(WAPA) - A distanza di ormai tredici giorni dall’ok dell’autorità Antitrust alla fusione o incorporazione, di Wind Jet non si sente più parlare.
Che da parte di Alitalia ci sia stato un ripensamento?
In effetti, quella che poteva essere a prima vista una opportunità per entrambi i vettori mediante la creazione di sinergie che consentissero la riduzione dei costi, per così meglio fronteggiare alcuni concorrenti che nel segmento “Low-cost” ormai in Italia la fanno da padroni, forse, alla luce delle restrizioni imposte dall’Antitrust, qualcuno ci sta ripensando.
L’Alitalia -è di questi giorni la presentazione della semestrale- ha punti di forza e debolezza equamente distribuiti. Il 2012 si annuncia per il trasporto aereo un anno assai difficile, vuoi per la crisi economica, ormai sentita a livello mondiale, vuoi per il lievitare dei costi, non adeguatamente controbilanciati dall’aumento dei ricavi.
Il costo in continuo aumento del carburante che nei conti del vettore incide per il 33%, unitamente alle crescenti rate di leasing degli aeroplani non di proprietà che sono pagate in dollari, ed il cui cambio contro l’Euro non è mai stato così sfavorevole, creano una miscela di elementi la cui gestione costringe il management di Alitalia ad una attenta politica dei costi.
Se, forse, fino a qualche tempo fa poteva avere una logica di mercato l’acquisizione di Wind Jet, già in difficoltà economiche e messa duramente alla prova a seguito del grave inconveniente di Palermo, ora che l’Antitrust ne ha in parte svuotato l’unico vero capitale che possedeva, vale a dire gli slot, ha ancora senso il suo acquisto?
Come spesso accade, la storia si ripete. Ricordate le infinite polemiche che suscitò l’acquisizione di Air One da parte di Alitalia, con i relativi strascichi riguardanti gli slot (diritti di traffico) che la compagnia deteneva? Evidentemente ci risiamo. Quello che non comprendiamo è l’ostinarsi pervicace della nostra autorità Antitrust che si comporta come se dovesse dirimere controversie fra competitors ad armi pari che operano in un mercato maturo.
Quello che nessuno osa dire, ma riteniamo sia la verità, è che dal punto di vista del trasporto aereo l’Italia non è affatto un mercato maturo.
Non ha senso guardare tanto per il sottile e costringere la nostra compagnia, diciamo non più di bandiera, certamente di riferimento, a rinunciare ad alcuni collegamenti per Milano-Linate, Catania, Palermo, Roma Fiumicino in nome di “Superiori” motivi anticoncorrenziali quando molti dei nostri aeroporti sono letteralmente alla mercé dell’arroganza di vettori a basso costo che conosciamo bene.
La situazione è certamente assai complessa ma bisogna che prima o poi si guardi la realtà in faccia. L’Italia è un mercato che insiste su di un territorio molto diverso da quello di molti Paesi europei. Nel momento in cui la gallina dalle uova d’oro della Roma-Linate, che risente la forte concorrenza del treno super veloce (concorrenza del resto tenuta artificialmente in piedi dalle assurde restrizioni di sicurezza aeroportuali), e in cui si profila la possibilità di incrementare le rotte da e per la Sicilia, (Palermo e Catania), che fa l’Antitrust? Sfila a Wind Jet (qualora acquistata da Alitalia),alcuni diritti di traffico per offrirli alla concorrenza!
Beh, se fossimo noi i responsabili di Alitalia, a questo punto, di fronte ad un quadro così incerto e profondamente mutato, ci penseremmo due volte prima di concludere l’affare.
Se poi invece, come l’"Uovo di Colombo", tutto rimanesse come adesso? Rimandando semmai a tempi migliori le acquisizioni o le fusioni? In fondo all’Alitalia non lo ha mica prescritto il dottore di andarsi a indebitare ulteriormente per rilevare un vettore la cui “Dote” si sta rivelando alquanto magra... (Avionews)
(Cla/Mos)