"Un aereo impossibile da prendere".
L'odissea dei voli Alitalia
Sabato 18.09.2010 12:00
Di Daniele Chieffi
Può una compagnia aerea vendere un volo impossibile da prendere, lasciando il passeggero piantato, valigie in mano, in un'altra città? In un mondo normale no, in quello bizzarro in cui si trovano a volte, catapultati, i passeggeri Alitalia, purtroppo, sì. La storia è quella del vostro cronista che acquista un volo Roma Istanbul e ritorno, sul sito Alitalia. Andata diretta da Fiumicino all'aeroporto Ataturk della splendida città turca, ritorno via Torino, perché non c'è, per quelle date, volo diretto.
Già al primo sguardo il pacchetto desta qualche sospetto sul volo di ritorno. Da Istanbul a Torino l'aereo arriva, infatti, alle 20.05 e quello da Torino a Roma è previsto in partenza alle 20.35. Mezz'ora fra un volo e l'altro è davvero poca cosa, forse ho sbagliato… Chiedo alla biglietteria Alitalia di Fiumicino. "No, non ha sbagliato e non si preoccupi - mi dice la gentilissima e sorridente hostess - sull'aeroporto di Torino il tempo minimo per un cambio come questo è proprio 30 minuti, sa, è un piccolo aeroporto, e comunque non ci sono alternative. Ma voi a Istanbul farete il check in direttamente per Roma, a Torino vi aspetteranno". Tranquillizzati, partiamo.
Sulla via del ritorno, all'aeroporto di Istanbul, dopo aver recuperato il passaporto dalla guardia doganale ci rendiamo conto di avere solo una carta d'imbarco, quella per il volo Istanbul Torino ma non quella per il Torino Roma. Un errore dell'impiegata dell'accettazione, aggravato da una nostra disattenzione, penso. Un bel guaio. Nella città sabauda, infatti, non avremo mai il tempo di farci accettare sul volo per Roma, che, come tutti i voli nazionali, chiude l'accettazione 30 minuti prima della partenza, ovvero esattamente quando dovremmo atterrare noi. Inoltre siamo ormai ufficialmente "fuori" dalla Turchia. Nessuna possibilità di tornare ai banchi check in.
Provo con il servizio clienti "Freccia Alata", quel club per volenti o nolenti bulimici del volo come me, e chiedo di fare il check in telefonico per il volo da Torino su Roma. "Mi spiace, da qui non posso fare niente, il check in lo può fare solo da Istanbul. Chieda alle operatrici al gate, ci penseranno loro" mi risponde un'imbarazzata operatrice. Non capisco ma obbedisco.
Il personale al banco del gate si mette alacremente al lavoro. Fitte discussioni in turco, telefonate, mail e poi il responso: "Noi non possiamo fare il check in e non abbiamo commesso errori. Anche se lei ha comprato un unico biglietto, da Roma per Istanbul e ritorno, da Torino su Roma il volo è operato in code sharing da un'altra compagnia, e lei deve rifare il check in e, se li ha, scaricare e rispedire i bagagli". Li guardo cercando di capire se ho capito male il loro inglese o se mi stanno prendendo in giro. Richiamo il club Freccia Alata che, senza barriera linguistica e resistendo stoicamente alle mie rimostranze sempre più accese, mi conferma tutto.
Ricapitolando quindi, la situazione era la seguente. Alitalia mi aveva venduto un volo che non sarei mai riuscito a prendere. Il volo di ritorno da Istanbul su Roma faceva scalo a Torino. La tratta da Istanbul alla città sabauda era coperta da Alitalia, quella da Torino a Roma in code sharing da Air Italy. Due compagnie diverse che possono "unire" i propri voli ma non le proprie procedure aeroportuali e quindi due check in e due gestioni bagagli.
Ma il vero problema, e la vera follia, è che il volo da Istanbul sarebbe arrivato alle 20.05 e quello per Roma avrebbe "chiuso" le accettazioni proprio in quel momento. Contando che, una volta scesi dall'aereo bisogna superare i controlli doganali, uscire, raggiungere le partenze nazionali e presentarsi al banco check, si chiederebbe di farsi accettare su un volo che nella migliore delle ipotesi, sta già rullando sulla pista. Il destino, ineluttabile, era, quindi, aver pagato per essere a Roma alle 21.30 e doverci arrivare, per forza di cose, nella migliore delle ipotesi il mattino dopo. Grave, gravissimo, anche perché pianificato esattamente così proprio da Alitalia. Insomma, una trappola, mentre da Alitalia la risposta è sempre e solo stata "noi non possiamo fare niente". Siamo stati semplicemente lasciati soli.
Per la cronaca, "lassù qualcuno ci ama" e il viaggio ha avuto un esito felice. Il volo da Istanbul, praticamente vuoto, è partito, (miracolo!), in netto anticipo, oltre mezz'ora prima. Ho chiesto al comandante di avvertire Torino della nostra situazione, lui e il suo equipaggio si sono prodigati al massimo. Nella città sabauda, dove siamo atterrati in anticipo, alle 19.30, abbiamo trovato una persona che ci ha accolti e ci ha indicato la via più veloce per i banchi check in. Mentre raggiungevamo le partenze nazionali, l'altoparlante chiamava i nostri nomi e ci indicava a quale desk dovevamo andare.
Ci siamo sentiti quasi Dorando Pietri alla maratona di Londra e tutt'altro che soli, anzi, trattati con attenzione e cura. Al Desk avevano già pronte le nostre carte d'imbarco. Ci siamo catapultati sullo shuttle che ci ha condotto all'aereo per Roma, che è partito con 10 preziosi minuti di ritardo. "Vi siete salvati per miracolo - ci ha detto un'addetta dell'aeroporto di Caselle - trovare un aereo che arriva con mezz'ora di anticipo è più o meno come vincere la lotteria". Ma è possibile che per viaggiare con la nostra compagnia di bandiera ci si debba ancora affidare alla fortuna o alla buona sorte?
L'odissea dei voli Alitalia
Sabato 18.09.2010 12:00
Di Daniele Chieffi
Può una compagnia aerea vendere un volo impossibile da prendere, lasciando il passeggero piantato, valigie in mano, in un'altra città? In un mondo normale no, in quello bizzarro in cui si trovano a volte, catapultati, i passeggeri Alitalia, purtroppo, sì. La storia è quella del vostro cronista che acquista un volo Roma Istanbul e ritorno, sul sito Alitalia. Andata diretta da Fiumicino all'aeroporto Ataturk della splendida città turca, ritorno via Torino, perché non c'è, per quelle date, volo diretto.
Già al primo sguardo il pacchetto desta qualche sospetto sul volo di ritorno. Da Istanbul a Torino l'aereo arriva, infatti, alle 20.05 e quello da Torino a Roma è previsto in partenza alle 20.35. Mezz'ora fra un volo e l'altro è davvero poca cosa, forse ho sbagliato… Chiedo alla biglietteria Alitalia di Fiumicino. "No, non ha sbagliato e non si preoccupi - mi dice la gentilissima e sorridente hostess - sull'aeroporto di Torino il tempo minimo per un cambio come questo è proprio 30 minuti, sa, è un piccolo aeroporto, e comunque non ci sono alternative. Ma voi a Istanbul farete il check in direttamente per Roma, a Torino vi aspetteranno". Tranquillizzati, partiamo.
Sulla via del ritorno, all'aeroporto di Istanbul, dopo aver recuperato il passaporto dalla guardia doganale ci rendiamo conto di avere solo una carta d'imbarco, quella per il volo Istanbul Torino ma non quella per il Torino Roma. Un errore dell'impiegata dell'accettazione, aggravato da una nostra disattenzione, penso. Un bel guaio. Nella città sabauda, infatti, non avremo mai il tempo di farci accettare sul volo per Roma, che, come tutti i voli nazionali, chiude l'accettazione 30 minuti prima della partenza, ovvero esattamente quando dovremmo atterrare noi. Inoltre siamo ormai ufficialmente "fuori" dalla Turchia. Nessuna possibilità di tornare ai banchi check in.
Provo con il servizio clienti "Freccia Alata", quel club per volenti o nolenti bulimici del volo come me, e chiedo di fare il check in telefonico per il volo da Torino su Roma. "Mi spiace, da qui non posso fare niente, il check in lo può fare solo da Istanbul. Chieda alle operatrici al gate, ci penseranno loro" mi risponde un'imbarazzata operatrice. Non capisco ma obbedisco.
Il personale al banco del gate si mette alacremente al lavoro. Fitte discussioni in turco, telefonate, mail e poi il responso: "Noi non possiamo fare il check in e non abbiamo commesso errori. Anche se lei ha comprato un unico biglietto, da Roma per Istanbul e ritorno, da Torino su Roma il volo è operato in code sharing da un'altra compagnia, e lei deve rifare il check in e, se li ha, scaricare e rispedire i bagagli". Li guardo cercando di capire se ho capito male il loro inglese o se mi stanno prendendo in giro. Richiamo il club Freccia Alata che, senza barriera linguistica e resistendo stoicamente alle mie rimostranze sempre più accese, mi conferma tutto.
Ricapitolando quindi, la situazione era la seguente. Alitalia mi aveva venduto un volo che non sarei mai riuscito a prendere. Il volo di ritorno da Istanbul su Roma faceva scalo a Torino. La tratta da Istanbul alla città sabauda era coperta da Alitalia, quella da Torino a Roma in code sharing da Air Italy. Due compagnie diverse che possono "unire" i propri voli ma non le proprie procedure aeroportuali e quindi due check in e due gestioni bagagli.
Ma il vero problema, e la vera follia, è che il volo da Istanbul sarebbe arrivato alle 20.05 e quello per Roma avrebbe "chiuso" le accettazioni proprio in quel momento. Contando che, una volta scesi dall'aereo bisogna superare i controlli doganali, uscire, raggiungere le partenze nazionali e presentarsi al banco check, si chiederebbe di farsi accettare su un volo che nella migliore delle ipotesi, sta già rullando sulla pista. Il destino, ineluttabile, era, quindi, aver pagato per essere a Roma alle 21.30 e doverci arrivare, per forza di cose, nella migliore delle ipotesi il mattino dopo. Grave, gravissimo, anche perché pianificato esattamente così proprio da Alitalia. Insomma, una trappola, mentre da Alitalia la risposta è sempre e solo stata "noi non possiamo fare niente". Siamo stati semplicemente lasciati soli.
Per la cronaca, "lassù qualcuno ci ama" e il viaggio ha avuto un esito felice. Il volo da Istanbul, praticamente vuoto, è partito, (miracolo!), in netto anticipo, oltre mezz'ora prima. Ho chiesto al comandante di avvertire Torino della nostra situazione, lui e il suo equipaggio si sono prodigati al massimo. Nella città sabauda, dove siamo atterrati in anticipo, alle 19.30, abbiamo trovato una persona che ci ha accolti e ci ha indicato la via più veloce per i banchi check in. Mentre raggiungevamo le partenze nazionali, l'altoparlante chiamava i nostri nomi e ci indicava a quale desk dovevamo andare.
Ci siamo sentiti quasi Dorando Pietri alla maratona di Londra e tutt'altro che soli, anzi, trattati con attenzione e cura. Al Desk avevano già pronte le nostre carte d'imbarco. Ci siamo catapultati sullo shuttle che ci ha condotto all'aereo per Roma, che è partito con 10 preziosi minuti di ritardo. "Vi siete salvati per miracolo - ci ha detto un'addetta dell'aeroporto di Caselle - trovare un aereo che arriva con mezz'ora di anticipo è più o meno come vincere la lotteria". Ma è possibile che per viaggiare con la nostra compagnia di bandiera ci si debba ancora affidare alla fortuna o alla buona sorte?