Le poste salvano il miliardo di crediti che hanno le banche con CAI e i paraxuli vari di alto bordo.
ALITALIA, L’ULTIMO COLPO DEI PATRIOTI
GRAZIE ALL’INIEZIONE DI SOLDI PUBBLICI NELL’AZIENDA DECOTTA, PARTE L’AUMENTO DI CAPITALE. ASPETTANDO AIR FRANCE
dal Fatto Quotidiano di oggi, pag 11
Tutto come previsto. Il consiglio d’ammini- strazione di Alitalia ha varato ieri sera l’aumento di capitale che impe- disce il collasso dell’azienda. Lunedì lo porterà all’approva- zione dell’assemblea degli azio- nisti, che voteranno serena- mente sì, tanto ormai sono qua- si tutti fuori della partita. Formalmente l’aumento di ca- pitale è la richiesta ai soci di mettere altri capitali in azienda, in proporzione alle quote azio- narie possedute. Ma l’azionista non è obbligato a sottoscrivere. È stato deciso di chiedere 300 milioni, sufficienti a dare un al- tro anno di vita all’azienda or- mai decotta. Il primo azionista, Air France, ha il 25 per cento delle azioni, e quindi dovrà mettere 75 milioni. Escludendo poi gli azionisti che sono in ga- lera, quelli che non hanno più una lira e quelli che, come di- rebbe il presidente Napolitano,
IN EXTREMIS
Con l’aiuto di Sarmi e Scaroni, i due manager pubblici
in attesa di rinnovo, Letta salva le banche e Colaninno
se ne fregano, rimangono la Im- msi della famiglia Colaninno (ha il 7,1 per cento e la sua quota sarà 21 milioni) e Atlantia dei Benetton, che è chiamata a ver- sare 21 milioni. Siamo a 123 mi- lioni, e qui arrivano i nostri. Po- ste Italiane si è dichiarata dispo- sta a versare 75 milioni per sot- toscrivere azioni inoptate (cioè quelle degli azionisti scompar- si). Unicredit e Intesa Sanpaolo sono disponibili a versare a loro volta 100 milioni di ulteriore inoptato. Siamo arrivati a 298 milioni. I patrioti sconfitti ci mettono solo 50 milioni, il resto lo paga Air France (che quindi si conferma nuova padrona di fat- to, chiacchiere a parte) e soprat- tutto lo Stato e le banche.
IL COMUNICATO emesso ieri sera da Alitalia è stupefacente: “L’intero Consiglio di Ammini- strazione ha espresso viva sod- disfazione per l’approvazione di una manovra fondamentale che – con una imponente iniezione di mezzi freschi – pone solide basi per il futuro della Compa- gnia”. Solide basi? Vediamo. Unicredit e Intesa ci mettono 100 milioni di capitale, oltre a 200 milioni di ulteriori prestiti, perché devono a ogni costo evi- tare il commissariamento, un default che significherebbe per loro perdere i crediti che vanta- no verso Alitalia (in tutto i debiti sono di circa un miliardo, ma se-
condo Il Sole 24 Ore un calcolo più attento potrebbe arrivare a due miliardi).
Ma già almeno un mese fa, quando è entrata nel vivo la trat- tativa tra Air France e Colanin- no per la prevista traslazione della ex compagnia di bandiera sotto controllo francese, lo scontro si è fatto durissimo. Air France chiedeva la bad company che si tenesse i debiti in modo da prendersi una compagnia “pu- lita”. Esattamente ciò che Silvio Berlusconi consentì a Colanin- no nel 2008, solo che allora i de- biti li pagò lo Stato perché Ali- talia era pubblica, adesso non li pagherebbe nessuno. Obiettivo dell’aumento di capitale è con- vincere Air France a prendersi anche i debiti, magari lascian- dole mano libera su licenzia- menti e taglio delle rotte, con- trariamente a quanto si sta stril- lando in questi giorni.
Per questo è cominciata una drammatizzazione ben orche- strata, complice il consueto coro di politici e sindacalisti, per far credere che il commissariamen- to di Alitalia avrebbe compor- tato il blocco degli aerei e il col- lasso irreparabile. Come se nel 2008 Alitalia non fosse stata commissariata e non avesse continuato a operare regolar- mente sotto il commissario Au- gusto Fantozzi per ben 4 mesi prima di passare ai patrioti.
DECISIVO per acuire il clima di allarme (Alitalia doveva esplo- dere oggi o domani se non fosse intervenuto il cda di ieri) l’inter- vento del numero uno dell’Eni, Paolo Scaroni, che ha annuncia- to ufficialmente la cessazione delle forniture di carburante al- l’Alitalia perché morosa per 30 milioni di euro. Una cifra risi- bile per l’Eni, ma utile per co- struirci sopra il romanzo del “default questione di ore”. E co- sì, mentre il presidente Colanin- no diceva ancora a luglio che tutto andava
benissimo e che Alitalia non aveva nessun bisogno di nuovo capitale, è diventato improvvisamente indifferibile il reperimento di denaro pubblico da regalare ai patrioti. Dopo il no secco del duo di testa della Cassa Depositi e
Prestiti, Franco Bassanini e Gio- vanni Gorno Tempini, che han- no anche minacciato le dimis- sioni, e quello di Mauro Moretti delle Fs, il premier Enrico Letta ha finalmente incassato il sì di Massimo Sarmi, numero uno delle Poste. Che la prossima pri- mavera scadrà, e dovrà chiedera a Letta il rinnovo del mandato. Proprio come Scaroni.