Ecco la cordata per Alitalia - la Repubblica


malpensante

Bannato
6 Novembre 2005
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bel paese là dove 'l sì suona
Il piano Ermolli: tra un mese i nuovi soggetti, poi un partner estero
Lo sforzo chiesto a ciascuno dei gruppi di investitori sarebbe di 300 milioni

AirOne, banche e industriali
un miliardo dalla cordata italiana

Un terzo sarebbe riservato al patron di AirOne, Carlo Toto
Il "nocciolo" di azionisti potrebbe poi negoziare con una compagnia straniera
di GIOVANNI PONS

MILANO - Ora che il prestito ponte da 300 milioni è assicurato e Berlusconi ha vinto le elezioni si comincia a capire qualcosa di più della famosa cordata italiana per Alitalia che ha infiammato gli ultimi giorni di campagna elettorale. Lo schema a cui sta lavorando da qualche settimana Bruno Ermolli, il consulente incaricato dal Cavaliere di sondare alcuni investitori per un eventuale intervento in Alitalia, in realtà è molto semplice. Le risorse complessive da mettere in campo sono stimate tra 700 milioni e un miliardo di euro da suddividersi in tre diverse categorie di investitori. Un terzo dovrebbe spettare a Carlo Toto, il patron di AirOne che potrebbe conferire la sua compagnia aerea, dotata di preziose opzioni su nuovi aerei, in cambio di una partecipazione azionaria importante ma non maggioritaria; un altro terzo delle risorse verrebbe versato dalle banche e l'ultimo terzo da una cordata di imprenditori privati. Una volta costituito questo "nocciolone" di investitori tutti battenti bandiera italiana si avrebbe la base sufficiente per negoziare una partnership con una importante compagnia straniera, da posizioni di forza e senza essere costretti ad accettare proposte irricevibili come quella sollecitata ad Air France-Klm.

Se questo è lo schema cui stanno lavorando gli uomini vicino a Berlusconi è abbastanza intuibile come lo sforzo finanziario richiesto agli imprenditori sia tutto sommato limitato. Circa 300-350 milioni di euro da suddividersi tra coloro che aderiranno alla chiamata del governo. Tra questi ci sarà sicuramente Salvatore Ligresti, uscito ieri allo scoperto dopo le ultime indiscrezioni, ma è possibile che anche la Pirelli di Marco Tronchetti Provera possa mettere una piccola quota giustificando l'intervento con la necessaria salvaguardia di Malpensa. Ma anche finanzieri di lungo corso come Francesco Micheli potrebbero non tirarsi indietro di fronte alla possibilità di mantenere Alitalia in mani italiane e magari fare anche un buon affare.

C'è però una pre-condizione da soddisfare prima di parlare di cordate e di interventi: bisogna conoscere il reale stato di salute dell'azienda. Gli ultimi numeri disponibili risalgono infatti all'autunno 2007 e nessuno, a parte Air France, ha potuto condurre una due diligence sui libri contabili. Senza la dovuta trasparenza, dicono fonti vicine alla trattativa, nessuno sarebbe disposto a metterci un euro. Dunque la diplomazia che sta lavorando intorno al salvataggio di Alitalia, in particolare il sottosegretario uscente Enrico Letta e il vicepremier entrante, suo zio Gianni Letta, potrebbero accordarsi entro breve affinché il cda di Alitalia permetta di visionare l'azienda dall'interno.

Tutto ciò per evitare che si scivoli verso il commissariamento: una soluzione che non dispiacerebbe ai potenziali investitori ma che Berlusconi vorrebbe evitare a tutti i costi in quanto politicamente poco edificante. Il futuro premier ieri ha parlato di sacrifici da fare sul fronte del personale della compagnia di bandiera, ma allo stesso tempo ha assicurato che il governo non lascerà nessuno per strada.

Se nelle prossime settimane Berlusconi riuscisse a fornire indicazioni precise anche su questo fronte la cordata italiana compierebbe un significativo passo in avanti. E per tornare ai potenziali investitori, mentre sembra molto improbabile una discesa in campo dell'Eni se non altro perché il futuro titolare del ministero dell'Economia, azionista della società petrolifera, sembra contrario a una diversificazione nel settore dei trasporti, sul fronte del coinvolgimento delle banche non si può escludere niente. Intesa Sanpaolo da molti mesi a questa parte ha manifestato la sua disponibilità ma alla banca guidata da Corrado Passera potrebbero aggiungersene altre, come per esempio Mediobanca ripetendo a grandi linee quell'impostazione che le vede presenti entrambe in Telecom Italia. Dunque, al di là delle parole, qualcosa si sta muovendo nella costituzione della cordata italiana per Alitalia, anche se non si è ancora entrati nella fase operativa. L'importante, dicono fonti vicine ai potenziali investitori, è che anche a sinistra si stiano rendendo conto che ha senso mantenere la compagnia di bandiera entro i confini nazionali. E soprattutto che così facendo si evita il ridimensionamento di Malpensa proprio quando sarebbe necessario un suo potenziamento in vista dell'Expo del 2015.

24 aprile 2008
la Repubblica
 
Sembra un piano di buon senso, a patto che si dia autonomia ad un forte management; si doveva farlo un po' di anni fa'. Se si trovasse anche un nome diverso al vettore per sottolineare la cesura col passato sarebbe anche meglio. Il brand Alitalia, a torto o a ragione, e' anche sinonimo di tutto il peggio dell' Italia "pubblica".
 
mi pare di capire che sia un piano finanziario...

già, ma ancora manca il piano industriale. Come farà la nuova 'proprietà' a far tornare AZ, in tempi rapidi, alla redditività?
 
Giovedì 24 Aprile 2008, 10:51

Alitalia: Berti (Anpac), La Cordata c'e' e Gia' Contatti Informali

(ASCA) - Roma, 24 apr - ''La cordata per Alitalia c'e', sono certo di questo anche perche' informalmente si stanno facendo vivi, per cui credo ci siano dei precontatti anche a livello sindacale per cercare di verificare quali sono i margini di manovra''. E' quanto afferma il presidente dell'Anpac, Fabio Berti, intervistato da Maurizio Belpietro nella trasmissione Panorama del giorno su Canale 5. ''E' certamente una cosa positiva, una alternativa importante . Non si potra' discostare molto dalle linee industriali che sono state delineate fino ad oggi che sono centrate sull'ottimizzazione del network. Per cui non ci saranno gran di sconvolgimenti. L'importante e' che ci siano investitori nuovi''. Sulle polemiche intorno alla compagnia, Berti sottolinea che si ''devono togliere di mezzo i campanilismi e vedere di cosa esattamente ha bisogno Alitalia, sacrifici inclusi. Non bisogna nascondere che se c'e' la necessita' di fare la propria parte anche il sindacato la deve fare, pero' siamo concentrati sull'azienda e leviamo di mezzo questa sorta di campanilismi che sicuramente non fanno bene a nessuno''. E sui sacrifici che saranno necessari, il presidente del sindacato piloti afferma che rientrano in una ''certa logica perche' noi ci aspettiamo la necessita' di fare tagli. Berlusconi pero' ha anche detto che il piano Air France non era accettabile perche' troppo restrittivo. E' ovvio quindi che se c'e' una logica rispetto a quelle che sono state le sue affermazioni, e io non ho motivo per non crederci, i tagli ci saranno, ma saranno gestiti sicuramente in modo meno traumatico e non potranno esser cosi' pesanti come quelli proposti da Air France''.
 
AP non aveva già un piano industriale ? Non vedo il problema , ora che non c'è più AF la soluzione di AP che era stata presentata dovrebbe soddisfare tutti. o no??
 
Se si trovasse anche un nome diverso al vettore per sottolineare la cesura col passato sarebbe anche meglio. Il brand Alitalia, a torto o a ragione, e' anche sinonimo di tutto il peggio dell' Italia "pubblica".


Secondo me il nome e livrea insieme ai veri professionisti che ci lavorano sono le uniche cose da mantenere.
 
AP non aveva già un piano industriale ? Non vedo il problema , ora che non c'è più AF la soluzione di AP che era stata presentata dovrebbe soddisfare tutti. o no??

Ma da allora son cambiate tante cose...ricordiamo che tante rotte sono state tagliate, che la stragrande maggioranza degli aerei e dei voli sono stati spostati a FCO.
E sopratutto i conti di AZ sono cambiati....in peggio. Poi aggiungiamoci l'Expo 2015, AP che si sta insediando a MXP, l'OpenSkies etc...
Un eventuale nuovo piano industriale di AP (o altri) potrebbe tener conto di tutto ciò...
Diciamo che quindi è tutto da rifare!
 
a me sa solo che la cordata ci mette un po di soldi, vende quello che può interessare ad AP a zero euro (aerei buoni e diritti vendibili)
ricapitalizza AP e fa fallire AZ ... In Italia si è già fatto tante volte
 
Giovedì 24 Aprile 2008, 10:51

Alitalia: Berti (Anpac), La Cordata c'e' e Gia' Contatti Informali

(ASCA) - i tagli ci saranno, ma saranno gestiti sicuramente in modo meno traumatico e non potranno esser cosi' pesanti come quelli proposti da Air France''.
ma AirFrance non avrebbe garantito 7 dico 7 anni di stipendio al 100% per gli esuberi?
 
a me sa solo che la cordata ci mette un po di soldi, vende quello che può interessare ad AP a zero euro (aerei buoni e diritti vendibili)
ricapitalizza AP e fa fallire AZ ... In Italia si è già fatto tante volte

Se gli vendono pure il brand Alitalia, nessuno (o quasi) si lementerebbe più di tanto.
 
C'è però una pre-condizione da soddisfare prima di parlare di cordate e di interventi: bisogna conoscere il reale stato di salute dell'azienda. Gli ultimi numeri disponibili risalgono infatti all'autunno 2007 e nessuno, a parte Air France, ha potuto condurre una due diligence sui libri contabili. Senza la dovuta trasparenza, dicono fonti vicine alla trattativa, nessuno sarebbe disposto a metterci un euro.
Credo che questo sia il passaggio fondamentale.
Solo dopo la due diligence gli imprenditori potranno esprimere un'opinione, presentare un piano industriale/risanamento e quantificare i tagli che ci saranno da fare.

Considerando che questo gruppo di imprenditori non avrà mai la forza imprenditoriale di AF anche solo in termini di economie di scala per il tagio dei costi con i fornitori mi chiedo come ci si possa ancora illudere che il loro piano sarà migliore di quello di AF.
Le dichiarazioni del premier in pectore fanno presagire folli tagli di personale.
Non sarebbe tutto più semplice lasciandola fallire?
 
per fortuna che oggi si chiude anche la campagna per i ballottaggi così finisce parte del dramma dei lavoratori az

«PUNTARE SU FIUMICINO» - Anche Gianni Alemanno, sfidante di Rutelli per la carica di sindaco di Roma, è sicuro che la cordata italiana si farà. Non solo: ospite di UnoMattina, l'esponente di An ha detto di essere convinto delle possibilità di un rilancio e spiegato che «Alitalia deve essere centrata su Fiumicino, l’hub principale italiano». Una posizione, questa, che probabilmente non è condivisa da tutto il Pdl e, soprattutto, dal principale alleato, la Lega Nord, che vede di cattivo occhio l'ipotesi di una penalizzazione di Malpensa. Sulla vicenda è intervenuto anche Goffredo Bettini, braccio destro del leader del Pd Walter Veltroni. L'esponente del Pd punta il dito contro il centrodestra, accusandolo di avere messo nei guai Fiumicino proprio per aver continuato ad insistere sul parallelo potenziamento di Malpensa. «Berlusconi ha annunciato dei tagli, per noi Alitalia è come la Fiat». «Accuso la destra di aver fatto fallire un accordo con Air France che avrebbe premiato Fiumicino - ha insistito il coordinatore del Pd - parlando di una cordata italiana che non c'è». E a proposito di Malensa ha detto: «E' un aeroporto mal collegato e in certe parti fatiscente, è uno degli aeroporti più sconclusionati che abbia mai visto». (Corriere.it)