da Varesenews di oggi 03-03-2017
Bancarotta Volare, le richieste di pena arrivano a 12 anni dal crack
Dopo 8 ore di requisitoria i pm Furno e Pisciotta hanno chiesto pene tra 3 e i 7 anni per gli 8 imputati, tra questi il miliardario argentino Eurnekian. Chiesta l'assoluzione per Giorgio Fossa, reato prescritto
A dodici anni di distanza dagli arresti arrivano le richieste di pene nei confronti di coloro che sono ritenuti i responsabili del crack della compagnia aerea Volare, avvenuto nel 2004 (qui l’articolo dell’epoca).
Le richieste di condanna
I pubblici ministeri Luigi Furno e Nicola Rossato hanno portato a termine la loro requisitoria durata 8 ore davanti al collegio chiedendo la condanna nei confronti dell’amministratore delegato Vincenzo Soddu (7 anni), del presidente e fondatore Gino Zoccai (5 anni e 6 mesi), di Vittoriano Scotti (5 anni), dell’uomo d’affari argentino, oggi a capo di Toscana Aeroporti, Eduardo Eurnekian (4 anni e 6 mesi) e del suo braccio destro Flaun (4 anni), di Mauro Gambaro che fu anche amministratore delegato dell’Inter (3 anni e 6 mesi) di Rita Mengozzi (3 anni) e Alessandro Martinelli (3 anni). Chiesta l’assoluzione per Giorgio Fossa (attuale presidente del cda de Il Sole 24 ore e già presidente di Sea e Confindustria) in quanto il reato contestato di bancarotta preferenziale è prescritto.
La storia della compagnia
Volare Group nasce nel luglio 2000 dalla fusione fra AirEurope e Volare Airlines, la prima compagnia aerea totalmente a capitale privato e la prima low cost italiana. Nel novembre 2004, Volare Group sospende i voli e la vendita dei biglietti su tutte le destinazioni. Il successivo 17 dicembre è operativa Myair, che, secondo l’accusa della Procura di Busto Arsizio, nasce ereditando le infrastrutture della compagnia fondata da Zoccai.
Secondo i magistrati tutti insieme avrebbero partecipato alla bancarotta fraudolenta della compagnia attraverso la distrazione di qualcosa come 500 milioni di euro. Gli avvocati replicheranno il 9 marzo mentre la sentenza è prevista per il 24. Il monumentale lavoro dei magistrati, però, rischia di essere vanificato dalla prescrizione che incombe sui prossimi gradi di giudizio.
Bancarotta Volare, le richieste di pena arrivano a 12 anni dal crack
Dopo 8 ore di requisitoria i pm Furno e Pisciotta hanno chiesto pene tra 3 e i 7 anni per gli 8 imputati, tra questi il miliardario argentino Eurnekian. Chiesta l'assoluzione per Giorgio Fossa, reato prescritto
A dodici anni di distanza dagli arresti arrivano le richieste di pene nei confronti di coloro che sono ritenuti i responsabili del crack della compagnia aerea Volare, avvenuto nel 2004 (qui l’articolo dell’epoca).
Le richieste di condanna
I pubblici ministeri Luigi Furno e Nicola Rossato hanno portato a termine la loro requisitoria durata 8 ore davanti al collegio chiedendo la condanna nei confronti dell’amministratore delegato Vincenzo Soddu (7 anni), del presidente e fondatore Gino Zoccai (5 anni e 6 mesi), di Vittoriano Scotti (5 anni), dell’uomo d’affari argentino, oggi a capo di Toscana Aeroporti, Eduardo Eurnekian (4 anni e 6 mesi) e del suo braccio destro Flaun (4 anni), di Mauro Gambaro che fu anche amministratore delegato dell’Inter (3 anni e 6 mesi) di Rita Mengozzi (3 anni) e Alessandro Martinelli (3 anni). Chiesta l’assoluzione per Giorgio Fossa (attuale presidente del cda de Il Sole 24 ore e già presidente di Sea e Confindustria) in quanto il reato contestato di bancarotta preferenziale è prescritto.
La storia della compagnia
Volare Group nasce nel luglio 2000 dalla fusione fra AirEurope e Volare Airlines, la prima compagnia aerea totalmente a capitale privato e la prima low cost italiana. Nel novembre 2004, Volare Group sospende i voli e la vendita dei biglietti su tutte le destinazioni. Il successivo 17 dicembre è operativa Myair, che, secondo l’accusa della Procura di Busto Arsizio, nasce ereditando le infrastrutture della compagnia fondata da Zoccai.
Secondo i magistrati tutti insieme avrebbero partecipato alla bancarotta fraudolenta della compagnia attraverso la distrazione di qualcosa come 500 milioni di euro. Gli avvocati replicheranno il 9 marzo mentre la sentenza è prevista per il 24. Il monumentale lavoro dei magistrati, però, rischia di essere vanificato dalla prescrizione che incombe sui prossimi gradi di giudizio.