Intanto, al Catullo....
da l'Arena del 7.12.2011
Catullo, è scontro sull'area da 22 milioni
IL CASO. I motivi per cui i conti sono in profondo rosso passano da acquisti immobiliari che i nuovi vertici vogliono revocare. Segnalate anche anomalie nei libri sociali
Doveva servire per un nuovo parcheggio, ma la copertura finanziaria non c'è. Già nel 2009 l'allarme per le consulenze
Questa è una storia strana. È la storia di un'area che deve diventare parcheggio vicino all'aeroporto Catullo. È la storia dell'area Calzoni che all'inizio dell'anno, nel giro di pochi mesi cambia valore. Anzi, lo triplica: da 7,6 milioni a 21,8 milioni. Chi dovrebbe pagarli? La società dell'aeroporto Catullo attraverso la Catullo Park, sua controllata al cento per cento. Ma qualcosa è andato storto.
PRELIMINARE. Una storia strana. È la storia di un preliminare di vendita che viene firmato poco prima che al Catullo cambi il vertice. Un cambio che potrebbe cambiare nulla. Oppure potrebbe cambiare tutto. E infatti adesso c'è chi (il nuovo presidente Paolo Arena) questo preliminare di vendita-acquisto tra la società proprietaria dei terreni e la Catullo Park che si impegna a sborsare 21,8 milioni di euro più Iva e che versa anche una caparra, lo vorrebbe fermare. Bloccare, anzi rescindere. Per impedire alla società che gestisce il Catullo che, come abbiamo visto nelle precedenti puntate di questa inchiesta, è già gravata da un mare di debiti, di sborsare oltre 21 milioni di euro per un'area che era stata venduta acquistata ad un valore di 7,6 milioni. Per essere precisi: nei contratti di acquisto tra privati e società di leasing e una società di professionisti, cavatori e costruttori, il valore di questi 58.399 metri quadrati era stato stimato, con perizia giurata a 130 euro al metro quadrato. Poco tempo dopo, la Catullo park vuole acquistare quest'area a 373 euro al metro quadro. Una plusvalenza totale di oltre 14 milioni di euro.
Forse qualcuno potrebbe osservare che l'area sarebbe stata consegnata con parcheggio finito. Un parcheggio a raso, mica un multipiano. E per avere un termine di paragone, prendiamo il caso dell'area di fronte alla Fiera, sitemata a parcheggio un anno fa. La superficie è la stessa: 60 mila metri quadrati. Anche il parcheggio all'ex Mercato ortofrutticolo è a raso come quello previsto a Calzoni, anzi ha anche 200 piante nuove, edifici da demolire, accessi automatizzati, impianto di videosorveglianza, e quattro torri faro per l'illuminazione. Costo finale: 2 milioni di euro più Iva. Per arrivare a 14 milioni, ce ne vuole.
Cos'è accaduto nel frattempo? Che il consiglio della Catullo decide, ovviamente, di fare una stima dell'area e si appoggia all'Agenzia del territorio. Si tratta di soldi pubblici, ci vuole una perizia di garanzia. L'area ha ottenuto buoni indici di edificabilità, si potrebbe fare anche un centro commerciale oltre ai parcheggi. Insomma, il suo valore è aumentato e l'Agenzia del territorio presenta una stima di 16 milioni 300 mila euro circa. A questi si devono aggiungere i costi per realizzare il parcheggio: si arriva a oltre 21 milioni. Tanti? Secondo molti consiglieri sono troppi. Anche perché quando quest'area la si voleva comperare anni fa, costava molto meno e venne ritenuta cara già allora. Ma avere i parcheggi adesso è ritenuto strategico per avere ricavi dalle attività «non aviation». Allora si decide di procedere ponendo però alcune condizioni. Per esempio che ci sia la copertura di una banca che si accolli l'investimento, perché il Catullo non ha risorse finanziarie tali da esporsi ancora per 20 milioni di euro. Solo che la banca non è stata trovata: a maggio la gara è andata deserta. La decisione sarebbe dovuta tornare in cda. Invece l'impegno è stato preso lo stesso: il 24 giugno, tre giorni prima che arrivi il nuovo presidente, la Catullo park delibera l'acquisto e versa la caparra di un milione. La società che ha venduto ora chiede alla Catullo, tramite il suo legale, di onorare gli impegni.
Ma le clausole decise dal cda, dice la nuova dirigenza del Catullo, sono state rispettate? O si è andati oltre con iniziative proprie, mettendo in difficoltà la società di gestione? Fatto sta che l'acquisto di questa area è nel bilancio consolidato 2010 a pagina 29 dove già si parla di una proposta di acquisto corredata da bozza del contratto preliminare di vendita. I soci, quindi, avevano approvato. Ma la società Catullo, già oberata di debiti e con un deficit da 20 milioni di euro, se l'affare va avanti rischia di soffocare. «Il problema è alla nostra attenzione» si limita a dire il presidente Arena.
Ma cosa se ne fa il Catullo di altri 2.300 posti auto a raso da oltre 21 milioni di euro? Ha già 4.800 posti auto, la disponibilità può crescere, il tasso di occupazione media è tra il 40 e il 70% secondo la bassa o alta stagione. E l'Enac ci mette del suo: il nuovo piano di sicurezza dei voli mette a rischio la cubatura prevista.
VERBALI. Insomma, proprio una strana storia. Che aiuta a capire come il Catullo ora si trovi in questa situazione. Ma non è l'unica. Perché non solo i conti non tornano, ma anche le carte. Ci sono verbali di consigli di amministrazione che non sono conformi, perché ci sono copie e originali che non coincidono ma presentano importanti differenze. Dai libri sociali sono state rilevate pagine mancanti. Mancano fogli vidimati dal libro della revisione che vengono ritrovati solo tempo dopo.
Nel libro del comitato esecutivo mancherebbero un centinaio di fogli vidimati. E così via. Anche questa una strana storia. Ma non l'unica.
CONSULENZE. Ricordate il festival delle consulenze di cui abbiamo scritto alcuni giorni fa? Si riferivano prevalentemente al 2010 e 2011. A nulla quindi era valso il richiamo che il collegio sindacale aveva messo nero su bianco il 18 dicembre del 2009, cioè due anni fa. Si è continuato a distribuire consulenze a mano libera. Due anni fa i revisori scrivevano che risultavano consulenze «per un importo complessivo di 844.620 euro». Le osservazioni non sono di poco conto: si affida all'esterno quello che già si fa in azienda. Poi: non sono adeguatamente indicate le motivazioni che giustificano il ricorso all'esterno. E vengono citati esempi di consulenze da 30 mila euro, 55 mila euro, altri 30 mila euro per i servizi di supporto alla società Catullo; altri 120 mila per le strategie non aviation.
Il richiamo del collegio sindacale si conclude quindi così: «è indispensabile che la società limiti le consulenze esterne alle sole ipotesi eccezionali, non rientranti nei compiti assegnati alle proprie strutture» e si chiede di «introdurre un apposito regolamento per disciplinare tetti di spesa, indicazione dei requisiti dei consulenti, procedure comparative e pubbliche, parametri oggettivi per i compensi».
Si è visto il risultato: nessun regolamento; nel 2010 e 2011 la spesa per consulenze e prestazioni è aumentata; sono fiorite consulenze anche da 90 mila euro per Montichiari. Che però è fermo.
Strane storie. Un po' troppe.