Per il rilancio di Alitalia, il Centro di economia regionale, dei trasporti e del turismo (Certet) dell'Università Bocconi - che ha elaborato un progetto per Federmanager che sarà consegnato nei prossimi giorni a governo, Parlamento e ministeri competenti - indica una road map che va seguita nell'arco dei prossimi 12 mesi. Il percorso prevede creazione di una holding con due à delle problematiche antitrust; revisione del regime di accordi bilaterali tra l'Italia e Paesi extra-Ue per liberalizzare l'accesso ai mercati; rinegoziazione e sviluppo delle partnership internazionali; ridisegno del ruolo degli aeroporti nel sistema aeroportuale milanese; privatizzazione completa attraverso la cessione delle quote di Alitalia ancora in possesso da parte della controllata del ministero dell'Economia.
La capacità competitiva di Alitalia e' molto bassa per cui qualsiasi operazione di rilancio deve passare da un allineamento dei costi di produzione rispetto ai concorrenti diretti, anche attraverso la revisione delle regole sulla gestione del personale per incrementarne la produttività.
AirOne può contribuire in tempi molto rapidi a ridurre i costi medi di Alitalia e al suo rilancio, eliminando duplicazioni di network, riducendo costi di acquisto di aeromobili e consumi di jet fuel, razionalizzando i sistemi di vendita soprattutto all'estero. L'operativo si baserebbe su due hub e cinque basi mentre e' necessario il ripensamento completo del ruolo di Volareweb, per evitare sovrapposizioni.
In una fase successiva, la nuova società potrebbe avviare negoziazioni con una delle tre mega alleanze (SkyTeam, alla quale Alitalia appartiene ed e' vincolata da penali rilevanti, Oneworld o Star Alliance), in una posizione di forza differente, anche in virtù dell'importante quota di mercato domestico controllata (prossima al 70%).
Dal punto di vista tecnico, l'operazione di medio-lungo periodo in cui lo Stato e' solo di supporto alla transizione, il 49,9% di Alitalia dovrebbe confluire dal ministero dell'Economia in una società partecipata quale Fintecna, che già detiene la quota di maggioranza di AZ Service. Fintecna e Air One costituirebbero una holding in cui far confluire gli asset di entrambe le società, che rimarrebbero operativamente separate per mantenere i brand. Ad affiancare i due azionisti, dovrà esser chiamato un istituto finanziario o un fondo di investimento di primaria rilevanza che possa contribuire ad innalzare il rating di Alitalia/AirOne (previa decisione di aumentarne il capitale sociale), necessario per poter ottenere dal mercato capitale di debito a tassi in linea con i competitori internazionali per le operazioni di rilancio. Questo aspetto risulta fondamentale per negoziare accordi, alleanze e/o scambi di capitale azionario in posizione meno svantaggiosa con i possibili partner esteri capofila di grandi alleanze mondiali.
Infine, nel mercato internazionale, l'indiana Jet Airways o la russa Aeroflot, vorrebbero ampliare la propria rete a livello europeo e mondiale e stanno cercando una partnership con un vettore che possa offrire un'ampia rete di feederaggio a supporto delle attività di lungo raggio verso un aeroporto del sud Europa. Alitalia potrebbe fare al caso per Sud America, Mediterraneo e Sud Europa da Malpensa o in seconda opzione da Fiumicino.
La capacità competitiva di Alitalia e' molto bassa per cui qualsiasi operazione di rilancio deve passare da un allineamento dei costi di produzione rispetto ai concorrenti diretti, anche attraverso la revisione delle regole sulla gestione del personale per incrementarne la produttività.
AirOne può contribuire in tempi molto rapidi a ridurre i costi medi di Alitalia e al suo rilancio, eliminando duplicazioni di network, riducendo costi di acquisto di aeromobili e consumi di jet fuel, razionalizzando i sistemi di vendita soprattutto all'estero. L'operativo si baserebbe su due hub e cinque basi mentre e' necessario il ripensamento completo del ruolo di Volareweb, per evitare sovrapposizioni.
In una fase successiva, la nuova società potrebbe avviare negoziazioni con una delle tre mega alleanze (SkyTeam, alla quale Alitalia appartiene ed e' vincolata da penali rilevanti, Oneworld o Star Alliance), in una posizione di forza differente, anche in virtù dell'importante quota di mercato domestico controllata (prossima al 70%).
Dal punto di vista tecnico, l'operazione di medio-lungo periodo in cui lo Stato e' solo di supporto alla transizione, il 49,9% di Alitalia dovrebbe confluire dal ministero dell'Economia in una società partecipata quale Fintecna, che già detiene la quota di maggioranza di AZ Service. Fintecna e Air One costituirebbero una holding in cui far confluire gli asset di entrambe le società, che rimarrebbero operativamente separate per mantenere i brand. Ad affiancare i due azionisti, dovrà esser chiamato un istituto finanziario o un fondo di investimento di primaria rilevanza che possa contribuire ad innalzare il rating di Alitalia/AirOne (previa decisione di aumentarne il capitale sociale), necessario per poter ottenere dal mercato capitale di debito a tassi in linea con i competitori internazionali per le operazioni di rilancio. Questo aspetto risulta fondamentale per negoziare accordi, alleanze e/o scambi di capitale azionario in posizione meno svantaggiosa con i possibili partner esteri capofila di grandi alleanze mondiali.
Infine, nel mercato internazionale, l'indiana Jet Airways o la russa Aeroflot, vorrebbero ampliare la propria rete a livello europeo e mondiale e stanno cercando una partnership con un vettore che possa offrire un'ampia rete di feederaggio a supporto delle attività di lungo raggio verso un aeroporto del sud Europa. Alitalia potrebbe fare al caso per Sud America, Mediterraneo e Sud Europa da Malpensa o in seconda opzione da Fiumicino.