L'UNIONE SARDA - Trasporti e infrastrutture: Arbatax, aeroporto Peter Pan 07.05.2010
Stretto tra mare,case e colline non può crescere
Ascolta la notiziaSTEFANO LENZA TORTOLÌ . Un chilometro. Forse mezzo. Comunque un’inezia, quando si parla di trasporto aereo. Ma quelle poche centinaia di metri, purtroppo, servono in terra e non in cielo. Sono indispensabili per liberare l’aeroporto di Tortolì, stretto tra mare, colline e case che lambiscono la recinzione. VIETATO CRESCERE. Un chilometro, forse mezzo. Distanza incolmabile. Da sempre impedisce l’ampliamento dello scalo. E lo condanna a un’eterna sindrome di Peter Pan, vietato crescere nella terra che non c’è. Piccola pista per piccoli aerei. Di grande resta la speranza degli ogliastrini di avere prima o poi un vero aeroporto, aperto estate e inverno, dove salire su un jet come quando partono da Cagliari o da Olbia. Speranza o illusione? Dipende dal grado di ottimismo o pessimismo. Piuttosto differenziato da queste parti. Ma non sempre disinteressato. Nel frattempo su quella striscia di asfalto si continuano a spendere fondi pubblici, la proprietà passa di mano ma i soldi invece girano poco o nulla. COMPRA LA REGIONE. Fruscio di banconote vere dovrebbe comunque avvertirsi tra breve, quando la Regione comprerà tutto. Costi certi ma non altrettanto i benefici di cui sono in parecchi a dubitare. Di rinvio in rinvio, a un mese dall’inizio (9 giugno) dei collegamenti estivi la situazione resta confusa. Il che irrita non poco l’attuale gestore, la Gearto, società posseduta, presieduta, amministrata e diretta dall’imprenditore, banchiere e editore Giorgio Mazzella. «Come al solito in Ogliastra c’è un cretino che si chiama Giorgio Mazzella e, se gli altri non aprono, apre lui», commenta, lamentando i ritardi nell’acquisizione. Troppo severo con se stesso. Non è un cretino. Vero invece che risente di uno stato di necessità: se vuole portare i turisti nei suoi villaggi, deve assicurare i voli. E se lo fa, vuol dire che a conti fatti non ci rimette poi tanto perché non gode fama di essere un filantropo. Il che, sia chiaro, non è un demerito quando si guidano aziende create per fare utili. DALL’ERBA ALL’ASFALTO. L’aeroporto di Arbatax nasce con la cartiera. Pista in erba per garantire spostamenti rapidi al management e agli acquirenti delle bobine da infilare nelle rotative dei giornali. Nel 1975 fu asfaltata e portata a 1180 metri. Dall’86 al ’90 venne utilizzata dall’Air Sardinia di Corradino Corrias per i collegamenti con Cagliari, Alghero e Olbia poi estesi a Roma e Bergamo. Nel 1993 fu acquistata dalla famiglia Mazzella per farne uno scalo estivo usato prevalentemente per voli charter. Nel 2002 viene venduta al Consorzio industriale attraverso la cessione del cento per cento della Aliarbatax. La gestione resta alla Gearto che il 13 novembre del 2008 viene messa in liquidazione. Due mesi fa, però, Giorgio Mazzella ci ripensa e blocca la procedura. Nel 2008 la Regione ha speso oltre tre milioni per ammodernare la pista, metterla in regola con i nuovi parametri di sicurezza. A febbraio 2010 la Giunta ha deliberato l’acquisizione dello scalo e l’affidamento della sua gestione a una società pubblica composta da Regione e Sfirs (70%), Provincia, Comune e Camera di commercio di Nuoro (10% ciascuno) che dovrà versare alla Gearto 500 mila euro per l’avviamento commerciale. Il che è quantomeno anomalo per una società messa in liquidazione e improvvisamente resuscitata con l’annuncio di un bilancio 2009 «sostanzialmente in pareggio», come fa sapere Giorgio Mazzella. Chissà che anche le vie degli affari non siano come quelle del Signore: infinite. CESSIONI E SORPRESE. La Regione si farà interamente carico dell’acquisizione dell’Aliarbatax. Il costo? Stabilirlo è probabilmente meno semplice di quanto si creda in viale Trento. Questo perché alle voci finora conosciute e messe in conto bisognerà aggiungerne altre che spuntano un po’ qui un po’ là. Partiamo da quelle ufficiali. Il Consorzio industriale cederà l’aeroporto a ricavi zero. Non incasserà nulla ma si libererà dei debiti contratti per acquistarlo: 1,2 milioni dovuti ai Mazzella per il 30 per cento e 1,9 ancora da pagare a Meliorbanca dei 2,5 concordati per il restante 70 per cento. In un caso e nell’altro ci sono interessi e spese varie per il ritardo, a dire il vero il blocco, dei versamenti. Pare, tuttavia, che la Regione conti di cavarsela liquidando esclusivamente la quota capitale. Si vedrà. Nel frattempo arriva qualche sorpresa. «Prima di chiudere, voglio sapere chi pagherà le imposte arretrate», dice con preoccupazione Antonio Scudu, presidente del Consorzio industriale, ente sommerso dai debiti, con i conti bloccati e i dipendenti senza stipendio. Dall’erario gli è arrivata una letterina in cui si intima di saldare circa 500 mila euro per mancati pagamenti tra 2008 e 2009 e relative sanzioni. Scudu accusa la Gearto: «Loro non pagano il canone di locazione e l’erario se la prende con me. Non ci sto, io amministro soldi pubblici». E sì, tra contestazioni e codicilli vari i contratti restano sulla carta e nessuno rispetta i patti. Ma questa è un’altra storia di reciproche insolvenze.
http://www.regione.sardegna.it/j/v/491?s=139961&v=2&c=1489&t=1