Qui sotto la lunga intervista rilasciata,Roma Radar
Fonte Espresso.Repubblica.it
Adesso tutti sparano su Sinigaglia o AirOne. Ma queste compagnie hanno dovuto operare in un contesto privo di regole
«Il mercato chiede una low cost italiana
ma Air Padania non si crea per decreto»
Alessandra Carini
Volare fece un piano in questo senso ma una banca si oppose mandando a monte il progetto Fu un grave errore VENEZIA. Compagnia del Nord sì o no? E se anche se si trovasse qualche imprenditore disposto a metterci i quattrini, davvero potrebbe essere una soluzione risolutiva per i problemi di Malpensa? Intorno a questi due interrogativi ruota, in questi giorni, il tormentone sul futuro di Alitalia e del contestato, almeno dalla Lombardia e dai suoi principali esponenti politici, accordo con Air France. Di iniziative in questi anni per una compagnia radicata nel ricco mercato business del Norditalia, ce ne sono nate molte. Ma nessuna ha avuto grande fortuna e più che decollare, molte compagnie sono atterrate su una realtà di debiti e di un’esistenza più che tribolata. Nessuno meglio di Vincenzo Soddu può parlare di sfide in campo aeronautico. Non solo perché il comandante, oggi consulente di My Air, è partito dalle acrobazie delle pattuglie Tricolori, ma anche perché è stato protagonista più o meno in primo piano degli ultimi tentativi, a volte altrettanto acrobatici, di creare una compagnia aerea: all’inizio Alpieagles, poi Volare, di cui è stato amministratore delegato, e oggi My Air di cui è presidente l’ex ministro e presidente della Regione Veneto Carlo Bernini. Ed infatti appena gli si chiede un parere su tutto questo parlare di compagnie del Nord - rilanciata dal governatore della Lombardia Formigoni che ha trovato la sponda anche della Lega Nord - risponde subito con un distinguo: «Basta che non si torni a rivangare la vicenda di Volare».
Ma secondo lei ha senso oggi parlare di una compagnia del Nord, o Air Padania, come la chiama qualcuno?
«Guardi oggi tutti si divertono a sparare su Alpieagles, piuttosto che su Volare o AirOne. Ma dimenticano una cosa, che è poi un presupposto di tutto il gran discorrere che si fa di compagnie del Nord».
E cioè?
«Che tutte le compagnie aeree che sono nate in questi anni hanno dovuto operare in un contesto senza regole».
Sarebbe a dire?
«Vuol dire che quando uno deve avere a che fare con un mercato dove domina un soggetto come Alitalia che si può permettere di perdere milioni di euro al giorno su singole rotte non c’è altro da dire che lo scenario è anomalo e distorto e non permette uno sviluppo equilibrato del mercato dell’aviazione civile».
Va bene. Ma adesso che l’Alitalia è in trattativa con Air France tutti si sbracciano a dire che c’è spazio per una compagnia del Nord, in grado di radicarsi a Malpensa nello spazio lasciato vuoto dalla compagnia di bandiera.
«Guardi le compagnie e gli hub non si creano né per volontà di Roberto Formigoni né di Romano Prodi. Ma perché ci sono i passeggeri che ci vanno e un mercato che li riconosce come tali. Detto ciò, sono convinto che lo spazio ci sia, ma non per una compagnia del Nord, come si dice, ma per un operatore italiano a tutto tondo, cioè che operi sul territorio nazionale. Parlare di compagnie del Nord o Padane non ha senso».
Ma il mercato non è soprattutto al Nord. E poi come e chi potrebbe crearla?
«Mah, anzitutto dipende da come andrà a finire la vicenda Alitalia-Air France».
Perché non è convinto che si troverà un accordo?
«Non so, i problemi dell’Alitalia non si risolvono solo con l’accordo con Air France. C’è una sciagurata politica sindacale, soprattutto da parte dei piloti, che ha affossato molti tentativi dei pur ottimi manager che sono dentro la compagnia. E poi sono un nazionalista, e mi spiace che Alitalia finisca per essere controllata dall’Air France...».
Ma dopo tutto quello che è costata questa vicenda si può ancora discutere di nazionalità?
«No, certo. Ma terrei anche d’occhio la cordata di Baldassarre che ha mezzi finanziari di tutto rispetto e che potrebbe riservare qualche sorpresa».
Ma tornando alla questione di un operatore privato c’è un interrogativo: perché nessuno ha preso l’iniziativa in questi anni?
«Preferirei non rispondere perché devo tornare a parlare di Volare, che è una ferita ancora aperta: insomma con Volare ci provammo».
In che senso?
«Fu messo a punto il piano perché Volare diventasse la low cost di Alitalia, il piano fu accettato e una banca ci disse no, e la questione andò a monte e fu un errore gravissimo».
Quale banca? Non tornerà anche lei con la storia delle congiure?
«Lasciamo perdere i nomi. Quel che posso dire è che Volare è ancora oggi strategica tanto è vero che Spinetta, numero uno di Air France, mette oggi le mani avanti e comincia a dire che prima di chiudere vuol sapere il destino di Volare».
E perché secondo lei?
«Può essere che voglia ridurre il prezzo. Ma ha capito benissimo che senza una low cost di sbarramento il mercato italiano è destinato ad essere divorato dalle compagnie straniere».
Ah ma se c’è uno spazio di questo genere perché una low cost non la si fa, magari unendo My Air e Alpieagles?
«Bella domanda. Il buonsenso dice che bisognerebbe buttarcisi a pesce. Del resto il presidente Bernini mi pare abbia espresso la sua disponibilità».
Ma Paolo Sinigaglia rifiuta l’ipotesi dell’affitto...
«Lo so, mi pare di capire che ci siano problemi complessi che non possono essere affrontati tutti insieme e quindi l’affitto poteva essere una soluzione transitoria. La risposta comunque non sta a me ma a Bernini e Sinigaglia. Da tecnico posso dire che l’aggregazione sarebbe logica, più che logica».
Perché?
«Perché creerebbe un forte operatore low cost con un mercato robusto basato soprattutto sulle potenzialità di crescita del Marco Polo che potrebbe diventare un semihub proiettato verso Est e ha bisogno di un’entità nazionale che generi e porti traffico. Una sorta di semihub, un po’ com’è oggi Vienna».
Ma a Venezia opera anche AirOne che si è candidata all’acquisto di Alitalia.
«AirOne non è una low cost. È una major che è un po’ la fotocopia di Alitalia, con costi alti e problematiche sindacali simili. Comunque se Alitalia va ad Air France non è escluso che, se si trovano imprenditori e banche disposti ad investirci, possa diventare lei un polo di aggregazione nazionale».(08 gennaio 2008)
Fonte Espresso.Repubblica.it
Adesso tutti sparano su Sinigaglia o AirOne. Ma queste compagnie hanno dovuto operare in un contesto privo di regole
«Il mercato chiede una low cost italiana
ma Air Padania non si crea per decreto»
Alessandra Carini
Volare fece un piano in questo senso ma una banca si oppose mandando a monte il progetto Fu un grave errore VENEZIA. Compagnia del Nord sì o no? E se anche se si trovasse qualche imprenditore disposto a metterci i quattrini, davvero potrebbe essere una soluzione risolutiva per i problemi di Malpensa? Intorno a questi due interrogativi ruota, in questi giorni, il tormentone sul futuro di Alitalia e del contestato, almeno dalla Lombardia e dai suoi principali esponenti politici, accordo con Air France. Di iniziative in questi anni per una compagnia radicata nel ricco mercato business del Norditalia, ce ne sono nate molte. Ma nessuna ha avuto grande fortuna e più che decollare, molte compagnie sono atterrate su una realtà di debiti e di un’esistenza più che tribolata. Nessuno meglio di Vincenzo Soddu può parlare di sfide in campo aeronautico. Non solo perché il comandante, oggi consulente di My Air, è partito dalle acrobazie delle pattuglie Tricolori, ma anche perché è stato protagonista più o meno in primo piano degli ultimi tentativi, a volte altrettanto acrobatici, di creare una compagnia aerea: all’inizio Alpieagles, poi Volare, di cui è stato amministratore delegato, e oggi My Air di cui è presidente l’ex ministro e presidente della Regione Veneto Carlo Bernini. Ed infatti appena gli si chiede un parere su tutto questo parlare di compagnie del Nord - rilanciata dal governatore della Lombardia Formigoni che ha trovato la sponda anche della Lega Nord - risponde subito con un distinguo: «Basta che non si torni a rivangare la vicenda di Volare».
Ma secondo lei ha senso oggi parlare di una compagnia del Nord, o Air Padania, come la chiama qualcuno?
«Guardi oggi tutti si divertono a sparare su Alpieagles, piuttosto che su Volare o AirOne. Ma dimenticano una cosa, che è poi un presupposto di tutto il gran discorrere che si fa di compagnie del Nord».
E cioè?
«Che tutte le compagnie aeree che sono nate in questi anni hanno dovuto operare in un contesto senza regole».
Sarebbe a dire?
«Vuol dire che quando uno deve avere a che fare con un mercato dove domina un soggetto come Alitalia che si può permettere di perdere milioni di euro al giorno su singole rotte non c’è altro da dire che lo scenario è anomalo e distorto e non permette uno sviluppo equilibrato del mercato dell’aviazione civile».
Va bene. Ma adesso che l’Alitalia è in trattativa con Air France tutti si sbracciano a dire che c’è spazio per una compagnia del Nord, in grado di radicarsi a Malpensa nello spazio lasciato vuoto dalla compagnia di bandiera.
«Guardi le compagnie e gli hub non si creano né per volontà di Roberto Formigoni né di Romano Prodi. Ma perché ci sono i passeggeri che ci vanno e un mercato che li riconosce come tali. Detto ciò, sono convinto che lo spazio ci sia, ma non per una compagnia del Nord, come si dice, ma per un operatore italiano a tutto tondo, cioè che operi sul territorio nazionale. Parlare di compagnie del Nord o Padane non ha senso».
Ma il mercato non è soprattutto al Nord. E poi come e chi potrebbe crearla?
«Mah, anzitutto dipende da come andrà a finire la vicenda Alitalia-Air France».
Perché non è convinto che si troverà un accordo?
«Non so, i problemi dell’Alitalia non si risolvono solo con l’accordo con Air France. C’è una sciagurata politica sindacale, soprattutto da parte dei piloti, che ha affossato molti tentativi dei pur ottimi manager che sono dentro la compagnia. E poi sono un nazionalista, e mi spiace che Alitalia finisca per essere controllata dall’Air France...».
Ma dopo tutto quello che è costata questa vicenda si può ancora discutere di nazionalità?
«No, certo. Ma terrei anche d’occhio la cordata di Baldassarre che ha mezzi finanziari di tutto rispetto e che potrebbe riservare qualche sorpresa».
Ma tornando alla questione di un operatore privato c’è un interrogativo: perché nessuno ha preso l’iniziativa in questi anni?
«Preferirei non rispondere perché devo tornare a parlare di Volare, che è una ferita ancora aperta: insomma con Volare ci provammo».
In che senso?
«Fu messo a punto il piano perché Volare diventasse la low cost di Alitalia, il piano fu accettato e una banca ci disse no, e la questione andò a monte e fu un errore gravissimo».
Quale banca? Non tornerà anche lei con la storia delle congiure?
«Lasciamo perdere i nomi. Quel che posso dire è che Volare è ancora oggi strategica tanto è vero che Spinetta, numero uno di Air France, mette oggi le mani avanti e comincia a dire che prima di chiudere vuol sapere il destino di Volare».
E perché secondo lei?
«Può essere che voglia ridurre il prezzo. Ma ha capito benissimo che senza una low cost di sbarramento il mercato italiano è destinato ad essere divorato dalle compagnie straniere».
Ah ma se c’è uno spazio di questo genere perché una low cost non la si fa, magari unendo My Air e Alpieagles?
«Bella domanda. Il buonsenso dice che bisognerebbe buttarcisi a pesce. Del resto il presidente Bernini mi pare abbia espresso la sua disponibilità».
Ma Paolo Sinigaglia rifiuta l’ipotesi dell’affitto...
«Lo so, mi pare di capire che ci siano problemi complessi che non possono essere affrontati tutti insieme e quindi l’affitto poteva essere una soluzione transitoria. La risposta comunque non sta a me ma a Bernini e Sinigaglia. Da tecnico posso dire che l’aggregazione sarebbe logica, più che logica».
Perché?
«Perché creerebbe un forte operatore low cost con un mercato robusto basato soprattutto sulle potenzialità di crescita del Marco Polo che potrebbe diventare un semihub proiettato verso Est e ha bisogno di un’entità nazionale che generi e porti traffico. Una sorta di semihub, un po’ com’è oggi Vienna».
Ma a Venezia opera anche AirOne che si è candidata all’acquisto di Alitalia.
«AirOne non è una low cost. È una major che è un po’ la fotocopia di Alitalia, con costi alti e problematiche sindacali simili. Comunque se Alitalia va ad Air France non è escluso che, se si trovano imprenditori e banche disposti ad investirci, possa diventare lei un polo di aggregazione nazionale».(08 gennaio 2008)