Thread Alitalia - Ottobre 2016


Stato
Discussione chiusa ad ulteriori risposte.
Te lo riporto per intero

Alitalia: altro che Linate, il problema è una strategia fallimentare
Il presidente di Etihad attacca il governo per la mancata apertura di Linate ai voli extra-europei. Ma la sensazione è che la compagnia si stia preparando a nuovi tagli del personale. Anche se i problemi veri sono i costi di manutenzione e handling e la carenza di aerei di lungo raggio

di Fabrizio Patti

Pretesto: è questa la parola che più di un osservatore usa per parlare della polemica lanciata contro il governo italiano da James Hogan, l’australiano presidente e ad di Etihad e vicepresidente di Alitalia. In un’intervista al Corriere della Sera dello scorso 6 ottobre, Hogan si è lamentato con l’esecutivo per due motivi: non avrebbe rispettato un accordo per un uso più intenso dell’aeroporto cittadino di Milano Linate, aprendolo con un decreto al traffico intercontinentale. E non avrebbe stanziato i soldi, circa 20 milioni, per promuovere il turismo in Italia. Linate sarebbe un pretesto perché il vero obiettivo dell’intervista sarebbe preparare il terreno per un piano di tagli del personale. Ne sono convinti i sindacati, ma anche osservatori esterni, secondo i quali c’è da chiedersi anche se le difficoltà fatte emergere adesso non fossero in realtà già note nel 2014, quando gli emiratini di Etihad entrarono con il 49% in Alitalia.

Il motivo di queste preoccupazioni è da ricercarsi nei numeri della compagnia ex di bandiera. Quelli relativi al 2016 non sono noti, anche se il presidente di Alitalia, Luca Cordero di Montezemolo, ha parlato di perdite per 500mila euro al giorno. Ma quelli del 2015 fanno capire che le cose non vanno affatto come dovrebbero. I comunicati stampa fanno il loro dovere e sottolineano la diminuzione delle perdite da 580 a 199 milioni nel 2015. Ma basta guardare delle analisi senza guanti di velluto per un quadro più realistico. Come quella fatta per Avionews da Gaetano Intrieri, docente di controllo di gestione all’Università di Tor Vergata (Roma) e consulente aeronautico. I conti in tasca ad Alitalia dicono soprattutto due cose: i costi sono ancora fuori controllo e il risultato operativo sarebbe stato anche peggiore di quello effettivo se non si fosse spinto così tanto nella capitalizzazione dei costi, ossia nell’imputare allo stato patrimoniale voci che sarebbe stato più prudente inserire tra i costi.

È tutto regolare, come premette Intrieri, ma i dati sono comunque da osservare attentamente. Soprattutto in alcune voci. «Alitalia, in relazione alla flotta di aeromobili di proprietà, imputa ad attività patrimoniali complessivamente quasi 70 milioni di euro», si legge. Di questi, «54 milioni sono costi puri che è lecito capitalizzare solo per creare un rateo di costo, ma che debbono essere quanto meno per il 65% spesati nell’esercizio in corso. Ergo, solo in relazione agli aeromobili di proprietà, ci sono ad esser buoni 35 milioni di costi che vengono capitalizzati, e sottolineo ad essere buoni». Lo stesso discorso vale per la capitalizzazione “monstre” delle spese su aerei di terzi: «Sarebbe stato saggio considerare almeno ulteriori 35 milioni di euro da spesare a costo - si legge -. Si è scelta invece la politica degli struzzi, rinviando il problema» agli esercizi futuri. Per i quali il peso degli ammortamenti negli anni prossimi, prevede l’analista, «certamente costringerà i soci ad una ricapitalizzazione che ormai è inevitabile».

I conti in tasca ad Alitalia dicono soprattutto due cose: i costi sono ancora fuori controllo e il risultato operativo sarebbe stato anche peggiore di quello effettivo se non si fosse spinto così tanto nella capitalizzazione delle spese, ossia nell’imputare allo stato patrimoniale voci che sarebbe stato più prudente inserire tra i costi
Quanto ai costi, dall’analisi emergono aspetti altrettanto sorprendenti. Primo tra tutti il fatto che il problema di Alitalia, contrariamente a quanto si è soliti pensare, non è il costo del personale: è infatti pari a quello medio delle altre compagnie europee, low cost incluse. Non che questo significhi appoggiare gli scioperi fatti a settembre per difendere il “privilegio” di volare gratis per raggiungere le sedi di lavoro. Ma quanto meno serve a capire i segni di nervosismo che arrivano dal personale. Va aggiunto che i dati non dicono nulla sulla produttività, parametro ancora più importante del costo del lavoro. I costi fuori controllo, spiega il docente di Tor Vergata, sono altri: sulla manutenzione la cifra è «almeno del 40% superiore a quella media del panorama internazionale», nota Intrieri, e vi sono circa 150 milioni di manutenzione annua che potrebbero essere risparmiati. Per i costi di handling (20% superiori alla media) i risparmi raggiungibili sarebbero di 60 milioni annui. Per le spese di vendita 20 milioni. Per il carburante tra 45 e 100 milioni. E anche per le spese di noleggio la percentuale di incidenza sui ricavi è considerata altissima.

In questo contesto di difficoltà Nino Cortorillo, segretario nazionale della Filt-Cgil, legge l’intervista di Hogan al Corriere come «qualcosa di propedeutico ad altre misure», cioè a nuovi tagli dopo i 2.000 di due anni fa. «Tagliare, però, non risolverebbe le difficoltà strategiche di Alitalia», aggiunge. «Dopo due anni dall’ingresso di Etihad, la compagnia ha ancora un problema di posizionamento». Detto con uno slogan, la compagnia è troppo piccola per essere grande e troppo grande per essere piccola (copyright Gaetano Intrieri). Ossia: ha pochi aerei di lungo raggio, 24, poco più di un quarto di quelli di Lufthansa, e per spostarsi in maniera più decisa verso il più profittevole lungo raggio avrebbe bisogno, sottolinea il sindacalista, di investimenti tra uno e due miliardi di euro.

L’idea che la soluzione sia semplicemente quella di ridurre il breve raggio e incrementare i voli intercontinentali pecca però di ingenuità. Lo spiega Andrea Giuricin, docente di Economia dei trasporti all’Università Bicocca di Milano: le compagnie di bandiera hanno bisogno di voli di breve raggio che facciano da feederaggio per quelli di lungo, cioè che portino i passeggeri dagli aeroporti periferici agli hub. «Senza feederaggio, i voli non si riempiono». Così fanno Air France e Lufthansa, che perdono sul breve ma riescono grazie a network intercontinentali estesi a recuperare. E anche loro, come spiegava uno studio recente di McKinsey, sono in grave difficoltà nella morsa di low cost e compagnie del Golfo. Alitalia non ha un proprio network internazionale esteso e questo è un male, ma potrebbe appoggiarsi a quello di Etihad. Per ora non sta riuscendoci.

Il problema di Alitalia, contrariamente a quanto si è soliti pensare, non è il costo del personale: sarebbe infatti pari a quello medio delle altre compagnie europee, low cost incluse
La compagnia del Golfo ha avuto un problema anche in Germania, con un’altra controllata, Air Berlin. Dopo un lustro di perdite ha cambiato strategia: 40 aeromobili sono stati affittati alla rivale Lufthansa, mentre le attività legate al segmento del turismo saranno trasferite a un nuovo gruppo formato da da Etihad Airways e dal colosso tedesco dei viaggi TUI AG. «Di fatto si tratta di una resa ai rivali di Lufthansa», nota Cortorillo, mentre Giuricin non esclude che quel che è accaduto in Germania possa essere un segnale preoccupante per Alitalia. «Ma se smantellasse anche in Italia - aggiunge - per Etihad significherebbe abbandonare i sogni di espansione in Europa».

Uno dei punti su cui Hogan ha insistito di più, al Corriere, è Linate. Il piano di Alitalia sarebbe quello, con tutta evidenza, di far partire dallo scalo cittadino voli quantomeno verso l’hub di Abu Dhabi. Sacrificando quindi Malpensa. Come mai? Le ragioni c’entrano solo in parte con l’obiettiva comodità di Linate rispetto a Malpensa. Il motivo è più industriale: se un passeggero arriva a Malpensa, può tranquillamente proseguire con un aereo di un’altra compagnia (come Emirates). Linate sarebbe invece un porto più tranquillo, anche se la sua storia consiglia prudenza. Pensiamo al decreto Lupi, ultimo di una serie di decreti che ne hanno regolato il traffico: in vista dell’Expo l’ex ministro dei Trasporti aprì il traffico di Linate non più alle sole tratte verso le capitali europee e agli hub con più di 40 milioni di passeggeri (leggi Francoforte), ma anche ad altre città non capitali. Air Berlin (gruppo Etihad) ne approfittò con due rotte, che peraltro chiuse poco dopo. In seguito ai ricorsi di alcune compagnie aeree europee, tra cui Lufthansa, nel dicembre 2015 arrivò da Bruxelles la bocciatura del decreto Lupi.

Se Alitalia vuole sacrificare Malpensa per Linate, la comodità per i passeggeri c’entra fino a un certo punto. Il motivo è industriale: se un passeggero arriva a Malpensa, può tranquillamente proseguire con un aereo di un’altra compagnia
Da allora si è in attesa di un nuovo decreto, che si chiamerà probabilmente Delrio. Sarà nel segno di una liberalizzazione verso i voli internazionali? Molti se lo augurano, dato che ormai Malpensa non è più un hub (manca una compagnia di riferimento) e Linate ha ancora circa 5 milioni di passeggeri di capacità potenziale inespressa. Spiega Giuricin: «Se c’è domanda, si arriverà al limite fisiologico di 25 movimenti all’ora». A quel punto, sarà necessario individuare dei criteri per stabilire le priorità ma questo, aggiunge il docente della Bicocca, non sarebbe un problema: «È possibile fare un decreto che non favorisca una società rispetto alle altre, tanto meno l’incumbent. In quel caso l’Europa non lo boccerebbe». Non è d’accordo Cortorillo, secondo cui Linate ha limiti strutturali da non sottovalutare e il rischio di una bocciatura di un decreto è molto concreto.

Marco Ponti, docente di economia dei trasporti al Politecnico di Milano, da sempre favorevole a un uso più intensivo di Linate («Quale viaggiatore non sarebbe contento?»), non nasconde l’esistenza di limiti fisici, soprattutto per i voli intercontinentali. Tuttavia, precisa, «i voli richiesti non sono intercontinentali, ma solo extraeuropei, per cui non ci sono ostacoli tecnici. La capacità c'è, quindi non vedo ostacoli, perche non siano limitati ad Alitalia. La liberalizzazione fa sempre bene agli utenti, assai meno ai monopolisti, siano essi gestori aeroportuali o compagnie "di bandiera", o pseudo tali».

Da Sea, la società di gestione degli aeroporti di MIlano, dal Comune di Milano e dalla Regione Lombardia, per il momento non sono arrivati commenti alle domande de Linkiesta circa la loro posizione sull’uso di Linate per i voli extra-europei.
 
Grazie per aver riportato l'articolo.

Ma secondo chi scrive gli articoli, secondo hogan e secondo Alitalia stessa....
Ammettiamo che aprano Lin ai voli attualmente vietati. Secondo loro l'enormità di slot che attualmente ha alitalia rimarranno ad Alitalia?
Come minimo l'UE chiederà di cederne almeno il 50%
 
Sì vabbeh, citando uno che si permette di dire che gli IFRS permettono di taroccare i bilanci.
Puo' dire quel che vuole....resta il fatto che AZ ha i giorni contati- si sta solo cercando di mettere delle pezze e procrastinare la chiusura.E' il solito refrain che si riprotrae ogni volta. Io da non esperto del settore, ma da semplice appassionato, mi chiedo perche' ogni tentativo di risanare Alitalia si frantuma sempre. Chiedo a voi se e' possibile denunciare una volta per tutte la madre di tutti i mali...che non e' nel managemant, ne' in chi lavora in AZ....il problema e' che se non si comincia a considerare Alitalia come un'azienda normale ogni tentativo di risanamento non andra' mai a buon fine...invece l'Italia Paese non tratta Alitalia come un azienda normale...ecco, questi "trattamenti speciali" a lei sempre riservati ne hanno alla fine decretato la morte. Chi vuol capire capisca....Gradirei il vostro pensiero x dibatterne, credo a questo punto piu' da cittadini che da esperti di aviazione...della serie: le strategie non contano con queste premesse...grazie!
 
Puo' dire quel che vuole....resta il fatto che AZ ha i giorni contati- si sta solo cercando di mettere delle pezze e procrastinare la chiusura.E' il solito refrain che si riprotrae ogni volta. Io da non esperto del settore, ma da semplice appassionato, mi chiedo perche' ogni tentativo di risanare Alitalia si frantuma sempre. Chiedo a voi se e' possibile denunciare una volta per tutte la madre di tutti i mali...che non e' nel managemant, ne' in chi lavora in AZ....il problema e' che se non si comincia a considerare Alitalia come un'azienda normale ogni tentativo di risanamento non andra' mai a buon fine...invece l'Italia Paese non tratta Alitalia come un azienda normale...ecco, questi "trattamenti speciali" a lei sempre riservati ne hanno alla fine decretato la morte. Chi vuol capire capisca....Gradirei il vostro pensiero x dibatterne, credo a questo punto piu' da cittadini che da esperti di aviazione...della serie: le strategie non contano con queste premesse...grazie!

La soluzione che proponi è?
 
Grazie per aver riportato l'articolo.

Ma secondo chi scrive gli articoli, secondo hogan e secondo Alitalia stessa....
Ammettiamo che aprano Lin ai voli attualmente vietati. Secondo loro l'enormità di slot che attualmente ha alitalia rimarranno ad Alitalia?
Come minimo l'UE chiederà di cederne almeno il 50%
Perché dovrebbe? Allo stesso modo dovrebbe chiedere a BA di cedere gli slot a LHR o a LH di cederli a FRA (tutti e due aeroporti che nelle ore di punta lavorano al massimo della capienza, come Linate).
Possono essere (e verrebbero) poste limitazioni su eventuali nuovi slot, ma su quelli attualmente assegnati non vedo come si portrebbe cambiarne l'assegnazione.
 
La soluzione che proponi è?

Per essere piu' chiari: finche' l'azienda Alitalia sara' sempre commistionata alla politica,alle lotte di classe,al cercare di accontentare tutti e via dicendo non si riuscira' mai a gestire l'azienda come un' azienda seria. O il Paese sta con Alitalia e legifera pro Alitalia ( e lo ha gia' fatto in cento modi da anni) oppure non se ne occupa proprio e se ne sta fuori dalle scatole lasciando operare chi e' a capo dall'Azienda senza guardare in faccia nessuno e solo per il bene dellìazienda. negli altri Paesi si fa cosi', con le regole che ci sono. Chi e' a capo di un azienda e viene retribuito per uesto dovrebbe far cosi'. Solo in Italia questo non avviene perche' bisogna invitare a tavola sempre tutti....
 
Trasporti. La plusvalenza di circa 40 milioni riduce le perdite
Alitalia vende a Etihad slot a Londra Heathrow
ROMA
Alitalia ha venduto al suo azionista Etihad slot all’aeroporto di Londra Heathrow per fare cassa. L’operazione è stata realizzata in luglio. La cessione è stata fatta al prezzo di 60 milioni di euro, con una plusvalenza di circa 40 milioni per Alitalia, che ha così potuto ridurre le perdite accumulate nel 2016, superiori alle previsioni. Gli slot sono le bande orarie che danno diritto ad atterrare e decollare in un aeroporto. Negli accordi del 2014 con Etihad era prevista la vendita di cinque coppie di slot a Heathrow. Il 7 gennaio di quest’anno, quando Il Sole 24 Ore aveva scritto che la cessione sarebbe avvenuta nel 2016, Alitalia aveva smentito. La vendita, con un accordo di sale and lease back, è avvenuta un po’ più tardi del previsto, con Alitalia in difficoltà finanziarie. Adesso per volare nel principale scalo europeo la compagnia paga un canone di affitto al suo socio forte (con il 49%) Etihad.
Quest’anno Alitalia sta accumulando perdite sensibilmente superiori a quelle stimate nel «Piano economico 2015-2018», fatto per l’ingresso di Etihad, che prevedeva una perdita netta di 44 milioni quest'anno e un utile netto il prossimo. Nel 2015 Alitalia ha dichiarato una perdita netta consolidata di 199,1 milioni, in linea con le previsioni, mettendo a conto economico 220 milioni di plusvalenze, realizzate con la cessione a Etihad del 75% della società del Mille Miglia (194 milioni di plusvalenza) e con la vendita di 15 aerei Airbus (26 milioni). Senza questo apporto, la gestione nel 2015 avrebbe prodotto una perdita consolidata di circa 420 milioni. A livello consolidato a fine 2015 i debiti finanziari netti sono saliti a 903 milioni, mentre il patrimonio netto (capitale più riserve) si è ridotto a 122 milioni. La sola capogruppo Alitalia Spa ha dichiarato una perdita netta di 408,1 milioni e un patrimonio netto di 51,88 milioni a fine 2015.
Questo patrimonio non basta a coprire le perdite che si stanno accumulando quest’anno, il cui importo, mai rivelato, secondo indiscrezioni potrebbe superare anche la perdita del 2015, che è stato l’anno migliore della storia per il trasporto aereo mondiale, con profitti record secondo la Iata. L'a.d. Cramer Ball dice che la compagnia perde 500mila euro al giorno.
Alitalia avrebbe bisogno di un aumento di capitale. Ma i principali azionisti italiani, Unicredit e Intesa Sanpaolo, hanno detto che non metteranno altri soldi. L’emiratina Etihad ha le risorse, ma non può mettere neppure un euro se non lo fanno anche i principali soci italiani, altrimenti salirebbe oltre il 50% del capitale infrangendo le norme Ue, che prescrivono una maggioranza assoluta in mano a soci comunitari, pena la perdita dei diritti di volo. La compagnia sta preparando tagli al costo del lavoro e forse nuovi esuberi, ma uno dei problemi è la debolezza dei ricavi.
Come riferito dal Sole 24 Ore il 4 ottobre, la compagnia sta studiando un’operazione sul capitale basata su uno swap per trasformare circa 200 milioni di debiti in strumenti partecipativi, i tecnici li chiamano “quasi capitale”. Se i creditori accetteranno, sarebbe un modo di rafforzare il patrimonio sulla carta ed evitare di dichiarare che il patrimonio netto è negativo, il che significherebbe il collasso. Se l’operazione si farà, potrebbe essere una soluzione solo temporanea. La necessità di un vero aumento di capitale con soldi freschi sarebbe solo rimandata.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Gianni Dragoni
 
Per essere piu' chiari: finche' l'azienda Alitalia sara' sempre commistionata alla politica,alle lotte di classe,al cercare di accontentare tutti e via dicendo non si riuscira' mai a gestire l'azienda come un' azienda seria. O il Paese sta con Alitalia e legifera pro Alitalia ( e lo ha gia' fatto in cento modi da anni) oppure non se ne occupa proprio e se ne sta fuori dalle scatole lasciando operare chi e' a capo dall'Azienda senza guardare in faccia nessuno e solo per il bene dellìazienda. negli altri Paesi si fa cosi', con le regole che ci sono. Chi e' a capo di un azienda e viene retribuito per uesto dovrebbe far cosi'. Solo in Italia questo non avviene perche' bisogna invitare a tavola sempre tutti....
Premessa. Sono d'accordo con te che se la politica lasciasse in pace Alitalia sarebbe meglio per tutti.
Detto questo, secondo te in Francia AF non sotto i costanti riflettori della politica, e viene gestita in modo autonomo senza pressioni politiche? (faccio l'esempio francese perché è abbondantemente il più eclatante in Europa e perché è da molti considerato il migliore esempio di "campione nazionale").
E le major USA che stanno facendo il diavolo a quattro per limitare i diritti di traffico delle compagnie del Golfo, non si stanno forse appoggiando alla politica?
Purtroppo il trasporto aereo è un settore che vive di regolamentazione e di protezioni particolari, e il "disarmo" multilaterale è un'ipotesi troppo astratta per essere presa seriamente in considerazione.
 
Perché dovrebbe? Allo stesso modo dovrebbe chiedere a BA di cedere gli slot a LHR o a LH di cederli a FRA (tutti e due aeroporti che nelle ore di punta lavorano al massimo della capienza, come Linate).
Possono essere (e verrebbero) poste limitazioni su eventuali nuovi slot, ma su quelli attualmente assegnati non vedo come si portrebbe cambiarne l'assegnazione.

Essendo LIN un aeroporto con limitazioni non c'è il rischio di trovarsi nella situazione in cui i concorrenti non potrebbero avere slot in determinati orari?
A LHR gli slot possono essere legalmente comprati se non sbaglio. Come si legge un post su riguardo alla vendita degli slot AZ a Etihad.
 
Premessa. Sono d'accordo con te che se la politica lasciasse in pace Alitalia sarebbe meglio per tutti.
Detto questo, secondo te in Francia AF non sotto i costanti riflettori della politica, e viene gestita in modo autonomo senza pressioni politiche? (faccio l'esempio francese perché è abbondantemente il più eclatante in Europa e perché è da molti considerato il migliore esempio di "campione nazionale").
E le major USA che stanno facendo il diavolo a quattro per limitare i diritti di traffico delle compagnie del Golfo, non si stanno forse appoggiando alla politica?
Purtroppo il trasporto aereo è un settore che vive di regolamentazione e di protezioni particolari, e il "disarmo" multilaterale è un'ipotesi troppo astratta per essere presa seriamente in considerazione.

Non c'e' dubbio che sia cosi' e condivido cio' che scrivi. Ma allora?? Se si sa sempre come va a finire o la si smette o bisogna cambiare totalmente registro e nessuno ha le palle per prendersi questo onere.
 
Sì vabbeh, citando uno che si permette di dire che gli IFRS permettono di taroccare i bilanci.

Però l'articolo sembra suggerito proprio da Hogan che ci anticipa i problemi e le possibili soluzioni.
Ci chiedevamo ieri da dove sarebbero arrivate le maggiori perdite per arrivare a 300 mln. Forse ci è stata data la risposta: manderanno a costo un po' di spese in più sulla flotta.
 
Essendo LIN un aeroporto con limitazioni non c'è il rischio di trovarsi nella situazione in cui i concorrenti non potrebbero avere slot in determinati orari?
A LHR gli slot possono essere legalmente comprati se non sbaglio. Come si legge un post su riguardo alla vendita degli slot AZ a Etihad.

Viene classificata come compravendita, ma in realtà è uno scambio. A LHR ci sono slot vuoti in orari impossibili che nessuno richiede. EY ne riceve uno in assegnazione e lo scambia con quello "buono" di AZ. Az si ritrova con uno slot inutile che viene immediatamente abbandonato e rilasciato (per essere utilizzato da qualcun altro con lo stesso giochetto).
Maggiori dettagli qui:
http://www.theaustralian.com.au/bus...w-slots-scramble/story-e6frg95x-1111113895469
 
Grazie per aver riportato l'articolo.

Ma secondo chi scrive gli articoli, secondo hogan e secondo Alitalia stessa....
Ammettiamo che aprano Lin ai voli attualmente vietati. Secondo loro l'enormità di slot che attualmente ha alitalia rimarranno ad Alitalia?
Come minimo l'UE chiederà di cederne almeno il 50%
Un intervento significativo sugli slot a LIN, dove AZ non detiene slot in quantità percentuale superiore rispetto a quella che altri detengono in aeroporti europei molto ambiti, aprirebbe a cascata richieste di intervento su questi.
Inoltre vorrebbe dire aprire spazi alle low cost cosa che non interessa alle varie major che hanno il supporto dei rispettivi governi.

Comunque il punto non è LIN, il punto è la battaglia in atto fra EY e alcuni sindacati su chi debba comandare in AZ.
 
Sono anni che si parla di dare via l'handling a FCO a società di handlers(ora Alitalia fa autoproduzione).
Domanda: perchè non si fa?
In altri aeroporti italiani si è fatto..
 
Sono anni che si parla di dare via l'handling a FCO a società di handlers(ora Alitalia fa autoproduzione).
Domanda: perchè non si fa?
In altri aeroporti italiani si è fatto..
Perché dandolo a terzi è più efficiente?
Già az non ha più niente. Togliamo pure gli aerei a sto punto e facciamo stile people fly
 
Stato
Discussione chiusa ad ulteriori risposte.