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bombatutto
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Dai Cessna e dai Piper dell’Aero Club al simulatore dell’Airbus 380, per scoprire che l’aereo commerciale più grande del mondo è un colosso docile e gentile, quasi accomodante perfino con un pilotastro della domenica che lo scopre e lo “vola” per un paio d’ore nel più moderno centro di addestramento al mondo, quello di Etihad Airways. Il risveglio dal sogno della perfezione (o quasi) è una bella botta con il carrello principale: l’avvicinamento in modalità manuale alla pista 13 sinistra dell’aeroporto di Abu Dhabi stava procedendo così bene che, nell’euforia, ci siamo scordati di portare al minimo la manetta dei motori… Il bello della simulazione, se non altro, è che puoi riprovarci.
Cittadella futuristica
Ore 10 del mattino, anche se è venerdì – giorno di riposo e di preghiera nel mondo arabo – la cittadella della compagnia di bandiera degli Emirati Arabi è in piena attività ed è solo un po’ meno trafficata del solito. Etihad Airways ha qualcosa come 20 mila dipendenti di 143 nazionalità, 102 aerei (e più di 200 in ordine), 11,5 milioni di passeggeri da gestire: e tutto passa da questa sede pensata all’insegna della massima razionalità. Circolano piloti in attesa di effettuare il “check” periodico, aspiranti assistenti di volo che devono superare i vari livelli dell’addestramento e simulazioni delle emergenze che potrebbero verificarsi a bordo, mentre a “mission control”, che pare la sala operativa della Nasa a Houston, si tengono sotto monitoraggio i velivoli della flotta in volo in quel momento nel mondo; per ognuno di essi c’è un report costante sullo “stato dell’arte”, inclusi eventuali problemi tecnici che potrebbero intervenire e che, in tal caso, sarebbero segnalati alla base dall’aereo stesso ben prima del loro verificarsi. “Sim city” è invece un’unità a parte: Etihad, reduce dall’accordo con Alitalia e che per il quarto anno di fila ha avuto l’oscar della qualità, l’ha concepita come parte integrante della sua accademia di volo.
Rotta da Abu Dhabi a Melbourne
Ci sono simulatori per ogni modello di velivolo in linea, gli ultimi arrivati sono quelli del Boeing 787 Dreamliner e, appunto, dell’A380. Il supergigante entrerà in linea il 27 dicembre prossimo e la flotta sarà di dieci unità. A bordo ci saranno chicche esclusive, come una “residenza” a tre locali in una prima classe che aggiungerà a questa mini-reggia nove appartamenti dotati di ogni confort. Di questo, però, al simulatore non c’è traccia. Il simulatore, infatti, è uno “scatolone” che riproduce la cabina di comando e che, come l’aereo reale, si muove sui tre assi. I comandanti Ziad El Nady, egiziano, e Daniele Grassini, uno dei tanti italiani in servizio, entrambi al vertice della piramide dell’addestramento, hanno pianificato per noi una partenza da Melbourne e un atterraggio ad Abu Dhabi. Il 380 configurato per un volo da 13 ore pesa al decollo 575 tonnellate (sette volte e mezzo un A320) e imbarca 209528 chili di carburante. Ovviamente il nostro viaggio durerà di meno, ad un certo punto si passerà alla procedura di avvicinamento all’aeroporto d’arrivo.
Una partenza morbida
Ed eccoci seduti davanti a un cockpit di ultima generazione, uguale al cento per cento a quello reale. Per spiegare in maniera semplice, si entra nel regno di una serie di computer integrati che permettono di impostare ogni aspetto del volo e di gestirlo. Computer intelligentissimi e anche rognosi: nel nostro caso c’è un parametro relativo al trimmaggio dei piani di coda che non piace al Grande Fratello. Finché la scritta non passa da arancione a verde, non si può partire. Finalmente il problema è risolto e il controllo incrociato da l’ok. Messa in moto (automatica: il rumore dei motori è quasi impercettibile), rullaggio, allineamento e decollo. Il “bestione” solleva il muso in maniera dolce, è impressionante quanto sia morbido, preciso e, in fondo, semplice. Ed è bello sbizzarrirsi tra il pilotaggio manuale, con un joystick da videogioco che regola i comandi “fly by wire”, e quello totalmente affidato ai computer. Gli effetti sono, come detto, uguali alla realtà, compreso l’accenno di mal di mare che interviene quando l’istruttore, che sta alle spalle, inserisce la variabile della turbolenza. Dopo aver sperimentato la pioggia, i fulmini e il temporale, ecco il balzo in avanti nel tempo per giungere all’avvicinamento ad Abu Dhabi. C’è ancora qualche minuto a disposizione per sorvolare il Ferrari World e la pista del Gp di F1 e per fare un giro sopra la skyline della città; poi si procede con l’atterraggio.
Qualche problema di atterraggio
Per complicarci la vita, ma anche per vedere se e quanto è difficile tenere testa a un animale del genere, scegliamo la soluzione “visual” e “manuale”. La botta di cui sopra è un brusco risveglio dal sogno. Pazienza: reset, si torna a 3 miglia dalla pista e si ripete tutto, memorizzando di portare le manette al mimino a 40 piedi di altezza. Stavolta va meglio, anzi va sorprendentemente bene: il tocco non è un “bacio” alla pista (quello avverrà dopo, sperimentando la modalità… automatica), ma è un accettabile compromesso tra un atterraggio pesante e uno decente. Di sicuro non saremmo promossi al “check” periodico, ma almeno il 380 non l’abbiamo sfasciato e James Hogan, l’amministratore delegato plenipotenziario, non ci manderà il conto della riparazione. È già qualcosa.
21 novembre 2014 | 14:43
http://www.corriere.it/cronache/14_...li-94a4de4a-717d-11e4-b9c7-dbbe3ea603eb.shtml
Cittadella futuristica
Ore 10 del mattino, anche se è venerdì – giorno di riposo e di preghiera nel mondo arabo – la cittadella della compagnia di bandiera degli Emirati Arabi è in piena attività ed è solo un po’ meno trafficata del solito. Etihad Airways ha qualcosa come 20 mila dipendenti di 143 nazionalità, 102 aerei (e più di 200 in ordine), 11,5 milioni di passeggeri da gestire: e tutto passa da questa sede pensata all’insegna della massima razionalità. Circolano piloti in attesa di effettuare il “check” periodico, aspiranti assistenti di volo che devono superare i vari livelli dell’addestramento e simulazioni delle emergenze che potrebbero verificarsi a bordo, mentre a “mission control”, che pare la sala operativa della Nasa a Houston, si tengono sotto monitoraggio i velivoli della flotta in volo in quel momento nel mondo; per ognuno di essi c’è un report costante sullo “stato dell’arte”, inclusi eventuali problemi tecnici che potrebbero intervenire e che, in tal caso, sarebbero segnalati alla base dall’aereo stesso ben prima del loro verificarsi. “Sim city” è invece un’unità a parte: Etihad, reduce dall’accordo con Alitalia e che per il quarto anno di fila ha avuto l’oscar della qualità, l’ha concepita come parte integrante della sua accademia di volo.
Rotta da Abu Dhabi a Melbourne
Ci sono simulatori per ogni modello di velivolo in linea, gli ultimi arrivati sono quelli del Boeing 787 Dreamliner e, appunto, dell’A380. Il supergigante entrerà in linea il 27 dicembre prossimo e la flotta sarà di dieci unità. A bordo ci saranno chicche esclusive, come una “residenza” a tre locali in una prima classe che aggiungerà a questa mini-reggia nove appartamenti dotati di ogni confort. Di questo, però, al simulatore non c’è traccia. Il simulatore, infatti, è uno “scatolone” che riproduce la cabina di comando e che, come l’aereo reale, si muove sui tre assi. I comandanti Ziad El Nady, egiziano, e Daniele Grassini, uno dei tanti italiani in servizio, entrambi al vertice della piramide dell’addestramento, hanno pianificato per noi una partenza da Melbourne e un atterraggio ad Abu Dhabi. Il 380 configurato per un volo da 13 ore pesa al decollo 575 tonnellate (sette volte e mezzo un A320) e imbarca 209528 chili di carburante. Ovviamente il nostro viaggio durerà di meno, ad un certo punto si passerà alla procedura di avvicinamento all’aeroporto d’arrivo.
Una partenza morbida
Ed eccoci seduti davanti a un cockpit di ultima generazione, uguale al cento per cento a quello reale. Per spiegare in maniera semplice, si entra nel regno di una serie di computer integrati che permettono di impostare ogni aspetto del volo e di gestirlo. Computer intelligentissimi e anche rognosi: nel nostro caso c’è un parametro relativo al trimmaggio dei piani di coda che non piace al Grande Fratello. Finché la scritta non passa da arancione a verde, non si può partire. Finalmente il problema è risolto e il controllo incrociato da l’ok. Messa in moto (automatica: il rumore dei motori è quasi impercettibile), rullaggio, allineamento e decollo. Il “bestione” solleva il muso in maniera dolce, è impressionante quanto sia morbido, preciso e, in fondo, semplice. Ed è bello sbizzarrirsi tra il pilotaggio manuale, con un joystick da videogioco che regola i comandi “fly by wire”, e quello totalmente affidato ai computer. Gli effetti sono, come detto, uguali alla realtà, compreso l’accenno di mal di mare che interviene quando l’istruttore, che sta alle spalle, inserisce la variabile della turbolenza. Dopo aver sperimentato la pioggia, i fulmini e il temporale, ecco il balzo in avanti nel tempo per giungere all’avvicinamento ad Abu Dhabi. C’è ancora qualche minuto a disposizione per sorvolare il Ferrari World e la pista del Gp di F1 e per fare un giro sopra la skyline della città; poi si procede con l’atterraggio.
Qualche problema di atterraggio
Per complicarci la vita, ma anche per vedere se e quanto è difficile tenere testa a un animale del genere, scegliamo la soluzione “visual” e “manuale”. La botta di cui sopra è un brusco risveglio dal sogno. Pazienza: reset, si torna a 3 miglia dalla pista e si ripete tutto, memorizzando di portare le manette al mimino a 40 piedi di altezza. Stavolta va meglio, anzi va sorprendentemente bene: il tocco non è un “bacio” alla pista (quello avverrà dopo, sperimentando la modalità… automatica), ma è un accettabile compromesso tra un atterraggio pesante e uno decente. Di sicuro non saremmo promossi al “check” periodico, ma almeno il 380 non l’abbiamo sfasciato e James Hogan, l’amministratore delegato plenipotenziario, non ci manderà il conto della riparazione. È già qualcosa.
21 novembre 2014 | 14:43
http://www.corriere.it/cronache/14_...li-94a4de4a-717d-11e4-b9c7-dbbe3ea603eb.shtml