@chef
A mio avviso il "problema LIN" è duplice.
Il primo aspetto si vede guardando LIN come un'isola in mezzo al nulla: è la mancanza di concorrenza di cui ho parlato sopra. Aggiungo che nell'Italia e nella Milano di oggi 16 giugno 2006 affermare "liberalizziamo tutto" basta (forse) a mattersi la coscienza a posto, ma non è praticabile con un colpo di bacchetta magica. Se infatti non fingiamo di ignorare che tutti gli attori di LIN hanno protettori e controprotettori, vediamo che una liberalizzazione in un aeroporto comunque contingentato per ragioni strutturali e di sicurezza imporrebbe qualche discrimine al limite dell'arbitrario. E allora bisogna spaccarsi la testa per trovare paletti che coniughino la minore arbitrarietà possibile con la maggiore "sanità" del sistema in una prospettiva di lungo termine.
Per il secondo problema bisogna parafrasare John Donne: "no airport is an island". E' l'ottica con cui ha parlato Sarre e che ho accennato nella seconda parte del messaggio precedente. Detto in soldoni: al cittadino importa ben poco avere i voli domestici più quelli per Parigi e Londra all'Idroscalo se lo scotto da pagare è la carenza di non-stop internazionali e intercontinentali (difficilmente implementabili se la componente non-stop nazionale sta tutta a LIN e i rispettivi feed su MXP hanno solo pax in transito).
In definitiva pensare di risolvere o anche solo arginare il "problema LIN" considerando separatamente i due punti di cui sopra è illusione: tali aspetti sono profondamente correlati, e basa riguardare le cronache dal 1998 a oggi per rendersene conto plasticamente. Una simile correlazione lascia pensare che, se si affrontasse uno solo dei problemi, l'altro si ingigantirebbe al punto da rendere nulli o addirittura diminuire i vantaggi complessivi.
Marco
P.S.
Nessuna critica: stiamo discutendo in maniera civilissima
A mio avviso il "problema LIN" è duplice.
Il primo aspetto si vede guardando LIN come un'isola in mezzo al nulla: è la mancanza di concorrenza di cui ho parlato sopra. Aggiungo che nell'Italia e nella Milano di oggi 16 giugno 2006 affermare "liberalizziamo tutto" basta (forse) a mattersi la coscienza a posto, ma non è praticabile con un colpo di bacchetta magica. Se infatti non fingiamo di ignorare che tutti gli attori di LIN hanno protettori e controprotettori, vediamo che una liberalizzazione in un aeroporto comunque contingentato per ragioni strutturali e di sicurezza imporrebbe qualche discrimine al limite dell'arbitrario. E allora bisogna spaccarsi la testa per trovare paletti che coniughino la minore arbitrarietà possibile con la maggiore "sanità" del sistema in una prospettiva di lungo termine.
Per il secondo problema bisogna parafrasare John Donne: "no airport is an island". E' l'ottica con cui ha parlato Sarre e che ho accennato nella seconda parte del messaggio precedente. Detto in soldoni: al cittadino importa ben poco avere i voli domestici più quelli per Parigi e Londra all'Idroscalo se lo scotto da pagare è la carenza di non-stop internazionali e intercontinentali (difficilmente implementabili se la componente non-stop nazionale sta tutta a LIN e i rispettivi feed su MXP hanno solo pax in transito).
In definitiva pensare di risolvere o anche solo arginare il "problema LIN" considerando separatamente i due punti di cui sopra è illusione: tali aspetti sono profondamente correlati, e basa riguardare le cronache dal 1998 a oggi per rendersene conto plasticamente. Una simile correlazione lascia pensare che, se si affrontasse uno solo dei problemi, l'altro si ingigantirebbe al punto da rendere nulli o addirittura diminuire i vantaggi complessivi.
Marco
P.S.
Nessuna critica: stiamo discutendo in maniera civilissima