Ryanair e le tasse....


marcone86

Utente Registrato
25 Febbraio 2011
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Ryanair non ha pagato
contributi per 12 milioni»
Il problema fu sollevato pure in Francia e la società chiuse la base a Marsiglia. La compagnia assume a Dublino anzichè in Italia secondo gli ispettori del lavoro


Michael O'Leary (Reuters)
Biglietti aerei a prezzi stracciati, ma con qualche disinvoltura: la Direzione provinciale del lavoro di Bergamo contesta a Ryanair di aver evaso contributi per quasi 12 milioni di euro in quanto ha assunto a Dublino, anziché in Italia, i suoi 650 dipendenti che lavorano in Lombardia e usufruiscono del sistema sanitario nazionale. Uno stratagemma che permetterebbe al gigante del low cost di risparmiare dato che la fiscalità irlandese è molto più leggera della nostra. Per questo gli ispettori del lavoro chiedono all'Inps di esigere formalmente 11 milioni 860 mila euro alla compagnia di Mister O'Leary.
Ecco l'anomalia, stando al verbale fresco-fresco di notifica: mentre le altre compagnie aeree estere che hanno una postazione italiana assumono dipendenti secondo regole italiane (come Lufthansa Italia, Air France Italia), Ryanair fa firmare i contratti a Dublino dove la tassazione per stipendi fino a 32 mila euro è inferiore al 10%(da noi sfiora il 70). Di fatto, però, i dipendenti Ryanair, pur essendo lavoratori di diritto irlandese, lavorano in Italia, dove vivono e usufruiscono delle prestazioni sanitarie. In pratica, godono di servizi pubblici che non pagano. Gli accertamenti sono nati dopo le segnalazioni di Cisl e Anpav (assistenti di volo) che lamentavano alterazioni della concorrenza per la presenza di regimi contributivi diversi fra le compagnie. Tanto che 12 avevano chiuso lasciando per strada 4.000 persone.

La richiesta di ingiunzione poggia sulla regola di assoggettare ai contributi previdenziali italiani il personale che lavora in Italia alle dipendenze di una compagnia aerea straniera che abbia qui una «stabile organizzazione». Il problema era già stato sollevato in Francia qualche anno fa, ma quando iniziarono a nascere i primi contenziosi, Ryanair annunciò la chiusura della base di Marsiglia pur di non assoggettare alla normativa francese il proprio personale. Resta da vedere come si comporterebbe qui in caso di esborso milionario: se dovesse lasciare l'aeroporto di Bergamo le conseguenze economiche per lo scalo e per l'indotto sarebbero pesantissime. Un epilogo da scongiurare assolutamente.

L'Italia, secondo Ryanair, è il fiore all'occhiello della compagnia irlandese, alla quale assicura un quinto del traffico, arrivando quasi a insidiare la supremazia del Regno Unito. E a sua volta Orio è il fiore all'occhiello degli aeroporti italiani dove opera il vettore di Dublino. Secondo gli ispettori del Lavoro di Bergamo, Ryanair dispone a Orio di locali affidati dalla Sacbo, la società di gestione dello scalo orobico, dotati di computer, telefoni e fax, scaffalature contenenti comunicazioni di servizio, che vengono utilizzati dal personale Ryanair (piloti e assistenti di volo), tramite un servizio di connessione intranet con password personali, per concordare con la sede di Dublino le modalità di lavoro. Tutti gli equipaggi passano dalla crew-room per effettuare il check-in e il check-out e si riuniscono un'ora prima della partenza per un briefing operativo. Peraltro la compagnia ha individuato per ogni contratto di lavoro la base di servizio alla quale il lavoratore è assegnato, prevedendo espressamente l'obbligo di risiedere entro un'ora di distanza. Scrivono gli ispettori: «Se la base è il luogo dove inizia e termina la prestazione lavorativa, ne consegue che Ryanair ha individuato l'aeroporto di Orio come il luogo di lavoro». Più che sufficiente, secondo gli ispettori, per qualificare i locali Ryanair come sede stabile di lavoro in Italia, quindi assoggettabile alla contribuzione e alla fiscalità italiane.

Ryanair sostiene che in Italia non ha alcuna stabile organizzazione. Tutte le decisioni riguardanti i dipendenti, i voli, i clienti e i fornitori, le tratte e le modalità di esecuzione della prestazione lavorativa, sono prese a Dublino. I contratti di lavoro, secondo la compagnia low cost, sono regolati dalla legge irlandese, gli aeromobili sono immatricolati in Irlanda. Tutti i dipendenti sono stipendiati dalla sede legale di Ryanair in Irlanda, pagano tasse e contributi previdenziali alle autorità irlandesi e hanno un conto corrente in Irlanda dove viene accreditato lo stipendio. In soldoni: Ryanair dice di essere irlandese in tutte le sue declinazioni. Per la direzione provinciale del Lavoro di Bergamo, invece, Ryanair è irlandese ma italiana, dato che ha base a Orio. In ballo ci sono quasi 12 milioni di euro di soli contributi non versati (per intenderci: più del buco creato al Comune di Bergamo dalle ultime tre manovre). Il braccio di ferro è appena iniziato.

Riccardo Nisoli
Corriere della Sera
8 febbraio 2012 | 16:31
© RIPRODUZIONE RISERVATA
 
Abbiamo già affrontato la problematica un'esagerazione di volte!
 
Infatti ci vorrebbe una bella azione concertata della UE, così li voglio vedere a chiudere in tutta Europa.
Anche solo chiudere BGY per loro sarebbe una bella mazzata, secondo me alla fine pagherebbero. In Francia la presenza di FR era tutto sommato marginale, ma non può permettersi di andarsene da un paese dove fa il 20% del proprio fatturato.
 
La notizia è vecchia e conosciuta. Astenersi dalla solita battaglia pro/contro FR e rimanere nel seminato, cortesemente. Viceversa, il thread ha il destino segnato, come quelli che lo hanno preceduto. Grazie per la collaborazione.
 
piuttosto che pagare chiudono le basi....
Lo Stato deve andare avanti, che chiudano le basi italiane e si precludano delle belle possibilità sul mercato italiano dovendo operare i voli da parte di velivoli fuori base con costi maggiori.

Con FR è ora di far valere le regole che valgono anche per gli altri, altrimenti a forza di calare le braghe sarà un disastro.
 
Con FR è ora di far valere le regole che valgono anche per gli altri, altrimenti a forza di calare le braghe sarà un disastro.

Tutto ciò in un paese dove si fanno le norme apposta per una compagnia aerea.

Tornando a Ryanair, fanno bene le autorità competenti a vigilare, ma il discorso del sistema sanitario nazionale fa un po' ridere, come se l'assistenza sanitaria fosse garantita solo a chi ha un lavoro.
 
Scusate ma le Direzioni provinciali del lavoro di tutte le altre basi FR, cosa fanno "dormono".
Se la compagnia prevede : " Peraltro la compagnia ha individuato per ogni contratto di lavoro la base di servizio alla quale il lavoratore è assegnato, prevedendo espressamente l'obbligo di risiedere entro un'ora di distanza".
Mi piacerebbe sapere il personale di base a Trapani o Brindisi , Bari ecc dove risiedono??
Io dovrei pagare le tasse nel paese in cui dormo e lavoro, altrimenti faccio il lavoro del frontaliero e ok , dormo in Irlanda e la mattina mi faccio trovare a Trapani.
 
Tutto ciò in un paese dove si fanno le norme apposta per una compagnia aerea.

Tornando a Ryanair, fanno bene le autorità competenti a vigilare, ma il discorso del sistema sanitario nazionale fa un po' ridere, come se l'assistenza sanitaria fosse garantita solo a chi ha un lavoro.
Il discorso dell'assistenza sanitaria è invece molto complesso e azzeccato. Nella UE per crescere veramente vanno imposti degli standard minini in campo di politica fiscale, sanitaria, monetaria ecc... altrimenti si sfrutta il libero mercato in una guerra fra poveri e in una concorrenza distorta. Ma sono fiduciosa che in tempi non lunghi si arriverà a ciò e che fra non troppo si raggiungerà finalmente una unione anche politica facendo diventare l'Europa un grande Stato che può dire fortemente la sua a livello mondiale.
E' evidente a tutti che divisi siamo deboli e attaccabili, certo superare centinaia di anni di guerre non è facile, ma tempo 10-20 anni tutti i cittadini europei saranno nati e vissuti in pace fra di loro e si potrà superare anche quelle divisioni.
 
Una cosa è ripensare il sistema sanitario nazionale (cosa che non mi pare rientri fra le competenze delle direzioni provinciali del lavoro), altra cosa è dire: "non solo questi non pagano le tasse in Italia, ma usufruiscono pure delle prestazioni sanitarie" quando le stesse prestazioni vengono erogate anche a chi, ad esempio, è disoccupato.
 
Tornando a Ryanair, fanno bene le autorità competenti a vigilare, ma il discorso del sistema sanitario nazionale fa un po' ridere, come se l'assistenza sanitaria fosse garantita solo a chi ha un lavoro.[/QUOTE]

Premesso che non sono un esperto in materia, ma secondo te il sistema sanitario nazionale da cosa è finanziato se non dalle tasse, comprese quelle sul lavoro dipendente? Per cui chi esercita prestazioni lavorative permanenti sul territorio nazionale senza pagare le tasse, non contriuisce(come è obbligato a farlo) alla spesa pubblica, che annovera tra la sanità una delle voci più incidenti e pesanti.
 
Una cosa è ripensare il sistema sanitario nazionale (cosa che non mi pare rientri fra le competenze delle direzioni provinciali del lavoro), altra cosa è dire: "non solo questi non pagano le tasse in Italia, ma usufruiscono pure delle prestazioni sanitarie" quando le stesse prestazioni vengono erogate anche a chi, ad esempio, è disoccupato.
Guarda che se viene provato che vivono stabilmente e lavorano con base in Italia è invece proprio quello il punto, la cara FR gioca sull'equivoco nelle pieghe delle leggi cercando contraddizioni, ma se come contestato viene riconosciuto le regole comunitarie dicono che debbano versare i contributi per il ssn come ogni lavoratore italiano.
 
A mio avviso, emerge che il problema ancora una volta è l'eccessivo carico fiscale imposto dall'Italia che spinge gli investitori a spendere i loro soldi in Paesi in cui il regime fiscale è meno esoso. Sta di fatto che se si sceglie di operare qui mi sembra più che doveroso che si operi secondo le norme previste dalla nostra legislazione e non secondo quelle di Paesi che rispetto a noi sono "paradisi fiscali".
 
In merito ai miei interventi precedenti: condivido in pieno che Ryanair (e i suoi dipendenti) debbano pagare tutte le imposte dovute e non un centesimo in meno.

Quella che ho criticato è l'ardita argomentazione della DPL di Bergamo (come riportata dai giornali, inclusi Corriere e Sole 24 ore) da cui consegue che non pagare le imposte in Italia e usufruire delle prestazioni del SSN sarebbe un abuso. Applicando alla lettera questo criterio, si dovrebbe togliere l'assistenza sanitaria ai disoccupati, agli studenti e magari anche ai "poveri" ossia quelli che con un reddito inferiore a 7500 euro annui non pagano l'irpef.

Al netto di questa argomentazione, ben vengano queste attività ispettive e in seguito, si spera, le pronunce della giustizia.
 
In merito ai miei interventi precedenti: condivido in pieno che Ryanair (e i suoi dipendenti) debbano pagare tutte le imposte dovute e non un centesimo in meno.

Quella che ho criticato è l'ardita argomentazione della DPL di Bergamo (come riportata dai giornali, inclusi Corriere e Sole 24 ore) da cui consegue che non pagare le imposte in Italia e usufruire delle prestazioni del SSN sarebbe un abuso. Applicando alla lettera questo criterio, si dovrebbe togliere l'assistenza sanitaria ai disoccupati, agli studenti e magari anche ai "poveri" ossia quelli che con un reddito inferiore a 7500 euro annui non pagano l'irpef.

Al netto di questa argomentazione, ben vengano queste attività ispettive e in seguito, si spera, le pronunce della giustizia.

Sono anche io perfettamente in linea con il discorso.
Il problema è che il navigante italiano FR al netto di contributi italiani guadagnerebbe circa 700€ mensili, e si verrebbero a perdere qualche migliaia di posti di lavoro.
E' Ryanair che deve pagare, non i dipendenti a cui la compagnia li fa pagare...