Ryanair taglia i voli da Verona? In vedita solo 6 su 11 rotte


Se passa il principio che gli accordi di comarketing sono aiuti di stato e falsano la concorrenza, cambia tutto il panorama dei voli low cost.
ed il modello di business di Ryanair, almeno da noi, potrebbe venir drasticamente ridimensionato
 
Caso Catullo-Ryanair,
attesa per la decisione del Tar


CASO AEROPORTO. Oggi i giudici amministrativi si esprimono su incentivi e diritti aeroportuali. Intanto l'ex dg Soppani reagisce all'azione di responsabilità nei suoi confronti: «Mi attribuiscono colpe infondate, il mio piano era valido»13/09/2012

Verona.
È molto attesa la sentenza del Tar Veneto che oggi deciderà in merito al braccio di ferro tra l'Enac e la compagnia low cost Ryanair per gli incentivi che la società di gestione dell'aeroporto Catullo non versa più agli irlandesi e la conseguente decisione della società di non pagare più i diritti aeroportuali. Un verdetto al quale guardano molte compagnie aeree che hanno dichiarato guerra alla politica di incentivazione di Ryanair e anche molti aeroporti che devono versare i contributi: il fatto che sia sceso in campo l'Enac, cioè l'ente per l'aviazione civile che rappresenta lo Stato, fa capire la portata che può avere l'esito di oggi per tutto il settore aeroportuale nazionale. Ma è un verdetto anche dal quale può dipendere lo stato di salute delle casse dell'aeroporto che ha chiuso il 2011 con 26,6 milioni di buco e deve contenere le perdite nel 2012 a tutti i costi. Ma può anche aprirsi qualche nuovo scenario per la competizione tra le compagnie aeree in Italia, visto che per esempio Meridianafly ha presentato ricorso alla commissione europea per concorrenza sleale e aiuti di Stato proprio per il caso del Catullo, perché si ritiene «cannibalizzata» sulle rotte nazionali da Ryanair che grazie agli incentivi può praticare tariffe stracciate. Il contrasto tra la Catullo e Ryanair è diventato un vero scontro quando i vertici dello scalo circa tre mesi fa hanno provato a chiedere agli irlandesi di rinegoziare il contratto firmato dalla precedente gestione e che prevede quasi 25 euro di incentivo a passeggero in partenza. Un bottino da quasi 7 milioni l'anno che ha portato in dissesto i conti già deboli dell'aeroporto. Così la Catullo ha deciso di non pagare più ritenendo troppo alti gli incentivi con il rischio che si configurassero come aiuti di Stato. Gli irlandesi hanno applicato una loro «compensazione» sospendendo il pagamento dei diritti aeroportuali, cioè delle tasse allo Stato italiano. Ma a quel punto l'Enac alla luce del codice della navigazione ha applicato l'articolo 802 che prevede il divieto di decollo per gli aeromobili che non hanno pagato i diritti aeroportuali. Ryanair ai primi di agosto si è salvata in corner ottenendo dal Tar Veneto la sospensiva del provvedimento, altrimenti i suoi aerei al Catullo sarebbero rimasti sulla pista. I giudici amministrativi hanno fissato per oggi la discussione nel merito e nel pomeriggio si saprà se gli irlandesi devono pagare le tasse arretrate perché la compensazione non viene accettata oppure se la Catullo deve onorare il contratto e sborsare il tesoretto messo da parte finora e non ancora versato. Dall'esito potrebbe scaturire anche la necessità di rinegoziare il contratto: finora i tentativi di mediazione sono andati a vuoto. Tra il direttore generale del Catullo Bassetti e il numero due di Ryanair Cawley (e relativi legali) c'è stato un fitto scambio di mail sull'asse Dublino-Verona, con un avvicinamento ma nessun dato concreto. Contratto che comunque la Catullo vuole rivedere, cambiare, riscrivere perché lo ritiene «tossico»: anche per questo (oltre che per le sorti di Avio handling che andrà in liquidazione) il cda dell'aeroporto ha deciso di promuovere un'azione di responsabilità per danni nei confronti del precedente direttore generale, Massimo Soppani, che stipulò questo contratto con Ryanair. Ma Soppani non ci sta e ieri ha diffuso una nota nella quale dichiara di aver appreso che la Catullo vuole procedere nei suoi confronti e di essere vittima di una campagna mediatica: «Nel prendere atto di tale decisione e in attesa di poter dimostrare avanti all'autorità giudiziaria competente la piena correttezza del mio operato, sono costretto a precisare il mio punto di vista anche per tutelare la mia reputazione e la mia onorabilità». Soppani, che ha dato le dimissioni nel dicembre 2011, afferma che si tratta di «falsità strumentalmente divulgate per creare disinformazione addebitandomi, senza possibilità di contraddittorio, colpe assolutamente infondate. Le difficoltà in cui continua a versare la Catullo spa sono riferibili alla mancata adozione di quelle misure strutturali che le avrebbero consentito di conseguire un'organizzazione aziendale paragonabile a quella di altri aeroporti che hanno affrontato e risolto, già da tempo, problemi analoghi. Rivendico, pertanto, la piena bontà di quelle misure (apertura al low cost e riorganizzazione del personale) che, qualora realizzate fino in fondo, avrebbero consentito all'aeroporto di Verona di raggiungere la congrua posizione che pur gli spetta nel sistema aeroportuale italiano. I dati disponibili confermano tale mia opinione e sono pronto a darne dimostrazione avanti all'autorità giudiziaria, qualora la decisione della Catullo spa, preannunciata dalla stampa, dovesse aver effettivamente seguito».M.Batt.

http://www.larena.it/stories/dalla_home/407342_caso_catullo-ryanairattesa_per_la_decisione_del_tar/


@rinco59
Il discorso secondo me è più complesso. Siccome la maggioranza delle compagnie operanti in Italia (e non solo) gode di forme dirette o indirette di sovvenzioni pubbliche, è difficile aspettarsi un divieto totale delle sovvenzioni (o co-marketing che dir si voglia) a FR.
A mio avviso a VRN sono andati giù troppo pesanti con l'obolo agli irlandesi, mettendo IG fuori gioco in modo probabilmente indebito.
Vediamo che dice il tar.

 
Possibile che Meridiana sia andata in avanscoperta e che dietro ci sia Alitalia....
Non credo. Il giudizio del Tar ha effetto solo sul caso in questione, il quale ovviamente ha peculiarità proprie.
Certamente potrebbe essere stabilito un precedente, ma senza nessuna pretesa di automatismo nell'applicazione di casi similari.
 
Non credo. Il giudizio del Tar ha effetto solo sul caso in questione, il quale ovviamente ha peculiarità proprie.
Certamente potrebbe essere stabilito un precedente, ma senza nessuna pretesa di automatismo nell'applicazione di casi similari.

Lo dicevo in relazione a questo articolo in cui il progetto di integrazione tra AZ e Meridiana sembra sia tornato d'attualita' nello stesso governo....


13 settembre 2012 - ore 13:15
Dopo lo schianto Alitalia-Wind Jet, ecco i piani del governo
La disastrosa operazione è la spia di un settore aereo moribondo. La “road map” di Passera per rianimarlo

Roma. Doveva essere una fusione. E’ stato un bluff. L’acquisizione di Wind Jet da parte di Alitalia doveva essere l’unica, ma importante, operazione di fusione-acquisizione nel settore aereo italiano del 2012. E’ finita invece con un fallimento che evidenzia le difficoltà di un mercato così asfittico da rischiare la paralisi sotto diversi punti di vista. Una storia istruttiva. Nei giorni precedenti al fallimento dell’operazione, all’interno di Alitalia si respirava ottimismo sulla buona riuscita dell’acquisizione. Dovevano però essere ancora definiti degli essenziali “dettagli” tecnici, dopo avere recepito i vincoli dell’Antitrust. Alitalia voleva capire quanto debito avesse deciso di incamerare il 13 aprile scorso, quando si era impegnata ad andare fino in fondo, ricevendo l’avallo dell’azionista di maggioranza Air France. Wind Jet, amministrata da Antonino Pulvirenti, che è anche presidente del Catania calcio, si era comportata da low cost per cercare un’efficace concorrenza su quella che nel 2011 è diventata la prima rotta d’Italia, la Roma-Catania. Aveva così mantenuto i prezzi eccessivamente bassi, e anche per questo sul vettore etneo pesavano almeno 150 milioni di euro di debiti. Sull’altro versante della fusione, il debito di Alitalia cresce con costanza dal 2008 (con l’operazione Cai) e ha toccato gli 862 milioni nel primo semestre di quest’anno.

Nessuno lo ammette tra chi è stato vicino al dossier. Lo dicono gli analisti, come Andrea Giuricin, dell’Istituto Bruno Leoni: “Alitalia stava comprando un ‘buco’, e non le conveniva”. Fatto sta che in pochi si aspettavano, in quei giorni di agosto – perché è a fine mese che Alitalia aveva posticipato la chiusura dell’accordo –, che tutto sarebbe crollato: alle 19,13 di venerdì 10 Alitalia comunica il “fallimento della trattativa”, 540 dipendenti di colpo rischiano il posto, migliaia di passeggeri non hanno più un volo. Wind Jet non aveva esposto alla controparte bilanci e dati societari sufficienti per capire quanto valesse l’operazione e quanti debiti pendenti (compresa la manutenzione degli aerei in flotta) avrebbe incamerato l’acquirente. Solo in quei giorni che Alitalia sostiene di avere scoperto che il vettore siciliano non aveva la licenza (da anni) per operare su Linate, anche se, dice al Foglio una persona che ha seguito la trattativa, “è difficile credere che non fossero informati”. Lo sapeva anche l’ente per il controllo dell’aviazione civile, Enac: il suo presidente, Vito Riggio, ne aveva parlato nel 2005 (“Wind Jet vola in maniera non legittima”). Su questo si era aperto un contenzioso tra Wind Jet e Assoclearance, la società che assegna e gestisce gli slot, fasce orarie di decollo e atterraggio.
Pochi giorni più tardi, prima di confrontarsi col governo, l’amministratore delegato di Alitalia, Andrea Ragnetti – che l’operazione se l’è ritrovata tra le mani in quanto decisa dal suo predecessore Rocco Sabelli – dichiara che le trattative non possono proseguire. Tant’è che il tavolo imbastito al ministero dei Trasporti il giorno di Ferragosto ha un esito disastroso: in quelle condizioni Pulvirenti non vuole ricucire lo strappo, il ministro Corrado Passera non trova margine di mediazione e la situazione risulta irrecuperabile. Lo stato dell’arte è che Wind Jet rischia il commissariamento, i vacanzieri hanno trovato posto – pagando – su altre compagnie come Blue Panorama, Livingston, Easy Jet e la stessa Alitalia, e una cordata di imprenditori siciliani inizialmente intenzionata a rilevarla (Pulvirenti non stava comunque trattando con loro) si è ritirata.

La fine della storia racconta di un mercato italiano in grave stato di crisi. Per più motivi. I margini sono bassi a livello globale, le compagnie aeree guadagnano al massimo il 3 per cento dalle operazioni di volo. Il profitto è soprattutto per l’indotto (servizi, agenzie on line, biglietti). Basta uno sciopero, un evento climatico o il caro carburante per accumulare perdite. Ciò non toglie che, per usare le parole dell’amministratore unico di Livingston, Riccardo Toto, “il trasporto aereo in Italia è vecchio e antiquato”. “Credo – dice Toto al Foglio – che una riorganizzazione del settore sia necessaria. Ad oggi manca un leader di mercato e questo vuoto pesa molto: nessuno difende il settore nel suo insieme, mentre come singoli è difficile cambiare le regole”. Il problema è che forse si è aspettato troppo: tanto che, secondo Riggio dell’Enac, l’intero settore è “a rischio scomparsa”. Un fattore preoccupante, segnalato proprio dall’Enac, deriva dalla carenza degli ispettori di volo, dice al Foglio Alessio Quaranta, direttore generale dell’ente. “Questo comporta il ridimensionamento dei controlli sulle strutture tecniche, infrastrutturali e industriali. L’anno prossimo rimarremo con quattro persone”. Troppo poche, ad esempio, anche solo per approvare i nuovi modelli di elicotteri Agusta Westland, il secondo produttore mondiale. In una lettera privata spedita il 5 settembre dai sindacati al ministro Passera si disegna un quadro preciso: “Lo stato di crisi dell’intera industria del trasporto aereo italiano peggiora quotidianamente, dando luogo a un reiterarsi di crisi aziendali irreversibili, che non solo genera disservizi ma produce anche emergenze occupazionali e disagio sociale. […] In mancanza di rapidi interventi correttivi raggiungerà a breve un punto di non ritorno”.

Al ministero dei Trasporti la riorganizzazione conta sull’esperienza maturata in Alitalia dal sottosegretario Guido Improta che, al Foglio, spiega le quattro mosse congiunte per riorganizzare il settore in sei mesi, e cita Keynes: “Questo è un settore fragile per sua natura, che deve rivedere la distribuzione del valore nella filiera e per questo non può essere lasciato agli spiriti animali del libero mercato ma deve essere guidato da una visione politica attraverso un ruolo attivo e strategico del governo”. La prima mossa è accomodare una fusione tra Alitalia e Meridiana fly, che nel 2011 ha integrato la Air Italy, amministrata da Giuseppe Gentile, un ex comandate, ed è di proprietà del principe Aga Khan. Le altre riguardano le compagnie low cost, il sistema aeroportuale e l’Antitrust.

Fusioni e regolamentazioni low cost
Improta considera una “premessa per l’aumento dei voli di medio e lungo raggio” una “concentrazione” del settore aereo come accaduto in passato in Francia, con Air France, e in Germania, con Lufthansa. Questi vettori hanno una quota nel mercato domestico nettamente maggioritaria, contro Alitalia che ha il 48 per cento. “Abbiamo bisogno – spiega Improta – di adottare una politica industriale rafforzativa. Penso che Alitalia e Meridiana, insieme a Intesa Sanpaolo, che è stato il regista dell’operazione Cai, debbano sedersi a un tavolo mettendo le proprie forze a ‘fattor comune’ cercando di condividere una prospettiva in cui l’Italia sia dotata di un vettore unico di riferimento senza correre il rischio, alla luce dell’evoluzione che in questi anni ha interessato il business del trasporto aereo, di replicare vecchie situazioni di monopolio a danno dei consumatori”.
Si tratta poi di regolare i contributi alle compagnie low cost. “Bisogna gestire la presenza delle low cost, che in Italia hanno un tasso di penetrazione molto alto rispetto alla media europea, facendo in modo che non ci siano vantaggi competitivi illegittimi, risolvendo innanzitutto il problema del finanziamento pubblico a compagnie come Ryanair, che dalla regione Puglia prende oltre 12 milioni di euro. C’è bisogno di regolare il tutto con gare a evidenza pubblica che creino una reale concorrenza ma che culminino nella migliore scelta per il territorio e per i cittadini”.

Piano aeroporti e relazione con l’Antitrust
Le intenzioni del governo su questo punto sono già state tratteggiate in passato e entro fine anno il ministro Passera presenterà la sua proposta. “Un’idea che tiene anche conto di un precedente documento dell’Enac e intende coinvolgere anche le comunità territoriali e i loro progetti di sviluppo” in quanto, ad esempio, nel caso dell’aeroporto di Cuneo, viene chiesto al governo di poter gestire in proprio lo scalo ma ciò potrà avvenire con una chiara assunzione di responsabilità “senza tenere in piedi cattedrali nel deserto e strutture economicamente non sostenibili”. Poi bisogna dare “certezza e garanzia che le regole del gioco non cambino”, come nel caso dell’aeroporto di Fiumicino, dove non sono avvenuti gli adeguamenti tariffari previsti in sede di privatizzazione e 2 miliardi di investimenti sono tuttora bloccati. Nelle intenzioni di Improta “i grandi miglioramenti arriveranno soprattutto dalle connessioni infrastrutturali per collegare meglio gli scali anziché crearne di nuovi”. Su Malpensa l’obiettivo è quello di ridurre il traffico su Linate a favore dello scalo varesino, una transizione che sarebbe meno traumatica con una fusione Alitalia-Meridiana.
Bisogna poi “fare in modo che l’Antitrust sposi un disegno di politica industriale. Nel senso che quando il garante dice che Alitalia deve ridurre gli slot tra Roma e Milano, innanzitutto valuti bene la concorrenza del traffico intermodale (il treno, ndr). Si stimava infatti che potesse arrivare al 20 per cento, siamo arrivati al 50. E soprattutto occorre rendersi conto che la cessione degli slot deve essere fatta in maniera ragionata e cioè non frammentandoli tra diverse compagnie ma dandoli in larga parte a un unico soggetto che realmente sia in grado di fare massa critica”. Le misure della “road map”, secondo Improta, devono “entrare in azione contemporaneamente o in uno stretto lasso di tempo ” e potranno essere verificate prima della conclusione dell’esecutivo tecnico. Il piano degli aeroporti è già stato indicato come una priorità dal Consiglio dei ministri del 24 agosto scorso e Improta auspica “un dibattito pubblico e una discussione trasparente”.

© - FOGLIO QUOTIDIANO

di Alberto Brambilla
 
Se passa il principio che gli accordi di comarketing sono aiuti di stato e falsano la concorrenza, cambia tutto il panorama dei voli low cost.
ed il modello di business di Ryanair, almeno da noi, potrebbe venir drasticamente ridimensionato

Penso anche io che in quel caso debbano esser rivisti tutti gli accordi, e sarebbe una bella botta per MOL in italia...
 
Bell'articolo di Improta.
Mi permetto aggiungere che la chiusura di una decina di apt minori potrebbe aiutare sul serio!
 
Se fanno quanto ipotizzato nell'articolo si va a fare un bel cambiamento al sistema italiano, adeguamento che ci vuole.

I tempi sono stretti, circa 6 mesi, ma questo gioca anche a favore di una rapida conclusione.
 
Non capisco perchè si continui a considerare Alitalia come compagnia di riferimento in Italia, nella quale tutte le altre dovrebbero confluire. Alitalia E' un'azienda privata e non più compagnia di bandiera.
 
Ryanair e Catullo, pari davanti al Tar Veneto

AEROPORTI. Il provvedimento Enac contro gli irlandesi resta congelato
Udienza rinviata al 10 ottobre per trovare l'accordo
14/09/2012

Un altro mese di tempo per trovare un accordo tra le parti. Il Tar Veneto ieri, con l'accordo delle parti in causa e cioè Enac, Catullo e Ryanair ha deciso di rinviare al 10 ottobre l'udienza cautelare in merito al braccio di ferro tra l'aeroporto e la compagnia aerea low cost. Il 24 luglio scorso Enac, l'ente nazionale dell'aviazione civile, aveva emanato un provvedimento a carico di Ryanair che intimava dal 6 agosto il blocco di decollo dall'aeroporto Catullo degli aerei Ryanair non in regola con il pagamento delle tasse aeroportuali. La compagnia irlandese aveva impugnato il provvedimento avanti il Tar Veneto e aveva ottenuto la sospensiva con rinvio dell'udienza al 13 settembre. Ieri era attesa la decisione dei giudici amministrativi, perché in ballo non c'è solo la legittimità del provvedimento di Enac ma, a cascata, ci sarebbero state una serie di valutazioni sui comportamenti sia del Catullo che di Ryanair in merito al contratto stipulato nel 2010. La società Catullo infatti ritiene che quel contratto preveda incentivi troppo elevati che si possono configurare come aiuti di Stato: quasi 25 euro a passeggero contro una media nazionale che va dai 7 ai 9 euro. Per la Catullo un costo di 7 milioni l'anno che ha contribuito a destabilizzare i conti della società. Ryanair per contro ha applicato una compensazione per cui ha smesso di versare i diritti aeroportuali, ma questo comportamento è punito dal Codice della navigazione, che all'articolo 802 vieta la partenza degli aeromobili quando risultano violati gli obblighi relativi al pagamento di tasse, diritti e tariffe dovuti allo Stato Italiano. Una qualsiasi decisione da parte del Tar Veneto avrebbe una ripercussione notevole sul mondo aeroportuale, tanto che nei confronti di Ryanair e degli incentivi che percepisce c'è già un ricorso all'Unione europea per concorrenza sleale e aiuti di Stato. Il Catullo rischia di perdere un importante partner; gli irlandesi temono un effetto domino in caso di sconfitta. Quindi, visto che è interesse delle parti in causa trovare un'intesa, da qui fino al 10 ottobre c'è l'impegno a non prendere ulteriori iniziative di contrasto. Già nelle scorse settimane il dg del Catullo Carmine Bassetti e il numero due di Ryan, Cawley si sono scritti ma l'intesa è ancora lontana. Si lavora comunque perché il Catullo ha interesse che Ryanair resti per l'impatto sul territorio ma a costi sopportabili e a condizioni diverse. Per gli irlandese, come spiega il legale Matteo Castioni, Verona è una destinazione molto interessante e non la si vorrebbe abbandonare ma le condizioni economiche devono essere vantaggiose.M.Batt.

http://www.larena.it/stories/Cronaca/407821_ryanair_e_catullo_pari_davanti_al_tar_veneto/
 
Catullo, su Ryanair pressing
dell'Europa e del governo
AEROPORTI. Il commissario Almunia segue di persona la vicenda. Dall'esecutivo misure contro la concorrenza sleale. Gli incentivi non vengono più pagati, il 10 ottobre udienza al Tar. E gli irlandesi riducono da 39 a 19 le destinazioni
25/09/2012


Ryanair da novembre dimezzerà i voli all'aeroporto Catullo

Verona. Il Governo e l'Unione europea partono in pressing su Ryanair, dopo il caso esploso all'aeroporto Catullo che non paga più gli incentivi alla compagnia low cost irlandese, aprendo un braccio di ferro che è finito davanti al Tar del Veneto. L'Unione europea, come scrive il commissario Almunia all'eurodeputato veronese Lorenzo Fontana, è al lavoro e sul contratto tra aeroporto Catullo e compagnia low cost irlandese, impugnato da Meridianafly per concorrenza sleale e aiuti di Stato e potrebbe esprimersi a breve. Un pronunciamento atteso anche da molti altri aeroporti che pagano fior di milioni di euro come incentivi per avere i voli della compagnia di Mike O'Leary per cui il caso Catullo rischia di essere un apripista per il settore del trasporto aereo. Sono in ballo cifre enormi, milioni e milioni di euro che possono cambiare le sorti di un bilancio aeroportuale: solo nel caso del Catullo gli incentivi a Ryanair costano 7 milioni di euro. E risparmiarli fa la differenza. Del caso si sta occupando in prima persona il vicepresidente della Commissione europea Joaquin Almunia che all'eurodeputato Fontana, che aveva sollevato il caso a Bruxelles, ha scritto confermando che «il problema sollevato riceve la massima attenzione» e che sono state attivate tutte le procedure «al fine di ottenere tutte le informazioni disponibili». Ma ha anche rivelato un altro particolare: «La Commissione ha in corso diversi procedimenti nel settore del trasporto aereo volti a garantire che gli Stai membri si conformino alla disciplina in materia di aiuti di Stato e non distorcano il mercato interno». DALLA UE NOVITÀ A BREVE. Una conferma che il caso degli incentivi riguarda anche molti altri aeroporti, sia in Italia che in Europa e quindi molti addetti ai lavori danno per imminente un pronunciamento della Ue che potrebbe arrivare anche il mese prossimo. Un mese delicato per l'aeroporto, quello di ottobre perché il 31 si chiude il termine per l'adesione alla ricapitalizzazione da 15 milioni di euro per la continuità aziendale che però verrà sottoscritta solo in parte per cui dopo i soci dovranno decidere se aprire a nuovi partner o proseguire così per chiudere un 2012 che non avrà certo un buco di bilancio da 26,6 milioni di euro (che conteneva svalutazioni staordinarie), ma che comunque vedrà ancora un disavanzo significativo legato a Avio handling, Montichiari e incentivi alle compagnie. Tre temi sui quali i vertici hanno iniziato ad agire con una cura drastica, ma i benefici si vedranno a medio termine. Ma problemi finanziari a parte, il 10 ottobre ci sarà l'udienza al Tar in merito al provvedimento di Enac che voleva fermare gli aerei di Ryanair al Catullo perché la compagnia irlandese, con una sorta di compensazione, ha risposto al mancato ricevimento degli incentivi stabiliti dal contratto, con il mancato pagamento dei diritti aeroportuali. TRATTATIVA. Le due parti in causa, Catullo e Ryanair stanno cercando un accordo anche se la trattativa è molto difficile: «Le trattative continuano», spiega l'avvocato Castioni legale di Ryanair, «e c'è un canale sempre aperto con l'aeroporto per negoziare. Per il 10 ottobre ora è prematuro esprimersi, vediamo appunto come procedono le trattative». È chiaro che su queste trattative pende la decisione dell'Ue che potrebbe anche ritenere inadeguato il contratto stipulato due anni fa dall'ex dg Soppani e quindi sospenderne l'efficacia. O confermarlo, ritenendolo corretto. Ma viste le molte polemiche europee sugli aiuti di Stato è difficile che tutto finisca a tarallucci e vino. E quindi Catullo e Ryanair devono rinegoziare il nuovo accordo su basi che non siano attaccabili dalla Ue. Che questa possa essere la rotta più probabile lo conferma anche la posizione assunta dal Governo ieri con il sottosegreatario alle Infrastrutture e Trasporti Guido Improta che al termine del tavolo sul trasporto aereo convocato dal Governo, ha annunciato che l'esecutivo intende valutare la messa a punto di misure contro la concorrenza «sleale» praticata da alcune compagnie low cost che godono di facilitazioni tariffarie, fiscali e contributive, sconti sulle tariffe aeroportuali e applicazione di contratti di lavoro più favorevoli. IL GOVERNO CONTRO GLI INCENTIVI AL LOW COST. Nel corso dell'incontro è stata avanzata in tal senso una formale richiesta da parte di Assaereo, associazione di categoria, che si era già schierata a favore del ricorso alla Ue portato avanti da Meridianafly. Le misure contro al concorrenza sleale chieste da Assaereo secondo Improta saranno valutate dal Governo che studierà «in che forme introdurle ma si tratta di misure necessarie. Laddove ci sono grandi volumi di traffico non si possono invocare delle norme di favore dal punto di vista del costo fiscale del lavoro legate alla sede legale del vettore. La verifica - ha aggiunto - riguarderà gli sconti sulle tariffe aeroportuali e i contributi erogati dalle concessionarie aeroportuali rendendo tacciabili ed evidenti i contributi che potrebbero falsare la libera concorrenza». Sul banco degli imputati in particolare Ryanair, dopo il caso scoppiato proprio al Catullo. Tutto questo come incide sui voli? Qui si apre un altro capitolo che si riflette direttamente sul turismo a Verona. Perché un po' per la crisi, un po' perché i rapporti non sono più idilliaci, Ryanair dal primo novembre dimezza brutalmente le rotte dal Catullo: quasi un dimezzamento. Dalle 39 destinazioni, tra nazionali e internazionali, si passerà a 19: da novembre non ci saranno più, almeno con Ryanair, Madrid, Bruxelles, Edimburgo e Dublino. Quest'ultima è comunque raggiungibile con AerLingus e il Catullo cercherà di riconfermare le destinazioni attraverso altre compagnie. Ryanair conferma, tra le capitali, Londra e Parigi e in Italia Palermo, Bari, Trapani, Brindisi. Una riduzione di voli, quella decisa dagli irlandesi, che riguarda molti altri aeroporti, vedi Rimini o Spagna, a causa di un primo bilancio 2012 con utili in calo del 29% per il caro carburante.M.Batt.
 
Catullo, su Ryanair pressing
dell'Europa e del governo
AEROPORTI. Il commissario Almunia segue di persona la vicenda. Dall'esecutivo misure contro la concorrenza sleale. Gli incentivi non vengono più pagati, il 10 ottobre udienza al Tar. E gli irlandesi riducono da 39 a 19 le destinazioni
25/09/2012

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Ryanair da novembre dimezzerà i voli all'aeroporto Catullo

Verona. Il Governo e l'Unione europea partono in pressing su Ryanair, dopo il caso esploso all'aeroporto Catullo che non paga più gli incentivi alla compagnia low cost irlandese, aprendo un braccio di ferro che è finito davanti al Tar del Veneto. L'Unione europea, come scrive il commissario Almunia all'eurodeputato veronese Lorenzo Fontana, è al lavoro e sul contratto tra aeroporto Catullo e compagnia low cost irlandese, impugnato da Meridianafly per concorrenza sleale e aiuti di Stato e potrebbe esprimersi a breve. Un pronunciamento atteso anche da molti altri aeroporti che pagano fior di milioni di euro come incentivi per avere i voli della compagnia di Mike O'Leary per cui il caso Catullo rischia di essere un apripista per il settore del trasporto aereo. Sono in ballo cifre enormi, milioni e milioni di euro che possono cambiare le sorti di un bilancio aeroportuale: solo nel caso del Catullo gli incentivi a Ryanair costano 7 milioni di euro. E risparmiarli fa la differenza. Del caso si sta occupando in prima persona il vicepresidente della Commissione europea Joaquin Almunia che all'eurodeputato Fontana, che aveva sollevato il caso a Bruxelles, ha scritto confermando che «il problema sollevato riceve la massima attenzione» e che sono state attivate tutte le procedure «al fine di ottenere tutte le informazioni disponibili». Ma ha anche rivelato un altro particolare: «La Commissione ha in corso diversi procedimenti nel settore del trasporto aereo volti a garantire che gli Stai membri si conformino alla disciplina in materia di aiuti di Stato e non distorcano il mercato interno». DALLA UE NOVITÀ A BREVE. Una conferma che il caso degli incentivi riguarda anche molti altri aeroporti, sia in Italia che in Europa e quindi molti addetti ai lavori danno per imminente un pronunciamento della Ue che potrebbe arrivare anche il mese prossimo. Un mese delicato per l'aeroporto, quello di ottobre perché il 31 si chiude il termine per l'adesione alla ricapitalizzazione da 15 milioni di euro per la continuità aziendale che però verrà sottoscritta solo in parte per cui dopo i soci dovranno decidere se aprire a nuovi partner o proseguire così per chiudere un 2012 che non avrà certo un buco di bilancio da 26,6 milioni di euro (che conteneva svalutazioni staordinarie), ma che comunque vedrà ancora un disavanzo significativo legato a Avio handling, Montichiari e incentivi alle compagnie. Tre temi sui quali i vertici hanno iniziato ad agire con una cura drastica, ma i benefici si vedranno a medio termine. Ma problemi finanziari a parte, il 10 ottobre ci sarà l'udienza al Tar in merito al provvedimento di Enac che voleva fermare gli aerei di Ryanair al Catullo perché la compagnia irlandese, con una sorta di compensazione, ha risposto al mancato ricevimento degli incentivi stabiliti dal contratto, con il mancato pagamento dei diritti aeroportuali. TRATTATIVA. Le due parti in causa, Catullo e Ryanair stanno cercando un accordo anche se la trattativa è molto difficile: «Le trattative continuano», spiega l'avvocato Castioni legale di Ryanair, «e c'è un canale sempre aperto con l'aeroporto per negoziare. Per il 10 ottobre ora è prematuro esprimersi, vediamo appunto come procedono le trattative». È chiaro che su queste trattative pende la decisione dell'Ue che potrebbe anche ritenere inadeguato il contratto stipulato due anni fa dall'ex dg Soppani e quindi sospenderne l'efficacia. O confermarlo, ritenendolo corretto. Ma viste le molte polemiche europee sugli aiuti di Stato è difficile che tutto finisca a tarallucci e vino. E quindi Catullo e Ryanair devono rinegoziare il nuovo accordo su basi che non siano attaccabili dalla Ue. Che questa possa essere la rotta più probabile lo conferma anche la posizione assunta dal Governo ieri con il sottosegreatario alle Infrastrutture e Trasporti Guido Improta che al termine del tavolo sul trasporto aereo convocato dal Governo, ha annunciato che l'esecutivo intende valutare la messa a punto di misure contro la concorrenza «sleale» praticata da alcune compagnie low cost che godono di facilitazioni tariffarie, fiscali e contributive, sconti sulle tariffe aeroportuali e applicazione di contratti di lavoro più favorevoli. IL GOVERNO CONTRO GLI INCENTIVI AL LOW COST. Nel corso dell'incontro è stata avanzata in tal senso una formale richiesta da parte di Assaereo, associazione di categoria, che si era già schierata a favore del ricorso alla Ue portato avanti da Meridianafly. Le misure contro al concorrenza sleale chieste da Assaereo secondo Improta saranno valutate dal Governo che studierà «in che forme introdurle ma si tratta di misure necessarie. Laddove ci sono grandi volumi di traffico non si possono invocare delle norme di favore dal punto di vista del costo fiscale del lavoro legate alla sede legale del vettore. La verifica - ha aggiunto - riguarderà gli sconti sulle tariffe aeroportuali e i contributi erogati dalle concessionarie aeroportuali rendendo tacciabili ed evidenti i contributi che potrebbero falsare la libera concorrenza». Sul banco degli imputati in particolare Ryanair, dopo il caso scoppiato proprio al Catullo. Tutto questo come incide sui voli? Qui si apre un altro capitolo che si riflette direttamente sul turismo a Verona. Perché un po' per la crisi, un po' perché i rapporti non sono più idilliaci, Ryanair dal primo novembre dimezza brutalmente le rotte dal Catullo: quasi un dimezzamento. Dalle 39 destinazioni, tra nazionali e internazionali, si passerà a 19: da novembre non ci saranno più, almeno con Ryanair, Madrid, Bruxelles, Edimburgo e Dublino. Quest'ultima è comunque raggiungibile con AerLingus e il Catullo cercherà di riconfermare le destinazioni attraverso altre compagnie. Ryanair conferma, tra le capitali, Londra e Parigi e in Italia Palermo, Bari, Trapani, Brindisi. Una riduzione di voli, quella decisa dagli irlandesi, che riguarda molti altri aeroporti, vedi Rimini o Spagna, a causa di un primo bilancio 2012 con utili in calo del 29% per il caro carburante.M.Batt.
 
puo' essere che alcune rotte siano considerate stagionali,per esempio Edimburgo anche da Pisa non viene effettuata nell'orario winter.
Comunque e' strano che una compagnia possa volare senza pagare le tasse aeroportuali.
Se le cose stanno esattamente come dicono i giornali,non capisco come il Tar possa decidere su imposte che vanno comunque pagate,indipendentemente dal tipo di incentivi che FR ottiene dall'aeroporto
 
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