CRISTOFORO COLOMBO
«GARA IMPOSSIBILE» GAMBERALE FRUSTA GENOVA
Genova - «Le inusualmente limitate informazioni rese disponibili», «le penali non allineate alla prassi di similari operazioni» e «la preoccupante involuzione della gestione della società» non permettono a F2i di presentare un’offerta per l’acquisto del 60% del Cristoforo Colombo messo in vendita dall’Autorità portuale. Il Fondo italiano per le infrastrutture guidato da Vito Gamberale esce di scena quasi sbattendo la porta e gettando un’ombra ingombrante sulla qualità del bando per la privatizzazione dell’aeroporto di Genova. Fonti vicino al dossier rivelano che F2i non presenterà offerta per la gara in scadenza oggi alle 12.
Nonostante la manifestazione di interesse a suo tempo avanzata, nonostante lo stesso Gamberale, in un’intervista al Secolo XIX l’estate scorsa, avesse dichiarato di essere pronto a trasformare Genova nello «scalo del Mediterraneo del Nord», F2i fa marcia indietro. Lo fa dopo avere frequentato per mesi la data room (procedura di consultazione dei documenti della società in vendita) e argomenta la sua scelta in una lettera severa, inviata all’attenzione del presidente Luigi Merlo e del segretario generale Gian Battista D’Aste e protocollata ieri.
Fonti rivelano che F2i, motivando la decisione di non correre, spiega di avere «scrupolosamente analizzato l’operazione, ponendosi come investitore istituzionale di lungo periodo, con un approccio industriale orientato allo sviluppo e alla valorizzazione della società» di gestione dello scalo. Da quell’analisi , operata anche attraverso il supporto degli advisor, emergono però «tre criticità» insormontabili. Eccole.
Due diligence. «Nonostante le reiterate richieste di integrazione della data room, le inusuali limitate informazioni rese disponibili non ci hanno consentito di effettuare una accurata e completa due diligence (industriale, legale, contabile, giuslavoristica, fiscale) idonea soprattutto ad avere un quadro completo delle opportunità e dei rischi del potenziale investimento».
Contratto di cessione. «Nonostante siano stati forniti taluni chiarimenti e generiche dichiarazioni di intento, rimangono gran parte delle atipiche criticità evidenziate in merito all’assenza di anche minime garanzie contrattuali, alla previsione di penali molto elevate e non allineate alla prassi di similari operazioni, all’assenza di una procedura concordata di aggiornamento e revisione del piano industriale».
La gestione della società. «Nel corso dell’ultimo mese ci sono stati forniti aggiornamenti che mostrano (nel 2011 e 2012) una preoccupante involuzione della gestione economico-finanziaria della società». Su questo fronte è finito nel mirino l’ultimo accordo siglato con Ryanair che, nell’intento di garantirsi la presenza della compagnia e quindi la crescita del numero dei passeggeri, avrebbe compromesso i risultati operativi della società, impegnata in un esborso eccessivamente oneroso.
Per queste ragioni F2i giudica «impossibile» presentare un’offerta. Gamberale si tiene però aperta una porta, qualora «una nuova procedura» dovesse essere avviata alla luce di tali «considerazioni». Come dire: l’interesse resta. F2i è finanziato da banche italiane e dalla Cdp: partito con una dotazione di 1,850 miliardi, ne ha spesi circa 1,7 e ha in cassa ancora 150 milioni. Controlla la Gesac di Capodichino e recentemente ha acquistato il 39,7% della Sea di Milano per 385 milioni.
Il Secolo XIX
GILDA FERRARI
CIAO
_goa
«GARA IMPOSSIBILE» GAMBERALE FRUSTA GENOVA
Genova - «Le inusualmente limitate informazioni rese disponibili», «le penali non allineate alla prassi di similari operazioni» e «la preoccupante involuzione della gestione della società» non permettono a F2i di presentare un’offerta per l’acquisto del 60% del Cristoforo Colombo messo in vendita dall’Autorità portuale. Il Fondo italiano per le infrastrutture guidato da Vito Gamberale esce di scena quasi sbattendo la porta e gettando un’ombra ingombrante sulla qualità del bando per la privatizzazione dell’aeroporto di Genova. Fonti vicino al dossier rivelano che F2i non presenterà offerta per la gara in scadenza oggi alle 12.
Nonostante la manifestazione di interesse a suo tempo avanzata, nonostante lo stesso Gamberale, in un’intervista al Secolo XIX l’estate scorsa, avesse dichiarato di essere pronto a trasformare Genova nello «scalo del Mediterraneo del Nord», F2i fa marcia indietro. Lo fa dopo avere frequentato per mesi la data room (procedura di consultazione dei documenti della società in vendita) e argomenta la sua scelta in una lettera severa, inviata all’attenzione del presidente Luigi Merlo e del segretario generale Gian Battista D’Aste e protocollata ieri.
Fonti rivelano che F2i, motivando la decisione di non correre, spiega di avere «scrupolosamente analizzato l’operazione, ponendosi come investitore istituzionale di lungo periodo, con un approccio industriale orientato allo sviluppo e alla valorizzazione della società» di gestione dello scalo. Da quell’analisi , operata anche attraverso il supporto degli advisor, emergono però «tre criticità» insormontabili. Eccole.
Due diligence. «Nonostante le reiterate richieste di integrazione della data room, le inusuali limitate informazioni rese disponibili non ci hanno consentito di effettuare una accurata e completa due diligence (industriale, legale, contabile, giuslavoristica, fiscale) idonea soprattutto ad avere un quadro completo delle opportunità e dei rischi del potenziale investimento».
Contratto di cessione. «Nonostante siano stati forniti taluni chiarimenti e generiche dichiarazioni di intento, rimangono gran parte delle atipiche criticità evidenziate in merito all’assenza di anche minime garanzie contrattuali, alla previsione di penali molto elevate e non allineate alla prassi di similari operazioni, all’assenza di una procedura concordata di aggiornamento e revisione del piano industriale».
La gestione della società. «Nel corso dell’ultimo mese ci sono stati forniti aggiornamenti che mostrano (nel 2011 e 2012) una preoccupante involuzione della gestione economico-finanziaria della società». Su questo fronte è finito nel mirino l’ultimo accordo siglato con Ryanair che, nell’intento di garantirsi la presenza della compagnia e quindi la crescita del numero dei passeggeri, avrebbe compromesso i risultati operativi della società, impegnata in un esborso eccessivamente oneroso.
Per queste ragioni F2i giudica «impossibile» presentare un’offerta. Gamberale si tiene però aperta una porta, qualora «una nuova procedura» dovesse essere avviata alla luce di tali «considerazioni». Come dire: l’interesse resta. F2i è finanziato da banche italiane e dalla Cdp: partito con una dotazione di 1,850 miliardi, ne ha spesi circa 1,7 e ha in cassa ancora 150 milioni. Controlla la Gesac di Capodichino e recentemente ha acquistato il 39,7% della Sea di Milano per 385 milioni.
Il Secolo XIX
GILDA FERRARI
CIAO
_goa