti: numeri persino più ottimistici di quelli resi noti da SEA, che parlano di crescita del 3% del 2009 (in controtendenza rispetto a tutti i principali scali europei), +30% nel traffico merci, 18 compagnie che hanno aumentato le frequenze dei propri voli.
Così come sembrano non rientrare nel quadro i recenti, massicci investimenti nelle infrastrutture accessorie: il grande hotel Sheraton ormai in fase di completamento, ma anche nuovi "finger" e la copertura della ferrovia, aspettando la decisione definitiva sulla terza pista.
La situazione descritta da chi attorno allo scalo gravita giorno per giorno, per motivi di lavoro, è sostanzialmente diversa. Certo, la durata della crisi è tale che gli ultimi arrivati non possono neppure percepirla, e si devono affidare ai racconti di chi li ha preceduti: "Negli ultimi tempi - racconta Tonio, addetto a una delle tante postazioni di "impacchettamento" dei bagagli - non ci sono state grosse variazioni: al mattino si lavora di più, nel pomeriggio l'aeroporto si svuota. Ma a sentire i miei colleghi, una volta i tempi morti non esistevano e non ci si fermava un momento...".
Anche Tatiana, impiegata di una compagnia telefonica, negli ultimi due mesi non ha avvertito cambiamenti, ma conferma che "dalle 12 alle 15 e dopo le 20 il piano partenze è praticamente deserto".
Chi invece a Malpensa lavora da più tempo ha vissuto il cambiamento sulla sua pelle, come Marzia, che vende biglietti di treni e pullman: "Il calo è stato almeno del 20% rispetto ai tempi di Alitalia. Solo nei periodi di fiera si fa qualcosa in più".
Il fatto è che i numeri del cosiddetto de-hubbing, cioè il "trasloco" della compagnia di bandiera, sono difficili da assorbire: tra il 2007 e il 2008 è stato perso il 10% delle destinazioni (fra le altre Bologna, Firenze, Boston, Buenos Aires, Zagabria, Chicago, Miami, Osaka e Mumbai), per un totale di circa 5,5 milioni di passeggeri. I soli voli operati da CAI sono scesi a 139 alla settimana (erano 1238 fino al momento dell'addio).
A salvare l'aeroporto è stato l'ingresso di nuove compagnie, come Israir, Air Algerie, Sri Lankan, e l'incremento delle frequenze da parte di quelle già esistenti tra cui Emirates, Etihad, Royal Jordanian, Tunis Air. Tutti questi vettori, però, hanno generato complessivamente un aumento di traffico piuttosto modesto: il 12% in tutto il 2009, secondo gli stessi dati SEA. Meglio sembra andare il settore cargo: dopo nove mesi in perdita, a partire da ottobre il traffico ha ripreso a crescere, arrivando all'apice nel mese di dicembre.
La sensazione generale è che una ripresa, sia pure parziale, ci sia effettivamente stata:
il problema è che la gran parte delle nuove compagnie operano su tratte low cost (come Easyjet: +35% negli ultimi dodici mesi), che coinvolgono più il Terminal 2 rispetto a quello principale e che, soprattutto, trasportano passeggeri assai poco disposti a spendere per servizi accessori. "La realtà è che l'aeroporto è diventato un mortorio - dice una dipendente di Lufthansa, la compagnia che ha investito maggiormente su Malpensa nel 2009: tre nuove tratte nazionali per un traffico aumentato del 109% - e tutto l'indotto è danneggiato.
In tanti hanno chiuso, anche bar e ristoranti sono stati costretti a licenziare; e i dipendenti rimasti sono quasi tutti precari, quindi meno motivati e disposti ad abbandonare da un momento all'altro. La SEA, da parte sua, non sta facendo nulla per migliorare la situazione. La ripresa è trainata da compagnie come la nostra, ma è lenta: i voli giornalieri sono diminuiti di molto e non c'è più neanche un aereo nel piazzale".
I voli intercontinentali, infatti, si sono spostati quasi integralmente a Linate, come sa bene V.F., guardia particolare giurata addetta alla sicurezza per le destinazioni "sensibili" (USA e Israele su tutte): "Dopo l'addio di Alitalia il lavoro è diminuito drasticamente: meno turni e meno ore di straordinario. A Malpensa si lavora solo sui pochi voli per New York, ma è evidente anche visivamente che ai gate l'afflusso di viaggiatori è molto minore".
Il lato positivo è che insieme alle tratte a rischio sicurezza sono venute meno anche quelle più battute dalla criminalità ordinaria: la scomparsa di destinazioni famigerate come Dakar, ad esempio, ha ridotto sensibilmente il volume dei traffici illeciti, e secondo fonti della Polizia di frontiera anche il numero dei reati commessi è drasticamente calato. L'attività si limita ora all'ordinaria amministrazione, e sono diminuiti anche i respingimenti alla frontiera: un aspetto indubbiamente confortante anche perché da anni le forze dell'ordine lamentavano l'inadeguatezza dell'organico rispetto alla mole di lavoro dei "bei tempi".
Tra le attività più colpite da questo calo, le agenzie di autonoleggio, che però hanno saputo attutire il colpo: "Il volume dei passeggeri ovviamente è calato di molto - spiega Davide Pellicanò, Branch Manager di Europcar - ma mi aspettavo di peggio: rispetto al 20% stimato si è perso il 17%. Ad agevolarci c'è il fatto di avere un ufficio anche al Terminal 2, anche se ci sono stati mesi davvero drammatici, come marzo e maggio del 2009. ".
Significativo anche l'abbandono di alcuni grandi brand, come Diesel e Valentino, avvenuto nel corso degli ultimi dodici mesi. E se gli scaffali dei duty free restano stracolmi di prodotti di marca, alle casse c'è solo qualche turista orientale o russo...
Eugenio Peralta
http://www.sateliosnews.it/index.ph...to-chiamato-malpensa&catid=4:cronaca&Itemid=8