*** Alitalia chiede l'amministrazione straordinaria ***

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Dear Atlantique,

We have read with great sympathy regarding the difficult times faced by Alitalia and its pilots. We are planning some road shows in Rome and Milan to introduce many of the jobs we have for A320 and A330 Captains in China.

Do you have any contacts with the Alitalia pilots union, or can you introduce me to a good aviation website in Italy where we might be able to get information out to the pilots?

Thanks for your help,

Firmato
 
alle 08.25 Giannino a radio24 riferisce "Gubitosi ha detto che FS viene a darci una mano".

facendo una ricerca:

ROMA (Reuters) - Il neo-commissario di Alitalia Luigi Gubitosi chiede la collaborazione delle Ferrovie dello Stato per il rilancio dell'ex compagnia di bandiera, e dice che i 600 milioni di euro stanziati dal governo sono sufficienti per sei mesi di amministrazione straordinaria.

"Ferrovie dello Stato è un'azienda complementare all'Alitalia e fa un mestiere diverso, sarebbe utile che collaborasse", ha detto Gubitosi durante la registrazione della trasmissione tv di Rai2 Night Tabloid.

A chi gli chiedeva del possibile ingresso di Ferrovie nel capitale di Alitalia, Gubitosi ha risposto: "Mi sembra che le Ferrovie si siano dichiarate non interessate". Poi però ha aggiunto: "Sarebbe importante che, se ci fosse una cordata, avesse un partner industriale".

Secondo Gubitosi, che non ha risparmiato critiche al precedente management dell'azienda ("poteva fare meglio"), i 600 milioni del prestito ponte garantito dallo Stato "saranno sufficienti per sei mesi, poi vedremo".

L'ex presidente della Rai ha confermato che "fra 15 giorni, uno più uno meno, apriremo alle manifestazioni di interesse", anche se per il momento non c'è alcun contatto con possibili acquirenti.

Sul sito it.reuters.com le notizie Reuters in italiano. Le top news anche su www.twitter.com/reuters_italia
http://it.reuters.com/article/topNews/idITKBN1802CJ-OITTP
 
In viaggio da Tokyo con Alitalia, il personale di volo: “Gli arabi ci hanno solo usato”

Intanto il commissario Gubitosi conferma i tagli al personale: «Ne ricaveremo 130 milioni in qualche giorno»

GIUSEPPE ALBERTO FALCI
Anche se in un’intervista a NightTabloid su Raidue Luigi Gubitosi, commissario di Alitalia, conferma i tagli al personale: «Il potere del commissario è anche sciogliere alcuni contratti e credo che siamo tutti d’accordo sullo scioglierli: ne ricaveremo 130 milioni in qualche giorno». L’operazione, insomma, non sarà indolore, ma non investirà i passeggeri, sottolinea l’ex dg della Rai.


Eppure sui voli continua ad aleggiare preoccupazione da parte della clientela. E rabbia da parte del personale. Giovedì, 12 e 30 ore locali, aeroporto di Narita, volo diretto Alitalia Tokyo-Roma, gate numero 23. Passeggeri italiani di ogni latitudine incrociano le dita. «Decollerà o non decollerà il volo?», si domandano all’unisono quasi a voler allontanare i dubbi e le perplessità che hanno attanagliato gli ultimi giorni di vacanza a base di sushi e carne di kobe.

C’è chi come Claudia, romana doc, si dispera: «Non ho pensato ad altro nelle ultime ore. Quando ho preso il volo per Tokyo non si era ancora consumato il passaggio referendario. I miei genitori in questi giorni mi hanno stressato: ma torni, o non torni? Mi auguro di partire e di arrivare a Roma. Tuttavia è chiaro che questo potrebbe essere il mio ultimo volo con Alitalia».

Il prestito ponte di 600 milioni da parte dello Stato garantirà all’Alitalia la continuità dei voli per almeno sei mesi. Poi tutto potrà succedere. A cinquanta passi dal gate numero 23 c’è la zona riservata ai clienti Freccia Alata e a chi viaggia in business. Che, come sostiene un dipendente Alitalia, «ha un notevole costo per pochi privilegiati». E infatti la lounge è praticamente deserta. Una hostess dai tratti nipponici esclama: «I love Alitalia, the best company in the world». Varcando l’ingresso della Lounge, dove i passeggeri possono ricaricarsi con un caffé o con un calice di bollicine, si incrocia Bruno, triestino che vive a Gorizia, con la passione per il bonsai.

Bruno è un tifoso della compagnia di bandiera: «Il servizio è ottimo. Ogniqualvolta ho viaggiato con Alitalia non ho mai subito un ritardo». In camicia a righe, pantalone beige e sneakers da barca, Bruno, che si definisce «un imprenditore in pensione», auspica che Alitalia «si salvi e soprattutto che resti nelle nostre mani. In questo sono un po’ patriottico». Scorrono i minuti e l’hostess dai tratti nipponici annuncia in lingua l’imbarco del volo. Claudia tira un sospiro di sollievo e sorride: «Invio subito un sms a mia madre così la rassereno». Ore 13 e 15 un hostess annuncia: «Stiamo completando l’imbarco. Il volo sarà della durata di 12 ore». Pochi minuti e si decolla.

Direzione Italia, Roma Fiumicino. Tra un piatto di trofie alla genovese e un involtino di pollo al profumo delle Cinque Terre, Francesca, hostess che lavora da 21 in Alitalia, si lascia scappare: «Siamo agitati, preoccupati, non sappiamo che ne sarà di noi. Ogni decisione passa sopra le nostre spalle». Francesca è fra coloro che al referendum dello scorso 24 aprile ha votato No, bocciando il piano di Etihad: «L’ho fatto per sfinimento. Lo sappiamo benissimo a cosa andiamo incontro, ma era l’ennesimo piano campato in aria. Se fosse stato approvato, fra sei mesi ci saremmo trovati punto e accapo».

In queste ore si sprecano gli scenari. Il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda esclude la nazionalizzazione e ipotizza per la compagnia italiana una cessione a un’azienda del trasporto aereo. Lufthansa o Ryanair, non è ancora dato sapere. Di certo, confessa Francesca, «noi non ne sappiamo nulla».

L’obiettivo del personale di volo, che annovera 3200 dipendenti, è di «non essere equiparati agli stipendi delle low cost. Prendiamo già meno dei colleghi della British e di quelli di Air France». Chilometro dopo chilometro si arriva al tema della discordia: il taglio degli stipendi. Il No, spiega Marco - capo cabina che lavora in Alitalia dal 1988 - «è figlio di un piano, quello di Etihad, che avrebbe previsto tagli del 30%, non dell’8%, come si è continuato erroneamente a dire in queste settimane. Diciamolo chiaramente: siamo dei lavoratori a cottimo. Se voliamo veniamo pagati, altrimenti non prendiamo nulla».

Per un attimo prevale la commozione alla rabbia. Il motivo? Proprio il 5 maggio del 1947 si alzò il primo volo targato Alitalia: «Esattamente 70 anni fa aprivamo il mondo agli italiani. Piange il cuore vedere così ridotta la nostra Alitalia. Tutti gli Stati importanti hanno una compagnia di bandiera. Basta con questi manager calati dall’alto, che rispondono a logiche meramente politiche. Si scegliessero manager autorevoli e preparati come quelli di Lufthansa».

Gli fa eco un collega, che si ferma a chiacchierare con La Stampa: «Gli arabi c’hanno utilizzato. Persino il catering non è più italiano. Qui è tutto arabo. Sapete quanto è costato il cambio delle divise? Cinque milioni di euro più altri 45 milioni di pubblicità. Ci rendiamo conto? Eppoi si viene a chiedere a noi di tagliare gli stipendi. Per non parlare dei corsi di aggiornamento in un mega albergo a cinquestelle di Abu Dhabi a cifre stratosferiche».

Dunque, come finirà l’ennesima telenovela sulla crisi di Alitalia? Marco, al quale mancano quattro anni per raggiungere la fatidica pensione, che «sarà di 2 mila euro lordi», è comunque ottimista: «Spero che alla fine sia Lufthansa ad acquistare Alitalia. Noi siamo disposti a decurtarci lo stipendio, ma non del 30%».

In realtà, il neo segretario del Pd Matteo Renzi starebbe studiando un piano alternativo in cui sarebbe prevista una quota statale. Al solo sentire il nome dell’ex premier la hostess scuote il capo: «Quante volte lo abbiamo sentito dire: questa è la volta buona?». «Vedremo, vedremo», conclude uno steward. Nel frattempo risuona il seguente messaggio: «I passeggeri sono pregati di allacciare le cinture di sicurezza. Fra circa quindici minuti arriveremo all’aeroporto di Fiumicino. La temperatura a Roma è di circa 18 gradi. Il cielo è sereno». Si aprono le porte. Il personale ringrazia. E Monique, italo americana, che lavora a Cinecittà ed è stata a Tokyo per una rassegna sul cinema, confida: «Viva Alitalia e viva Matteo Renzi, soltanto lui ha in mente un piano di salvataggio».

Fiduciosa? Monique inforca gli occhiali e sorride: «Lo sono. Per la nostra compagnia e anche per le mie miglia».
http://www.lastampa.it/2017/05/05/e...solo-usato-chofZ2IcjgnkfHBzAJvcAO/pagina.html
 
Luigi strappalacrime: so che non possa dire molto altro, ma mi sembra il miglior preludio per riaprire ennesimamente il negoziato con i sindacalari...

Gubitosi. "Il referendum ha creato un pò di scompiglio. L'obiettivo è rilanciare Alitalia e in tre non ce la facciamo, dobbiamo essere tutti e dodicimila. Dobbiamo lavorare sul clima interno, creando un clima di fiducia"
Qualunque piano che cerchi un compratore passa attraverso tagli ed efficientamenti riguardo al personale, e come sta a emergendo il problema del personale più che il taglio economico era sulla svolta di efficienza che veniva chiesta dove non ci sentono proprio.
 
Scusate ma AZ non usa la lounge Delta a Narita? Che senso ha allora questo paragrafo: "A cinquanta passi dal gate numero 23 c’è la zona riservata ai clienti Freccia Alata e a chi viaggia in business. Che, come sostiene un dipendente Alitalia, «ha un notevole costo per pochi privilegiati». E infatti la lounge è praticamente deserta." nell'articolo de La Stampa? Tanto per mettere insieme un'imprecisione ed un commento qualunquista? Provassero ad avere più passeggeri in J invece di fare commenti a vanvera. Otto miliardi di euro gettati dalla finestra.

Che poi le lounge DL a NRT sono ben gestite e di solito piuttosto piene, almeno quando ci sono passato io. Pure il sushi non è male per una lounge.
 
Fa sorridere il capo cabina che dice " se voliamo veniamo pagati, altrimenti nulla". Beh direi che è normale e cmq una base è garantita. Sempre stato così in tutte le compagnie, o no?

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Qualunque piano che cerchi un compratore passa attraverso tagli ed efficientamenti riguardo al personale, e come sta a emergendo il problema del personale più che il taglio economico era sulla svolta di efficienza che veniva chiesta dove non ci sentono proprio.

Aspettiamo con curiosità di vedere come reagiranno i dipendenti all'esito del primo giro di manifestazioni di interesse, il cui esito è a mio giudizio scontato.
 
Se davvero i dipendenti la pensano tutti come riportato al post 247, non c'è acquirente che tenga per poter rimettere in piedi la compagnia.
I fallimenti di AZ, in tutte le sue evoluzioni passate, sono figli di errori commessi dal management e dal remare contro dei dipendenti.

Non c'è alcuna via d'uscita, neppure in futuro.
 
Una cosa più di tutte secondo me risalta agli occhi nell'articolo: il dipendente AZ che parla della lounge di J come di una roba "costosa e per privilegiati".
Il problema è proprio qui, in questo approccio verso il cliente, nel non capire che chi vola in J sarà pure un privilegiato ma è quello che realmente ti paga lo stipendio.
 
Ultima modifica:
per essere non vendibile , ma almeno presentabile Az ha bisogno di 600 mln di risparmi :diciamo 300 mln dai contratti da sciogliere e 300 dai dipendenti!

130 mln sui contratti Gubitosi li ha già trovati ne mancano 170mln
 
Ultima modifica:
Fa sorridere il capo cabina che dice " se voliamo veniamo pagati, altrimenti nulla". Beh direi che è normale e cmq una base è garantita. Sempre stato così in tutte le compagnie, o no?

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Il concetto è chiaro da statale prima repubblica e cioè il difficile è procurarsi il posto, poi bazza in attesa della baby pensione. Il problema è che il mondo è cambiato, persino nella maggioranza delle aziende pubbliche la rumba è cambiata seppur ancora con differenze rispetto al privato, rimangono sacche di resistenza in certe amministrazioni dello Stato dove convivono fancazzisti della peggior specie e chi invece di mette del suo ed infatti troviamo una situazione di servizio disomogenea simile ad AZ seppur in questi casi i conti devono tornare anche a scapito della qualità non essendo sul mercato ed infine c'è AZ dove il mix diviene esplosivo perché trovandosi in un mercato iper competitivo la situazione non è sostenibile. Il risveglio sarà duro perchè nemmeno pantalone può permettersi una situazione del genere.
 
ROMA (Reuters) - Il neo-commissario di Alitalia Luigi Gubitosi chiede la collaborazione delle Ferrovie dello Stato per il rilancio dell'ex compagnia di bandiera, e dice che i 600 milioni di euro stanziati dal governo sono sufficienti per sei mesi di amministrazione straordinaria.
Eccolo il piano industriale. Integrare il gorgo AZ in una (o più) aziende pubbliche in grado di sopportarne le perdite per sempre. Chi l'avrebbe detto?
dobbiamo essere tutti e dodicimila.
Quindi i "licenziandi" previsti dal precedente piano industriale, sembra siano stati tutti reintegrati.
Il neo commissario interviene sulla compagnia: "Scioglieremo i contratti derivati per ricavare 130 milioni". Il prestito ponte basta per sei mesi.
Mossa da un lato doverosa, dall'altro rende AZ un paria nella comunità finanziaria.
 
Qualunque piano che cerchi un compratore passa attraverso tagli ed efficientamenti riguardo al personale, e come sta a emergendo il problema del personale più che il taglio economico era sulla svolta di efficienza che veniva chiesta dove non ci sentono proprio.

Oh Farfallina, permettimi ma grondi lacrime anche te adesso, ma da coccodrillo!
Cosa e' stato fatto fino ad oggi per "educare" la forza lavoro? Per farsela amica e conquistare fedelta' e attaccamento alla maglia? Oltre a fare i fichi negli hangar con lustrini e paillettes, sorrisi e giochini con le lucine, rimettergli addosso una divisa (orrenda e inutilmente costosa, la blu e verde era straordinaria!) e fargli firmare un aeroplano con i propri commitments, cosa concretamente e' stato fatto per rinvigorire la voglia di fare e di costruire assieme?

Io credo, al netto degli immancabili er pomata e la sua cricca, che l'ingresso di EY sia stato il momento piu' luminoso e giusto per fare questo passaggio di mentalita'.
Ed e' stato perso, incredibilmente.

Perche' invece, nell'ordine:
- imposizione della divisa che il personale ha chiaramente detto essere uno schifo (e' stata condivisa la scelta PRIMA dell'ordine?)
- apertura e chiusura rotte con cadenza settimanale
- conti perennemente in perdita
- posizione prona a ogni diktat o capriccio proveniente da AUH
- vendita 1000Miglia
- vendita slots LHR
- incertezza strategica
- fine JV AF/KL
- sito web e app da dimenticare
- promesse totalmente non mantenute

e su quest'ultimo punto penso ruoti l'intera questione; il manager crea e gestisce cio' che il dipendente esegue, quando la fiducia nel management viene meno e' difficilissimo poi chiedere approvazione.
 
Da Il Fatto Quotidiano

I numeri del disastro.

...
I TRE COMMISSARI hanno iniziato ieri a lavorare sulla base delle cifre del bilancio Alitalia 2016 che non è ancora stato approvato dall'assemblea ma è stato allegato ai documenti del commissariamento in due versioni, quello pro forma al 31 dicembre e la situazione patrimoniale al 28 febbraio. I numeri, che il Fatto può anticipare, sono quelli di un disastro: le perdite nell'esercizio 2016 sono state di circa 500 milioni, che si sommano ai 408 del 2015 e ai 262,1 del 2014. E nei primi due mesi del 2017 il rosso si era aggravato di altri 200 milioni: è vero che l'inizio dell'anno è la parte più difficile (i soldi si fanno nella stagione turistica estiva), ma il dato è comunque peggiore dei 175 milioni di perdita del 2016 nello stesso periodo. Seguendo la tendenza dello scorso anno, a fine 2017 la perdita sarebbe arrivata a 571milioni. Quei 200 milioni bruciati in due mesi hanno mandato in negativo il patrimonio netto, che era di 100 milioni a fine 2016. I ricavi di gennaio e febbraio erano superiori a quelli del 2016, ma di pochissimo, 375 milioni contro 370. L'analisi della struttura dei ricavi è una delle prime questioni che i commissari stanno affrontando: nei documenti allegati al provvedimento di commissariamento non è ancora risolto il grande mistero di Alitalia, se cioè sia in perdita soltanto sul corto e medio raggio o anche su lungo, quei voli intercontinentali che sono di solito il business più redditizio per le grandi compagnie.
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Dear Atlantique,

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mandali sul sito dei professionisti che parlano solo a professionisti e sono contro il prosecco e le noccioline.
 
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