Aeroitalia risponde:
Oggetto: Contenzioso tra Aeroitalia e ITA Airways
Lettera aperta al Presidente di ITA Airways Sandro Pappalardo
Preg.mo Presidente,
con la presente desidero portare alla Sua attenzione il documento allegato a questa comunicazione, firmato dal nuovo Amministratore Delegato di ITA Airways. Il documento riguarda un contenzioso in corso, basato su una presunta somiglianza tra il logo della nostra Aeroitalia e quello della (ex) Alitalia, nonché su un’asserita assonanza del nome.
Non intendo entrare nel merito legale della vicenda, già esaminata dal giudice di primo grado che ha emesso una sentenza favorevole ad Aeroitalia, sancendo l’infondatezza di tali richieste. Tuttavia, ritengo opportuno evidenziare alcune considerazioni di particolare rilievo.
L’incontro con il sig. Joerg Eberhart
Il 28 giugno 2024, su mia richiesta, ho incontrato a Roma il sig. Joerg Eberhart, all’epoca CEO designato di ITA Airways. Durante quell’incontro, egli definì il contenzioso in oggetto come "inutile e privo di fondamento", autorizzandomi a trasmettere ai legali di ITA la sua posizione. Inoltre, mi rassicurò che, una volta ufficialmente nominato Amministratore Delegato, avrebbe posto fine a questa disputa come uno dei suoi primi atti.
Tuttavia, il documento allegato dimostra un cambio radicale di posizione, sollevando seri interrogativi sull’affidabilità e la coerenza del suo operato.
Il ruolo di Lufthansa AG
Ancora più grave è l’esplicito riferimento contenuto nella missiva, secondo cui questo cambio di approccio sarebbe riconducibile alla volontà di Lufthansa AG, che detiene il 41% di ITA Airways. Questo conferma come le decisioni strategiche di ITA non siano più dettate da una logica nazionale, ma siano ormai subordinate agli interessi del vettore tedesco.
Ciò che rende la situazione ancora più allarmante è il fatto che l’attacco legale non sia rivolto a un competitor internazionale, ma a una compagnia aerea italiana che opera in equilibrio economico, senza alcun contributo pubblico e che, al contrario, crea posti di lavoro, stimola lo sviluppo e garantisce collegamenti essenziali per la mobilità dei cittadini italiani.
È difficile non interpretare questa azione come un gesto ostile nei confronti di una realtà nazionale che, con le proprie forze e in poco tempo, è riuscita – diversamente da ITA Airways – a costruire un modello "italiano" di business efficiente con una particolare attenzione ai costi di esercizio.
ITA Airways e la difesa del marchio Alitalia
È abbastanza facile da intuire ma allo stesso tempo paradossale il fatto che ITA stia tendando di utilizzare questo contenzioso per difendere il valore di un marchio, quello di Alitalia, che da oltre tre anni non viene utilizzato e che, al 31 dicembre 2023, risultava ancora iscritto nei bilanci con una valorizzazione di 90 milioni di euro che di certo è un valore che nessuna società di revisione potrebbe mai acclarare.
Ma c’è di più, analizzando il bilancio al 2023 di ITA Airways (e mi creda ho passato la mia vita ad analizzare bilanci) detta operazione, insieme a crediti per imposte anticipate per oltre 200 milioni di euro e a rivalutazioni straordinarie di asset per circa 70 milioni di euro, appaiono come un tentativo di preservare nell’attivo della società valori contabili che non trovano corrispondenza nella realtà operativa di ITA, che in soli tre anni ha bruciato circa 1,3 miliardi di euro di liquidità pubblica. Non è un caso che il Prof. Ugo Arrigo, illustre economista ed ex componente del CdA di Ita Airways si sia rifiutato di approvare il bilancio 2023 della compagnia.
Conclusioni
È profondamente contraddittorio che ITA Airways, una compagnia ormai sotto il controllo prospettico di Lufthansa e quindi di fatto tedesca, rivolga un attacco legale a una compagnia italiana come Aeroitalia, utilizzando come pretesto la difesa di un marchio miseramente abbandonato, e che adesso pare riappaia come fonte di inspirazione in un maquillage che appare grottesco verso coloro i quali in Alitalia ci hanno passato la loro vita ed oggi proprio grazie a questa assurdo spin off che ha originato ITA, hanno perso il loro posto di lavoro.
Piuttosto che utilizzare azioni legali a mio avviso meschine e per molti commentatori grottesche, forse sarebbe più leale competere con lealtà e correttezza sul mercato, magari cercando di comprendere con onestà intellettuale il perché se da una parte esiste ITA che ha dilapidato oltre 1 miliardo di soldi pubblici, dall’altro ci siamo noi che tra tasse, IVA e circa 450 persone assunte dalla Cassa integrazione, ad oggi siamo stati un affare per lo Stato e quindi per le tasche degli italiani per circa 120 milioni.
Ho chiesto anche ad esponenti del governo italiano di occuparsi di tale caso, poiché ci sono 500 persone che vorrebbero comprendere se in questo Paese si possa lavorare con serietà e dedizione senza essere vessati con azioni legali insensate e inoltre, sarebbe interessante a proposito anche l’opinione del governo italiano circa la missiva del sig. Eberhart che di fatto evidenzia una notevole mancanza dei principi di base del rispetto istituzionale verso un Paese sovrano.
Personalmente con la mia modesta esperienza di circa 30 anni in questo settore, piuttosto che andare a fare guerre con altri operatori, La inviterei a guardare bene all’interno dell’azienda che da poco presiede scoprirà che nulla è cambiato circa i mali che hanno distrutto l’Alitalia. Per ben tre volte ho detto no ad Alitalia, anche quando circa 7.000 dipendenti fecero una petizione popolare per avermi alla guida della loro compagnia, ho detto no, perché l’aviazione, quella che ho imparato dai miei maestri americani è lontana anni luce dalle concertazioni sindacali, da consulenti senza scrupoli e da manager incompetenti e interessati solo al loro portafoglio. Nel mio breve tempo passato al Ministero dei trasporti portai alla luce tutto questo con fatti circostanziati e numeri ben evidenziati e tutto questo è quello che ha distrutto la gloriosa compagnia di bandiera italiana. Alitalia è stata violentata, offesa, vilipesa e adesso anche ridicolizzata come fonte di ispirazione. Alitalia dopo essere stata barbaramente uccisa da incompetenti e fancazzisti, meriterebbe almeno di poter riposare in pace, meriterebbe almeno rispetto, quel rispetto che si deve ai dipendenti che ne hanno fatto la storia. Nessuno ha avuto rispetto e forse neanche pietà per le donne di Alitalia che pur di accendere un minimo di interesse verso il loro destino si sono spogliate in Campidoglio, nessuno ha avuto interesse per gli uomini di Alitalia che si sono trovati senza lavoro e magari sono stati costretti ad emigrare nei posti più lontani e disparati per riappropriarsi della loro dignità e della loro professionalità. Fare una causa a noi nel nome di Alitalia al fine di giustificare una fantasiosa valorizzazione del marchio vuol dire ancora una volta vituperare il nome di Alitalia e mancare ancora una volta di rispetto alla gente di Alitalia.
Ma adesso è tutto a posto ci penseranno i signori Tedeschi a farci vedere come si gestiscono gli aerei, la missiva del sig. Eberhart mi sembra abbastanza illuminante sull’importanza che Lufthansa da al socio italiano.
Un cordiale saluto
Gaetano Intrieri