La crisi Alitalia, gli sprechi e i favori - Il Sole 24 ORE


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La crisi Alitalia, gli sprechi e i favori

Gianni Dragoni
Il Sole 24 Ore
4 Maggio 2008


A impensierire Maurizio Prato, mercoledì 2 aprile, non c'erano solo le pretese dei sindacati nella trattativa con Air France sulla privatizzazione. Un negoziato conclusosi con la rottura e le dimissioni di Prato la sera stessa. Quel giorno, il più triste da quando il primo agosto 2007 aveva assunto la presidenza della scricchiolante Alitalia, il dirigente pubblico era sottoposto a un altro, martellante assalto.

La Corte costituzionale da settimane chiedeva con insistenza per i 14 giudici in carica e una schiera di ex, attraverso il segretario generale, Giuseppe Troccoli, 33 tessere del Club Freccia Alata (Cfa), il privilegio più esclusivo concesso dalla compagnia. La Freccia Alata dà diritto all'uso delle salette per vip negli aeroporti, a una corsia preferenziale nelle prenotazioni, ai posti nelle prime file sugli aerei, a una procedura d'imbarco più rapida, evitando le file. Non dà diritto al biglietto gratuito: quello, salvo eccezioni, si paga.

È un trattamento per clienti di riguardo, lo fanno tutte le compagnie. Hanno diritto alla Freccia Alata i clienti più assidui, i «grandi volatori», che sono circa 50mila. Ma alla Magliana si è affermata l'abitudine di dispensare l'ambita tesserina color oro anche a clienti che non ne hanno diritto: politici, alte cariche dello Stato, magistrati, militari, manager, attori, cantanti, giornalisti, o anche solo "amici" di persone importanti. Li chiamano membri «onorari» del Cfa. Un modo di rafforzare le relazioni della compagnia o, forse, di coloro che decidono l'ammissione al Cfa, una funzione che spetta alla direzione relazioni esterne.

Giulio Tremonti era ministro dell'Economia quando, il 6 maggio 2004, il Governo Berlusconi nominò all'Alitalia Giancarlo Cimoli amministratore delegato, al posto di Giuseppe Bonomi (presidente) e Marco Zanichelli (amministratore delegato), diventato ad nell'emergenza creata dalle dimissioni di Francesco Mengozzi il 27 febbraio. Tremonti chiamava Zanichelli «Freccia Alata». Per rimarcare il potere che aveva amministrato, come direttore delle relazioni esterne per oltre 15 anni, nell'espandere i beneficiari del privilegio.

All'arrivo Cimoli trovò circa 5mila tessere «onorarie». Tra i meriti del suo mandato, che ha fallito l'obiettivo del risanamento dei conti, l'ex numero uno Fs si è vantato di essere riuscito a ridurre queste tessere, quasi fosse una fatica di Sisifo. E in effetti lo è. Nel 2006 le tessere «onorarie» erano ridotte a 3.300, quando in agosto alla direzione relazioni esterne e comunicazione è arrivata Ilaria Bramezza, ex city manager al Comune di Venezia. Nel 2007 le tessere «onorarie» sono state ridotte a 1.300, nonostante le forti pressioni degli esclusi. Eliminato il privilegio ai parlamentari, che possono comunque accedere alle salette (ma solo in Italia) grazie ai privilegi di Camera e Senato.

All'inizio di quest'anno la direzione relazioni esterne ha abbattuto a 250 le tessere Freccia Alata «onorarie», riservandole a un gruppo selezionato di vertici di grandi società, Fiat, banche, assicurazioni, giornali e tv. Il taglio è stato fatto anche per attenuare il previsto sovraffollamento delle salette vip a Fiumicino, in conseguenza dell'aumento dei voli nello scalo romano avvenuto dal 30 marzo, con il piano Prato. E la maggioranza degli «onorari» risiedono a Roma.

Il taglio delle tesserine magiche ha provocato la protesta in massa di molti vip. Alla Magliana, dove c'è il rischio di portare i libri in Tribunale, le pressioni e le richieste di tessere Cfa sono il pane quotidiano. Prato aveva cercato di difendere la linea della sobrietà, autorizzando la Freccia Alata solo per il presidente dell'Alta Corte Franco Bile e il vice Giovanni Maria Flick. Ma il bombardamento di richieste, culminato nelle ore disperate in cui stava saltando la trattativa con Jean-Cyril Spinetta, ha vinto anche la sua resistenza.

Così il privilegio è stato riconosciuto a 30 tra giudici in carica della Corte costituzionale e gli «emeriti», cioè gli ex presidenti e perfino il segretario generale Troccoli, che si era aggiunto alla lista. Tra i pochi esclusi dalla Cfa l'ex presidente Antonio Baldassarre, perché è finito nelle indagini della Procura di Roma, per l'offerta presentata nella privatizzazione a nome di un'improbabile cordata (tra i componenti un McDonald's dell'Eur).

In seguito a forti pressioni esterne e interne, fatte anche da altre direzioni dell'Alitalia che hanno interferito con la funzione responsabile delle relazioni esterne, le tessere «onorarie» sono ora risalite a 1.300. Non c'è solo la Corte costituzionale a bussare alla porta dell'esclusivo club. Hanno la tessera «onoraria», tra i tanti, il primo presidente della Corte di Cassazione, Vincenzo Carbone o il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino.
Dalla Corte dei conti è arrivata una lista con 40 richieste, tra cui due medici. In campagna elettorale un ministro candidato con il Pd ha raccomandato un cantante, ex vincitore a Sanremo, richiesta respinta. Dall'entourage del ministro dei Trasporti, Alessandro Bianchi, arrivano domande a raffica. Anelano alla tesserina molti ufficiali della polizia, della Finanza, soprattutto quelli distaccati a Fiumicino, vertici delle forze armate.

La gestione di questo privilegio è un buon esempio che, oltre al malcostume, spiega il cattivo funzionamento dell'azienda e la commistione con pressioni esterne, dalla politica alle istituzioni a vari "poteri" trasversali. Molte immagini di distorsioni scorrono nel passato anche recente, in una sorta di "blob" Alitalia. Nel giugno 2002 Alitalia ha inaugurato il volo da Fiumicino ad Albenga (Savona), città con 24mila abitanti, con un turboelica Atr42.

«Proviamo questa nuova rotta. Badate però che questa è un'operazione di scouting», avvertì l'amministratore delegato, Francesco Mengozzi, al taglio del nastro. «Ma che vuol dire scouting?», chiese Claudio Scajola, che era ministro dell'Interno, per il quale il volo era molto comodo per rientrare nel collegio elettorale.

«Sperimentiamo. Se non c'è traffico si chiude», spiegò Mengozzi. Dopo due mesi il volo era già soppresso. C'erano stati anche contributi di lancio dell'aeroporto di Villanova d'Albenga: comunque soldi pubblici, perché quasi il 90%dei soci dell'aeroporto sono gli enti locali. Per diverso tempo il «volo Scajola» è stato poi fatto dall'Air One di Carlo Toto, ma ora non c'è più.

Casi di questo tipo sono innumerevoli. Un ex collaboratore di Giovanni Bisignani, oggi amministratore delegato della Iata, ricorda che quando era ad dell'Alitalia, all'inizio degli anni Novanta, un senatore calabrese, Francesco Covello della vecchia Dc, si battè con insistenza per avere il volo da Roma a Lamezia Terme (Catanzaro). «Prima i politici stanziavano i soldi pubblici per costruire aeroporti, anche nel nulla, poi facevano lobby per costringere Alitalia a mettere i voli», ricorda un ex dirigente.

Le consulenze sono un altro capitolo difficile da decifrare. Talvolta costose, affidate anche a società di prestigio, ma dai risultati spesso oscuri. All'assemblea degli azionisti dell'11 luglio 2007, il presidente Berardino Libonati ha rivelato che «Alitalia ha corrisposto a McKinsey negli anni 2004, 2005 e 2006 42 milioni di euro, oltre ad Iva». Sono gli anni di Cimoli. Poi c'è «il rapporto contrattuale con Accenture avviato nel 2005, finalizzato al progetto di ristrutturazione del sistema amministrativo-contabile, per circa 30 milioni di euro complessivi», ha aggiunto Libonati.

Controverso il nuovo logo introdotto nel 2005, il «restyling del marchio», con la scritta Alitalia che ora è leggermente inclinata verso destra, una differenza quasi impercettibile rispetto alla precedente. All'assemblea del 2007 Libonati ha cercato di difendere la scelta, avvenuta nella precedente gestione.

«Alitalia nella strategia di riposizionamento della compagnia e della marca aveva deciso di rinnovare il servizio offerto ai clienti accompagnandolo con il restyling del marchio», che risaliva al 1969. Per il restyling, «svolto in collaborazione con la sola agenzia di comunicazione», Saatchi & Saatchi, la compagnia – ha detto Libonati – ha sostenuto «per disegni e realizzazione dei nuovi materiali», il costo complessivo di 520mila euro tra il 2005 e il 2006.

«Il nuovo logo è stato introdotto nel 2005 sulle macchine per il check-in veloce di Fiumicino ed è risultato più apprezzato dai clienti Alitalia; è stata effettuata un'analisi, con un gradimento complessivo che è passato da 56,9 al 61% degli intervistati dalla ricerca Gpf e associati», ha detto Libonati. Non sembra un grande miglioramento. Ma soprattutto non si comprende come mai una compagnia in crisi abbia affrontato spese di questo genere. Un costo ulteriore e più consistente, non reso noto, è stato sostenuto per ridipingere il marchio sugli aerei.

E poi c'è la pubblicità. «La comunicazione pubblicitaria è stata svolta nel 2006 con la collaborazione dell'agenzia internazionale Saatchi & Saatchi e del centro media Mindshare», ha detto Libonati. «La società per il 2006 ha sostenuto costi pubblicitari complessivi pari a circa 22 milioni».
 
Ultima modifica da un moderatore:
Anche a me fa abbastanza schifo la questua delle CFA onorarie a politici e presunti VIP, ma vi posso assicurare che so per certo che anche le altre major hanno questa rogna da gestire...
 
Scajola non era in TV qualche giorno fa a lamentarsi sulla malagestione di AZ? Ballarò forse?
 
da: http://dagospia.excite.it/articolo_index_40140.html

ALITALIA SENZA FONDO: 520MILA EURO PER UN PICCOLO RESTYLING DEL MARCHIO
LE PRESSIONI PER AVERE LA TESSERA DELLA FRECCIA ALATA SONO RISALITE A 1300
QUEL VOLO ROMA-ALBENGA PRO SCAJOLA, LE ROTTE “SU ORDINAZIONE” DEI POLITICI

Gianni Dragoni per “Il Sole 24 Ore”


A impensierire Maurizio Prato, mercoledì 2 aprile, non c'erano solo le pretese dei sindacati nella trattativa con Air France sulla privatizzazione. Un negoziato conclusosi con la rottura e le dimissioni di Prato la sera stessa. Quel giorno, il più triste da quando il primo agosto 2007 aveva assunto la presidenza della scricchiolante Alitalia, il dirigente pubblico era sottoposto a un altro, martellante assalto.

La Corte costituzionale da settimane chiedeva con insistenza per i 14 giudici in carica e una schiera di ex, attraverso il segretario generale, Giuseppe Troccoli, 33 tessere del Club Freccia Alata (Cfa), il privilegio più esclusivo concesso dalla compagnia. La Freccia Alata dà diritto all'uso delle salette per vip negli aeroporti, a una corsia preferenziale nelle prenotazioni, ai posti nelle prime file sugli aerei, a una procedura d'imbarco più rapida, evitando le file. Non dà diritto al biglietto gratuito: quello, salvo eccezioni, si paga.

È un trattamento per clienti di riguardo, lo fanno tutte le compagnie. Hanno diritto alla Freccia Alata i clienti più assidui, i «grandi volatori», che sono circa 50mila. Ma alla Magliana si è affermata l'abitudine di dispensare l'ambita tesserina color oro anche a clienti che non ne hanno diritto: politici, alte cariche dello Stato, magistrati, militari, manager, attori, cantanti, giornalisti, o anche solo "amici" di persone importanti. Li chiamano membri «onorari» del Cfa. Un modo di rafforzare le relazioni della compagnia o, forse, di coloro che decidono l'ammissione al Cfa, una funzione che spetta alla direzione relazioni esterne.

Giulio Tremonti era ministro dell'Economia quando, il 6 maggio 2004, il Governo Berlusconi nominò all'Alitalia Giancarlo Cimoli amministratore delegato, al posto di Giuseppe Bonomi (presidente) e Marco Zanichelli (amministratore delegato), diventato ad nell'emergenza creata dalle dimissioni di Francesco Mengozzi il 27 febbraio. Tremonti chiamava Zanichelli «Freccia Alata». Per rimarcare il potere che aveva amministrato, come direttore delle relazioni esterne per oltre 15 anni, nell'espandere i beneficiari del privilegio.

All'arrivo Cimoli trovò circa 5mila tessere «onorarie». Tra i meriti del suo mandato, che ha fallito l'obiettivo del risanamento dei conti, l'ex numero uno Fs si è vantato di essere riuscito a ridurre queste tessere, quasi fosse una fatica di Sisifo. E in effetti lo è. Nel 2006 le tessere «onorarie» erano ridotte a 3.300, quando in agosto alla direzione relazioni esterne e comunicazione è arrivata Ilaria Bramezza, ex city manager al Comune di Venezia. Nel 2007 le tessere «onorarie» sono state ridotte a 1.300, nonostante le forti pressioni degli esclusi. Eliminato il privilegio ai parlamentari, che possono comunque accedere alle salette (ma solo in Italia) grazie ai privilegi di Camera e Senato.

All'inizio di quest'anno la direzione relazioni esterne ha abbattuto a 250 le tessere Freccia Alata «onorarie», riservandole a un gruppo selezionato di vertici di grandi società, Fiat, banche, assicurazioni, giornali e tv. Il taglio è stato fatto anche per attenuare il previsto sovraffollamento delle salette vip a Fiumicino, in conseguenza dell'aumento dei voli nello scalo romano avvenuto dal 30 marzo, con il piano Prato. E la maggioranza degli «onorari» risiedono a Roma.

Il taglio delle tesserine magiche ha provocato la protesta in massa di molti vip. Alla Magliana, dove c'è il rischio di portare i libri in Tribunale, le pressioni e le richieste di tessere Cfa sono il pane quotidiano. Prato aveva cercato di difendere la linea della sobrietà, autorizzando la Freccia Alata solo per il presidente dell'Alta Corte Franco Bile e il vice Giovanni Maria Flick. Ma il bombardamento di richieste, culminato nelle ore disperate in cui stava saltando la trattativa con Jean-Cyril Spinetta, ha vinto anche la sua resistenza.

Così il privilegio è stato riconosciuto a 30 tra giudici in carica della Corte costituzionale e gli «emeriti», cioè gli ex presidenti e perfino il segretario generale Troccoli, che si era aggiunto alla lista. Tra i pochi esclusi dalla Cfa l'ex presidente Antonio Baldassarre, perché è finito nelle indagini della Procura di Roma, per l'offerta presentata nella privatizzazione a nome di un'improbabile cordata (tra i componenti un McDonald's dell'Eur).

In seguito a forti pressioni esterne e interne, fatte anche da altre direzioni dell'Alitalia che hanno interferito con la funzione responsabile delle relazioni esterne, le tessere «onorarie» sono ora risalite a 1.300. Non c'è solo la Corte costituzionale a bussare alla porta dell'esclusivo club. Hanno la tessera «onoraria», tra i tanti, il primo presidente della Corte di Cassazione, Vincenzo Carbone o il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino.
Dalla Corte dei conti è arrivata una lista con 40 richieste, tra cui due medici. In campagna elettorale un ministro candidato con il Pd ha raccomandato un cantante, ex vincitore a Sanremo, richiesta respinta. Dall'entourage del ministro dei Trasporti, Alessandro Bianchi, arrivano domande a raffica. Anelano alla tesserina molti ufficiali della polizia, della Finanza, soprattutto quelli distaccati a Fiumicino, vertici delle forze armate.

La gestione di questo privilegio è un buon esempio che, oltre al malcostume, spiega il cattivo funzionamento dell'azienda e la commistione con pressioni esterne, dalla politica alle istituzioni a vari "poteri" trasversali. Molte immagini di distorsioni scorrono nel passato anche recente, in una sorta di "blob" Alitalia. Nel giugno 2002 Alitalia ha inaugurato il volo da Fiumicino ad Albenga (Savona), città con 24mila abitanti, con un turboelica Atr42.

«Proviamo questa nuova rotta. Badate però che questa è un'operazione di scouting», avvertì l'amministratore delegato, Francesco Mengozzi, al taglio del nastro. «Ma che vuol dire scouting?», chiese Claudio Scajola, che era ministro dell'Interno, per il quale il volo era molto comodo per rientrare nel collegio elettorale.

«Sperimentiamo. Se non c'è traffico si chiude», spiegò Mengozzi. Dopo due mesi il volo era già soppresso. C'erano stati anche contributi di lancio dell'aeroporto di Villanova d'Albenga: comunque soldi pubblici, perché quasi il 90%dei soci dell'aeroporto sono gli enti locali. Per diverso tempo il «volo Scajola» è stato poi fatto dall'Air One di Carlo Toto, ma ora non c'è più.

Casi di questo tipo sono innumerevoli. Un ex collaboratore di Giovanni Bisignani, oggi amministratore delegato della Iata, ricorda che quando era ad dell'Alitalia, all'inizio degli anni Novanta, un senatore calabrese, Francesco Covello della vecchia Dc, si battè con insistenza per avere il volo da Roma a Lamezia Terme (Catanzaro). «Prima i politici stanziavano i soldi pubblici per costruire aeroporti, anche nel nulla, poi facevano lobby per costringere Alitalia a mettere i voli», ricorda un ex dirigente.

Le consulenze sono un altro capitolo difficile da decifrare. Talvolta costose, affidate anche a società di prestigio, ma dai risultati spesso oscuri. All'assemblea degli azionisti dell'11 luglio 2007, il presidente Berardino Libonati ha rivelato che «Alitalia ha corrisposto a McKinsey negli anni 2004, 2005 e 2006 42 milioni di euro, oltre ad Iva». Sono gli anni di Cimoli. Poi c'è «il rapporto contrattuale con Accenture avviato nel 2005, finalizzato al progetto di ristrutturazione del sistema amministrativo-contabile, per circa 30 milioni di euro complessivi», ha aggiunto Libonati.

Controverso il nuovo logo introdotto nel 2005, il «restyling del marchio», con la scritta Alitalia che ora è leggermente inclinata verso destra, una differenza quasi impercettibile rispetto alla precedente. All'assemblea del 2007 Libonati ha cercato di difendere la scelta, avvenuta nella precedente gestione.

«Alitalia nella strategia di riposizionamento della compagnia e della marca aveva deciso di rinnovare il servizio offerto ai clienti accompagnandolo con il restyling del marchio», che risaliva al 1969. Per il restyling, «svolto in collaborazione con la sola agenzia di comunicazione», Saatchi & Saatchi, la compagnia – ha detto Libonati – ha sostenuto «per disegni e realizzazione dei nuovi materiali», il costo complessivo di 520mila euro tra il 2005 e il 2006.

«Il nuovo logo è stato introdotto nel 2005 sulle macchine per il check-in veloce di Fiumicino ed è risultato più apprezzato dai clienti Alitalia; è stata effettuata un'analisi, con un gradimento complessivo che è passato da 56,9 al 61% degli intervistati dalla ricerca Gpf e associati», ha detto Libonati. Non sembra un grande miglioramento. Ma soprattutto non si comprende come mai una compagnia in crisi abbia affrontato spese di questo genere. Un costo ulteriore e più consistente, non reso noto, è stato sostenuto per ridipingere il marchio sugli aerei.

E poi c'è la pubblicità. «La comunicazione pubblicitaria è stata svolta nel 2006 con la collaborazione dell'agenzia internazionale Saatchi & Saatchi e del centro media Mindshare», ha detto Libonati. «La società per il 2006 ha sostenuto costi pubblicitari complessivi pari a circa 22 milioni».


Dagospia 05 Maggio 2008

capito dove vanno a finire i soldi?

capito dove sono gli sprechi?

capito cosa intendo quando dico che la colpa è tutta della politica e delle sue marchette?

capito quando dico che la missione di AZ non è industriale ma politica?


però la colpa è dei piloti che pendolano,pure quelli che pendolano senza must go e col cfs,oppure dei naviganti che dormono a milano....

ma andate a ......
 
Ultima modifica:
La gestione di questo privilegio è un buon esempio che, oltre al malcostume, spiega il cattivo funzionamento dell'azienda e la commistione con pressioni esterne, dalla politica alle istituzioni a vari "poteri" trasversali. Molte immagini di distorsioni scorrono nel passato anche recente, in una sorta di "blob" Alitalia. Nel giugno 2002 Alitalia ha inaugurato il volo da Fiumicino ad Albenga (Savona), città con 24mila abitanti, con un turboelica Atr42.

Dagospia 05 Maggio 2008

@quirino
ti ricordi quando ti parlavo un pò di tempo fa delle rotte "politiche" fatte per i ministri?
adesso ne dubiti ancora?
 
capito dove vanno a finire i soldi?

capito dove sono gli sprechi'

capito cosa intendo quando dico che la colpa è tutta della politica e delle sue marchette?

capito quando dico che la missione di AZ non è industriale ma politica?


però la colpa è dei piloti che pendolano,pure quelli che pendolano senza must go e col cfs,oppure dei naviganti che dormono a milano....

ma andate a ......
Ogni carrozzone pubblico ha i suoi imbucati, per questo (nella maggior parte dei casi) non funziona.
Se ci aggiungiamo l'italico vezzo del lei non sa chi sono io, delle furberie e dei favori da contraccambiare con altri favori (di norma, una bella croce su una scheda) ci rendiamo conto della pochezza di molti nostri compatrioti. Non ci credo più alla storiella della disperazione dei senza lavoro, la verità è che ormai qui da noi si campa sui calci in c..o perchè è comodo, infinitamente più comodo (e per chi avesse dei dubbi, leggetevi della rassunzione degli autisti di autobus a Palermo tutti senza patente, dei 50 camion di rifiuti RUBATI a Napoli appena consegnati - dove li avranno imboscati??? - e altre "amenità" simili).
 
Sul volo AZ Albenga-Roma c'è poco da scandalizzarsi perché è durato pochissimo; quello che è assurdo è che ora è in "continuità territoriale" ed i relativi soldi pubblici non sono MAI andati ad AZ. Malagestione.

Le Freccia Alata "onorarie" non sono solo un costo ma anche un ottimo strumento di marketing dai costi tutto sommato modesti: invoglia molti passeggeri "danarosi" a volare con te e ti aiuta a trattenerne altri. Certo che se poi il servizio è pietoso, lo sforzo è vano !!!
 
Ogni carrozzone pubblico ha i suoi imbucati, per questo (nella maggior parte dei casi) non funziona.
Se ci aggiungiamo l'italico vezzo del lei non sa chi sono io, delle furberie e dei favori da contraccambiare con altri favori (di norma, una bella croce su una scheda) ci rendiamo conto della pochezza di molti nostri compatrioti. Non ci credo più alla storiella della disperazione dei senza lavoro, la verità è che ormai qui da noi si campa sui calci in c..o perchè è comodo, infinitamente più comodo (e per chi avesse dei dubbi, leggetevi della rassunzione degli autisti di autobus a Palermo tutti senza patente, dei 50 camion di rifiuti RUBATI a Napoli appena consegnati - dove li avranno imboscati??? - e altre "amenità" simili).


e allora c'ho torto a defnire la mission di az una missione poltica?
 
Le Freccia Alata "onorarie" non sono solo un costo ma anche un ottimo strumento di marketing dai costi tutto sommato modesti: invoglia molti passeggeri "danarosi" a volare con te e ti aiuta a trattenerne altri. Certo che se poi il servizio è pietoso, lo sforzo è vano !!!


non lo metto in dubbio
quello che mi fa incaxxare come una bestia non è l'azienda che le concede ma chi le chiede,si continua a mungere la vacca fino a che le sise non gli scoppiano e questa è la condizione a cui tale mungitura ci ha portato
e a mungere non sono solo vip e magistrati ma anche aeroporti e fornitori,quest'articolo è la punta dell'iceberg,però la colpa è di chi lavora....
dei piloti che invece di volare 14 ore come enac comanda ne volano solo 13:30 perchè così recità i loro contratto.....
beh a tutti quelli che vogliono guardare la pagliuzza e non la trave,dico una cosa,o siete anche voi facenti parte del sistema distorto,e preferite buttare merda addosso a chi lavora,spesso remando contro corrente,oppure parlate per sentito dire e certi articoli vi dovrebbero far riflettere,su dove stanno i buchi grossi in alitalia,dietro ai paraventi della politica e del clientelismo
 
La crisi Alitalia, gli sprechi e i favori.......
«Alitalia nella strategia di riposizionamento della compagnia e della marca aveva deciso di rinnovare il servizio offerto ai clienti accompagnandolo con il restyling del marchio», che risaliva al 1969. Per il restyling, «svolto in collaborazione con la sola agenzia di comunicazione», Saatchi & Saatchi, la compagnia – ha detto Libonati – ha sostenuto «per disegni e realizzazione dei nuovi materiali», il costo complessivo di 520mila euro tra il 2005 e il 2006.

«Il nuovo logo è stato introdotto nel 2005 sulle macchine per il check-in veloce di Fiumicino ed è risultato più apprezzato dai clienti Alitalia; è stata effettuata un'analisi, con un gradimento complessivo che è passato da 56,9 al 61% degli intervistati dalla ricerca Gpf e associati», ha detto Libonati. Non sembra un grande miglioramento. Ma soprattutto non si comprende come mai una compagnia in crisi abbia affrontato spese di questo genere. Un costo ulteriore e più consistente, non reso noto, è stato sostenuto per ridipingere il marchio sugli aerei.
...Non è che con il ritorno a FCO sono tornati al vecchio logo e quindi il risultato del crollo delle prenotazioni, dei LF ecc ecc sono "solamente" il risultato di un logo errato.
Stupisce però che con il logo rifatto e l'eccezionale gradimento, sia anche iniziato l'ultimo declino!

Per il resto...l'articolo si commenta da solo, aggiungere i nostri è come sparare sulla crocerossa
 
@quirino
ti ricordi quando ti parlavo un pò di tempo fa delle rotte "politiche" fatte per i ministri?
adesso ne dubiti ancora?

Ho iniziato a lavorare in aeroporto nel 1990. Allora c'era un volo, Linate-Cuneo, che regolarmente partiva completamente vuoto. Non aveva neppure passeggeri prenotati. Nonostante questo, come previsto, veniva effettuato comunque l'annuncio d'imbarco ed il gate veniva presidiato per eventuali "last minute"... Era risaputo da tutti che quel volo fosse in piedi non già per la vergognosa motivazione di "esigenze politiche", ma addirittura per "LE esigenze DEL politico"...
 
@airbusfamilydriver, come darti torto...
sul lato CFA poi, beh sono tanti gli italioti che" lei non sa chi sono io! Io sono freccia alata!" ( e io toro seduto, mi vien da rispondere ) e i piu' incazzosi sono gli imbucati.
 
ma la colpa è del buco aziendale non erano i colleghi che pendolano fuori servizio?

ma per piacere

Scusa Airbusfamilydriver, ma non ho capito la risposta in riferimento alla mia citazione (che non riesco ad inserire) e per "farti il piacere" mi necessiterebbe comprendere...
 
Scusa Airbusfamilydriver, ma non ho capito la risposta in riferimento alla mia citazione (che non riesco ad inserire) e per "farti il piacere" mi necessiterebbe comprendere...
era una battuta ironica non riferita a te ma all'articolo che evidenzia dove stanno i problemi di gestione e politici