Vi riporto questo interessante articolo da panorama.it :
Aquile selvagge spennate: niente scioperi e meno soldi
di RENZO ROSATI
Piloti a gambe all’aria Possono essere trasferiti, soprattutto licenziati. Il nuovo contratto taglia le ali e le buste paga a Berti & C. Che non possono più protestare.
Un duro scambio di lettere con la Cai, la cordata destinata a rilevare la vecchia Alitalia, sta terremotando la leadership di Fabio Berti, presidente dell’Anpac, il più numeroso dei sindacati di piloti, capofila dei falchi nei giorni convulsi della trattativa che gli hanno regalato un bel po’ di popolarità televisiva. Della quale magari Berti farebbe volentieri a meno. Finora i documenti sono tre. Il primo è dell’azienda. In attesa di definire la compagine azionaria (disimpegno di vecchi soci ed entrate di rango, compreso il partner estero), sta definendo i contratti del personale e lunedì 13 ottobre ha invitato Anpac, Up, Cgil, Cisl, Uil e Ugl a discutere quello di piloti e comandanti. Immediata e piccata la replica di Anpac e Up: un fax (firmato anche dalla Federmanager) indirizzato all’amministratore delegato Rocco Sabelli e per conoscenza a Gianni Letta e al ministro del Welfare Maurizio Sacconi, per dire: «Non accettiamo tavoli comuni con i confederali».
Sabelli e Roberto Colaninno, che hanno predicato la fine dei contratti (e dei poteri) separati in Alitalia, causa della cogestione e dei guasti passati, non ci hanno pensato due volte. Martedì 14 hanno risposto con un protocollo di 20 pagine, sempre indirizzato a tutte le sigle sindacali, con i dettagli del contratto. E qui l’amara sorpresa per Berti e colleghi. L’inquadramento da dirigenti per i comandanti, ottenuto dall’Anpac e sbandierato come una conquista per giustificare il sì a Colaninno e Letta, contiene infatti tutte le clausole che i manager delle aziende private conoscono da sempre. A cominciare dalla licenziabilità: «In caso di interruzione del rapporto fiduciario ognuna delle due parti potrà risolvere il rapporto di lavoro».
Con le penali di mancato preavviso: da 8 a 12 mesi di stipendio per la futura Alitalia. Ma, una volta riassunti dalla nuova Alitalia, niente cassa integrazione né ammortizzatori sociali riservati ai normali dipendenti e al personale in esubero (comandanti compresi) con il vecchio contratto. Non solo, come dirigenti i comandanti devono accettare trasferimenti da una sede all’altra, obblighi disciplinari, il richiamo dalle ferie. E soprattutto perdono il diritto di scioperare. Niente più aquile selvagge, dunque. E niente più permessi sindacali che hanno consentito ai dirigenti di Anpac e Up di arrotondare le retribuzioni con ore di volo virtuali.
Per Berti il tutto rischia di trasformarsi in un boomerang, che potrebbe metterne in discussione la poltrona, o addirittura portare a una nuova scissione nel sindacato dei piloti.
Il presidente dell’Anpac, fin dall’inizio del braccio di ferro con Colaninno, si era segretamente tenuto il contratto dirigenziale come arma di riserva e via d’uscita. Assecondato in questo dal presidente della Cai. Ma con obiettivi opposti. Berti puntava a far rientrare dalla finestra quella rappresentanza sindacale distinta che ha finora garantito alla sua categoria poteri speciali, da piani alti. Colaninno resta fermo sul contratto unico, nel quale i piloti e i comandanti-dirigenti sono certo figure di spicco, ma non diverse dagli equivalenti di ogni impresa industriale.
Né Berti poteva ignorare che nelle aziende i dirigenti, assieme agli onori, hanno altrettanti oneri. «Infatti in nessun’altra compagnia aerea mondiale c’è un contratto dirigenziale per chi sta in cabina di pilotaggio. Gli interessati non lo accetterebbero» osserva un responsabile sindacale.
La questione non riguarda i piloti semplici: per loro (come per i comandanti) è confermato il taglio di retribuzione del 7 per cento a parità di ore volate, oppure la parità di stipendio con l’aumento della produttività. Ma i piloti ambiscono alla promozione, che avviene dopo una dozzina di anni e comporta un aumento medio di 40 mila euro lordi l’anno, circa 2 mila netti al mese per 14 mensilità grazie alle minori tasse sull’inedito di volo. Una conquista che, a conti fatti, vale una busta paga di circa 8.500 euro netti, 120 mila l’anno. D’ora in poi, però, dovrebbero anche loro sfidare il rischio licenziamento.
Risultato: concitate assemblee nella nuova sede Anpac al Parco dei Medici, tra il quartier generale Alitalia e l’aeroporto di Fiumicino. Della palazzina tutta moquette blu e rossa con vetrate e pareti in ciliegio Berti ambiva a fare una via di mezzo tra una club house e un centro di consulenze e servizi, con cliente principale la stessa Alitalia. Un progetto tutto sommato manageriale, che però ora fa i conti con i problemi dei manager veri. E Berti potrebbe anche rimetterci la cloche.