DALL' AMMINISTRAZIONE:
RICORDIAMO CHE VA SEMPRE RIPORTATA LA FONTE
Per i piloti di Alitalia in cigs il futuro è in pericolo
Scritto il 23 febbraio 2009
Il mestiere di pilota è complicato. Anni di specializzazione e costi
altissimi per raggiungere l’obiettivo. Adesso rischiano di perdere tutto.
L’abilitazione al volo riguarda un tipo specifico di aereo, non qualunque
aereo. Se si cambia ‘modello’ è necessaria una riqualificazione, che costa
alcune decine di migliaia di euro.
In un accordo firmato la scorsa settimana coi sindacati Cgil, Cisl, Uil e
Ugl, Alitalia-Cai dovrebbe assumere “ameno 78 piloti (entro 12 mesi)”. Al
momento, secondo stime rese note dall’Unione piloti, ce ne sarebbero in
cassa integrazione circa 800.
Per pagare i ‘licenziati’ della vecchia Alitalia è stata istituita una
tassa, che viene applicata su qualunque biglietto aereo emesso in Italia,
di circa tre euro. Il balzello è destinato a finanziare i comuni che
posseggono una struttura aeroportuale, la cassa integrazione e la
riqualificazione del personale in cigs. Considerando il volume di traffico
del 2008 dovrebbero entrare circa 200 milioni di euro all’anno.
Per la parte che riguarda la riqualificazione (ovvero la riconversione
delle abilitazioni) dei piloti la norma prevede che il denaro possa essere
utilizzato solo per chi è senza lavoro. Il Sole 24 ore ha pubblicato una
notizia, per lo più ignorata dai media, ma di grande impportanza a
riguardo. Pur al condizionale, secondo il quotidiano di Confidustria,
sarebbe allo studio una modifica che riguarderebbe come impegnare il
denaro.
Il Comitato amministratore del Fondo, del quale fanno parte otto
rappresentanti delle Compagnie e otto dei sindacati potrebbe discutere
nella riunione di domani anche un punto definito “modifiche al regolamento
del Fondo. Proposte di modifica e delibere conseguenti”.
Secondo il quotidiano Alitalia-Cai avrebbe proposto ai sindacati che i
finanziamenti per i piloti non riguardino solo i professionisti in cassa
integrazione, ma anche quelli già assunti.
Circolerebbe una bozza di delibera che parla di “formazione per
l’abilitazione ad altro tipo di aeromobile a seguito della completa
radiazione della flotta di un tipo di aeromobile”. In parole semplici,
quando un modello di aereo viene dismesso del tutto il Fondo paga per la
formazione del pilota assunto che ci volava su.
Una Compagnia aerea possiede delle macchine, che col tempo diventano
vecchie e vengono sostituite. A quel punto deve pagare il ‘passaggio’ del
pilota al nuovo modello. E’ ovvio che queste spese sono a carico
dell’azienda e non possono gravare sul contibuente. Nello specifico di
Alitalia-Cai Air One c’era un accordo preliminare che partendo da un
dimensionamento della flotta prevedeva l’assunzione di un determinato
numero di professionisti. La fragilità del piano industriale della
‘cordata ex patriottica’, il calo di passeggeri e quindi una prossibile
crisi finanziaria avrebbero indotto Colaninno e Sabelli a dismettere un
certo numero di aerei, forse gli Md80 di Alitalia o i 737 di Air One. La
loro dismissione era prevista nel 2012, non ora.
Anticipando l’eliminazione degli areomobili tutto il personale addetto
dovrà essere riconvertito e trasferito sugli Airbus 320 e 330, comprati
dall’ex proprietario di Air One, Carlo Toto, e da lui ceduti ad
Alitalia-Cai in leasing. Altra vicenda ’singolare’, ma in questa vicenda
nulla è semplice da spiegare.
Risulta evidente che in una situazione del genere gli “eroi” di Berlusconi
non avrebbero alcun motivo per assumere personale, ma anzi si troverebbero
nella necessità di spendere molte centinaia di migliaia di euro in
formazione. Ecco allora che la modifica del regolamento permetterebbe di
risparmiare i denari necessari per la ’scuola’ ed anche quelli degli
stipendi per nuovi assunti.
La crisi allora dei cassintegrati, che tra l’altro non hanno ricevuto
ancora un solo euro da dicembre, toccherebbe in modo drammatico i piloti.
L’associazione Up, ha diffuso un comunicato alcuni giorni fa nel quele
spiegava: “La capacità di ricollocazione di un pilota nel mondo del lavoro
è legata alla validità del suo brevetto e alla sua capacità di rimanere
aggiornato ed allenato nella sua funzione di professionista addetto alla
condotta di un aeromobile di linea. Anpac e Unione Piloti non ritengono
che i Piloti ed i Comandanti debbano essere considerati lavoratori
privilegiati, ma hanno qualifiche di così alta professionalità da
richiedere ingenti investimenti per il loro mantenimento.
Un pilota senza licenza valida e senza la capacità di mantenere il proprio
allenamento professionale è un uomo escluso definitivamente dal mondo del
lavoro. Anpac ed Unione Piloti hanno chiesto al Ministro Sacconi di
intervenire, senza aggravio di oneri per lo Stato o per la nuova Alitalia,
attraverso l’utilizzo di forme di impiego flessibile e solidaristico
previste dalla normativa vigente - quali CIGS a rotazione, job sharing,
part-time obbligatorio - per consentire a queste importanti alte
professionalità di rimanere parte integrante del mondo del lavoro
mantenendo viva la possibilità per loro di un rapido e concreto
reinserimento in altre realtà lavorative ovunque dislocate nel mondo”.
Nulla di tutto questo sembra accadere. Il danno per il patrimonio
professionale nazionale, tra l’altro diventerebbe enorme, perchè il
mantenimento delle abilitazioni è legato anche allo svolgimento
dell’attività. In pratica se in dato periodo di tempo non si vola si perde
il diritto a farlo. Ed ottocento specialisti di altissimo livello che
debbono cambiar mestiere, per far chissà cosa, non sono una conquista per
un Paese, ma la testimonianza di una sconfitta che riguarda tutti i
cittadini.
Se dovessero essere confermate le indiscrezioni si tratterebbe di un
ulteriore ‘regalo’ alla cordata ‘ex partottica’, pagato per altro dai
contribuenti. Ma in quest’Italia c’è ancora da stupirsi ?