Riporto due link ad articoli si ShippingOnLine, la parte pubblica del sito de
l'Avvisatore Marittimo, foglio dedicato agli operatori.
Il primo riguarda il rischo che la nave possa spostarsi se cambiano le condizioni meteomarine e raggiungere uno "scalino" che si trova a 30 metri più al largo, dopo il quale la profondità del mare è 70 m.
http://shippingonline.ilsecoloxix.i.../AOB6wjgB-rischia_concordia_inabissarsi.shtml
Il secondo da per scontrato che la Concordia verrà demolita
http://shippingonline.ilsecoloxix.i...15/AOPcbigB-concordia_navighera_relitto.shtml
Ecco i testi:
15 gennaio 2012
Isola del Giglio
La Concordia rischia di inabissarsi
Isola del Giglio - Appoggiata su un fondale di 37 metri ma con il rischio di scivolare fino a 70 metri di profondità, e dunque inabissarsi completamente. I sopralluoghi dei sommozzatori dei Vigili del Fuoco e della Guardia Costiera hanno consentito di stabilire quale sia la situazione della Costa Concordia, naufragata la sera del 13 gennaio al largo dell’isola del Giglio. Al momento la nave si trova inclinata di novanta gradi, con la murata di dritta completamente sommersa. La prua appoggia su un fondale di sabbia e alghe, mentre la parte poppiera della nave si è fermata su un basamento di roccia. A circa 30 metri da questa zona però, i sub hanno individuato una sorta di scalino, al termine del quale la profondità raggiunge i 70 metri. Il rischio, al momento non escludibile, è che se dovessero peggiorare le condizioni meteomarine, la nave potrebbe scivolare all’indietro e raggiungere così lo scalino. E a quel punto potrebbe proseguire la sua corsa, raggiungendo i 70 metri e inabissandosi. È questo il motivo per cui, al momento, le ricerche nelle zone della Concordia completamente invase dell’acqua stanno procedendo con la massima cautela: il rischio è che uno spostamento improvviso della nave possa coinvolgere i sub impegnati in quel momento nelle ricerche.
Un altro momento critico sarà rappresentato dallo svuotamento delle cisterne di carburante. La Guardia Costiera ha emesso una diffida nei confronti della Costa Crociere, chiedendo che vengano al più presto rimosse le circa 2.500 tonnellate di carburante presenti nei serbatoi. Quando questa operazione verrà eseguita, però, bisognerà contestualmente attuarne altre per evitare che l’alleggerimento della nave possa comprometterne la già precaria stabilità.
(non firmato)
-----------------
15 gennaio 2012
Da gigante a relitto
Addio alla Concordia, non navigherà mai più
Genova - Commercialmente parlando è già un relitto. Anche se agli occhi di chi la guarda appare ancora intatta nel suo scafo bianco coricato in mare, Costa Concordia ha finito di portare turisti in giro per il mondo con l’incidente del Giglio. Gli armatori decideranno, con ogni probabilità, di «rimuovere il relitto», anziché «salvare la nave»: un tecnicismo assicurativo per dire che la Concordia è da buttare. Al di là dell’ampio squarcio sul fondo, che potrebbe essere riparato, le cabine sono allagate e l’impianto elettrico è a bagno nell’acqua salata da quasi due giorni: ripristinare questi due elementi costerebbe più che ricostruirli nuovi. Il valore dei danni, insomma, supera il valore coperto dalle polizze assicurative gestite sul mercato internazionale dal broker di Costa, la Aon Insurance. Costata 700 milioni di euro e anni di lavoro nei cantieri navali di Sestri Ponente, questo palazzone di lusso datato 2006 oggi è assicurato per circa 500 milioni di dollari. Tanto sarà rimborsato a Carnival per la perdita totale, corpo e macchine, di questa sfortunata unità di navigazione.
Assicurazioni e armatore stabiliranno il sistema più economico per rimuoverla e rottamarla. I periti valuteranno se convenga rimetterla in galleggiamento e trainarla o se, come più probabile, tagliarla e portarla via a pezzi con le chiatte. Di certo l’attività della Concordia finisce qui. A fronte delle responsabilità armatoriali che stanno emergendo, l’inglese P&I, il Protection & Indemnity Club di Londra, si farà carico della rimozione del relitto e della demolizione, e degli altri oneri derivanti dalla responsabilità armatoriale, dal rimpatrio dell’equipaggio al rimborso dei bagagli persi al risarcimento ai feriti e ai parenti delle vittime. Se ci fossero danni ambientali il P&I coprirebbe anche quelli, ma a quanto sembra nemmeno un litro delle oltre 2.200 tonnellate di carburante chiuso nelle cisterne si è riversato in mare. Non è questo che farà la differenza. Il drammatico incidente della Concordia al Giglio è giudicato, in termini di danni per la compagnia, «enorme». Centinaia di milioni di dollari . Dollari che le assicurazioni (a loro volta riassicurate) sborseranno, ma che nel bilancio dell’americana Carnival, l’azionista di controllo (100%) di Costa, si trasformerà in un incremento percentuale a due cifre dei premi pagati.
Se è stata previdente, la compagnia è anche assicurata rispetto alla perdita di profitto che questo disastro produrrà, ma rispetto al danno di immagine nessuna compagnia di assicurazione interverrà: rientra nel rischio imprenditoriale e minaccia di essere un conto salato. A 24 ore dall’incidente si fa dunque la conta dei danni, ma già entrano in azione le squadre speciali accorse dal Nord Europa ieri mattina all’alba. Al recupero del carburante imprigionato nella nave sta lavorando la Smit Salvage di Rotterdam, un colosso attivo nel settore dal 1842 e rappresentato in Italia dalla genovese Cambiaso Risso. Professionisti di alto livello: gente che ha operato sulla bonifica del relitto della Haven (1991, Arenzano); che ha recuperato il sommergibile nucleare Kursk affondato nel mare di Barents nel 2000; che ha salvato la portacontainer Msc Chitra in India. Sette tra ingegneri, sommozzatori e tecnici sono sbarcati sul posto ieri mattina: è l’emergency team della Smit, sono in costante contatto con gli ingegneri navali dell’ufficio tecnico di Rotterdam, che da là opera sulla base delle informazioni e dei disegni trasmessi. Sarà utilizzata la tecnologia Hot Tapping, una tecnica che permette di forare la lamiera di una cisterna e, contestualmente, risucchiare il combustibile anche in profondità.
L’operazione richiederà qualche giorno o forse qualche settimana di tempo, dipenderà dai punti di accesso individuati. Il costo dell’intervento può raggiungere anche qualche milione di dollari, in funzione delle variabili (persone, mezzi di supporto, nave cisterna, condizioni meteo) coinvolte. All’operazione collaboreranno i rimorchiatori della Neri di Livorno, all’opera insieme alla Smit. L’intervento di ripristino è dunque cominciato in quello che - stimano gli esperti - in termini economici si rivelerà uno dei disastri maggiori degli ultimi dieci anni.
Gilda Ferrari
shipping@ilsecoloxix.it