Fingen vende le quote Alitalia


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29 Dicembre 2009
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Alitalia: perde il socio Fingen e primo trimestre in rosso (Sole)

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Roma, 10 mag - Primo trimestre
pesante per Alitalia, che perde uno dei soci italiani - la
Fingen dei fratelli Corrado e Marcello Fratini,
immobiliaristi di Firenze - e chiude con oltre 100 milioni
di perdite. Oggi, i conti saranno all'esame del consiglio di
amministrazione. Lo scrive Il Sole 24 Ore, aggiungendo che
la quota dei Fratini pari all'1,33% verra' acquistata da
Intesa Sanpaolo, perche' nessun altro socio italiano e'
disposto a comprare visto l'andamento negativo dei conti e
una delle crescite piu' basse d'Europa.

(RADIOCOR) 10-05-11 08:32:44 (0067) 5 NNNN
 
In realtà l'articolo, dell'inarrestabile Dragoni come sempre, sostiene che i Fratini di Fingen sarebbero stati costretti a vendere le proprie quote in AZ perchè le loro aziende sono in rosso e necessitano di liquidità.

Buona lettura :clown:

FINGEN VENDE LE QUOTE ALITALIA

La nuova Alitalia perde uno dei soci italiani. All'appuntamento con i conti trimestrali, che saranno esaminati oggi dal consiglio di amministrazione, conti in profondo rosso dai quali emerge che Cai è una delle aviolinee con la crescita più bassa d'Europa nel 2011, verrà ufficializzato l'addio di uno dei soci più piccoli, la Fingen dei fratelli Corrado e Marcello Fratini, immobiliaristi di Firenze.
Fingen ha chiesto di uscire con una comunicazione formale agli altri soci. L'investimento iniziale della Fingen è di 15 milioni di euro, una quota pari all'1,33% del capitale sociale dell'Alitalia, sottoscritto dai 21 soci italiani, più Air France-Klm, l'azionista principale con un investimento di 323 milioni e il 25 per cento.
La quota dei Fratini verrà acquistata da banca Intesa Sanpaolo, il motore della nuova Alitalia, attraverso la piccola società controllata Ottobre 2008 Srl. Fino al 12 gennaio 2013, secondo il lock up nello statuto, le azioni possono essere comprate solo da altri soci italiani. Ma nessuno di questi è intenzionato a comprare, visto l'andamento negativo, con 495 milioni di euro di perdite nei primi due esercizi.
La mossa di Marcello e Corrado Fratini, i quali avrebbero bisogno di liquidità per le loro attività immobiliari (il loro consolidato era in rosso per 12,77 milioni nel 2009) arriva in un momento difficile per la Cai. Le perdite da gennaio a marzo 2011 sarebbero superiori ai 100 milioni di euro, più alte del budget, ma non ci sono conferme. I dati ufficiali saranno presentati oggi dall'a.d. Rocco Sabelli al cda.
Tra le poche compagnie europee in rosso nel 2010, quest'anno Alitalia punta al pareggio operativo. Ma il budget, secondo un documento aziendale del 16 dicembre scorso, indica per quest'anno una perdita operativa (Ebit) di 29 milioni e una perdita netta consolidata di 109 milioni. Il budget è stato preparato prima delle difficoltà commerciali del primo trimestre e del rialzo del prezzo del petrolio.
Secondo i dati dell'Aea, l'associazione delle principali compagnie europee, Alitalia-Cai ha risultati tra i peggiori dei 36 vettori associati. Da gennaio a marzo i passeggeri della Cai sono aumentati dell'1,8% a 4,8 milioni, rispetto a un incremento medio del 4,8% per i vettori Aea (e a un +7% dei passeggeri negli aeroporti italiani). La differenza principale, soprattutto rispetto ai grandi vettori, è che Alitalia, probabilmente nel tentativo di contenere i costi, nel trimestre ha ridotto dell'1,1% la capacità offerta (posti per chilometri), mentre quasi tutti hanno incrementato la capacità (la media Aea è +7,9%). Il trasportato, cioè i passeggeri per i km percorsi, vede un -2% per Alitalia rispetto a un +4,9% della media Aea. Neanche i conti premiano gli sforzi di Sabelli. Il provento medio per passeggero è diminuito dai 134 euro del debutto di Cai agli attuali 110, secondo quanto ha scritto il Corriere della sera il 22 aprile. La flessione sarebbe dovuta soprattutto alla perdita di quote di mercato sul nazionale.
Le azioni di Fingen verranno comprate da Intesa allo stesso prezzo dell'investimento iniziale, 15 milioni, come se il valore di Cai fosse immutato. Con questa operazione l'investimento di Intesa salirà a 115 milioni, corrispondenti a circa il 10% del capitale. Oggi, infine, entrerà nel cda Gioacchino Paolo Ligresti, figlio di Salvatore Ligresti, per l'azionista Fondiaria-Sai, in sostituzione dell'ex ad Fausto Marchionni.


http://www.ilsole24ore.com/art/fina...nde-quote-alitalia-064032.shtml?uuid=AavCGnVD
 
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La quota dei Fratini verrà acquistata da banca Intesa Sanpaolo, il motore della nuova Alitalia, attraverso la piccola società controllata Ottobre 2008 Srl. Fino al 12 gennaio 2013, secondo il lock up nello statuto, le azioni possono essere comprate solo da altri soci italiani. Ma nessuno di questi è intenzionato a comprare, visto l'andamento negativo, con 495 milioni di euro di perdite nei primi due esercizi.
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Le azioni di Fingen verranno comprate da Intesa allo stesso prezzo dell'investimento iniziale, 15 milioni, come se il valore di Cai fosse immutato.

Scelta curiosa.
 
Credo che Intesa non si lasci abbindolare così, penso abbia sfruttato la situazione di difficoltà dell'azionista fiorentino. Penso valutino l'azioni di più del nominale, in previsione di una ripresa (o, per meglio dire, dell'uscita dalla situazione di rosso). Altrimenti il venditore, come dici tu, avrebbe fatto un affare.
 
Il modello del sale and lease back risponde proprio all'esigenza di procurare risorse immediate.
Però ha un significato ben diverso il fatto che il ricavato serva a tamponare debiti piuttosto che a fare investimenti.
Credo che Intesa non si lasci abbindolare così, penso abbia sfruttato la situazione di difficoltà dell'azionista fiorentino. Penso valutino l'azioni di più del nominale, in previsione di una ripresa (o, per meglio dire, dell'uscita dalla situazione di rosso). Altrimenti il venditore, come dici tu, avrebbe fatto un affare.
Non ci sarà qualche patto para-sociale nel quale Banca Intesa si obbliga al riacquisto delle azioni dei soci uscenti ad un valore minimo pari a quello nominale?
Altrimenti anch'io fatico a spiegarmi la mossa di BI.
 
Però ha un significato ben diverso il fatto che il ricavato serva a tamponare debiti piuttosto che a fare investimenti.

Non ci sarà qualche patto para-sociale nel quale Banca Intesa si obbliga al riacquisto delle azioni dei soci uscenti ad un valore minimo pari a quello nominale?
Altrimenti anch'io fatico a spiegarmi la mossa di BI.

Non lo escluderei, bisognerebbe vedere i patti parasociali.
Certo che, se hanno messo clausole per cui le vendite di azioni tra soci sono fatte al valore iniziale, si cautelano dalla possibile uscita dalla compagine di alcuni soci se la società aumentasse di valore (io voglio uscire perchè ho bisogno di soldi, però mi danno meno di quanto mi spetterebbe in base al mercato). Però facilitano l'uscita nel caso di perdita di valore della società (consentendo, in questo caso, a tutti di realizzare l'investimento senza perderci).
La cosa non mi convince molto...
 
Non ci sarà qualche patto para-sociale nel quale Banca Intesa si obbliga al riacquisto delle azioni dei soci uscenti ad un valore minimo pari a quello nominale?
Altrimenti anch'io fatico a spiegarmi la mossa di BI.

Oppure non sarà che i debiti di questi signori immobiliaristi siano poi verso la stessa banca Intesa? Se saltassero per aria del tutto Intesa non porterebbe a casa nulla. Così almeno ci fa bella figura ed incassa i suoi soldi...

EDIT: Vorrei chiarire che la mia è solo una ipotesi, non so verso quali creditori siano esposti questi signori...
 
Ultima modifica:
Non lo escluderei, bisognerebbe vedere i patti parasociali.
Certo che, se hanno messo clausole per cui le vendite di azioni tra soci sono fatte al valore iniziale, si cautelano dalla possibile uscita dalla compagine di alcuni soci se la società aumentasse di valore (io voglio uscire perchè ho bisogno di soldi, però mi danno meno di quanto mi spetterebbe in base al mercato). Però facilitano l'uscita nel caso di perdita di valore della società (consentendo, in questo caso, a tutti di realizzare l'investimento senza perderci).
La cosa non mi convince molto...


I patti parasociali hanno strutture e contenuti diversi dalle ipotesi che tu proponi, che sarebbe piuttosto delle opzioni (put e call).
 
I patti parasociali hanno strutture e contenuti diversi dalle ipotesi che tu proponi, che sarebbe piuttosto delle opzioni (put e call).

No, non intenderei opzioni di acquisto e di vendita, ma semplicemente il fatto che, una volta che le parti decidano (liberamente) di comprare e vendere, i criteri di valorizzazione delle azioni sarebbero predeterminati, e non lasciati alla libera contrattazione.
Questo nei patti parasociali si può tranquillamente scrivere.
 
No, non intenderei opzioni di acquisto e di vendita, ma semplicemente il fatto che, una volta che le parti decidano (liberamente) di comprare e vendere, i criteri di valorizzazione delle azioni sarebbero predeterminati, e non lasciati alla libera contrattazione.
Questo nei patti parasociali si può tranquillamente scrivere.

Puoi scrivere di tutto, ma non sarebbe più un patto parasociale, istituto con finalità differenti.
 
Puoi scrivere di tutto, ma non sarebbe più un patto parasociale, istituto con finalità differenti.

Perchè? Se lo inquadri tra i sindacati di blocco applichi tutta la disciplina tipica dei patti parasociali (con forma, durata, adempimenti ecc. ecc.). Ma, anche non volendolo fare rientrare in questa categoria, si tratterebbe di un accordo pienamente lecito tra le parti, produttivo di effetti.
 
in buona sostanza sembra di capire che i Fratini sono due "cialtroni" che lasciano l'affare della vita per ripianare debiti con Banca Intesa che paga loro le azioni al nominale.
non ditelo ai Vanzina, mi raccomando.
 
Io se dovessi avere un'azione Alitalia credo preferirei averla dell'AZ attuale piuttosto che dell'AZ 13 gennaio 2009...
 
l'articolo NON mi convince PER NIENTE..

Vediamo a dati ufficiali come stanno le cose.
 
Alitalia/ Ricavi primo trimestre +7,1%, in linea con obiettivi
Martedi, 10 Maggio 2011 - 20:05

Significativo miglioramento del risultato operativo Alitalia nel primo trimestre: i ricavi totali sono stati pari a 684 milioni di euro, in crescita del 7,1% rispetto ai 639 milioni del primo trimestre 2010. Il dato e' stato diffuso al termine del cda presieduto da Roberto Colaninno. Il numero di passeggeri trasportati e' stato pari a 4,8 milioni, in crescita dell'1,8% rispetto al primo trimestre 2010. Il load factor nel periodo e' stato del 64 %, in linea con il corrispondente dato 2010. I volumi di traffico hanno risentito delle crisi nel Nord Africa e delle conseguenze del sisma in Giappone, mercati particolarmente significativi per Alitalia. Gia' ad aprile si e' verificata un'accelerazione nel numero dei passeggeri trasportati, cresciuto di oltre il 12% rispetto allo stesso mese dello scorso anno, lasciando prefigurare un trend di sostanziale crescita dei volumi a partire dal secondo trimestre. Il risultato operativo (Ebit) e' stato pari a -85 milioni di euro, in linea con l'obiettivo e in miglioramento di circa 30 milioni di euro rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno, mentre il risultato netto e' stato di -89 milioni di euro in miglioramento di 43 milioni rispetto all'analogo periodo del 2010. Il miglioramento e' stato ottenuto nonostante maggiori costi legati all'aumento del prezzo del carburante, allo sviluppo del piano flotta e all'impatto della crisi sui mercati del Nord Africa e del Giappone, stimabili in oltre 100 milioni di euro. Alla luce dell'andamento del primo trimestre e' stata confermata la previsione di pareggio operativo nel 2011, nonostante il perdurare di tensioni sui prezzi del petrolio e di incertezze sulla ripresa dei suddetti mercati. L'indebitamento finanziario netto al 31 marzo risultava pari a 876 milioni di euro, la cui quota per l'indebitamento sulla flotta di aerei di proprieta', pari a 729 milioni di euro ha beneficiato dell'andamento del cambio euro/dollaro. A tal proposito, in aprile, Alitalia ha perfezionato un'operazione di currency swap trasformando in euro il debito flotta precedentemente denominato in dollari. Al termine del trimestre, la disponibilita' liquida totale - comprendente le linee di credito non utilizzate - risultava pari a 326 milioni di euro. Dal punto di vista della performance operativa il periodo gennaio-aprile ha fatto registrate, rispetto ai primi 4 mesi dello scorso anno, un forte progresso dei principali parametri di qualita' e affidabilita' del servizio, che hanno raggiunto livelli di eccellenza. La puntualita' e' stata del 91%; la regolarita' e' stata del 99,8%; l'indice sui bagagli pari a 5,8 ogni 1.000 passeggeri (circa la meta' rispetto allo scorso anno). Il Consiglio di Amministrazione ha preso atto, infine, della volonta' di Fingen SpA di trasferire a Ottobre 2008 Srl la quota azionaria detenuta in Alitalia, pari a circa l' 1,3% del capitale, avendo tutti i soci rinunciato ad esercitare il diritto d'opzione.

http://affaritaliani.libero.it/ultimissime/flash.asp?ticker=100511200548
 
Che i numeri si possano interpretare come si vuole questo lo avevamo capito da tempo, ma grazie al prezioso post di TW843 confermo quanto ho scritto qualche post fa: l'articolo del Sole era curiosamente e palesemente fazioso e mi da la sensazione che ci sia qualcuno che voglia diffondere falsi allarmismi su Alitalia.. mosso probabilmente da altro burattinaio...... (ok, l'ho detta)

Vostre opinioni?
 
Va bene che sono numeri in miglioramento, ma a voler essere cattivi con 85 milioni di perdita in un trimestre in proiezione (una forzatura volontaria da parte mia, perché non si può paragonare il 1° trimestre agli altri 3, specie quelli estivi) non siamo lontani dal celebre "un milione al giorno di perdita" su base annua di Cimoliana memoria.

Tutto questo senza Air One, senza Malpensa, senza 10.000 dipendenti cassintegrati, senza concorrenti su Linate, ecc...

Non vedo motivi di vanto.