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L´INTERVISTA
Dopo la nomina del nuovo vertice e l´arrivo nel cda anche di Beppe Pericu parte una nuova strategia
Colombo ultima spiaggia: copiare Torino
Il nuovo presidente Arato lancia la strategia low cost
"Non sono un tecnico? Ma quello c´è già, è il direttore generale"
MASSIMO MINELLA
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il modello è Torino, dove gli enti locali sborseranno 20 milioni per favorire l´arrivo di compagnie "low cost". Marco Arato, avvocato e docente, è da una manciata di ore presidente dell´aeroporto di Genova. Ma al cda che lo ha appena eletto e alla struttura indica già con chiarezza le linee-guida del suo mandato. Con lui lavoreranno il vicepresidente Franco Pronzato e i consiglieri Beppe Pericu, Gianni Cuttica, Giorgio Simeone, Andrea Fornasiero, Erido Moscatelli e Andrea Belardini. Alla finestra, per ora, resta la Camera di Commercio, titolare del 25% del capitale (l´authority ha il 60, Adr il 15) che ha rinunciato a indicare i suoi due consiglieri. Quello di Arato è un ritorno, visto che l´avvocato dei cieli ha già guidato il Colombo dal ‘97 al 2002. All´epoca, però, la nomina di Arato era stata accolta e condivisa da tutti. Oggi, invece, arriva nel pieno di una bufera istituzionale, con la Camera contraria alla decisione di nominare il cda prima del ballottaggio per la Provincia e un fronte trasversale che sottolinea come alla guida del Colombo non sia stato chiamato un tecnico.
Arato, ma che succede?
«Alla base di tutto c´è un errore di fondo. Il presidente dell´aeroporto ha la legale rappresentanza e compiti di coordinamento, impulso e stimolo. Chi invoca il tecnico dimentica che questo c´è già, è il direttore generale Paolo Trapani, scelto insieme da Odone e da Novi».
Come dire, io non sono più di tanto coinvolto?
«Ma no, mi assumo fino in fondo le mie responsabilità e i miei impegni di presidente. Ma i ruoli vanno capiti. Detto questo, ho già iniziato a lavorare e carne al fuoco ce n´è già tanta».
Perché il "Colombo" è sempre fermo al milione di passeggeri?
«Di rotte nuove, in questi anni, ce ne sono state parecchie. Ma sono state chiuse per mancanza di passeggeri. Ci vuole una strategia differente che passa attraverso un impegno corale di tutte le istituzioni».
In che modo?
«Il modello c´è già, è Torino. Qui gli enti pubblici sosterranno l´arrivo di nuove compagnie low cost con venti milioni di euro di contributi».
Pensa a un´operazione simile per il Colombo?
«Sì, i contatti sono già in corso, ora si tratta di approfondire. Ma non c´è dubbio che lo sviluppo dei voli low cost sia la strada da seguire. Oltretutto, mentre in passato poteva esserci qualche dubbio per la normativa comunitaria, ora queste agevolazioni sono consentite».
Chiedete soldi, insomma.
«Eh no, noi non chiediamo niente. I soldi vanno alle compagnie e a darli sono gli enti locali, integrando quelli dell´aeroporto».
Può bastare questo per il rilancio?
«No, serve far conoscere di più il nostro scalo, anche con una campagna di comunicazione sui nostri voli. Ad esempio chi sa che da lunedì prossimo avremo tre voli al giorno per Napoli?»
Fra i consiglieri avrà l´ex sindaco Pericu. Una bella responsabilità...
«Beh, in effetti sono un po´ a disagio nel presiedere un consiglio in cui siede l´ex sindaco, oltretutto una persona così autorevole. Ma ci conosciamo bene, siamo stati anche colleghi a Economia».
A Pericu è stata affidata una delega importante, vero?
«Sì, il suo incarico è quello di approfondire la fattibilità del progetto di trasferire l´aeroporto in mare, secondo quanto previsto dall´Affresco».
La Vincenzi non pare dello stesso avviso.
«Questo lo sento dire da lei. Noi comunque non stiamo sposando alcuna tesi. Vogliamo verificare se un progetto simile è realizzabile. Detto questo, non dimentichiamo che l´aeroporto in mare è un´operazione che serve soprattutto al porto».
Anche l´aeroporto non avrebbe più problemi di lunghezza della pista o di coni d´atterraggio degli aerei.
«Senta, se al Colombo è atterrato l´Air Force One di Bush, nel 2001, è segno che non era certo pericoloso. Comunque sia, il trasferimento dell´aeroporto in mare non è certo un´opera a carico nostro».
Che obiettivi di traffico vi ponete?
«Vogliamo crescere. Potrei dire duecentomila passeggeri all´anno, ma non ho per ora elementi precisi. Di sicuro l´obiettivo è lo sviluppo e ciò avverrà anche lavorando sull´aerostazione. I controlli di sicurezza, infatti, impongono nuovi interventi sugli accessi alle partenze, altrimenti si creano degli imbuti». (La Repubblica - Genova)
CIAO
_goa
Dopo la nomina del nuovo vertice e l´arrivo nel cda anche di Beppe Pericu parte una nuova strategia
Colombo ultima spiaggia: copiare Torino
Il nuovo presidente Arato lancia la strategia low cost
"Non sono un tecnico? Ma quello c´è già, è il direttore generale"
MASSIMO MINELLA
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il modello è Torino, dove gli enti locali sborseranno 20 milioni per favorire l´arrivo di compagnie "low cost". Marco Arato, avvocato e docente, è da una manciata di ore presidente dell´aeroporto di Genova. Ma al cda che lo ha appena eletto e alla struttura indica già con chiarezza le linee-guida del suo mandato. Con lui lavoreranno il vicepresidente Franco Pronzato e i consiglieri Beppe Pericu, Gianni Cuttica, Giorgio Simeone, Andrea Fornasiero, Erido Moscatelli e Andrea Belardini. Alla finestra, per ora, resta la Camera di Commercio, titolare del 25% del capitale (l´authority ha il 60, Adr il 15) che ha rinunciato a indicare i suoi due consiglieri. Quello di Arato è un ritorno, visto che l´avvocato dei cieli ha già guidato il Colombo dal ‘97 al 2002. All´epoca, però, la nomina di Arato era stata accolta e condivisa da tutti. Oggi, invece, arriva nel pieno di una bufera istituzionale, con la Camera contraria alla decisione di nominare il cda prima del ballottaggio per la Provincia e un fronte trasversale che sottolinea come alla guida del Colombo non sia stato chiamato un tecnico.
Arato, ma che succede?
«Alla base di tutto c´è un errore di fondo. Il presidente dell´aeroporto ha la legale rappresentanza e compiti di coordinamento, impulso e stimolo. Chi invoca il tecnico dimentica che questo c´è già, è il direttore generale Paolo Trapani, scelto insieme da Odone e da Novi».
Come dire, io non sono più di tanto coinvolto?
«Ma no, mi assumo fino in fondo le mie responsabilità e i miei impegni di presidente. Ma i ruoli vanno capiti. Detto questo, ho già iniziato a lavorare e carne al fuoco ce n´è già tanta».
Perché il "Colombo" è sempre fermo al milione di passeggeri?
«Di rotte nuove, in questi anni, ce ne sono state parecchie. Ma sono state chiuse per mancanza di passeggeri. Ci vuole una strategia differente che passa attraverso un impegno corale di tutte le istituzioni».
In che modo?
«Il modello c´è già, è Torino. Qui gli enti pubblici sosterranno l´arrivo di nuove compagnie low cost con venti milioni di euro di contributi».
Pensa a un´operazione simile per il Colombo?
«Sì, i contatti sono già in corso, ora si tratta di approfondire. Ma non c´è dubbio che lo sviluppo dei voli low cost sia la strada da seguire. Oltretutto, mentre in passato poteva esserci qualche dubbio per la normativa comunitaria, ora queste agevolazioni sono consentite».
Chiedete soldi, insomma.
«Eh no, noi non chiediamo niente. I soldi vanno alle compagnie e a darli sono gli enti locali, integrando quelli dell´aeroporto».
Può bastare questo per il rilancio?
«No, serve far conoscere di più il nostro scalo, anche con una campagna di comunicazione sui nostri voli. Ad esempio chi sa che da lunedì prossimo avremo tre voli al giorno per Napoli?»
Fra i consiglieri avrà l´ex sindaco Pericu. Una bella responsabilità...
«Beh, in effetti sono un po´ a disagio nel presiedere un consiglio in cui siede l´ex sindaco, oltretutto una persona così autorevole. Ma ci conosciamo bene, siamo stati anche colleghi a Economia».
A Pericu è stata affidata una delega importante, vero?
«Sì, il suo incarico è quello di approfondire la fattibilità del progetto di trasferire l´aeroporto in mare, secondo quanto previsto dall´Affresco».
La Vincenzi non pare dello stesso avviso.
«Questo lo sento dire da lei. Noi comunque non stiamo sposando alcuna tesi. Vogliamo verificare se un progetto simile è realizzabile. Detto questo, non dimentichiamo che l´aeroporto in mare è un´operazione che serve soprattutto al porto».
Anche l´aeroporto non avrebbe più problemi di lunghezza della pista o di coni d´atterraggio degli aerei.
«Senta, se al Colombo è atterrato l´Air Force One di Bush, nel 2001, è segno che non era certo pericoloso. Comunque sia, il trasferimento dell´aeroporto in mare non è certo un´opera a carico nostro».
Che obiettivi di traffico vi ponete?
«Vogliamo crescere. Potrei dire duecentomila passeggeri all´anno, ma non ho per ora elementi precisi. Di sicuro l´obiettivo è lo sviluppo e ciò avverrà anche lavorando sull´aerostazione. I controlli di sicurezza, infatti, impongono nuovi interventi sugli accessi alle partenze, altrimenti si creano degli imbuti». (La Repubblica - Genova)
CIAO
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