E' il pezzo forte del CV. Nessuno lo poteva battere
Come fa un 71enne ad essere un fedelissimo di un 32enne?
E' il pezzo forte del CV. Nessuno lo poteva battere
Se vai a cercare la definizione direi che l'età non c'entra granché...Come fa un 71enne ad essere un fedelissimo di un 32enne?
Impossibile effettuare il checkin da sito da app e call center su sta cribbio immane di compagnia, attaccatele una pietra al collo e giù per sempre!
Io un check-in pochi minuti fa sono riuscito a farlo... ma non riesco a vedere la mappa per selezionare i posti da tre check-in...A me arriva oggi una notifica da App AZ che è aperto il check-in per un volo fatto due settimane fa...
Imbarazzante.
Da tre giorni app e sito sono nel caos più assoluto. Meno male che ti aiutano i gentilissimi ed efficientissimi addetti del call center FF... quello più generoso dichiara “conosciamo il problema e già segnalato...”, gli altri, imbarazzanti!Io un check-in pochi minuti fa sono riuscito a farlo... ma non riesco a vedere la mappa per selezionare i posti da tre check-in...
S.
[articolo a pagamento]
[FONT=&]Alitalia, le ali restano bucate: profondo rosso con lo Stato azionista
[FONT=&]Le Fs hanno avviato la due diligence e cercano un partner. Ma secondo il think tank di Cottarelli la compagnia è costata ai contribuenti 5 miliardi dalla privatizzazione del 2008 ad oggi e 10 totali dagli anni ‘90[/FONT][/FONT]
[FONT=&][FONT=&]Scaricare l'Alitalia sulle spalle delle Fs, quale è l'intenzione del governo, è un errore che potrebbe avere conseguenze pesantissime sui conti pubblici. La compagnia aerea è già costata ai contribuenti ben 5 miliardi in prestiti e contributi vari solo dall'ultima privatizzazione nel 2008, e il doppio da metà degli anni '90 ad oggi. "Ora, delle due l'una", accusa Carlo Cottarelli. "Se l'Alitalia è ancora in perd…
Secondo l'Osservatorio sui conti pubblici guidato da Carlo Cottarelli l'operazione con Ferrovie rischia di portare nuovi guai alla compagnia, ora che si intravede un risanamento. Anche perché con lo Stato Alitalia ci è costata finora oltre 10 miliardi. Ma da ambienti Fs confermano: il progetto è valido e va avanti
Lo Stato dentro Alitalia, ne vale la pena? Correva l’anno 1996 quando il Tesoro, fino ad allora azionista al 100% della compagnia, decise di avviare il processo di uscita dal capitale, dando vita alla privatizzazione di Alitalia, conclusasi 12 anni dopo, nel 2008 nel nome dei capitani coraggiosi chiamati a raccolta da Silvio Berlusconi. Ventidue anni dopo la mano pubblica si ritrova di nuovo a pochi centimetri dal vettore.
Un anno e mezzo fa, dopo l’addio dell’allora socio al 49% Etihad, per la compagnia si sono aperte le porte del fallimento in continuità, con l’entrata in gioco dei tre commissari, Luigi Gubitosi (sostituito pochi giorni fa da Daniele Discepolo dopo la chiamata di Gubitosi in Tim), Enrico Laghi e Stefano Paleari. Ora, dopo un anno e mezzo di gestione straordinaria, è tempo di mettere di nuovo mano all’azionariato. E il governo gialloverde ha un piano: riprendersi la cloche di Alitalia, con l’ingresso in forze di Ferrovie (qui un recente approfondimento di Formiche.net), affiancata da un socio industriale di peso: Delta o easyJet non ha importanza (Lufthansa si è tirata indietro), lo schema è grosso modo quello del 2014 con l’ingresso di Etihad, un socio di controllo e una robusta spalla.
LO STATO? NON HA FUNZIONATO
Un piano che però nasconde delle insidie, almeno secondo l’Osservatorio sui conti pubblici coordinato dall’ex commissario alla spending review, Carlo Cottarelli. Il quale ha pubblicato questa mattina un rapporto in cui mette in guardia dai possibili rischi dell’operazione con Ferrovie. La storia, tanto per cominciare, non aiuta. “Alitalia nella sua storia ha ricevuto ampio sostegno economico dallo Stato da cui, in alcune occasioni, è direttamente dipeso il mantenimento in vita della società. Tuttavia, agli interventi pubblici nella compagnia non sembra essere mai seguito un miglioramento strutturale della capacità della stessa di competere nel mercato. In questa nota ci occuperemo principalmente di capire quanto denaro pubblico sia stato speso per Alitalia e quale debba essere il ruolo dello Stato nel futuro della compagnia”, si legge nel rapporto. Parole alle quali fanno seguito i numeri, resi noti dallo stesso Osservatorio di Cottarelli.
IL COSTO DI ALITALIA
C’è una cifra che più di tutte deve far riflettere. Dalla metà degli anni 70 ad oggi Alitalia è costata ai contribuenti italiani oltre 10 miliardi di euro. “Gli oneri lordi sopportati dallo Stato tra il 1974 e il 2017 sono pari a 10,6 miliardi di euro”. E il grosso del passivo, nemmeno a dirlo, è riconducibile a interventi statali. “Di questi, il 48 per cento è dovuto ai 16 aumenti di capitale a cui ha partecipato lo Stato. Il resto è dovuto a contributi per la cassa integrazione (18 per cento), prestiti ponte (12 per cento), spese per ripiano del passivo dell’amministrazione straordinaria del 2008 (12 per cento)”. Non è finita qui. Dei quasi 11 miliardi bruciati negli ultimi decenni, la metà è ascrivibile al periodo 2008-2017: “dei 10,6 miliardi di oneri lordi, quasi la metà (il 48 per cento) sono stati spesi negli ultimi dieci anni, cioè dopo la privatizzazione del 2008″. A monte di tutto questo ci sono anni di bilanci chiusi in rosso, visto che le perdite cumulate erano pari a 1,3 miliardi di euro già nel 1995, a 4,8 miliardi nel 2005 e 8,6 miliardi nel 2015 mentre le perdite cumulate nel 2016 ammontano a 9 miliardi.
IL NODO DEL RISANAMENTO
Il rapporto però dà atto del lavoro svolto dai commissari in questi diciotto mesi. I numeri, non è un mistero, sono in ripresa. I ricavi da passeggeri sono aumentati del 7%, toccando quota 2 miliardi di euro, valore che non si vedeva da anni. Su anche le ore volate (+9%) mentre è stato dato un robusto taglio ai costi dei dirigenti. Il tutto portato a un fatturato di 2,3 miliardi, con una previsione di 3 nei prossimi mesi. Ora, tutto questo è sufficiente? “La gestione commissariale sembra aver per il momento ridotto le perdite. È tuttavia prematuro dire in che misura questo sia un cambiamento strutturale. Ma i casi sono due: se la compagnia è stata risanata non si capisce perché un passaggio in mano pubblica sia giustificato. Se la compagnia non è stata risanata, non si vede perché la gestione pubblica possa portare alcun beneficio. Da un lato si rischierebbe di generare nuovi interessi politici intorno all’andamento della compagnia e mettere altri soldi pubblici a rischio per nuovi interventi sulla stessa in futuro”.
STATO IN ALITALIA, NO GRAZIE
Di qui l’invito al governo a non procedere con l’attuale piano di ri-statalizzazione della compagnia. “L’attuale ministro dello Sviluppo Economico (Luigi Di Maio, ndr) ha espresso la volontà di agevolare l’ingresso di Ferrovie dello Stato nella futura compagine azionaria, invitare alla partecipazione della società alcune partecipate dello Stato (non è stato specificato a quali si riferisse) e convertire una parte dell’ultimo prestito ponte in azioni che resterebbero in capo al ministero dell’Economia e far intervenire Cassa Depositi e Prestiti per finanziare l’acquisto e il leasing di aerei per il lungo raggio”. Secondo l’Osservatorio “è auspicabile che non si operi in questa direzione. Non si vede infatti nessun motivo per cui lo Stato debba partecipare nel capitale di una compagnia di linea quando, nei principali paesi, questo non avviene. Un documento dell’Icao (l’organizzazione internazionale dell’aviazione civile delle Nazioni Unite) mostra che il settore pubblico partecipa solo in alcune delle cosiddette compagnie di bandiera: lo Stato non ha nessun vantaggio comparato nella gestione di una compagnia aerea”.
LA POSIZIONE DI FS
Da ambienti di Ferrovie si apprende un certo ottimismo circa l’avanzata del progetto. Che ha in tutto e per tutto il suo senso industriale. “Entro pochi anni raggiungeremo la cifra di mezzo miliardo di viaggiatori, per questo è necessario lavorare sull’interconnessione delle infrastrutture”, spiegano. “Questo è il Paese con il più alto appeal turistico del pianeta, i viaggiatori devono essere messi in condizione di atterrare con l’aereo e prendere il treno. Il progetto con Alitalia, cui si sta lavorando con l’ultimazione della seconda due diligence, vuole essere proprio questo”.
Pare (e sottolineo, pare) che il simpatico ministro dei trasporti abbia ripetuto ancora oggi che "le offerte stanno arrivando"... Mi viene male solo a trovare altri commenti da fare.
Pare (e sottolineo, pare) che il simpatico ministro dei trasporti abbia ripetuto ancora oggi che "le offerte stanno arrivando"... Mi viene male solo a trovare altri commenti da fare.
Alitalia tornerà più forte in pochi mesi, al massimo anni
Cit.
Martedì 11 dicembre 2018 - 09:54
Toninelli: dossier Alitalia delicato, le offerte stanno arrivando
"Sono ottimista, la proroga di sei mesi era normale"
Roma, 11 dic. (askanews) – Quello di Alitalia è un “dossier delicato” e “cerchiamo di gestirlo e risolverlo”. Così il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, a Radio 24 aggiungendo che “la proroga di sei mesi era normale. Le offerte stanno arrivando”. Toninelli comprende il pessimismo che aleggia su Alitalia perché “da anni è mal gestita” e perché sono stati spesi “miliardi di euro di soldi pubblici per tenerla in vita e non per rilanciarla e farla diventare un vettore nazionale competitivo rispetto ad altre compagnie. Ma io sono un po più ottimista”.
http://www.askanews.it/economia/201...ferte-stanno-arrivando-top10_20181211_095432/
Imbarazzante, vabbè che fra tunnel inesistenti utilizzati da migliaia di persone tutti i giorni, un ponte da vivere con giardinetti ecc...ecc... il problema di Alitalia per fortuna che passerà solo marginalmente sul suo tavolo.Pare (e sottolineo, pare) che il simpatico ministro dei trasporti abbia ripetuto ancora oggi che "le offerte stanno arrivando"... Mi viene male solo a trovare altri commenti da fare.
... il segretario generale, Claudio Tarlazzi. "Chiediamo - dice -delucidazioni sulle interlocuzioni con i potenziali investitori, se ve ne sono. ...
Al di là dei legittimi dubbi che dovremmo avere noi italiani e non i sindacalisti che pretendono "Chiediamo dettagli sul nuovo piano industriale, che dovrà rilanciare la compagnia e non dovrà prevedere esuberi." o ammortizzatori ad personam per i loro assistiti "In primo luogo, c'è quello relativo al rifinanziamento del Fondo di solidarietà del trasporto aereo per gli ammortizzatori sociali, che serve per tutto il settore ma di cui non c'è traccia nella legge di bilancio. Altro punto fondamentale, è il sostegno legislativo con il dumping contrattuale operato dalle compagnie low cost. Se non dovessero esserci risposte concrete sulle regole di sistema, siamo pronti a proclamare una mobilitazione entro la fine di gennaio per tutto il comparto".Anche il sindacato ha qualche dubbio...
Stavo pensando vista la penuria di macchine e la relativa ottimizzazione delle stesse.. ma un fermo macchina a GIG di 10 ore è proprio necessario?? Le altre compagnie fanno un volo diurno e uno notturno con una sosta minima a Rio.