Alitalia : 200 giorni per Del Torchio


kenyaprince

Amministratore AC
Staff Forum
20 Giugno 2008
29,897
497
131
VCE-TSF
Alitalia, i 200 giorni di Del Torchio.A fine anno non c'è più liquidità.A fine anno di soldi nno ce ce ne saranno più: Alitalia, in assenza di cambiamenti radicali, per allora avrà consumato anche i 95 milioni di cura del prestito soci così faticosamente ottenuto e si troverà priva di liquidità. Dopo quattro anni il piano di Roberto Colaninno e dei suoi soci non ha dato i risultati sperati e, dopo aver bruciato un miliardo di euro, si è tornati al punto di partenza. Il nuovo amministratore delegato Gabricle De Torchio, in carica dal 18 aprile scorso, ha otto mesi scarsi per rimettere in rotta la compagnia cominciando con una ulteriore riduzione dei costi. Tutto questo mentre, su un altro versante, la ricapitalizzazione e il riassetto di Meridiana potrebbero arrivare a schiudere scenari completamente inediti.


QUALSIASI FUTURO PER IA SOCIETA PRESIEDUTA DA COLANINNO DEVE PASSARE OBBLIGATORIAMENTE PER UN RISANAMENTO DEI CONTI CON NUOVI TAGLI DEI COSTI. SECONDO LE VALUTAZIONI DELL'AZIONISTA AIR FRANCE LA LIQUIDITA È SUFFICIENTE SOLO SINO A FINE ANNO


Alitalia si prepara con un nuovo pilota - il neo ad Gabriele Del Torchio ha otto mesi di volo decisivi per il suo futuro. A far scattare le lancette del conto alla rovescia è stato il "fuoco amico" di Air France. «I problemi di liquidità della compagnia italiana emergeranno a fine anno», ha detto con scarso senso del fair play Philippe Calavia, direttore finanziario del gruppo francese (primo socio con il 25% della società romana). «E' un suo parere personale», ha tagliato corto un po' seccato il presidente Roberto Colaninno. Una cosa però è certa: Del Torchio non ha tempo per il rodaggio. E in poco più di 200 giorni dovrà provarea portare Alitalia fuori dalla bufera con un piano che oggi come oggi - con il mercato sott'acqua e la concorrenza che incalza - ha un punto certo in cima all'ordine del giorno: il taglio dei costi.


VIA OBBLIGATA a mettere le cose in chiaro ci ha pensato lui stesso nel suo primo intervento pubblico: «Il mio obiettivo, di tutti gli azionisti e delle 16 mila persone che lavorano in Alitalia, oltre ai 20 mila dell'indotto, è dare una prospettiva industriale all'azienda - ha detto venerdì scorso alla presentazione del bilancio Enac - Ma per arrivarci non si può e non si deve prescindere dal raggiungimento di un equilibrio economico-finanziario». Una base positiva di lavoro, in fondo, esiste già. Sotto forma di due piccole certezze: i soci di Alitalia - dopo qualche mese di guerre intestine senza esclusione di colpi - sembrano aver firmato una tregua. E in cassa, grazie al prestito obbligazionario di 95 milioni (sui 150 previsti) garantito dagli azionisti maggiori, Parigi compresa, ha messo nel serbatoio della compagnia il carburante necessario a volare, salvo sorprese, sino alla fine del 2013. Il resto però è tutto da inventare quasi da zero. Il piano Fenice, dati alla mano, non ha funzionato in diverse delle sue parti. Certol'Alitalia di Roberto Colaninno non è il carrozzone dell'era pubblica, ha costi inferiori, ha rinnovato la flotta (oggi una delle più giovani d'Europa) e ha messo assieme un track-record di puntualità e di regolarità dei voli molto onorevole. La strategia industriale però - base a Fiumicino e focus sul mercato domestico ed europeo - non ha dato i risultati sperati: i conti 2012 si sono chiusi con l'ennesimo rosso, questa volta a quota 280 milioni, che porta vicino al miliardo il totale delle perdite nei primi quattro anni di vita della compagnia. E nemmeno in questo inizio di 2013, dopo il siluramento di Andrea Ragnetti, si intravedono schiarite all'orizzonte. La strada insomma è stretta. E le opzioni sul tavolo di Del Torchio (come il tempo) sono poche: da qui a fine anno, con il mercato interno a picco del 4% anche a marzo e con Air France, Lufthansa e lag che perdono 1 miliardo nel primo trimestre, l'unica leva su cui agire per provare a raddrizzare i conti è quella dei costi.


NODO DEI SINDACATI La partita, naturalmente, non è semplicissima. Oggi sul fronte dell'austerity e del controllo delle spese si naviga a vista. E la pratica più diffusa - vale anche per i rivali europei - è quella della cancellazione dei voli troppo vuoti (accorpando i passeggeri su altri aerei) e la riduzione quando serve dell'operatività. Un tampone che però non può durare molto. E che nei prossimi mesi dovrà essere come minimo accompagnato da misure strutturali per ridurre le uscite. Quali? Di esuberi per ora nessuno vuol parlare. Anche perché, per fortuna di Alitalia, quasi tutti si sono resi conto della gravità della situazione e sembrano pronti ad affrontare con pragmatismo le sfide delle prossime settimane. L'esempio più lampante è il comunicato con cui Anpav e Avia, le sigle maggiori tra gli assistenti di volo, hanno revocato lo sciopero previsto il 14 maggio quando si è insediato Del Torchio: «Per dimostrarle la nostra assoluta buona fede e reale disponibilità al dialogo costruttivo, come atto unilaterale sospendiamo le azioni già programmate - gli hanno scritto - La situazione è estremamente critica e noi non abbiamo intenzione di piantare bandiere ma di difendere i valori della compagnia». Una luna di miele che rischia presto di essere messa alla prova dei fatti. Il calendario è in effetti incalzante: a fine mese Alitalia annuncerà i conti trimestrali. E non è escluso che Del Torchio, come accade spesso in questi casi, ne approfitti per caricare sul conto del suo predecessore la pesantissima eredità finanziaria che ha ricevuto. In quell'occasione dovrebbe prendere forma un primo restyling del piano industriale (sono attesi pochi ritocchi in attesa di capire se e quando il trasporto aereo e l'Italia rivedranno la luce). E a quel punto dovrebbe essere chiaro che per riuscire ad arrivare davvero all'obiettivo dell'utile operativo entro la fine dell'anno - chimera già più volte annunciata e mai raggiunta - sarà necessario impugnare le forbici.


FUTURO AZIONARIO La strategia industriale, insomma, sarà nei prossimi 200 giorni improntata alla difesa. Sperando che prima o poi il vento dell'economia inizia a girare e magari il petrolio regali un po' di respiro ai conti dell'azienda. Alitalia però si giocherà nei prossimi otto mesi un'altra partita altrettanto importante: quella del suo futuro azionario. Anche qui la situazione è fluida e Del Torchio dovrà esercitare tutte le sue arti diplomatiche. Atlantia e la famiglia Benetton, proprietari anche di Fiumicino, hanno già fatto sapere che prima o poi (più prima che poi) usciranno dal capitale. Air France, come dimostrano nemmeno troppo in controluce le parole di Calavia, è in agguato. Peggio vanno le cose in Alitalia, più facile sarà per lei portarsi via la società - assieme al ricco mercato italiano - per un piatto di lenticchie. Ipotesi che ovviamente ha già fatto scattare l'allarme rosso tra i soci minori, già sul piede di guerra in occasione dell'emissione del prestito obbligazionario, che temono di veder andare in fumo il loro investimento, sollecitato da Silvio Berlusconi in occasione della cordata dei patrioti nata (scherzi del destino) proprio in chiave anti-Air France. La speranza di tutti è che all'orizzonte torni il sereno e alle eventuali nozze con Parigi - che quasi tutti gli osservatori del settore danno comunque per scontate - si possa arrivare su basi più equilibrate. La strada verso questo obiettivo però è in salita. Tanto che la fronda nel cda della società romana, nei mesi scorsi, aveva ventilato l'ipotesi di affidare a un consulente esterno (Rotschild) la ricerca di un altro partner. Ora che tra gli azionisti è tornata una parvenza di pace quest'ipotesi è meno concreta. Ma non accantonata. Chi potrebbe essere? Difficile dirlo. Anche perché le penali in caso di rottura dell'asse con Sky-team, la maxi-alleanza che ruota attorno ad Air France, sono molto alte. Negli ultimi mesi ha mosso diversi passi avanti l'asse tra Alitalia e Etihad. Ma la compagnia di AbuDhabi,che pure di recente è entrata nel capitale di Air Berlin, Jet Airways, Aer Lingus, Virgin Australia e Air Seychelles, ha finora smentito progetti più concreti in Italia. Anche perché è legata a un asse di ferro con Air France. In passato si è fatto il nome di Aeroflot, anche in virtù dell'ottimo rapporto di Silvio Berlusconi - padre spirituale della ex-compagnia di bandiera - con Vladimir Putin. Si vedrà. Anche sul fronte azionario però vale l'approccio "pragmatico" adottato da Del Torchio nei primi passi alla cloche dell'aerolinea: prima i risultati. Senza un conto economico in ordine (e oggi siamo ben lontani da questo obiettivo) Alitalia rischia in ogni caso di andare poco lontano. Il nuovo ad ha otto mesi di tempo per dimostrare che la compagnia ce la può fare.
 
Be io un idea me la sono fatta...O gli arei cambiano carbutante o soluzioni non ne vedo!
 
Be io un idea me la sono fatta...O gli arei cambiano carbutante o soluzioni non ne vedo!

Bè... l'idea che ci si fa leggendo l'articolo è quella di un enorme camion di letame che sta abbassando il cassone davanti ad una enorme ventilatore che lentamente inizia a girare...
 
Non per essere supponente ma mi pare che l'articolo raccolga, seppur con ordine e completezza, tutte cose già arci-note.
Il tema vero è capire cosa ha in mente GDT per provare a salvare una situazione che va verso una (tristissima) soluzione annunciata.
 
Non per essere supponente ma mi pare che l'articolo raccolga, seppur con ordine e completezza, tutte cose già arci-note.
Il tema vero è capire cosa ha in mente GDT per provare a salvare una situazione che va verso una (tristissima) soluzione annunciata.

Quoto.
In pratica e' una sintesi di quello che si sa da mesi.
 
Alitalia, i 200 giorni di Del Torchio.A fine anno non c'è più liquidità.A fine anno di soldi nno ce ce ne saranno più: Alitalia, in assenza di cambiamenti radicali, per allora avrà consumato anche i 95 milioni di cura del prestito soci così faticosamente ottenuto e si troverà priva di liquidità. Dopo quattro anni il piano di Roberto Colaninno e dei suoi soci non ha dato i risultati sperati e, dopo aver bruciato un miliardo di euro, si è tornati al punto di partenza. Il nuovo amministratore delegato Gabricle De Torchio, in carica dal 18 aprile scorso, ha otto mesi scarsi per rimettere in rotta la compagnia cominciando con una ulteriore riduzione dei costi. Tutto questo mentre, su un altro versante, la ricapitalizzazione e il riassetto di Meridiana potrebbero arrivare a schiudere scenari completamente inediti.

Perchè...qualche mente sana poteva pensare che 4 anni fà si era trovata la soluzione? Era un'azienda fallita e tale rimane. Io sono contro qualsiasi tipo di aiuto "statale". O li dai a qualsiasi attività o a nessuno. Quindi quel pachiderma di Alitalia che ha sempre goduto di aiuti ed ha sempre divorato e sperperato miliardi....andava lasciata al suo destino. Ma grazie al Cavaliere....siamo riusciti a buttare altri soldi (nostri purtroppo)
 
Alitalia, i 200 giorni di Del Torchio.A fine anno non c'è più liquidità.A fine anno di soldi nno ce ce ne saranno più: Alitalia, in assenza di cambiamenti radicali, per allora avrà consumato anche i 95 milioni di cura del prestito soci così faticosamente ottenuto e si troverà priva di liquidità. Dopo quattro anni il piano di Roberto Colaninno e dei suoi soci non ha dato i risultati sperati e, dopo aver bruciato un miliardo di euro, si è tornati al punto di partenza. Il nuovo amministratore delegato Gabricle De Torchio, in carica dal 18 aprile scorso, ha otto mesi scarsi per rimettere in rotta la compagnia cominciando con una ulteriore riduzione dei costi. Tutto questo mentre, su un altro versante, la ricapitalizzazione e il riassetto di Meridiana potrebbero arrivare a schiudere scenari completamente inediti.

Perchè...qualche mente sana poteva pensare che 4 anni fà si era trovata la soluzione? Era un'azienda fallita e tale rimane. Io sono contro qualsiasi tipo di aiuto "statale". O li dai a qualsiasi attività o a nessuno. Quindi quel pachiderma di Alitalia che ha sempre goduto di aiuti ed ha sempre divorato e sperperato miliardi....andava lasciata al suo destino. Ma grazie al Cavaliere....siamo riusciti a buttare altri soldi (nostri purtroppo)


Le aziende italiane che non godono di aiuti diretti o indiretti si contano sulle dita della mano di Muzio Scevola...