«Sull'aereo non si fuma»: 46enne finisce in galera e rischia di morire in cella


miketv1981

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12 Settembre 2007
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Veneto
dal Gazzettino di Treviso

Incredibile disavventura di un imprenditore di Trevignano: tutto è iniziato con un inalatore per l'asma scambiato per sigaretta


TREVISO - Le hostess pensano che stia fumando in aereo, sul volo Venezia-Doha della Qatar Airways, e per Marco Carmagnola, 46 anni di Trevignano, inizia un incubo culminato in tre giorni di detenzione con i peggiori criminali del paese e condito da un attacco epilettico in cella che poteva avere conseguenze fatali. Se è rimasto in vita, lo deve ai medici dei due ospedali del paese dove è stato trasportato in condizioni disperate, ma anche all’ambasciata italiana che è riuscita a farlo curare bene e a restituirgli la libertà.

L’incredibile vicenda vissuta dall’imprenditore, figlio di un noto colonnello dei bersaglieri e trapiantato per scelta da anni nelle Filippine, risale al 25 luglio quando Carmagnola, assieme alla moglie e dopo aver speso tremila euro, prende posto sul volo diretto, dopo scalo a Doha, verso Manila. Carmagnola racconta: «Circa un'ora prima dell'atterraggio a Doha, attivo un inalatore a batteria del tutto simile a una sigaretta, solo che rilascia aromi inodori per gli altri passeggeri. Un'assistente di volo lo vede e mi interrompe con modi poco cordiali al che ripongo l'inalatore nel taschino della camicia. Appena tocchiamo terra, salgono a bordo agenti della security aeroportuale che mi prelevano consegnandomi alla polizia. Mi viene sequestrato il passaporto e il biglietto aereo. Mi impediscono anche l’accesso ai bagagli che la mia consorte avrebbe potuto portare a destinazione, visto che eravamo diretti nelle Filippine. Quei bagagli sono a tutt'oggi in qualche deposito dell'aeroporto».

È solo l’inizio della disavventura: «All'alba, ammanettato, vengo tradotto in un carcere dove mi rinchiudono in una cella di 18 metri quadrati assieme ad altre sette persone, accusate a vario titolo di furti e omicidi. La polizia mi requisisce perfino il cellulare e poi veniamo scortati in quello che è a tutti gli effetti un tribunale di giustizia sommaria: nessun interprete, nessuna possibilità di comunicare con l'esterno. Ovviamente la sentenza del tribunale non l'ho capita perchè espressa in lingua araba. E lì se non parli arabo sei spacciato. Nemmeno l’inglese mi è servito».
«Mi rinchiudono ancora dietro le sbarre e mi siedo su una panca appoggiando la schiena al muro e cercando di rimanere calmo. Poi uno degli occupanti mi dice in un angloamericano stentato che posso stendermi per riposare. Avrò dormito forse venti minuti, ero troppo agitato. Chiedo alla guardia carceraria un po' d'acqua: niente da fare».
I ricordi di Carmagnola sono nitidissimi: «Ho passato la notte in quelle condizioni, senza possibilità di fare una doccia e tanto meno di cambiarmi d'abito. Sotto stress, senza poter assumere i miei medicinali, il mattino dopo ho avuto un malore e sono entrato in crisi epilettica. Mi hanno ricoverato in un primo ospedale per essere poi trasferito con l’ambulanza in un altro dove sono stato tre notti assistito da medici e paramedici preparatissimi. Il contatto con l'ambasciata d'Italia di Doha è stato fulmineo: la vice ambasciatrice e una sua collega sono venute in ospedale a incontrarmi condividendo la mia sventura».

La felice conclusione della vicenda nasconde ancora brutte sorprese. «Quando mi hanno dimesso dall’ospedale ero di nuovo in libertà. Prendo un taxi e vado all’aereoporto. Alle 17 sono già lì, cerco di recuperare passaporto e biglietto; dopo 45 minuti un graduato della polizia aeroportuale mi consegna il passaporto, ma un supervisore della Qatar mi straccia il biglietto davanti agli occhi dicendo: lei non volerà mai più con noi». Così devo spendere altri 1750 dollari americani per acquistare un biglietto con un'altra compagnia per la tratta Doha-Cebu via Manila».

Conclusioni: «Non ho commesso alcun reato, sono stato trattato da criminale, mi sono stati causati danni fisici e morali, la mia famiglia ha sofferto in modo indicibile: per 4 giorni non ha avuto mie notizie. Ha pensato addirittura che fossi svanito nel nulla o che mi fosse successo qualcosa di peggio. Chiedere un risarcimento è il minimo che potrò fare, appena mi sarò rimesso in salute».

Dopo 20 voli con la Qatar Airways ora Marco Carmagnola è finito perfino nella black list. Poteva morire in cella e non potrà più volare con quella compagnia: tutto senza un perché. Ma almeno ora ha riabbracciato la moglie nella sua Cebu, dove promuove campagne internazionali a favore dei bambini e in cui ha ritagliato il suo angolo di paradiso. Quello vero.

http://www.gazzettino.it/articolo.php?id=158823&sez=NORDEST
 
Avevo letto anch'io l'articolo ma non l'avevo riportato proprio perchè manca l' "altra campana"
Personalmente ho seri dubbi, dato che questo "noto imprenditore" ne ha combinate nel corso degli anni...

Scusa la curiosità ma a che cosa ti riferisci? Quali sono i trascorsi della persona arrestata?
 
Letta così sembrerebbe una vicenda gravissima. Bisognerebbe però sapere la versione della Qatar Airways.
 
A prescindere dai trascorsi della persona che sono ininfluenti per la vicenda, nel senso che se è malato di asma, ha tutto il diritto di avere un'inalatore, nutro forti dubbi su :

- Un inalatore fatto a forma di sigaretta. Non mi risulta ve ne siano in commercio, e collaboro per di piu' informaticamente con la società che produce il "Ventolin" che è il principio base di quasi tutti i farmaci per quel tipo di problematiche. Ne hanno un campionario in vetrina ed a forma di sigaretta non ne ho mai notati.
- Non ritengo possibile che non ci sia riusciti a spiegare sia con il personale di bordo sia con la polizia, visto che va bene che sono un po' "tosti" da quelle parti, ma un medico (che è reperibile in aereoporto) avrebbe potuto tranquillamente confermare.
- Vorrei anche io sentire l'altra campana.

Ho esposto i miei dubbi.
 
Sui voli Easyjet e Ryanair vendono le smokeless, che non sono elettroniche, però non causano fumi

Vero, ma vorrei sapere se è previsto da tutte le compagnie e non solo quelle due. Un mio amico aveva preso delle sigarette elettroniche ma emettevano un vapore inodore simile al fumo. Niente a che vedere con una sana "paglia" nature (sono un fumatore ebbene si' :) )
 
Il fatto di per sè è estremamente grave se fosse realmente successo quel che l'articolo descrive. Mi chiedo però: 1)il caso, con le caratteristiche sopracitate, avrebbe portato ad un forte inasprimento delle relazioni diplomatiche tra Italia e Qatar ma non mi sembra di leggere che ciò sia successo; vero che si è ricorsi repentinamente alla tutela diplomatica del cittadino, ma qui siamo di fronte alla violazione dei diritti umani basilari.
2)Possibile che non ci sia stata la seppur minima possibilità di dimostrare che l'aggeggio in questione non era una sigaretta bensì un inalatore a batteria?
3)Il caso è già stato sottoposto alla CIG?
 
Ultima modifica:
non capisco cosa sia l'oggetto incriminato.
All'inizio, nel titolo, si parla di inalatore d'asma poi di "inalatore a batteria del tutto simile a una sigaretta, solo che rilascia aromi inodori" e non mi sembrano la stessa cosa.
 
fatto troppo strano.
e ancora più strano è il fatto che sia successo su qatar airways......
bisognerebbe sentire la compagnia prima di trarre delle conclusioni
 
anche a me sa un tantino di esagerato
ok tutto, ma non poter nemmeno dimostrare cosa fosse esattamente l'apparecchio mi pare follia
E' bastato che le hostess abbiano pensato che il tizio fumasse per scatenare questo inferno? Nessuna possibilita' di replica?
mah....mi puzza (di fumo)....