Vento killer, l'aeroporto di Napoleone da 370 milioni di euro non può aprire
Non c'è pace per lo scalo di Sant'Elena nel cuore dell'oceano Atlantico: dopo investimenti milionari e due inaugurazioni rinviate ora si scopre che il nemico che attenta alle operazioni di volo è difficile da battere. Il pesante "wind shear" da Nord e forti raffiche da Sud, possono essere letali per gli aerei passeggeri di medie dimensioni. Ora si studiano alternative per evitare una figuraccia
di LUCIO CILLIS
ROMA - La vendetta dell'empereur francese è servita. A 195 esatti dalla sua morte, avvenuta nel 1821 a Sant'Elena, isola sperduta nel Sud dell'Oceano Atlantico, Napoleone Bonaparte dalla sua tomba nel Dome des Invalides a Parigi sorride delle disgrazie degli "odiati" inglesi che lo avevano spedito laggiù. Non sono bastati ai sudditi di Sua Maestà 370 milioni di euro per la costruzione di un piccolo ma (sulla carta) efficiente aeroporto che avrebbe messo fine al semi isolamento dell'isola vulcanica dove il condottiero corso terminò i suoi giorni da esiliato. Per giungere qui c'era (anzi c'è ancora) un solo modo: imbarcarsi come nell'Ottocento e sfidare le acque non proprio amiche dell'Oceano per giorni.
Come il Generale Inverno per i francesi, ora è il Generale Vento a far battere in ritirata l'odiato nemico britannico. I tecnici dello scalo che doveva essere inaugurato in pompa magna il mese scorso si stanno arrovellando il cervello su come battere il wind shear (raffiche di vento con cambiamenti improvvisi e imprevedibili di velocità e direzione) che impazza sui dintorni della pista per i velivoli passeggeri che atterrano da Nord. Ma non era certo una sorpresa quella di trovarsi a fronteggiare un antagonista duro da battere e, anzi, di casa da quelle parti. Non solo. Anche il piano B, che prevedeva l'atterraggio da Sud e quindi dalla parte opposta della pista, sembrerebbe impraticabile perchè l'area è preda di vento in coda, anche questo un rischio per gli aerei passeggeri.
Insomma non c'è per ora una soluzione all'enigma del vento che poi, tanto misterioso e imprevisto non era visti i mezzi e il denaro (tanto) investito dalla Gran Bretagna per costruire lo scalo di Sant'Elena che doveva essere servito, almeno nelle prime fasi, da British Airways-Comair. A forza di rinvii per evitare ulteriori brutte figure si è preferito soprassedere e rimandare l'inaugurazione a data da destinarsi. Anche se un dubbio comincia ad assillare gestori e tecnici: chi batterà il wind shear in questo angolo sperduto di mondo? E' vero, anche lo scalo nel cuore di Londra, il City Airport, è battuto da venti pericolosi che non impediscono le normali operazioni di volo. Ma le cose cambiano quando le condizioni meteo di instabilità e di ventosità battono un'isolotto sperduto.
Un pasticcio all'inglese quindi? Lisa Phillips, governatrice di Sant'Elena mette le mani avanti e tiene duro anche se è stata costretta a spiegare dopo una caterva di polemiche "che sì, ci sono delle difficoltà" che impediscono l'apertura del costosissimo scalo. Ma nel contempo nega che le piste possano restare orfane di aerei per sempre: "Stiamo raccogliendo i dati sul wind shear - che fino ad oggi ha impedito in diverse occasioni l'atterraggio ad un aeroplano utilizzato per le prove - e riusciremo a inaugurare la struttura". Al momento, però, il 737-800 destinato a servire questo collegamento tra Sud Africa e isola, dovrà restare a digiuno di passeggeri. La dieta ferrea imposta dai tecnici (solo 120 passeggeri e carico ridotto per diminuirne il peso) non è stata sufficiente a garantirne l'atteraggio e ora si guarda a jet molto più piccoli.
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