D’Annunzio, «il futuro è oltre la concessione»
Bettinsoli: «Indispensabile trovare subito un’intesa per arrivare pronti al confronto con Sea e Sacbo in vista del South European Airport System»
nIl futuro del D’Annunzio ha un nome. South European Airport System. In sigla, Seas. È il super-hub del Sud Europa che scaturirebbe dalla sinergia di cinque scali - Verona, Brescia, Orio, Malpensa e Linate -, ciascuno con una sua vocazione, secondo un progetto che, avanzato dagli Aeroporti del Garda, ha trovato concretezza nella pianificazione sviluppata da un prestigioso studio di consulenza londinese, la Pa consulting. Ma per imboccare la strada che conduce a una prospettiva di confronto con alcuni dei principali hub europei, bisogna prima fare i conti in casa propria. Nella fattispecie risolvere l’annosa spaccatura tra Brescia e Verona. E in fretta, visto che il 16 febbraio - data spartiacque - è atteso il pronunciamento del Consiglio di Stato sulla questione delle questioni, la concessione.
Un progetto su molti tavoli
Una prospettiva che Vigilio Bettinsoli, presidente della D’Annunzio Spa, ribalta del tutto, cercando di superare ogni polemica. «Conta più la strategia o la concessione?». Dopo settimane in cui le diplomazie della Leonessa e dell’Adige hanno riaperto e richiuso lunghe trattative in cerca di un’intesa, il vertice della Spa monteclarense svela le carte in tavola e apre a una prospettiva più ampia, sulla scia di quel piano che - «sostenuto dal presidente di Catullo, Fabio Bortolazzi, da un paio d’anni» e passato in prima ipotesi sotto il nome di Sistema aeroportuale padano, ha preso ora respiro come Seas. Al punto che, assicura Bettinsoli, è già stato illustrato a ministri e ai quattro sottosegretari di Brescia e Verona - Saglia e Molgora, Brancher e Giorgetti -, se n’è parlato l’altro giorno nel vertice tenutosi nell’ufficio del sindaco di Verona, Flavio Tosi, ed è già di interesse per le banche, finanziatori indispensabili, visto che l’investimento sarebbe a parecchi zeri.
In altre parole, i bresciani rischiano di restare esclusi da un disegno di proporzioni internazionali, che vedrebbe assegnato al nostro scalo il ruolo di punta di hub cargo e di alternato sul fronte dei voli intercontinentali a Malpensa. Nell’ipotesi di una gara europea - quella che scaturirebbe da una sentenza favorevole ad ABeM nella vertenza per la concessione, per Bettinsoli esito non scontato - «è probabile che Sea (gestore degli aeroporti milanesi, ndr) voglia partecipare». E Verona potrebbe trovarsi a gestire lo scalo in sinergia magari proprio con Sea.
Una holding sui cieli del Garda
La soluzione rilanciata è quella di una holding, con due società di gestione in pieno possesso di asset operativi che si occupino l’una di Villafranca e l’altra di Montichiari, titolari di concessione (o subconcessione) ciascuna. «Questa seconda - spiega Bettinsoli, ripercorrendo l’ipotesi di accordo consegnata a tutti i soci veronesi e trentini e che avrebbe dovuto esserlo anche ai bresciani nell’assemblea di dicembre alla quale tuttavia nè Camera di Commercio, nè Provincia hanno preso parte - sarebbe per il 51% bresciana, con una concessione o subconcessione tutta sua». La Spa di via dell’Aeroporto, insomma, non sarebbe più una mera società di handling a maggioranza veronese, ma un’unità operativa di marca bresciana, fin dal presidente. E almeno un consigliere bresciano siederebbe anche nel cda della società chiamata a gestire Villafranca. Quanto alla holding - che dovrebbe assumere il nome di Holding Aeroporti del Garda - avrebbe assetto più o meno speculare agli equilibri delle due controllate, compiti strategici e vice presidenza bresciana. «L’economia bresciana ci ha sempre chiesto un progetto industriale chiaro per investirvi - ricorda Bettinsoli, rimandando alle parole del presidente di Aib Giancarlo Dallera - e questa proposta lo è. E la concessione di fronte a un disegno di portata europea diventa quasi pleonastica». All’economia bresciana spetta insomma la scelta se investire - si parla di 50 milioni di euro - o no. «Noi rischiamo di entrare nel disegno del South European Airport System dalla finestra invece che dalla porta» chiosa Bettinsoli, che in un accordo-lampo - inclusivo del ritiro del ricorso di ABeM - crede ancora. «Se guardiamo alla storia, Brescia e Verona hanno sempre collaborato. Per anni, prima di Angeli e di me, il D’Annunzio ha avuto per presidente una punta di diamante dell’economia bresciana quale Ugo Gussalli Beretta (che fu espressione della Cdc), e nella sua corretta gestione, non ebbe mai motivi di contrasto con Verona. Ora più che mai la strategia è la base, la concessione l’ultimo tassello».
Un sistema a cinque aeroporti
La strategia appunto. Quella del «Seas» - che sarebbe ben vista dalla Regione Lombardia, e che l’imminente uscita di scena del presidente della Regione Veneto Giancarlo Galan, sostenitore della centralità dell’aeroporto di Venezia a discapito di Verona, potrebbe ulteriormente favorire - assegna specifiche funzioni a ciascuno dei cinque scali coinvolti. Verona sarebbe dedicato a voli low cost e charter, Bergamo al low cost, Linate al ruolo di city airport di Milano, e Malpensa a quello di secondo hub nazionale. A Brescia spetterebbe il cargo. «Un cargo di pregio, che avrebbe ricadute importanti sull’economia locale e sul piano occupazionale - sottolinea Bettinsoli. - Non dimentichiamo che il vicino Comune di Ghedi ha autorizzato lo sviluppo di strutture per la logistica per oltre 200mila mq». Passo imprescindibile - specie per consentire l’atterraggio dei nuovi giganti dell’aria, gli Airbus A380 - è l’allungamento della pista. «È già prevista a bilancio dagli Aeroporti del Garda tra gli 80 milioni del piano investimenti. E avverrà sicuramente entro il 2015, data dell’Expo». La prossima realizzazione di Brebemi, Alta Velocità e Corda Molle sono le altre frecce all’arco del D’Annunzio. Se si consoliderà la Holding questa potrà trattare, in vista della creazione del «Seas» con Sea e Sacbo («Sea ha condiviso il progetto ed è socio importante di Sacbo, la società di gestione di Orio, e con Sacbo stessa ci sono sempre stati contatti e aperture verso prospettive di collaborazione»). La parola ora spetta alla Leonessa.
Bettinsoli: «Indispensabile trovare subito un’intesa per arrivare pronti al confronto con Sea e Sacbo in vista del South European Airport System»
nIl futuro del D’Annunzio ha un nome. South European Airport System. In sigla, Seas. È il super-hub del Sud Europa che scaturirebbe dalla sinergia di cinque scali - Verona, Brescia, Orio, Malpensa e Linate -, ciascuno con una sua vocazione, secondo un progetto che, avanzato dagli Aeroporti del Garda, ha trovato concretezza nella pianificazione sviluppata da un prestigioso studio di consulenza londinese, la Pa consulting. Ma per imboccare la strada che conduce a una prospettiva di confronto con alcuni dei principali hub europei, bisogna prima fare i conti in casa propria. Nella fattispecie risolvere l’annosa spaccatura tra Brescia e Verona. E in fretta, visto che il 16 febbraio - data spartiacque - è atteso il pronunciamento del Consiglio di Stato sulla questione delle questioni, la concessione.
Un progetto su molti tavoli
Una prospettiva che Vigilio Bettinsoli, presidente della D’Annunzio Spa, ribalta del tutto, cercando di superare ogni polemica. «Conta più la strategia o la concessione?». Dopo settimane in cui le diplomazie della Leonessa e dell’Adige hanno riaperto e richiuso lunghe trattative in cerca di un’intesa, il vertice della Spa monteclarense svela le carte in tavola e apre a una prospettiva più ampia, sulla scia di quel piano che - «sostenuto dal presidente di Catullo, Fabio Bortolazzi, da un paio d’anni» e passato in prima ipotesi sotto il nome di Sistema aeroportuale padano, ha preso ora respiro come Seas. Al punto che, assicura Bettinsoli, è già stato illustrato a ministri e ai quattro sottosegretari di Brescia e Verona - Saglia e Molgora, Brancher e Giorgetti -, se n’è parlato l’altro giorno nel vertice tenutosi nell’ufficio del sindaco di Verona, Flavio Tosi, ed è già di interesse per le banche, finanziatori indispensabili, visto che l’investimento sarebbe a parecchi zeri.
In altre parole, i bresciani rischiano di restare esclusi da un disegno di proporzioni internazionali, che vedrebbe assegnato al nostro scalo il ruolo di punta di hub cargo e di alternato sul fronte dei voli intercontinentali a Malpensa. Nell’ipotesi di una gara europea - quella che scaturirebbe da una sentenza favorevole ad ABeM nella vertenza per la concessione, per Bettinsoli esito non scontato - «è probabile che Sea (gestore degli aeroporti milanesi, ndr) voglia partecipare». E Verona potrebbe trovarsi a gestire lo scalo in sinergia magari proprio con Sea.
Una holding sui cieli del Garda
La soluzione rilanciata è quella di una holding, con due società di gestione in pieno possesso di asset operativi che si occupino l’una di Villafranca e l’altra di Montichiari, titolari di concessione (o subconcessione) ciascuna. «Questa seconda - spiega Bettinsoli, ripercorrendo l’ipotesi di accordo consegnata a tutti i soci veronesi e trentini e che avrebbe dovuto esserlo anche ai bresciani nell’assemblea di dicembre alla quale tuttavia nè Camera di Commercio, nè Provincia hanno preso parte - sarebbe per il 51% bresciana, con una concessione o subconcessione tutta sua». La Spa di via dell’Aeroporto, insomma, non sarebbe più una mera società di handling a maggioranza veronese, ma un’unità operativa di marca bresciana, fin dal presidente. E almeno un consigliere bresciano siederebbe anche nel cda della società chiamata a gestire Villafranca. Quanto alla holding - che dovrebbe assumere il nome di Holding Aeroporti del Garda - avrebbe assetto più o meno speculare agli equilibri delle due controllate, compiti strategici e vice presidenza bresciana. «L’economia bresciana ci ha sempre chiesto un progetto industriale chiaro per investirvi - ricorda Bettinsoli, rimandando alle parole del presidente di Aib Giancarlo Dallera - e questa proposta lo è. E la concessione di fronte a un disegno di portata europea diventa quasi pleonastica». All’economia bresciana spetta insomma la scelta se investire - si parla di 50 milioni di euro - o no. «Noi rischiamo di entrare nel disegno del South European Airport System dalla finestra invece che dalla porta» chiosa Bettinsoli, che in un accordo-lampo - inclusivo del ritiro del ricorso di ABeM - crede ancora. «Se guardiamo alla storia, Brescia e Verona hanno sempre collaborato. Per anni, prima di Angeli e di me, il D’Annunzio ha avuto per presidente una punta di diamante dell’economia bresciana quale Ugo Gussalli Beretta (che fu espressione della Cdc), e nella sua corretta gestione, non ebbe mai motivi di contrasto con Verona. Ora più che mai la strategia è la base, la concessione l’ultimo tassello».
Un sistema a cinque aeroporti
La strategia appunto. Quella del «Seas» - che sarebbe ben vista dalla Regione Lombardia, e che l’imminente uscita di scena del presidente della Regione Veneto Giancarlo Galan, sostenitore della centralità dell’aeroporto di Venezia a discapito di Verona, potrebbe ulteriormente favorire - assegna specifiche funzioni a ciascuno dei cinque scali coinvolti. Verona sarebbe dedicato a voli low cost e charter, Bergamo al low cost, Linate al ruolo di city airport di Milano, e Malpensa a quello di secondo hub nazionale. A Brescia spetterebbe il cargo. «Un cargo di pregio, che avrebbe ricadute importanti sull’economia locale e sul piano occupazionale - sottolinea Bettinsoli. - Non dimentichiamo che il vicino Comune di Ghedi ha autorizzato lo sviluppo di strutture per la logistica per oltre 200mila mq». Passo imprescindibile - specie per consentire l’atterraggio dei nuovi giganti dell’aria, gli Airbus A380 - è l’allungamento della pista. «È già prevista a bilancio dagli Aeroporti del Garda tra gli 80 milioni del piano investimenti. E avverrà sicuramente entro il 2015, data dell’Expo». La prossima realizzazione di Brebemi, Alta Velocità e Corda Molle sono le altre frecce all’arco del D’Annunzio. Se si consoliderà la Holding questa potrà trattare, in vista della creazione del «Seas» con Sea e Sacbo («Sea ha condiviso il progetto ed è socio importante di Sacbo, la società di gestione di Orio, e con Sacbo stessa ci sono sempre stati contatti e aperture verso prospettive di collaborazione»). La parola ora spetta alla Leonessa.