Mercoledì 3 Settembre 2008, 19:33
Alitalia: ancora incertezze sul suo futuro
Il ballo delle cifre è già cominciato e così gli esuberi di Alitalia sembrano essersi già ridotti da 7000 a 4.500.
In realtà si tratta di cifre tutt’altro che certe, circolanti negli ambienti sindacali e in qualche maniera già smentite dal ministro del Lavoro Maurizio Sacconi che ha detto che è ancora presto per quantificare il numero di dipendenti non necessari al nuovo gruppo e ha aggiunto carne al fuoco con una novità: i lavoratori saranno diretti al settore privato e non al pubblico, per il quale è necessario un concorso. Resta da capire se il direzionamento sul privato non sia un delicato eufemismo per la parola licenziamento.Le Poste e l’Agenzia delle Entrate sicuramente tirano un sospiro di sollievo, i lavoratori palleggiati da un giorno all’altro no. Di certo rimangono a rischio quelli dell’Atitech di Napoli (750 dipendenti più 150 di indotto). Le indiscrezioni sui 4.500 esuberi calcolati sembrano però molto precise e li quantificano in 500 piloti, 1.500 assistenti di volo, 2.500 dipendenti di terra. Si tratterebbe di cifre fornite, secondo il quotidiano Repubblica, dal Governo agli stessi sindacati che, nel frattempo, hanno deciso di fare quello che preferiscono di solito fare in queste situazioni: dividersi. Da un lato la Cgil da un lato Cisl e Uil, anche se è da ricordare che i sindacati di Alitalia secondo stime non confermate sarebbero addirittura 9. Sempre in questi giorni di frementi trattative rispunta un nodo politico di “capitale” importanza: quello di Malpensa, il secondo hub di Alitalia che sembra pronto a ridimensionarsi notevolmente per fare spazio a Fiumicino che già ha colto un numero consistente di voli Alitalia durante il precedente Governo.Al riguardo Oggi Giuseppe Bonomi, numero uno di Sea (aeroporti di Linate e Malpensa) e leghista della prima ora (come lo definisce il Sole 24 Ore), ha rilasciato al quotidiano di Confindustria una conciliante intervista in cui lamenta crediti da 47 milioni di euro nei confronti di Alitalia e sostanzialmente approva il piano di Intesa Sanpaolo che definisce come l’unico possibile. Un beneplacito che sorprende dopo le battaglie di qualche mese fa per l’hub di Malpensa... In effetti Alitalia ha già rinunciato all’83% del proprio impegno a Malpensa e quindi il danno in qualche maniera è già stato fatto, quindi perché attaccare un Governo da sempre amico?D’altra parte 70 milioni di euro di impatto nel conto economico di Sea per via dell’abbandono di Malpensa da parte di Alitalia (cifre fornite dallo stesso Bonomi) non sono bruscolini, ma, come noto, per gli slot di Malpensa c’è la fila e la liberalizzazione dei diritti di volo potrebbe essere prossima.Ma torniamo ad Alitalia. La compagnia sembra destinata a un lungo travaglio perché il miliardo di euro di dotazione della Cai, la nuova conquistatrice guidata da Roberto Colaninno, sembra francamente poco per risollevare le sorti di Alitalia, visto che in passato si parlava di investimenti da 3 miliardi in 5-6 anni da parte di Air France e da 5,3 miliardi da parte di AirOne (entro il 2012). Trattative in corso con la compagnia francese e, secondo indiscrezioni riportate da Forbes, con British Airways potrebbero però sbloccare qualche finanziamento pro quota nella nuova Alitalia, anche se è ancora presto per dirlo.En passant è da ricordare che la AirOne di Carlo Toto, azionista di rilievo di Cai, si toglie di mezzo portando nella nuova Alitalia i suoi debiti da oltre 367 milioni di euro (cifre rivelate da Gabriele Mastellarini in un articolo sul Mondo) e i propri contratti di leasing sulla “flotta più giovane d’Europa” (attualmente, in base a quanto riportato dallo stesso Mastellarini, solo un aereo sui 57 della compagnia sarebbe di proprietà della stessa AirOne). Le ultime indiscrezioni parlavano di circa 150 milioni che Toto reinvestirebbe nella nuova Alitalia dopo avere incassato da lei circa 250 milioni per la sua AirOne.Almeno il bilancio della compagnia dell’imprenditore abruzzese è in nero e non ci sono perdite, nonostante la marea montante del debito. In fondo il nodo Az Fly-Az Servizi (le società di handling, servizi di terra e manutenzione di Alitalia) rimane più difficile per la compagnia tricolore. Az Servizi, in base a quanto rivelato da Gianni Dragoni, è in perdita strutturale ed è costretta per non affondare a praticare al suo cliente di riferimento (Az Fly!) prezzi del 30-35% superiori al mercato. Qui si trovano la maggior parte degli esuberi che ora finiranno in cassa integrazione, in mobilità e quant’altro. Qui si sono arenati tutti i tentativi di salvataggio della compagnia fino ad oggi. Di certo non sarà una transizione semplice, di certo però queste difficoltà erano prevedibili.
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