L'Aeroporto boccia lo stadio:«Strategiche le aree di Sestri»
la polemica
Una nota della società gela le aspettative di Garrone e del sindaco
IL NUOVO STADIO a Sestri Ponente? Un impianto costruito di comune accordo da Genoa e Sampdoria, col placet di Palazzo Tursi, in una grande area tra Erzelli e l'aeroporto? Progetto praticamente irrealizzabile. Almeno a sentire le parole di Marco Arato, proprio ieri confermato alla presidenza della società"Aeroporto di Genova" (60 per cento Autorità portuale, 25 per cento Camera di commercio, 15 per cento Aeroporti di Roma). «Quelle aree sono del demanio portuale e dunque vincolate a una funzione ben precisa che non può essere cambiata in maniera tanto semplice», esordisce Arato: «Oltretutto sono oggetto di un preciso piano di sviluppo al quale è vincolata la proroga sino al 2027 della concessione da parte dell'Enac».
Altra ragione che rende assai difficile la sdemanializzazione delle aree, presupposto di qualsiasi progetto è legata alla decisione di privatizzare l'aeroporto: «Sarebbe quantomeno strano - aggiunge Arato - andare sul mercato alla ricerca di partner privati avendo rinunciato a una parte importante della propria dote». Altrettanto netta la posizione degli altri componenti del nuovo consiglio di amministrazione nominato, sempre ieri, dall'assemblea dei soci.
«È difficilmente prevedibile che l'aeroporto di Genova, che tende ad una fase di sviluppo, possa privarsi di spazi strategici», precisano in una nota i membri del nuovo consiglio di amministrazione tra cui Luigi Merlo e Paolo Odone. Il progetto dello stadio accanto all'aeroporto, che il Comune - come anticipato ieri dal Secolo XIX - sarebbe disposto a sostenere nell'ambito dell'operazione di vendita del Ferraris alle due società di calcio, ieri è stata al centro della prima riunione del nuovo cda. I toni sono stati, a tratti, piuttosto accesi. E, alla fine, è scaturito un deciso stop all'ipotesi accarezzata soprattutto dal presidente della Sampdoria Riccardo Garrone. Ai vertici del Colombo, poi, non è neppure piaciuto il modo in cui la trattativa è andata avanti. Infatti, si dicono disponibili ad un confronto con le parti in causa (leggi: Comune e società di calcio) «purché questo avvenga nell'ambito di corrette relazioni istituzionali».
A quale scopo avviare un dialogo col Comune? «Se dobbiamo rinunciare ad aree strategiche, è chiaro che dobbiamo ottenere in cambio altre superfici che possano essere utili all'attività dell'aeroporto», butta lì Arato. Per il quale, comunque, «nessun può venire a decidere i casa d'altri».
Arato spiega, quindi, quali sono gli ostacoli all'operazione. «Innanzitutto - dice - c'è problema di natura giuridica. Dato che le aree di cui parliamo fanno parte del demanio aeroportuale, devono essere esclusivamente destinate a funzioni aeroportuali o turistiche. Per cambiarne la destinazione d'uso per insediamenti di natura urbana è necessario, prima, procedere alla sdemanializzazione come è avvenuto, per esempio, alle aree del porto antico che prima erano del demanio marittimo».
Ma perché ciò avvenga «bisogna dimostrare che tali aree non serviranno mai più allo sviluppo dello scalo, e questa decisione è di competenza esclusiva dell'Enac e della società Aeroporto».
E non sembra proprio questo il caso del Colombo: «Per le aree indicate per il nuovo stadio - conclude Arato - abbiamo presentato all'Enac un progetto di espansione che prevede, lì, la costruzione di capannoni, hangar, magazzini. Insomma, di una serie di servizi aeroportuali funzionali allo sviluppo del Colombo».
Vincenzo Galiano
Il Secolo XIX
CIAO
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la polemica
Una nota della società gela le aspettative di Garrone e del sindaco
IL NUOVO STADIO a Sestri Ponente? Un impianto costruito di comune accordo da Genoa e Sampdoria, col placet di Palazzo Tursi, in una grande area tra Erzelli e l'aeroporto? Progetto praticamente irrealizzabile. Almeno a sentire le parole di Marco Arato, proprio ieri confermato alla presidenza della società"Aeroporto di Genova" (60 per cento Autorità portuale, 25 per cento Camera di commercio, 15 per cento Aeroporti di Roma). «Quelle aree sono del demanio portuale e dunque vincolate a una funzione ben precisa che non può essere cambiata in maniera tanto semplice», esordisce Arato: «Oltretutto sono oggetto di un preciso piano di sviluppo al quale è vincolata la proroga sino al 2027 della concessione da parte dell'Enac».
Altra ragione che rende assai difficile la sdemanializzazione delle aree, presupposto di qualsiasi progetto è legata alla decisione di privatizzare l'aeroporto: «Sarebbe quantomeno strano - aggiunge Arato - andare sul mercato alla ricerca di partner privati avendo rinunciato a una parte importante della propria dote». Altrettanto netta la posizione degli altri componenti del nuovo consiglio di amministrazione nominato, sempre ieri, dall'assemblea dei soci.
«È difficilmente prevedibile che l'aeroporto di Genova, che tende ad una fase di sviluppo, possa privarsi di spazi strategici», precisano in una nota i membri del nuovo consiglio di amministrazione tra cui Luigi Merlo e Paolo Odone. Il progetto dello stadio accanto all'aeroporto, che il Comune - come anticipato ieri dal Secolo XIX - sarebbe disposto a sostenere nell'ambito dell'operazione di vendita del Ferraris alle due società di calcio, ieri è stata al centro della prima riunione del nuovo cda. I toni sono stati, a tratti, piuttosto accesi. E, alla fine, è scaturito un deciso stop all'ipotesi accarezzata soprattutto dal presidente della Sampdoria Riccardo Garrone. Ai vertici del Colombo, poi, non è neppure piaciuto il modo in cui la trattativa è andata avanti. Infatti, si dicono disponibili ad un confronto con le parti in causa (leggi: Comune e società di calcio) «purché questo avvenga nell'ambito di corrette relazioni istituzionali».
A quale scopo avviare un dialogo col Comune? «Se dobbiamo rinunciare ad aree strategiche, è chiaro che dobbiamo ottenere in cambio altre superfici che possano essere utili all'attività dell'aeroporto», butta lì Arato. Per il quale, comunque, «nessun può venire a decidere i casa d'altri».
Arato spiega, quindi, quali sono gli ostacoli all'operazione. «Innanzitutto - dice - c'è problema di natura giuridica. Dato che le aree di cui parliamo fanno parte del demanio aeroportuale, devono essere esclusivamente destinate a funzioni aeroportuali o turistiche. Per cambiarne la destinazione d'uso per insediamenti di natura urbana è necessario, prima, procedere alla sdemanializzazione come è avvenuto, per esempio, alle aree del porto antico che prima erano del demanio marittimo».
Ma perché ciò avvenga «bisogna dimostrare che tali aree non serviranno mai più allo sviluppo dello scalo, e questa decisione è di competenza esclusiva dell'Enac e della società Aeroporto».
E non sembra proprio questo il caso del Colombo: «Per le aree indicate per il nuovo stadio - conclude Arato - abbiamo presentato all'Enac un progetto di espansione che prevede, lì, la costruzione di capannoni, hangar, magazzini. Insomma, di una serie di servizi aeroportuali funzionali allo sviluppo del Colombo».
Vincenzo Galiano
Il Secolo XIX
CIAO
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