Solo per spirito di verità e chiarezza ...


No, altra imprecisione ....di una convocazione sia essa di una azienda o di un cpi o per un lsu...l'azienda di provenienza non ha particolare preminenza in questo...si sono infatti sentite richieste singolari al ministero del lavoro da parte di HR di una azienda ben conoscouta

Impreciso ci sarai tu! ;)

È però evidente che parli per sentito dire, per consigliato da, o comunque per non aver "sul campo" approfondito la materia.

Il principio accolto dalla giurisprudenza è quello per il quale il "cassaintegrato" conserva il diritto alla prestazione se l'assenza dal territorio nazionale non esclude la disponibilità all'impiego.
Ergo, se organizzandosi per ricevere l'eventuale chiamata (e i modi ci sono!) vai ber un "breve periodo(!)" all'estero (a lavorare aggratis), non decadi!
Ti assicuro.
 
Impreciso ci sarai tu! ;)

È però evidente che parli per sentito dire, per consigliato da, o comunque per non aver "sul campo" approfondito la materia.

Il principio accolto dalla giurisprudenza è quello per il quale il "cassaintegrato" conserva il diritto alla prestazione se l'assenza dal territorio nazionale non esclude la disponibilità all'impiego.
Ergo, se organizzandosi per ricevere l'eventuale chiamata (e i modi ci sono!) vai ber un "breve periodo(!)" all'estero (a lavorare aggratis), non decadi!
Ti assicuro.

Non è cosi Mauro, e tu lo sai bene, molto bene. E' servito un messaggio con interpretazione autentica del Ministero del Lavoro per consentire ai dipendenti in CIGS di valicare i confini nazionali senza perdere la possibilità di essere riammessi al trattamento di sostegno al reddito una volta che un eventuale "fixed term contract" estero fosse terminato. Poi sarebbe interessante approfondire come mai, dalla data nella quale la legislazione italiana ha introdotto la CIG (in prima istanza dal 1947) non si sia mai provveduto a porsi il problema del lavoro all'estero, che come ben sai era escluso espressamente nel 2009 dalla formulazione del "patto per l'impiego" sottoscritto individualmente presso i CPI provinciali nella formulazione voluta dall'allora ministro Sacconi e che espressamente escludeva la possibilità di recarsi all'estero per fornire "la ininterrotta e completa disponibilità a percorsi formativi e di ricollocazione" secondo le regole previste dalle circolari allora vigenti.
Ciò detto, io parlo sempre per me stesso, faccio sempre le cose da solo, e, come te, sono abilitato all'esercizio di più di una libera professione: il fatto che non la eserciti è, pure questa, una mia libera scelta.
Credo che ora si rischi di andare forse un poco troppo in profondità con le nome sul lavoro ed al momento mi fermo qui: mio solo interesse era dimostrare, nell'ambito di una scontata premessa secondo la quale chi commette illeciti ne debba affrontare le relative conseguenze, come il bianco ed il nero poco si addicono alla complessa situazione del trasporto aereo in Italia, della quale questa vicenda è solo una parte e neanche tanto secondaria.
Saluti.
 
Non è cosi Mauro, e tu lo sai bene, molto bene. E' servito un messaggio con interpretazione autentica del Ministero del Lavoro per consentire ai dipendenti in CIGS di valicare i confini nazionali senza perdere la possibilità di essere riammessi al trattamento di sostegno al reddito una volta che un eventuale "fixed term contract" estero fosse terminato. Poi sarebbe interessante approfondire come mai, dalla data nella quale la legislazione italiana ha introdotto la CIG (in prima istanza dal 1947) non si sia mai provveduto a porsi il problema del lavoro all'estero, che come ben sai era escluso espressamente nel 2009 dalla formulazione del "patto per l'impiego" sottoscritto individualmente presso i CPI provinciali nella formulazione voluta dall'allora ministro Sacconi e che espressamente escludeva la possibilità di recarsi all'estero per fornire "la ininterrotta e completa disponibilità a percorsi formativi e di ricollocazione" secondo le regole previste dalle circolari allora vigenti.
Ciò detto, io parlo sempre per me stesso, faccio sempre le cose da solo, e, come te, sono abilitato all'esercizio di più di una libera professione: il fatto che non la eserciti è, pure questa, una mia libera scelta.
Credo che ora si rischi di andare forse un poco troppo in profondità con le nome sul lavoro ed al momento mi fermo qui: mio solo interesse era dimostrare, nell'ambito di una scontata premessa secondo la quale chi commette illeciti ne debba affrontare le relative conseguenze, come il bianco ed il nero poco si addicono alla complessa situazione del trasporto aereo in Italia, della quale questa vicenda è solo una parte e neanche tanto secondaria.
Saluti.

Concludo anche io l'apporto a questa discussione precisando che io mi sto riferendo alla normativa in vigore ed alla sua attuale interpretazione che si è evoluta proprio in ragione delle esigenze che si sono palesate nel tempo e che avevano trovato conforto nella giurisprudenza di merito: "decadono dal beneficio...omissis...ovvero quando le circostanze dell'espatrio escludano la disponibilità del lavoratore espatriato a svolgere attività lavorativa in Italia.
Qui è la soluzione.
Saluti anche a te.