Ci eravamo lasciati nel gelo di Barrow, lassù in un posto sperduto. Il nostro ritorno era previsto per la sera del 15 agosto. Barrow è tetramente affascinante, si, però più di un giorno intero non è il caso di fare...dopo un po' non sai più cosa fare per far passare le ore, al di là di lasciarti congelare dal wind chill! Tento quindi, già fin dall'arrivo a Anchorage il 12, di farmi cambiare la prenotazione per rientrare con un giorno di anticipo e quindi guadagnare tempo per il viaggio in auto delle settimane successive. Niente da fare, come detto la mia tariffa è considerata low fare (accidenti a loro, altro che low fare!), quindi oltre al cambio di prenotazione ci vuole un'integrazione della tariffa...insomma, troppi soldi. Ci provo di nuovo anche a Barrow il giorno prima di partire...l'addetto Alaska Airlines, un presuntuoso di prima categoria, mi ride in faccia quando chiedo se c'è posto sul volo della sera del 14 o quello della mattina del 15 (ci sono due voli al giorno). La mattina dopo decidiamo di presentarci in aeroporto (oddio...è un eufemismo dire aeroporto...mi soffermo più avanti), e...voitlà! L'aereo è mezzo vuoto ovviamente, come sospettavo, e ci imbarcano senza problemi. Dicevo dell'aeroporto: tutta la struttura sarà grande come casa mia, e la sala interna, che funge da hall arrivi, hall partenze, check-in, sala d'attesa, controlli di sicurezza, nastro (ehm, nastro: i bagagli vengono scaraventati dall'hangar interno nella hall da due braccia forzute dietro un pannello) bagagli, toilettes. Non c'è la VIP lounge, accidenti [

]
Lo schedulato prevede che il volo del mattino faccia due stops: BRW-SCC-FAI-ANC. Partiamo quindi piuttosto puntuali e salutiamo Barrow dirigendoci dritti in mare sull'Oceano Artico. In volo da uno squarcio di nubi osserviamo il mare costellato di icebergs, e ancora (o già, dipende dai punti di vista) mezzo ghiacciato.
(nota per tutte le foto: purtroppo ho dovuto ridimensionarle di molto, e di conseguenza non si possono apprezzare moltissimi particolari)
La tratta verso Prudhoe Bay, aeroporto di Deadhorse (PASC/SCC), è piuttosto breve; viene allungata da un'interminabile serie di virate e controvirate; il tempo è parzialmente nuvoloso, a tratti soleggiato. Finalmente ci mettiamo in linea e iniziamo il short final: giù i flaps, giù anche il carrello. Improvvisamente, la terra sotto di noi scompare e ci immergiamo in un banco di nebbia radente al suolo, la famigerata shallow fog. Capisco che, non vedendosi un'emerita mazza, sarà difficile atterrare se il banco di nebbia è anche sulla pista; andiamo ancora in assetto di atterraggio per qualche secondo, inizio vagamente a intravedere qualche sagoma di casa, e saremo a..boh poche decine di metri da terra. Niente da fare, ecco la riattaccata a tutta randa quando ormai mancavano pochi metri e rateo di salita stile Mortirolo per i ciclisti, tra lo sgomento di qualche passeggero. Il capitano in cabina sembra capire e subito si spiega: "Sorry folks, visibility at Deadhorse airport was near to zero, impossible to land there, we are heading directly to Fairbanks", per la gioia di chi doveva atterrare a Deadhorse. Il bello è che a poche miglia dall'aeroporto splendeva il sole e non c'era una nuvola. Aaahh, l'Alaska!

Proseguiamo quindi per Fairbanks. A bordo due assistenti di volo molto stagionate, ma bravissime. Entrambe hanno appuntato lo sticker: "I love flying", e la loro caratteristica principale è il buonumore. La capocabina fa tutti gli annunci in modo originale e simpatico, pure le procedure di sicurezza vengono "raccontate" più che stancamente leggicchiate: il risultato è che i passeggeri sono attenti e si fanno delle sane risate, anche io mi piego quando spiega l'utilizzo del pulsante con raffigurata una hostess: "è l'autodistruzione", dice.

Insomma, tutte battute così. Molto gustosa. Molto gustosi anche i dialoghi con il capitano. "Cabin crew prepare for takeoff" - "Capt, we're seated and backled up". "Cabin crew prepare for landing" - "Oh honey, we're already seated and we've made us comfortable". [:304]
Ecco i dettagli delle due tratte, i report di volo mi verranno compilati in mezzo all'apron a Anchorage dal capitano, una volta scesi dall'aereo e sotto una discreta pioggia. Dimenticavo, a Fairbanks un'ora di stop, ho potuto fare un giretto per il terminal e mi è sembrato un aeroportino carino e folckloristico (d'estate anche qui arriva 1xw la Condor).
8) 15/08/2006 (volo n° 211)
Barrow Will Rogers Memorial PABR/BRW - Fairbanks Intl PAFA/FAI
Alaska Airlines AS 144
10:22-12:03
Boeing 737-200 Combi N741AS
Takeoff rwy: 22 /Landing rwy: 01L
Miglia nautiche: 550 / FL 320 / 1 h 40 min
9) 15/08/2006 (volo n° 212)
Fairbanks Intl PAFA/FAI - Anchorage Ted Stevens Intl PANC/ANC
Alaska Airlines AS 144
13:15-14:20
Boeing 737-200 Combi N741AS
Takeoff rwy: 19R
Landing rwy: 07R
Nautical miles: 265 / FL 330 / 1 h 12 min
Ora, per quel che ne so, basta aerei fino al ritorno il 29 agosto!
Noleggiamo la macchina e torniamo a casa, pronti, la mattina successiva a partire di buon mattino per la nostra prima tappa. Ogni giorno ci toccherà essere in macchina, le distanze da coprire sono sempre superiori ai 600 km, l'Alaska è immensa, e per di più le strade raramente sono percorribili oltre i 100 km/h, spesso sono sterrate e si va anche molto più lenti.
La prima tappa ci porta a Valdez, una cittadina portuale a 600 km di strada da Anchorage verso est, incornciata in uno stupendo quadro di montagne e ghiacciai sui quattro lati che a strapiombo si gettano nel mare. Peccato che non vedremo nulla, la città è immersa nella nebbia più totale. Fortunatamente durante il tragitto ammiriamo i primi stupendi paesaggi i primi ghiacciai.
Siamo costretti a ripartire subito la mattina successiva. E ci tocca subito un tappone: da Valdez, Alaska, a Haines Junction, Yukon canadese, 900 km di cui la metà sterrati. Durante il tragitto ci fermiamo ovviamente più volte ad osservare panorami mozzafiato. Giungiamo stravolti a Haines Junction dopo aver guidato tutto il giorno; questa cittadina si trova sul lato est del Kluane National Park, che, insieme al Wrangell-St Elias National Park in Alaska, immediatamente a ovest, forma una delle aree protette più grandi del mondo. Il Kluane è un parco fondamentalmente di catene montuose, quelle appunto del complesso del Wrangell-St Elias, e di migliaia (si, migliaia) di ghiacciai, di cui parecchie decine di dimensioni impensabili per un ghiacciaio europeo. Cerchiamo, la mattina successiva, un modo per poter visitare almeno una parte del parco. Non abbiamo tempo, purtroppo, di dedicarci troppo a passeggiate e scalate, il nostro piano prevede molti luoghi da visitare e non potremo mai fermarci troppo. Così, nasce l'idea di un volo panoramico. Ovviamente l'idea mi eccita all'istante. La Sifton Air, piccola società di turismo, effettua per conto del servizio del Parks Canada, voli panoramici di diversa durata. Scegliamo di stare in aria per 75 minuti: detto fatto, alle 10:20 decolliamo dalla piccola pista in terriccio dell'aeroporto.
Ciò che vedremo rimarrà a lungo impresso nei miei occhi: una infinita distesa di bianco, talmente accecante da confondere le linee dei monti, ci si apre immediatamente di fronte e poi sui lati. Voliamo a 10.000 piedi e sfioriamo le vette innevate, e più sotto, le lingue dei giganteschi ghiacciai che come fiumi si dipanano verso valle. Qui ci sono 18 delle 20 vette più alte di tutto il continente nordamericano, primo fra tutti il Mt Logan e poi il Mt Vancouver, entrambi poco sotto i 6 mila metri. Qualche scatto, io sono stato fortunato perchè mi sono preso il posto in coda, che è quello dove si vede meglio. Qualche scatto esemplificativo:
I dettagli del volo:
10) 18/08/2006 (volo n° 213)
Haines Junction CYHT/YHT - Haines Junction CYHT/YHT
Sifton Air
10:21-11:35
Cessna C-205 C-GVKJ
Takeoff rwy: 22
Landing rwy: 4
Nautical miles: 150 / FL 10.000 ft / 1 h 20 min
Davvero uno spettacolo.
Riprendiamo quindi l'auto, percorriamo un'altra stupenda strada che passa attraverso passi di montagna battuti dal vento e completamente deserti (qui il limite della vegetazione varia tra i 300 e gli 800 metri) e rientriamo in Alaska arrivando fino a Haines, sulla punta di un fiordo; di li dobbiamo prendere un traghetto per arrivare, in serata, a Skagway, sempre in Alaska, in fondo ad un profondo fiordo; Skagway è la città simbolo dell'inizio della Gold Rush, la famosa Corsa all'Oro di fine Ottocento nel Klondike. Skagway, pur essendo in Alaska, è raggiungibile via terra, così come Haines, solo passando attraverso il territorio canadese, oppure via mare da Anchorage o Juneau. Se volete farvi un'idea, guardatevi una cartina su internet.
A Skagway ci fermiamo il giorno successivo, 19 agosto, per seguire uno degli ottimi tours guidati in città di un ranger del National Parks Service; siamo infatti all'interno del Gold Rush National Historical Park. A proposito: il servizio nazionale parchi americano è organizzatissimo, chi è stato negli USA lo può dire; dovremmo imparare molto da loro in fatto di cura di un parco e organizzazione dello stesso per i nostri poveri parchi nazionali. Tutti i rangers incontrati, qui in Alaska ma anche nel resto degli USA in passato, sono sempre stati all'altezza, professionali, preparatissimi, disponibilissimi. Si vede davvero come ci tengano ai loro parchi e alle loro bellezze naturali e storiche. Pensate che, tra National Parks, National Monuments, National Wilderness Refugees, National Preserves, e tutti i corrispondenti di competenza dello Stato dell'Alaska, più tutte le riserve degli eschimesi, che appartengono e sono protette dallo Stato, più del 99% della terra in Alaska è di proprietà pubblica. Tutte le case e i terreni dei privati e delle aziende non riescono a coprire nemmeno 1% del territorio!
Skagway è carina, intima e ben tenuta; da visitare. E se avete tempo, tempo che noi non avevamo, ci sono dei bellissimi sentieri da percorrere, il più famoso dei quali, il Chilkoot Trail, ricalca quello che facevano i cercatori d'oro a cavallo tra otto e novecento. E' un percorso molto duro, ma credo ne valga la pena.
Prendiamo l'auto e la sera stessa siamo a Whitehorse, capitale dello stato dello Yukon. Siamo quindi rientrati nuovamente in Canada. Whitehorse ha solo 20 mila abitanti. E' carina, anch'essa intima; noi però ripartiamo subito il giorno dopo, è una tappa di spostamento: la nostra destinazione successiva è Dawson City, vi rimarremo due giorni. Dawson City, adagiata in fondo a una valle lungo le rive del famoso Yukon River, si trova a soli 200 km a sud del Circolo Polare, e sicuramente è la città che mi ha più di tutte colpito e fatto innamorare. E' semplicemente incantevole nel suo ambiente selvaggio, di frontiera che più frontiera non c'è, con quelle sue strade sterrate, i marciapiedi tutti in legno, le case rialzate per evitare gelo e neve. E' poi anche una cittadina vivace, piena di storia e di cultura. Era il punto d'arrivo della Corsa all'Oro, ai tempi era seconda solo a San Francisco per numero di abitanti per la parte occidentale del continente. A Dawson si ritrovano d'estate gruppi di intellettuali, artisti e scrittori, sulla scia di due grandi scrittori che, pur non essendo originari di qui, hanno vissuto a Dawson durante quegli anni di grande illusione: Jack London si è ispirato a queste terre per scrivere Zanna Bianca e il Richiamo della Foresta, Robert Service è consideratp il più grande poeta di quell'epoca. Poi, alla sera ci siamo goduti lo spettacolo del can-can in un club tenuto come se fossimo ancora nel pieno di quell'epoca; in giornata un tour animato, educativo e divertentissimo, messo in atto dai rangers del Parks Canada, ci ha fatto conoscere la Dawson storica. Una città affascinante.
Dawson dall'alto e il fiume Yukon:
Rientriamo in Alaska, perchè ci aspetta ancora molto: percorrendo la Top of the World Highway, il nome già vi dice tutto, passiamo ancora una volta per lande sperdute, niente di niente per centinaia di chilometri; spegni l'auto e senti solo il rumore del vento che ti taglia la faccia, e ti perdi nell'ammirare quella vastità che ti fa sentire così piccolo e indifeso.
In cima alla Top of the World:
La frontiera USA/Canada lassù:
Arriviamo in un villaggio nel cuore dell'Alaska, ai piedi della catena dell'Alaska Range, sotto un diluvio di pioggia gelida (ci dicono che la mattina aveva nevicato, ora avevamo 4° e freddo che ti penetra le ossa). Il giorno dopo ci aspetta la avventurosa Denali Highway (ah la parola Highway non v'inganni: spesso per l'Alaska dovete tradurre in "strada monocarreggiata sterrata e piena di buche"), al termine della quale, passando per paesaggi ancora una volta maestosi e immensi, con la prima neve a bassa quota a far da contrasto al verde ancora acceso dei prati sottostanti, sbuchiamo all'ingresso del Denali National Park, il parco sicuramente più famoso dell'Alaska e considerato tra i più belli di tutti gli USA.
(Denali Highway):
Sono curioso di vedere la bellezza di questo Parco, perchè in fatto di paesaggi fino a questo punto avevamo già visto tantissimi posti mozzafiato. Non mi deluderà; i paesini all'ingresso del parco (vietato al traffico privato: gran cosa!) sono per noi, che veniamo dal nulla più assoluto, come la tangenziale di Milano nell'ora di punta. In realtà c'è qualche auto in più rispetto al solito, ma il nostro termine di paragone è chiaramente sfasato. Il giorno dopo ci inoltreremo per 70 miglia all'interno del parco, lungo l'unica strada esistente e percorribile solo con gli autobus del parco, fatto salvo il fatto che, a tuo rischio e pericolo, sei libero di girare a piedi (ferree invece le regole di pernottamento in tenda all'interno del parco: la salvaguardia dell'indipendenza e del rispetto verso i tanti animali del parco è la prima regola che vige). Incontriamo the "Big One", il Mt McKinley, la montagna più alta di tutto il continente nordamericano con i suoi 6219 metri (peraltro, è la montagna più alta del mondo se consideriamo non l'elevazione, ma il bottom-top: il McKinley è un'unica parete che sale da circa ottocento metri fino a oltre 6000, mentre l'Everest è a gradoni, e l'ultimo gradone parte da oltre 4000 metri), solitamente avvolto costantemente dalle nubi. Noi lo vedremo completamente sgombro da cima a fondo, e gli stessi rangers sono estasiati perchè è una vista che a pochi turisti è concessa. Gli animali: un'orsa con tre cuccioli, altro caso eccezionale (di solito sono due), due alci, parecchi caribù, parecchi ptarmigans (non ho ancora capito che uccelli siano in italiano), falchi e aquile, corvi imperiali. Per non parlare delle stupende vallate, selvagge e mai toccate dall'uomo, Siamo stati decisamente fortunati e felici, dopo una scarpinata in libertà rientriamo soddisfatti.
Non vi posto le foto degli animali perchè hanno bisogno di un'alta risoluzione e postare foto minuscole non avrebbe senso. Il maestoso McKinley però, si, si vede anche in foto ridimensionate!
Ripartiamo quindi per Anchorage, e il nostro viaggio si avvia alla conclusione. Faremo una notte lì, e poi gli ultimi due giorni li dedichiamo al Kenai Fjords National Park, a sud di Anchorage, nel villaggio di pescatori di Seward. Seward ha poco da dire; è il parco che la circonda che ha moltissimo da dire: ghiacciai marini, cioè ghiacciai che, scesi direttamente dalla montagna, si gettano nel mare, e ce ne sono a decine; l'Harding Icefield, uno dei blocchi unici di ghiaccio più vasti del mondo, per non parlare della ricchissima fauna marina; il Parco è visitabile quasi solamente dall'acqua, quindi ci spariamo un tour in battello per 8 ore. Vedremo, nell'ordine: 2 balene e un balenottero, 30/40 killer whales, le orche, il quale numero fa sobbalzare e stupire perfino la ranger di turno a bordo della nave, che dice di non aver mai visto un branco così numeroso di orche, un'infinità di uccelli, tra cui i simpaticissimi puffin, foche e leoni marini. Il tutto in una cornice di una giornata dal cielo blu cobalto e senza una nuvola: anche questa è stata un'incredibile fortuna, Seward non vedeva il sole da settimane. Il piatto forte della giornata sarà però vedere da vicino un tidewater glacier, appunto un ghiacciaio marino; vediamo il Holgate Glacier, che vanta una fronte verticale di 800 piedi (circa 200 metri). Un mostro di grandezza!
Anche qui, evito la fauna marina e gli uccelli, necessitano di ottima risoluzione. Ecco però i maestosi ghiacciai:
Torniamo ad Anchorage giusto in tempo perchè, il 28 pomeriggio, Jerome (ricordate?) mantiene la sua promessa. E stavolta è un bella giornata di sole e ce ne stiamo in giro un'ora e mezza sul suo Husky: lasciamo Anchorage e andiamo sul Knik Glacier, il più vicino ad Anchorage, lo sorvoliamo a volo radente, atterriamo su un lago li vicino e mi godo, per l'ultima volta, il silenzio assordante ed emozionante della natura; scorgiamo un alce e un branco di capre di montagna. Rientriamo ad Anchorage per cena.
11) 28/08/2006 (volo n° 214)
Anchorage Merrill Field PAMR/MRI - Anchorage Merrill Field PAMR/MRI
16:30-18:00
Aviat Husky A-1B N177AK
Takeoff rwy: 25 / Landing rwy: 25
Nautical miles: 120 / FL 1500 ft / 1 h 30 min
Il viaggio è finito, ormai è il 29 ed è ora di rientrare. Spero di avervi fatto capire qualcosa di quanto abbia apprezzato e cosa si prova davanti a certe bellezze; ne ho visti di posti al mondo, ma così...è difficile; forse solo l'Islanda, pur molto diversa, le tiene testa. Mi rendo conto che non avrò potuto certamente rendere al 100% ciò che ho visto. Andate in Alaska, se potete. E non tralasciate lo Yukon, e nemmeno i Northwest Territories (mi toccherà andare anche lì prima o poi [

] )
Arriviamo al terminal nord del Ted Stevens, terminal che in confronto al sud dove ero arrivato io, sempre un aeroporto di campagna. Piuttosto disorganizzato in confronto all'altro, e si che è pure il terminal dedicato agli internazionali! Check in rapido, chiedo un posto comodo, tipo uscita di emergenza o prima fila di economy, niente da fare, ci assegna un bel finestrino-corridoio, 16K il mio (configurazione 2-3-2): siamo anche piuttosto avanti, nel primo settore di economy, molto bene. Ah sapete che Condor, se volete riservare il posto a bordo, vi fa pagare 40 € ? Accidenti che tirchi! Pagassimo poco il biglietto...E il bello deve ancora arrivare! All'andata avevo viaggiato in Business e non mi ero accorto di cosa vuol dire viaggiare in economica su Condor...ora vedrete ( il mio amico mi aveva già messo in guardia, ma volevo vedere con i miei occhi e provare). Dicevo, siamo in fila 16. Evitate come la peste la fila 16!!! Le file infatti sono sfasate rispetto ai finestrini: la fila 16 è priva di finestrino (e sospetto che questo sfasamento coinvolga altre file più in coda, ma non sono andato a verificare), il pitch ridottissimo (altro dato negativo) non ti consente nemmeno di vedere il finestrino dietro o davanti. Appena arriviamo alla nostra fila mi assale l'incubo: 9 ore senza finestrino, incastrato in un buco, da claustrofobia anche per me che non ne soffro! Mi catapulto dal primo assistente di volo non appena vedo che l'imbarco è terminato, lo imploro di assegnarmi un'altra fila, fosse anche l'ultima. Fa un rapido giro e purtroppo il volo è quasi pieno; sono disposto anche a un posto in mezzo, niente da fare. Mi tocca il 16K. Non chiuderò occhio per la scomodità, anche il recline mi sembra ridottissimo. Non posso neanche godermi la luce per tutto il volo, visto che la rotta è talmente settentrionale e andiamo verso il giorno, tanto che non farà mai buio. Da Anchorage spariamo dritti verso settentrione, passiamo sul Polo Nord e scavalliamo dall'altra parte, scendendo su FRA dritti da Capo Nord. E' la rotta più settentrionale che abbia mai fatto, e più di così in effetti non si può! Non è nemmeno una traversata transatlantica, piuttosto è transartica! Meno male che mi faccio due risate con l'Era Glaciale 2. Ah! A proposito: vuoi ascoltare musica? Guardare il film? Certo! Ti diamo le cuffie! "Zwei Euro und fünfzig Cent, bitte". Ma carogne! Fate pagare due pulciosi auricolari su un volo di 9 ore? Impiccatevi

Se questo è il modo di fare le low cost sul lungo raggio, beh hanno perso subito un cliente (e poi low cost solo perchè devi pagarti l'auricolare, perchè il nostro biglietto ci è costato non poco). Ah, vuoi qualcosa di diverso dall'acqua, dalla coca o dal caffè? "Zwei Euro und fünfzig Cent, bitte!" Uno non può nemmeno rilassarsi con una birra, adesso. Unite tutto ciò al fatto del posto e al fatto che non ho chiuso occhio, che capirete perchè arrivi a Francoforte con un diavolo per capello.
12) 29/08/2006 (volo n° 215)
Anchorage Ted Stevens PANC/ANC - Frankfurt Main EDDF/FRA
Condor DE 2067
15:43-10:58
Boeing 767-300ER D-ABUD
Takeoff rwy: 32 / Landing rwy: 25L
Nautical miles: 4142 / FL 370 / 9 h 15 min
Posto a bordo: 16K / Economy
Devo anche fare la carta d'imbarco. Siccome vedo una ressa impensabile ai transfer di LH al terminal B, decido di andare subito al gate, anche perchè non ho molto tempo. Mi fanno la carta d'imbarco e si va subito verso l'aereo. In coda c'è anche il portiere del Milan Dida con tutta la sua famiglia, per la cronaca. Il volo per Malpensa verrà imbarcato da un remoto, alè! Il nervoso sale ancora di più! Decido di sedermi subito al mio posto non appena a bordo, chiudo gli occhi e li riapro che siamo già in discesa su MXP dopo un volo velocissimo (50 minuti).
13) 30/08/2006 (volo n° 216)
Frankfurt Main EDDF/FRA - Milano Malpensa LIMC/MXP
Lufthansa LH 3886
12:40-13:30
Airbus A320-200 D-AIPH "Münster"
Takeoff rwy: 07L / Landing rwy: 35R
Nautical miles: 320 / FL 330 / 0 h 50 min
Posto a bordo: 24C / Economy
All'arrivo dei bagagli scopro che la security USA ad Anchorage era riuscita ad aprirmi entrambe le valigie (chiuse da un codice), e correttissimamente richiuse con ordine (immagino la fatica che han fatto: io mi ci sono dovuto sedere sopra per farle chiudere...). E anche questo viaggio si conclude, e fine delle vacanze. Ora solo lavoro, ad ottobre si va in Messico e Colombia, a dicembre a Singapore, Bangkok e Taipei.
E' tutto. Scusate ancora la prolissità e grazie a chi ha voluto leggermi.
Un saluto a tutti,
Carlo