(www.targatocn.it)
Il buco c'è sempre. Certo, meno evidente di quando questo Consiglio d'Amministrazione si è insediato, ma l'Aeroporto di Levaldigi resta pur sempre un'aquila con le ali mozze. Saranno un milione e settecentomila gli euro che quest'anno finiranno nel buco: a tanto ammonta la perdita di esercizio. Lo ha spiegato ieri sera, di fronte alla commissione consiliare competente del Comune di Cuneo, Gian Pietro Pepino, amministratore delegato della Geac, la società che gestisce l'aerostazione.
"Sofferenze economiche ce ne sono - ha attaccato Pepino - qualcuna anche morale". Il perché, presto spiegato: "Di continuo si sente di qualche socio deciso ad uscire dalla Geac. Soci che scelgono i giornali per annunciare l'evento. Non sono certo situazioni che aiutano. E poi - ha continuato l'ad - da una società non è che te ne esci quando vuoi. Metti in vendita la tua quota e poi se c'è qualcuno che compra te ne vai". Il riferimento evidentemente rivolto a quei comuni, Alba, Saluzzo e, forse, anche Fossano, intenzionati a non rinnovare la quota di partecipazione in Geac.
"Appartengo a quella generazione che ha sempre creduto che i soldi da riscuotere presso il pubblico erano sicuri. Magari tardivi, ma sicuri. Ebbene, oggi non è più così, tutti fanno orecchie da mercante - ha specificato -. Eppure siamo andati avanti sulla strada annunciata agli azionisti, facendo, credo, discretamente il nostro lavoro. Negli anni, in particolare nel 2010, il trend positivo di crescita nel numero di passeggeri, nonostante la crisi europea, a Levaldigi è stato costante. Mentre in Italia sono calati del 3% noi li abbiamo aumentati del 42%. Certo, obietterà qualcuno, è più facile incrementare quando si parla di piccoli numeri, ma anche se analizziamo la cosa in valori assoluti sono pur sempre stati 50.000 i passeggeri in più in un anno. Il traffico, dunque, potenzialmente c'è".
Gianpietro Pepino è poi passato a snocciolare i numeri: circa 1.700.000 euro di debiti, che al netto degli ammortamenti fissano la cifra comunque sopra il milione. Tutto ciò sarebbe dovuto all'esossimo costo della torre di controllo, 340.000 euro annui, e l'incremento del costo del personale. "Per quanto riguarda la torre - ancora Pepino - siamo l'unico aeroporto, insieme con Brescia, a pagare questo servizio, che ci costa 1.000 euro al giorno, mentre la maggior spesa per il personale è legata all'aumento del numero di traffico, che obiettivamente ci ha trovati un po' impreparati. Il costo è aumentato di circa 200.000 euro, passando da 900.000 a 1.100.000 euro, A questo proposito abbiamo faticato parecchio per raggiungere degli accordi sindacali che andavano verso una modifica dell'orario di lavoro. Questo, non per cattiva volontà delle parti, ma per la difficoltà di garantire una prospettiva futura. Se vivi alla giornata, come siamo costretti a fare noi, diventa difficile proporre ai dipendenti ed ai sindacati variazioni importanti: è chiaro che si sceglieranno sempre quelle più convenienti a medio termine. Comunque - ha chiuso l'ad - per quest'anno abbiamo ottenuto da parte delle parti la disponibilità per turni corti e spezzati: 4 ore, poi la sosta di tre e si torna a lavorare altre 4. E' stata dura, ma si è trovato l'accordo. Un gesto di maturità anche delle persone che lavorano in aeroporto".
Ma Levaldigi che prospettive di crescita ha in uno scenario tanto fosco? "A mio avviso - parole di Pepino - siamo in una fase in cui i ricavi ed i costi crescono più o meno di pari passo. Chiaro che quando siamo partito da zero si aumentava ogni anno, ora siamo alla seconda fase, che secondo me si protrarrà fino a quando non si supereranno i 400.000 passeggeri". Già, ma come? Nonostante voli sempre pieni, destinazioni raddoppiate, lo spettro della chiusura sembra sempre dietro l'angolo. "Cosa abbiamo davanti? Da noi operano le principali compagnie low cost sul mercato, tutte regolarissime nei pagamenti. Grazie a loro abbiamo la possibilità di sviluppare molto il traffico. Si deve andare avanti con il piano triennale ed arrivare ad aprire una gara per cercare un partner privato. Che non deve essere per forza Caselle, ma chiunque. Non chiediamo un piano di sussistenza, ma qualcosa di più ambizioso: occorre trovare partner che ci credano, che investano, tutti insieme. Almeno 5 milioni sulla struttura, dove dovranno essere creati spazi commerciali, altri 5 milioni sulle compagnie, per arrivare a toccare il milione di passeggeri. La fusione con Caselle, oggi come oggi è impossibile: per fare una fusione occorrono due soggetti vivi e noi siamo mezzi morti". L'amministratore delegato Geac ha chiuso con una battuta dai toni piuttosto aspri: "Ho come l'impressione che il consiglio di amministrazione di Levaldigi oggi non rappresenti nessuno".
Dai consiglieri cuneesi la gara a chi faceva più complimenti, con qualche suggerimento quanto meno azzardato: per Riccardo Cravero (UDC) l'aeroporto potrebbe essere utilizzato come un passaggio di filiera corta dei prodotti, mentre Giancarlo Arneodo (Cuneo Solidale) è arrivato a parlare di Hub (?!). Per Nello Streri (PdL) "Anche qualora tutti gli altri soci si tirassero indietro, il Comune di Cuneo dovrebbe raddoppiare i propri sforzi. Ho sempre creduto e credo nelle potenzialità di Levaldigi". Unica voce (parzialmente) fuori del coro quella di Fabio Panero (Rifondazione) che ha sottolineato come "sia ora che l'aeroporto incominci a camminare sulle proprie gambe".
Il buco c'è sempre. Certo, meno evidente di quando questo Consiglio d'Amministrazione si è insediato, ma l'Aeroporto di Levaldigi resta pur sempre un'aquila con le ali mozze. Saranno un milione e settecentomila gli euro che quest'anno finiranno nel buco: a tanto ammonta la perdita di esercizio. Lo ha spiegato ieri sera, di fronte alla commissione consiliare competente del Comune di Cuneo, Gian Pietro Pepino, amministratore delegato della Geac, la società che gestisce l'aerostazione.
"Sofferenze economiche ce ne sono - ha attaccato Pepino - qualcuna anche morale". Il perché, presto spiegato: "Di continuo si sente di qualche socio deciso ad uscire dalla Geac. Soci che scelgono i giornali per annunciare l'evento. Non sono certo situazioni che aiutano. E poi - ha continuato l'ad - da una società non è che te ne esci quando vuoi. Metti in vendita la tua quota e poi se c'è qualcuno che compra te ne vai". Il riferimento evidentemente rivolto a quei comuni, Alba, Saluzzo e, forse, anche Fossano, intenzionati a non rinnovare la quota di partecipazione in Geac.
"Appartengo a quella generazione che ha sempre creduto che i soldi da riscuotere presso il pubblico erano sicuri. Magari tardivi, ma sicuri. Ebbene, oggi non è più così, tutti fanno orecchie da mercante - ha specificato -. Eppure siamo andati avanti sulla strada annunciata agli azionisti, facendo, credo, discretamente il nostro lavoro. Negli anni, in particolare nel 2010, il trend positivo di crescita nel numero di passeggeri, nonostante la crisi europea, a Levaldigi è stato costante. Mentre in Italia sono calati del 3% noi li abbiamo aumentati del 42%. Certo, obietterà qualcuno, è più facile incrementare quando si parla di piccoli numeri, ma anche se analizziamo la cosa in valori assoluti sono pur sempre stati 50.000 i passeggeri in più in un anno. Il traffico, dunque, potenzialmente c'è".
Gianpietro Pepino è poi passato a snocciolare i numeri: circa 1.700.000 euro di debiti, che al netto degli ammortamenti fissano la cifra comunque sopra il milione. Tutto ciò sarebbe dovuto all'esossimo costo della torre di controllo, 340.000 euro annui, e l'incremento del costo del personale. "Per quanto riguarda la torre - ancora Pepino - siamo l'unico aeroporto, insieme con Brescia, a pagare questo servizio, che ci costa 1.000 euro al giorno, mentre la maggior spesa per il personale è legata all'aumento del numero di traffico, che obiettivamente ci ha trovati un po' impreparati. Il costo è aumentato di circa 200.000 euro, passando da 900.000 a 1.100.000 euro, A questo proposito abbiamo faticato parecchio per raggiungere degli accordi sindacali che andavano verso una modifica dell'orario di lavoro. Questo, non per cattiva volontà delle parti, ma per la difficoltà di garantire una prospettiva futura. Se vivi alla giornata, come siamo costretti a fare noi, diventa difficile proporre ai dipendenti ed ai sindacati variazioni importanti: è chiaro che si sceglieranno sempre quelle più convenienti a medio termine. Comunque - ha chiuso l'ad - per quest'anno abbiamo ottenuto da parte delle parti la disponibilità per turni corti e spezzati: 4 ore, poi la sosta di tre e si torna a lavorare altre 4. E' stata dura, ma si è trovato l'accordo. Un gesto di maturità anche delle persone che lavorano in aeroporto".
Ma Levaldigi che prospettive di crescita ha in uno scenario tanto fosco? "A mio avviso - parole di Pepino - siamo in una fase in cui i ricavi ed i costi crescono più o meno di pari passo. Chiaro che quando siamo partito da zero si aumentava ogni anno, ora siamo alla seconda fase, che secondo me si protrarrà fino a quando non si supereranno i 400.000 passeggeri". Già, ma come? Nonostante voli sempre pieni, destinazioni raddoppiate, lo spettro della chiusura sembra sempre dietro l'angolo. "Cosa abbiamo davanti? Da noi operano le principali compagnie low cost sul mercato, tutte regolarissime nei pagamenti. Grazie a loro abbiamo la possibilità di sviluppare molto il traffico. Si deve andare avanti con il piano triennale ed arrivare ad aprire una gara per cercare un partner privato. Che non deve essere per forza Caselle, ma chiunque. Non chiediamo un piano di sussistenza, ma qualcosa di più ambizioso: occorre trovare partner che ci credano, che investano, tutti insieme. Almeno 5 milioni sulla struttura, dove dovranno essere creati spazi commerciali, altri 5 milioni sulle compagnie, per arrivare a toccare il milione di passeggeri. La fusione con Caselle, oggi come oggi è impossibile: per fare una fusione occorrono due soggetti vivi e noi siamo mezzi morti". L'amministratore delegato Geac ha chiuso con una battuta dai toni piuttosto aspri: "Ho come l'impressione che il consiglio di amministrazione di Levaldigi oggi non rappresenti nessuno".
Dai consiglieri cuneesi la gara a chi faceva più complimenti, con qualche suggerimento quanto meno azzardato: per Riccardo Cravero (UDC) l'aeroporto potrebbe essere utilizzato come un passaggio di filiera corta dei prodotti, mentre Giancarlo Arneodo (Cuneo Solidale) è arrivato a parlare di Hub (?!). Per Nello Streri (PdL) "Anche qualora tutti gli altri soci si tirassero indietro, il Comune di Cuneo dovrebbe raddoppiare i propri sforzi. Ho sempre creduto e credo nelle potenzialità di Levaldigi". Unica voce (parzialmente) fuori del coro quella di Fabio Panero (Rifondazione) che ha sottolineato come "sia ora che l'aeroporto incominci a camminare sulle proprie gambe".