Alitalia: il dossier degli errori


I-ALEX

Bannato
10 Marzo 2006
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near Malpensa
www.aeroportilombardi.it
La lite scoppiò nell'ottobre del 1998. Da una parte la società Aeroporti di Roma (AdR), dall'altra l'Alitalia. A Fiumicino Gaetano Galia, alla Magliana Domenico Cempella. Due aziende controllate dallo stesso azionista, l'Iri e cioè lo Stato, due dirigenti cresciuti nel ventre della stessa madre, la compagnia di bandiera. Fratelli coltelli, però.

La storia di Alitalia Servizi che apre la voragine nei conti </u>
Il loro scontro, durato oltre un anno, ha dato origine a uno scorporo di attività aeroportuali "povere", trasferite all'Alitalia con 1.328 dipendenti. È stato il primo passo verso lo spezzatino cucinato nell'autunno 2004, con il piano Cimoli. Il gruppo Alitalia fu diviso in due tronconi. Il primo maggio 2005 dalla Alitalia Fly (la compagnia aerea) fu scorporata Alitalia Servizi. È la società dei servizi di terra, allora con 8.600 dipendenti, ridotti oggi a 7.400, oggetto della rottura tra i sindacati e Air France-Klm.

Con questa ricostruzione comincia un'inchiesta del Sole 24 Ore sui mali della compagnia pubblica. Da 15 anni i risultati di gestione sono in rosso, eccetto il 1998, un anno in cui il prezzo del petrolio era basso e che culminò nel trasloco di voli a Malpensa a fine ottobre. In quindici anni le perdite di gestione hanno superato i 4,5 miliardi.

Fino all'ottobre 1995 l'Alitalia aveva avuto il controllo di AdR e godeva di tariffe di favore per i servizi di assistenza ai suoi aerei. Ma, trascorsi tre anni da quando l'Iri aveva sfilato l'aeroporto alla compagnia per darle un po' di soldi e quotarlo in Borsa, terminò anche la moratoria tariffaria. E Galia stilò un nuovo listino prezzi che danneggiava il suo cliente principale, l'Alitalia.
Un cliente che gli aveva giocato un brutto tiro. Cempella aveva svuotato Fiumicino e trasferito gran parte dei voli intercontinentali a Malpensa, inseguendo un progetto di rilancio che, per tante ragioni, è naufragato. Galia non dissimulava di considerare perdente il progetto Malpensa e di non credere nell'alleanza con Klm, preferendole Air France.

Con il nuovo listino di AdR, dal primo gennaio 1999 aumentavano gli sconti-volume ai clienti più piccoli (i vettori che compravano servizi fino a 65 miliardi di vecchie lire l'anno), ma si riducevano gli sconti per gli altri. Ci perdeva uno solo, l'Alitalia, che avrebbe pagato una bolletta più salata, in un mercato non concorrenziale, come sono ancora oggi molti aeroporti.

E' guerra totale tra Cemmpella e Galia </u>
La guerra con Cempella fu totale. Già dal 1997 Alitalia contestava ad AdR la scarsa qualità dei servizi. Galia propose allora ad Alitalia, che già gestiva da sé l'accettazione dei passeggeri (i banconi del check in), di farsi in proprio tutti gli altri servizi e prendersi in carico il ramo d'azienda di AdR con gli addetti in piazzola, i bagagli, imbarco e scarico degli aerei.


I due capiazienda non si parlavano neppure. Nell'imbarazzo, l'Iri affidò una mediazione a un dirigente che conosceva bene sia le aziende che gli uomini del gruppo: Maurizio Prato. Lo stesso dirigente che otto mesi fa è stato catapultato sulla tolda dell'Alitalia ed è caduto due giorni fa sul caso Az Servizi.

All'epoca Prato era già presidente della Fintecna, dove è tornato ieri. Dopo mesi di incontri infruttuosi, si stufò di perdere tempo e rimise all'Iri il mandato di mediatore. Solo il 17 febbraio 2000 AdR e Alitalia firmarono un accordo per il passaggio del ramo d'azienda handling della società aeroportuale alla compagnia aerea, con 1.328 dipendenti. Galia si alleggerì di personale per aumentare il valore nella privatizzazione di AdR, conclusa pochi mesi dopo.

Fu scontro anche sulla lista del personale da trasferire. Galia aveva stilato una lista nominativa, per trattenere il personale migliore. Cempella bocciò il primo elenco. Conosceva bene vizi e virtù degli addetti del ruvido mondo aeroportuale, essendo stati per anni direttore del Leonardo Da Vinci e infine amministratore delegato. Fu necessario un compromesso anche sui nomi.

Il passaggio non è stato indolore per Alitalia, che pochi mesi dopo piombò nel caos per la rottura dell'alleanza con Klm, nell'aprile 2000. Cempella si dimise all'inizio del 2001. Il direttore generale Iri dell'epoca era Pietro Ciucci, che dal 2006 è presidente dell'Anas e l'anno scorso ha chiamato Galia nel gruppo delle strade, come presidente della società Quadrilatero Marche-Umbria.


Il personale ex AdR è entrato nella società Alitalia Airport, che oggi è uno dei pezzi di Az Servizi. Lo spezzatino completo ci fu nel 2004, con il piano di Giancarlo Cimoli. Fu nominato amministratore delegato il 6 maggio 2004 dal Governo Berlusconi, due mesi dopo le dimissioni di Francesco Mengozzi, il quale nel 2001 aveva firmato l'alleanza con Air France. Anche a lui fu attribuito un piano per la separazione delle attività tra volo e terra. Ma Mengozzi era stato impallinato dai sindacati (e dalla Lega Nord che, con Giuseppe Bonomi presidente Alitalia, temeva l'impatto su Malpensa dell'alleanza con i francesi) prima di poterlo ufficializzare.

Arriva Cimoli, "il risanatore" </u>
Alitalia era in condizioni disperate, aveva bisogno – come oggi, come sempre – di ricapitalizzazione. Arrivato dalle ferrovie con la fama di risanatore, Cimoli ebbe carta bianca. Il 23 settembre 2004 ottenne il consenso dei sindacati al piano che, oltre a 3.679 esuberi (il 18% dell'organico), prevedeva la separazione da Az Fly (attività di volo, 11.900 dipendenti) di Az Servizi (8.600 dipendenti per manutenzione, handling aeroportuale, amministrazione, informatica, call centre).

In quel contenitore, che qualcuno chiamava bad company, c'erano anche i 1.328 aeroportuali oggetto del ping pong tra Cempella e Galia. L'intesa sulla scissione Az Fly-Servizi fu recepita in un «protocollo» firmato a Palazzo Chigi tra il 5 e il 6 ottobre 2004. Il premier era Silvio Berlusconi, sottosegretario Gianni Letta, ministro dell'Economia Domenico Siniscalco, subentrato a Giulio Tremonti in luglio.

L'intesa sindacale, recepita a Palazzo Chigi, prevedeva che Alitalia avesse il 51% del capitale ordinario di Az Servizi fino al termine del piano Cimoli (2008) e che un'altra società pubblica avesse il 49%: fu poi individuata nella Fintecna di Prato, che avrebbe versato 200 milioni in un aumento di capitale riservato. Cgil, Cisl e Uil si batterono allo stremo perché la Fly avesse la maggioranza e non solo il 49% della Servizi. Accettarono che Fintecna avesse la maggioranza delle azioni privilegiate, titoli di serie B, senza diritto di voto.

Già allora temevano che venisse reciso il cordone ombelicale con la Fly, unico cliente di attività nei servizi in perdita strutturale. Per non affondare, Az Servizi applicava prezzi superiori al mercato e si era garantita sette anni di appalti con la Fly, fino al 2012. Un particolare sottolineato dai partecipanti all'asta per Alitalia l'anno scorso. «Ma perché la Servizi fa prezzi superiori del 30-35% a quelli di mercato?», hanno detto i ruvidi manager dell'Aeroflot di Mosca. Analisi condivisa dagli americani del Texas Pacific Group.

Nel 2005 il piano fu presentato all'Unione europea. Per dare il via libera alla ricapitalizzazione Alitalia da un miliardo e della Servizi per 200 milioni, il commissario Jacques Barrot impose che entro il 2005 Alitalia Fly scendesse sotto il 50% della Servizi e che Fintecna avesse almeno il 51% del capitale ordinario.

Il trucco legale della quota a Fintecna </u>
Ma questo passaggio non è mai avvenuto. I sindacati si sono opposti. Az Fly ha tuttora il 51% della Servizi, ma non la consolida nel suo bilancio perché c'è uno stratagemma legale: l'1,6% è stato dato in usufrutto (gratuito) a Fintecna. Prato ha accettato, ma non ha gradito questo marchingegno. La partecipazione di Fintecna in Alitalia Servizi «non sarà di natura permanente», ha detto Prato alla commissione Bilancio della Camera, il primo dicembre 2004.

Fintecna è ancora azionista e, secondo i sindacati, dovrebbe addirittura diventare socia di Alitalia conferendo la sua quota con tutte le attività. Il piano Air France pr la privatizzazione prevedeva di assorbire in Fly 4.200 lavoratori di terra e lasciare gli altri 3.200 nella Az Servizi, che dovrebbe finire sotto il controllo della Fintecna, il 51% subito e l'81% nel 2010.


Anche la passerella di manager in questa società presenta aspetti peculiari. Il primo amministratore unico della Servizi, nel 2005, è stato Lorenzo Riva, che era stato direttore generale di Enimont insieme a Cimoli. Poi l'a.d. è diventato Roberto Renon, ex Edison ed ex Fs, come Cimoli. A capo della manutenzione, il settore più delicato, Cimoli aveva chiamato Livio Vido, ingegnere ex dirigente delle Fs che era stato rimosso dal vertice dell'Italferr perché sgradito a Pietro Lunardi, ministro dei Trasporti e Infrastrutture nel Governo Berlusconi. Vido però non si intendeva di manutenzione: è uno dei pochi dirigenti Alitalia saltati subito dopo l'arrivo di Prato alla Magliana.

La verità sui conti di Az Servizi </u>
Nel 2006 il gruppo Az Servizi ha dichiarato 811 milioni di ricavi, con una perdita operativa di 21,4 milioni e una perdita netta di 1,18 milioni, prima della quota terzi (dedotte le quote di minoranza, il risultato di competenza è in utile di 150mila euro). I dipendenti a fine periodo erano 8.325, con un costo del lavoro di 310 milioni. Ma questi risultati non dicono la verità sui conti della Servizi. Il gruppo, come spiega la relazione al bilancio, ha utilizzato accantonamenti al fondo di ristrutturazione per 47,66 milioni: di fatto, sono perdite non transitate nel conto economico. E, se i servizi fossero fatturati a prezzi di mercato, i ricavi crollerebbero (ma non i costi), per cui le perdite effettive sarebbero ben superiori a 100 milioni all'anno, forse addirittura 200 milioni.

(primo di una serie di articoli)
da Il sole 24 ore del 4 aprile 2008
 
Citazione:Messaggio inserito da I-ALEX
E, se i servizi fossero fatturati a prezzi di mercato, i ricavi crollerebbero (ma non i costi), per cui le perdite effettive sarebbero ben superiori a 100 milioni all'anno, forse addirittura 200 milioni.

Dinamite pura!
Si comincia finalmente a capire dove nascesse il famigerato quanto fantomatico e mai prima identificato "1/3 delle perdite generato da Malpensa".
Ebbene si, nasce nientepopodimeno che, udite udite :
ne "l'hub naturale" !!!!!!
 
Citazione:Messaggio inserito da I-ALEX

Forse qualcuno nella due deligence ha visto i dati veri ed ha offerto meno della metà inizialmente prevista

Molto probabile. Chiunque trovandosi di fronte a certi scenari avrebbe offerto meno.

certo è anche che tanti che ora dicono di non aver nulla da recriminare sul proprio operato magari qualcosina su cui pensare ce l'hanno...
 
tu compreresti un'azienda in mano ai sindacati ed agli amici degli amici, praticamente in costante fallimento da 20 anni dove ci mangia tutta roma?...??
io neanche se me la regalano!
 
AZ è decotta fallita tecnicamente da oltre 10 anni...il suo risanamento ,rilanciio passa obbligatoriamente dal comm o fallimento..
Tutti quelli che la vogliono regalare ora ,..certo nn hanno a cuore AZ
I dipendenti??Certo spiace ma sono dipendenti come i tanti che lavorano nel privato quindi...se io perdo il lavoro sn caxxi miei mi devo rimboccare le maniche e darmi da fare..le chiacchere nn pagano le bollette..
Certo che se fossi stato in un'azienda che da 15 anni perde una valanga di MLN qualche domanda me la sarei fatta..no???Prima o poi finisce no???Quindi mi sarei guardato attorno...spero invece che tutto continui???C'è anche il motto no..chi vive sperando...
 
Alitalia: gli sprechi del cargo che ha 180 piloti per 5 aerei

di Gianni Dragoni
Il Sole 24Ore

05 Aprile 2008

«Penso che i piloti dell'Alitalia non vivano in un mondo reale. Chiederò anch'io di essere assunto da questa compagnia. Potrebbe essere la mia grande occasione». In volo da Roma a Chicago, Mike Varney, giovane pilota britannico, si stupiva nell'apprendere che i piloti dell'Alitalia volavano solo 40 ore al mese. La metà degli standard cui era abituato.
Era il primo febbraio 1995. Varney, 34 anni, era in affitto all'Alitalia, con gli equipaggi-canguro della Ansett, la compagnia australiana cui si era rivolto l'amministratore delegato, Roberto Schisano, per abbattere i costi dei voli intercontinentali.
Detto il Texano per i modi diretti, Schisano si scontrò con i piloti, la categoria più potente all'Alitalia (senza di loro non si vola), per farli volare di più e ridurre i costi, fuori mercato.
Schisano noleggiò due Boeing 767-300 Er, nuovi di zecca arrivati da Seattle, ma registrati in Australia, completi di piloti e hostess, con un contratto di wet lease («affitto bagnato» la traduzione letterale, ma priva di significato). «L'anno scorso ho volato 850 ore», puntualizzò il comandante dell'aereo, Andy Tate di Glasgow. L'equipaggio proveniva dalla compagnia charter britannica Air 2000, noleggiato da Ansett per appaltarlo ad Alitalia.
Invece a Roma Schisano non riusciva a convincere l'Anpac a far volare i pronipoti di Aquila selvaggia tre-quattro ore in più al mese, rispetto alle 40 della loro routine, con stipendio medio di 160 milioni lordi di vecchie lire l'anno.
Negli anni successivi la produttività è aumentata. Ma i piloti Alitalia (l'anno scorso l'organico medio era di 2.140) volano ancora circa il 14% in meno delle altre grandi compagnie, in media 52 ore al mese contro le circa 60 di Air France, Lufthansa o Iberia. Questo mostrano gli ultimi dati delle statistiche riservate di Aea, l'associazione europea dei vettori, che Il Sole 24 Ore ha consultato.
In media i piloti Alitalia nel 2005 hanno volato 580 ore a testa (non sono disponibili presso Aea i dati 2006), contro le 628 di Air France, 644 di Iberia, 674 di Lufthansa. Nel 2006 i piloti Air France hanno volato 641 ore, Iberia 650, Lufthansa 650. I 903 piloti della piccola Swiss, erede della fallita Swissair, hanno volato 571 ore nel 2005, un po' meno di Alitalia, ma 640 nel 2006.
Torniamo al primo volo degli equipaggi-canguro. La parabola del Texano, nominato nel febbraio 1994 dall'Iri presieduto da Romano Prodi, con Renato Riverso presidente, si avvicinava alla fase discendente. In conflitto con i piloti, sgradito alle liturgie Iri, dove il direttore generale era Enrico Micheli, ora sottosegretario a Palazzo Chigi, Schisano fu revocato il 19 ottobre 1995.
Cadde in una trappola tesa dall'Anpac, presieduta da Giovanni Erba. L'uomo forte però era il giovane vicepresidente Augusto Angioletti, poco più che trentenne. Il 14 e il 15 giugno 1995 i voli dell'Alitalia furono paralizzati dalle emicranie in massa dei piloti. In 200 marcarono visita senza che intervenissero né l'Iri, né il Governo. Il premier era Lamberto Dini, con sottosegretario Lamberto Cardia, attuale presidente Consob.
Per uscire dalla palude Schisano concesse ai piloti un aumento di 28 milioni di lire annue contro produttività in un accordo segreto firmato il 31 luglio e chiuso in cassaforte. Immediate le indiscrezioni sulla stampa. L'Iri "processò" Schisano e lo licenziò il 19 ottobre.
Il Texano, fratello dell'attuale direttore divisione passeggeri e cargo dell'Alitalia, Giancarlo Schisano, che è stato portato da Giancarlo Cimoli nel 2004, fu allontanato ma i Boeing 767 che ha introdotto come gli aerei giusti per il lungo raggio, meno costoso degli Md11, sono rimasti nella flotta Alitalia. La Ansett invece è fallita nel 2001.
Per un paradosso della burocrazia, mentre il Texano veniva silurato, sulla «Gazzetta Ufficiale» fu pubblicato il decreto del ministro dei Trasporti, Giovanni Caravale, chiesto da Alitalia – ma dieci mesi prima – per poter noleggiare gli equipaggi-canguro.
Angioletti, alfiere della battaglia contro il Texano, fu eletto presidente Anpac nel gennaio 1996. In marzo riatterrò alla Magliana Domenico Cempella, come amministratore delegato, accolto con le fanfare.
Con la consulenza di Pier Domenico Gallo, Angioletti fu promotore dell'accordo innovativo del 1996 tra i sindacati e Cempella: l'azionariato dei dipendenti per salvare la compagnia. Nel giugno 1998 il 20% del capitale fu assegnato gratis dall'Iri (quindi a pagare fu lo Stato) ai dipendenti, in cambio di produttività e della rinuncia a presunti aumenti salariali. Aumenti che, in realtà, non sarebbero stati giustificati in un'azienda in crisi. Ai piloti andò circa il 7% del capitale.
Un anno prima di distribuire le azioni, l'Iri accettò tre rappresentanti dei dipendenti nel cda Alitalia. Ma non ci fu alcun referendum per eleggerli. Entrarono tre sindacalisti, cooptati dal cda Alitalia il 16 maggio 1997: Angioletti, Guido Abbadessa leader della Filt-Cgil e Giuseppe Surrenti della Fit-Cisl. I sindacati entrarono nel cda lo stesso giorno in cui veniva approvato il disastroso bilancio 1996, con 1.210 miliardi di lire di perdite (625 milioni di euro). Più che un azionariato dei dipendenti, un azionariato sindacale.
Per qualche anno all'Alitalia non ci furono scioperi. Ma il risanamento non riuscì. Il 25 ottobre 1998 ci fu l'avvio del controverso piano Malpensa, nell'aprile 2000 Klm ruppe l'alleanza. Con l'Alitalia nel caos le azioni dei dipendenti, che per tre anni non potevano essere vendute, persero gran parte del valore. La promessa di Angioletti & C. di far guadagnare i lavoratori con le azioni si è rivelata un'illusione.
Ma la carriera del sindacalista Angioletti continuò a correre. Il 2 aprile 2001, durante la gestione di Francesco Mengozzi, il presidente del sindacato piloti entrò nel comitato esecutivo Alitalia, a fianco degli uomini di punta dell'Iri: Pietro Ciucci, Vincenzo Dettori, Maurizio Prato e Carlo Tamburi, oltre a Mengozzi e al presidente, Fausto Cereti.
Il comandante-sindacalista aveva ambizioni da manager. Il 7 settembre 2001 Angioletti fu nominato amministratore delegato di Eurofly, società charter di Alitalia. Non è chiaro per quali meriti professionali. Aveva lasciato in aprile la presidenza del sindacato, nel cda Alitalia gli subentrò Michele Cicia.
In dicembre un'altra vittoria dell'Anpac. I 19 sindacalisti dei piloti processati per interruzione di pubblico servizio per le emicranie in massa che nel giugno 1995 avevano sconvolto i voli Alitalia furono assolti dal Tribunale di Roma perché il fatto non sussiste. Tra gli assolti c'era Angioletti.
L'ex presidente dell'Anpac ha quindi pilotato la cessione di Eurofly dall'Alitalia verso i fondi lussemburghesi di Banca Profilo, che lo hanno confermato alla guida della società. Non solo. Nel deliberare la vendita il 30 luglio 2003 il cda Alitalia ha concesso opzioni a Eurofly, poi esercitate, per comprare dalla compagnia 13 Md82. Il prezzo non è stato reso noto, si è parlato di due milioni di dollari ad aereo.
Il comandante Angioletti non si è fermato lì. L'ex sindacalista dei piloti ha portato in Borsa Eurofly a fine 2005. Un flop per chi ha comprato le azioni. I risultati della società sono stati negativi, le azioni hanno perso valore. A fine 2006 Eurofly è passata sotto il controllo di Meridiana, l'ex sindacalista è uscito dalla società.
Nel 2004 la retribuzione di Angioletti come a.d. di Eurofly è stata di 882mila euro lordi. Come pilota Alitalia nel 2000 aveva uno stipendio da dipendente di 126mila euro lordi, risulta dal bilancio 2000 della compagnia. Il successore Michele Cicia, più giovane, nel 2002 aveva una retribuzione lorda di 91.400 euro da Alitalia.
Capire qual è lo stipendio dei piloti e confrontarla tra le compagnie è un esercizio difficile. Molte voci e maggiorazioni possono far lievitare gli stipendi, né ci sono dei dati pubblici e ufficiali. Secondo i dati riservati dell'Aea, nel 2006 i piloti Alitalia (comandanti compresi) hanno avuto uno stipendio complessivo medio di 121mila euro al lordo delle tasse, come quello dei piloti di British Airways.
Più alta, secondo i dati Aea, la busta paga media dei piloti di Iberia (147mila), Lufthansa (153mila), Air France (170mila). Più basso lo stipendio dei piloti Swiss (108mila).
Questi dati risentono anche della flotta e della rete delle compagnie. Alitalia ha un'attività maggiore nel breve raggio (Az Express) e scarsa nell'intercontinentale, dove si guadagna di più. Secondo fonti sindacali, lo stipendio minimo, di un pilota con due anni di anzianità, è di 64mila euro lordi annui all'Alitalia, contro i 76mila di Iberia e gli 81mila di Lufthansa. L'Anpac ha invece smentito che lo stipendio massimo raggiungibile da un comandante all'Alitalia sia di 240mila euro l'anno rispetto a (260mila a Air France e 240mila a Iberia).
Ma sulle buste paga possono influire voci seminascoste. Come l'indennità lettino rinnovata a fine 2003 tra Alitalia e i piloti (Anpac e Up) per la monetizzazione del riposo non goduto su quattro aerei B767 privi del lettino per la pausa-sonno. L'indennità oscillava tra 720 euro mensili del pilota e 1.200 del comandante, con un massimo di 1.800 euro. E veniva riconosciuta a tutti i 350 piloti del B767, anche se non volavano sui quattro aerei senza giaciglio. Un privilegio che nel 2005, almeno così dicono i sindacati, è stato abolito.
Curiosa la vicenda del settore cargo che Air France avrebbe chiuso perché perde 71 milioni all'anno. Con soli cinque aerei Md11, ci sarebbero stati da 135 a 180 esuberi: come dire 30-40 piloti ogni aereo. Sembrano parecchi visto che l'equipaggio è di due piloti.
Il potere dell'Anpac è sempre fortissimo, da qualche anno il presidente è Fabio Berti. Durante la gestione Cimoli sono stati sostituiti, perché sgraditi all'Anpac, il direttore del personale Alitalia Massimo Chieli e il direttore operazioni di volo, Pier Franco Prato, rimpiazzato da Alfonso Pacini, iscritto al sindacato.

Seconda puntata
La prima puntata su Az Servizi è stata pubblicata ieri
 
Citazione:Messaggio inserito da marcogiov

Alitalia: gli sprechi del cargo che ha 180 piloti per 5 aerei

Durante la gestione Cimoli sono stati sostituiti, perché sgraditi all'Anpac, il direttore del personale Alitalia Massimo Chieli e il direttore operazioni di volo, Pier Franco Prato, rimpiazzato da Alfonso Pacini, iscritto al sindacato.

questo spiega in che paese viviamo..robba che in alcuni paesi ti farebbero una lapidazione..ma la giustizia esiste?!..perchè queste sono persone che devono andare in prigione..anzi ai lavori forzati..
 
Citazione:Messaggio inserito da marcogiov

Alitalia: gli sprechi del cargo che ha 180 piloti per 5 aerei

di Gianni Dragoni
Il Sole 24Ore

05 Aprile 2008

«Penso che i piloti dell'Alitalia non vivano in un mondo reale».
Era il primo febbraio 1995.

La tragedia è che hanno trascinato anche noi nel mondo dei sogni.
Quanti post abbiamo dovuto leggere con "è solo il primo settembre, ed ho già 799,5 ore di volo..."?
E noi ci lasciavamo scappare anche una lacrimuccia, poveretti.
Si vede che dal 2 settembre al 31 dicembre pilotava la Befana...

A Malpensa ci venivano a perdere soldi (da uno a due terzi dello stipendio, a seconda della fonte), costretti da quel cattivone di Formigoni in combutta con Bonomi, senza scalette e col carburatorista che ti picchia sul cofano, nonostante da Milano non volasse nessuno (parola di schisano prato spinetta, che vuoi di più dalla vita...), e quei pochi partissero tutti da linate, o da Bergamo, qualsiasi cosa pur di evitare la Parigi-Dakar per raggiungere la pista sottratta al canottaggio, viaggio che richiede una ventina di ore nello scenario più ottimistico.
A sentir loro Alitalia era un gioiellino di efficienza e una macchina da soldi, almeno fino all'inaugurazione dell'aeroporto nella brughiera.
Giunse il massia Spinetta a prometter loro il ritorno al terra-hub promesso, e fu un tripudio di esultazioni, "-14" sognavano di notte...

Be' che dire,
chi semina vento...
chi è causa del suo mal...

Gli era stato chiesto di dettagliare da dove venisse quel truffaldino terzo di perdite causato da Mxp, e nessuno si degnò di rispondere; tutti impegnati a mettere lo champagne in fresco per l'ingresso nella "più grande e grossa e ricca compagnia del mondo".
Ora scopriamo la verità: le perdite dell'hub di Milano derivano dalle sovrafatturazioni di Fiumicino.
E dei sostenitori del "ritorno a casa", che fino a questa mattina imperversavano ovunque, inutile dirlo non c'è la benchè minima traccia. Mesi e mesi a sostenere una causa, solo 24 ore per abdicarla.
Compliments [:304][:304][:304]

Vado a mettermi le cuffie antirumore, in questo 3D c'è un silenzio assordante...
 
beh, senza offesa, 135 piloti per 5 aerei (invece di 180) non mi sembra che cambi molto il senso di quello che Dragoni cercava di dire...
 
Citazione:Messaggio inserito da marcogiov

Sono comunque troppi, no?

E il buon spinetta che fa'?
Ci son troppi piloti, quindi diminuiamo i piloti?
NO!
Ci son troppi piloti, quindi la colpa è di Malpensa, chiudiamo tutto.

Bene,
non vogliono togliersi il paraocchi?
Se lo tengano. Auguri.
 
Citazione:Messaggio inserito da I-FORD

Citazione: Sono comunque troppi, no?
Non so, secondo te quanti dovrebbero essere?
Comunque secondo Spinetta sono 134 di troppo dato che il cargo perde un terzo del suo fatturato cioè 70 milioni l'anno.
Torniamo al solito discorso, se i piloti fossero la metà quanto guadagnerebbe il settore cargo?
E se invece lavorassero tutti gratis?
Mi fa specie che persone apparentemente intelligenti abbocchino a queste sparate demagogiche e grossolanamente inesatte.
Nell'articolo ci sono molti numeri, quello del titolo è sbagliato, gli altri non li sto neanche a controllare, dato che se è sbagliato il primo è molto probabile che lo siano anche gli altri.
Sulle ore di volo dei piloti ho già detto la mia, ma volendo la ripeto.
Il totale AZ viene calcolato dividendo le ore totali annuali per il numero dei piloti.
So per certo che in BA non si fa questo conto della serva ma si tengono in considerazione periodi di part-time (in BA ce ne sono molti che lo usano) maternità, incarichi aziendali e sindacali.
Per fare capire anche ai meno addentro, se io pilota BA sono in part-time al 50% e volo 400 ore l'anno nella media ne valgo 800.
Se sono un capopilota che fa tre settimane in ufficio ed una sull'aereo, nella media il mio volato viene moltiplicato per quattro.
Il giovane pilota inglese frutto della fantasia di Dragoni volava sul B767 esattamente quanto ci ho volato io in questo ultimi 9 anni.
Ansett non fu usata per abbattere i costi dei voli intercontinentali (ci costava molto di più che operare in proprio) bensì per iniziare ad volare con il B767 in ETOPS senza dover aspettare i canonici 1/2 anni.
Ne uccide più la penna che la spada, sicuramente questo motto si riferisce ai neuroni di molti lettori.

e che fa un pilota 3 settimane al mese in ufficio se il suo lavoro è fare il pilota?? gira e rigira vola una settimana, non 4 al mese... in ufficio sta l'impiegato pagato con lo stipendio da impiegato, non il pilota con lo stipendio 5 volte quello dell'impiegato perchè è sprecato e genera perdite... se poi vuoi dire che siete presenti nel posto di lavoro come gli altri ma effettivamente volate meno ore degli altri e state in ufficio perchè non ci sono aerei... non credi??
 
Una regoletta spannometrica che mi avevano insegnato tanto tempo fa era: 4 equipaggi per aereo.

Immaginando che valga per il corto/medio raggio e non il lungo, raddoppiamo e facciamo 8 equipaggi per aereo.

8 x 2 x 5 = 80, 134 è il 70% in più (ma potrei aver trascurato qualcosa nei calcoli... non è il mio mestiere).

Non mi pare che l'unico motivo dell'operazione Ansett fosse operare subito in ETOPS... ma potrei ricordare male ;)
 
Citazione:Messaggio inserito da I-FORD
Mi fa specie che persone apparentemente intelligenti abbocchino a queste sparate demagogiche e grossolanamente inesatte.
Grazie per aver riconosciuto che almeno apparentemente sono intelligente :)
Meglio un bicchiere mezzo pieno che mezzo vuoto.

Sarebbe stato interessante che nella tua risposta tu avessi scritto QUANTI piloti servono per operare un MD11 cargo.
 
Ci sarebbero 30 (27) piloti in più?
E perché ci sono 30 (27) piloti in più?

Perché tanto AZ perde lo stesso? Per far lavorare meno gli altri? Il tono di quello che scrivi (irrilevante ai fini dei bilanci) suona assurdo a chi si occupa di management.
Immagino che ci siano le stesse proporzioni di spreco in tutto quello che riguarda il cargo, ma per te probabilmente è assolutamente normale. Vivete in un mondo che non esiste (più).
 
Non conosco la struttura fine di una compagnia aerea, per cui non prendo posizione.

Però chiedo: risulta che LH, FedEx, EVA air, Martinair, etc.(giusto per citare alcune compagnie che fanno cargo con MD11) dispongano di 21 piloti per aereo?
E quali sono le mansioni del capopilota, del "Post Holder Flight Operations"? Cosa fa tutto il giorno il "distaccato sindacale"? E non è possibile riassorbire almeno alcune di tali mansioni (specie l'ultima) tra i 90+x piloti che non volano?

E - mi si passi la chiosa - dato il background di AZ, mi sembra opinabile affermare che possa remunerare le figure manageriali come meglio crede, oltre che definire irrilevante la presenza (perlomeno) di una trentina di piloti in più..

Grazie
 
il leader uil: «Quando andiamo a palazzo chigi siamo una squadra micidiale»
«Casta noi? Siamo la Champions League»
Angeletti: «Il nostro mestiere è quello di trattare per lavoratori in carne e ossa»




ROMA — «Non esiste un buon accordo oggettivo. La bontà — dice il segretario della Uil, Luigi Angeletti — sta nella sua percezione. È un buon accordo se viene accolto bene dai lavoratori ».

Allora è solo il consenso che guida il sindacato? E non è un atteggiamento tipico di una casta?
«Io quel libro, "L'altra casta", non l'ho ancora letto. Però è una vita che vengo inseguito da una sentenza e da una minaccia. La prima è che è tutta colpa dei sindacati. La seconda è che tanto, prima o poi, i sindacati perderanno il consenso dei lavoratori».

A giudicare dalla trattativa Alitalia non pare un'ipotesi campata per aria.
«Non c'è problema, tanto si vota. Sissignore, i lavoratori votano. Tutti, mica solo quelli iscritti al sindacato. E allora vedremo se questo sindacato è rappresentativo o no. Il resto sono chiacchiere».

Pietro Ichino sostiene che troviate la massima ragione della vostra esistenza al tavolo di una trattativa infinita.
«Lui è iscritto alla Cgil e generalizza. Comunque il mestiere dei sindacati è quello di trattare, non è quello di perdere tempo, nè quello di negoziare solo per negoziare. Il nostro obiettivo è fare accordi. Non in nome del socialismo, o del Paese, ma in nome di persone in carne e ossa, e mi va il sangue alla testa se qualcuno fa finta di dimenticarlo»

Ha ragione chi dice che i sindacati hanno perso di vista l'interesse generale, che siete una casta corporativa?
«Abbiamo superato questo problema da decenni, non scherziamo. I nostri iscritti hanno capito che i loro interessi non possono essere contrapposti a quelli degli utenti, dei cittadini, sennò perdiamo».

E il caso dell'Alitalia, scusi?
«Perfetto. Che abbiamo fatto? Abbiamo chiesto più aerei. Siamo pronti a discutere di produttività e tutto il resto purché ci siano più aerei. E questo non è l'interesse dei cittadini italiani? ».

Può darsi, anche se 130 piloti per 5 cargo sembrano un po' troppi.
«Non sto parlando di cose specifiche. Di Alitalia, poi, non parlo più finché non c'è il nuovo governo. E comunque non mi ricordo uno sciopero in violazione del codice di autoregolamentazione. L'opinione pubblica non solo ci interessa, ma ci serve. Perché faremmo le manifestazioni in piazza? Potremmo fare solo scioperi selvaggi. E lo chiama un sindacato corporativo questo? L'accordo sul welfare, allora?».

Allora cosa?
«Siamo stati accusati di tutto, quando l'abbiamo firmato, tranne che di aver seguito solo l'interesse dei lavoratori. Chiedete a Mirafiori».

Largo alla trattativa, allora. Magari interminabile, come d'abitudine.
«Sempre colpa del sindacato, eh? Nessuno si è mai chiesto perché per arrivare al contratto dei metalmeccanici si fanno giorni e giorni di sciopero e per quello dei chimici non ne serve un'ora? Ai due tavoli il sindacato è sempre lo stesso. Il fatto è che quando le aziende, o in generale le controparti, si sono rivelate influenzabili dalla politica le relazioni sindacali si sono ammalate. E succedono i disastri».

Ogni riferimento ad Alitalia è puramente casuale...
«Puramente casuale, sì. Voglio dire che se tratti con chi ha solo motivazioni industriali, razionali, il negoziato può essere complicato, ma è liscio. Perché vede, Cgil, Cisl e Uil non sono diverse per la sigla.
Gianni Agnelli diceva: vorrei un sindacato forte, rappresentativo e unito. Forti e rappresentativi lo siamo, uniti no: abbiamo risposte diverse per uno stesso problema. E se in una trattativa entra la politica queste differenze si avvertono».

Le trattative s'incartano.
«E i tavoli si incrinano. Spesso è così. Ma non sempre, nel settore pubblico è diverso, perché la politica lo rende più vulnerabile. Mettetevi nei panni di un amministratore pubblico. Se minacci di bloccare un servizio quando arriva la telefonata del governatore della Regione o del ministro, quel povero disgraziato che deve fare?».

Lo stesso vale per il governo?
«Quando a Palazzo Chigi entriamo io, Bonanni ed Epifani siamo micidiali. Sembriamo una squadra da Champions League».

Ragnatela, marcatura stretta e melina?
«Macchie. La Juve del Trap: ciascuno ha il suo ruolo, sa quel che deve fare. Basta che ci guardiamo in faccia. Un'occhiata e vanno in crisi ».

Senza neanche parlare?
«La nostra tattica migliore, quando una proposta non ci va giù, è proprio il silenzio. Interminabile, nessuno fiata. A Palazzo Chigi me ne ricordo un paio di questi momenti. Imbarazzanti è dire poco. Poi Epifani si alza»

Come si alza?
«Guglielmo è sempre un signore, anche nelle trattative. Si alza dalla sedia. Io e Raffaele, invece, alziamo la voce»

E si riparte fino a notte fonda.
«Se arrivano senza margini per negoziare, pensando di avere davanti dei deficienti, facciamo anche mattina. E ci scappano pure le parolacce ».

E se la proposta va bene?
«Si può sempre ottenere di più».

La parola chiave in questo caso?
«Uno di noi dice: è un passo avanti»

francesi, o coi tedeschi, per l'Alitalia, come andrà?
«Con gli stranieri la trattativa è razionale, non è politica. Ti offrono 100 e ti spiegano perché non possono arrivare a 101».



Mario Sensini
06 aprile 2008



direi che l'ultima frase dice tutto, e purtroppo a pochi giorni dalle elezioni questa gente merita anche paginoni sul Corriere

una frase come "ti offrono 100 e ti spiegano perché non possono arrivare a 101" non ha niente di negoziale, perché devasti le prerogative della controparte, che invece dovresti avere l'umiltà di riconoscere come più grande e forte di te
 
e quindi ecco chi coglie al balzo quei 101 che Air France proprio non vuole offrire

10:07 Berlusconi: "Alitalia? Con Air France, un colpo al nostro orgoglio"
"Non è pensabile che il settimo Paese industrializzato del mondo veda la propria compagnia di bandiera assorbita da una compagnia concorrente. Se ciò accadesse colpirebbe il nostro orgoglio e il nostro interesse nazionale". Lo dice Silvio Berlusconi nel corso di 'No stop News' di Rtl 102.5, tornando sulla vicenda Alitalia, ribadendo che la proposta di Air France è "irricevibile e offensiva". Il Cavaliere ha ricordato di essere stato a osservare la trattativa, quando si pensava che ci sarebbe stato un accordo "con pari dignità". "Ma il governo - ha aggiunto - ha colpevolmente lavorato a una svendita e l'assorbimento di Alitalia da Air France contro l'orgoglio di noi italiani".
 
Io sono colpito da anni nel mio orgoglio nazionale nel vedere Alitalia.
Io sono colpito da anni nel mio orgoglio campanilistico nel vedere Malpensa/Linate.

La pari dignità si ottiene con i fatti e non con le chiacchiere. Se sei fallito hai la dignità di uno che non pagherà i suoi debiti, cioè meno di zero.