Ma tutto questo "che ci azzecca" con la capacity share, pardon, la quota di capacita' produttiva di AZ?
PS OT: E' un flusso in che va in entrambe le direzioni. Il 40% delle parole inglesi vengono dal latino (anche se le storpiano e non sono capaci di pronunciare la "gn"), l'alfabeto che usano bene o male e' il nostro, e a me sembra di vedere tutto sommato un gran uso di italianismi anche recenti nell'inglese corrente.
Non ho una gran simpatia per le varie accademie della crusca che pontificano su fenomeni ai quali sono totalmente estranei "per partito preso". Schifare un fenomeno e' il miglior modo di non esserne parte.
Vedrei bene invece che nel giro di un paio di generazioni ci sia una tale convergenza della lingua utilizzata correntemente, a partire dai settori piu' specialistici o di nicchia, che di fatto si abbia una sola lingua mondiale e gli idiomi nazionali siano ridotti a dialetti.
Non sarei neanche cosi' sicuro che sullo sviluppo di una futura lingua franca l'influenza dell'Inglese sara' sempre cosi' pervasiva. Il mondo anglosassone e' in leggero regresso ultimamente.... rischiano di essere piu' influenti le radici neolatine di seconda mano (che sono comuni a gran parte dei popoli della terra anglosassoni compresi), oltre che ovviamente quelle asiatiche....
Comunque quello della formazione di "pidgin" e lingue creole non e' certo un fenomeno nuovo:
http://it.wikipedia.org/wiki/Lingua_franca_mediterranea