ItaliaOggi ha avuto il modo di leggere le idee per lo sviluppo predisposte da MatteoliAgevolare le rotte non gli aeroporti
I casi di Brindisi e Trapani hanno fatto decollare il turismo
di Michele Arnese
Avviare un piano strategico di finanziamento delle rotte aeree, evitando agevolazioni per la miriade di aeroporti e abbandonando la preferenza per i sistemi su gomma e su ferro.
È una delle proposte pro crescita contenute nelle bozze preparatorie del decreto Sviluppo in cantiere nel governo.
Fra le idee nel settore dei trasporti seguito dal dicastero retto da Altero Matteoli che sono state illustrate nel corso della riunione coordinata due giorni fa dal ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, ce n'è una intitolata «strategia competitiva di paese basata sulle rotte aeronautiche».
Il rapporto parte da una premessa: l'Italia è decentrata rispetto alle ricche rotte commerciali aeronautiche che sono tendenzialmente posizionate a Nord e rispetto per esempio a Parigi e Londra il nostro paese ha una «dispersione molto accentuata di poli economici e turistici d'attrazione».
Questo svantaggio competitivo, secondo le bozze del documento dell'esecutivo, è «esponenziale e pericolo». Da questa premessa gli esperti dell'esecutivo si pongono due domande retoriche.
Primo interrogativo: la caduta verticale della quota di mercato dell'Italia nel turismo mondiale degli ultimi dieci anni non sarà per caso correlata alla minore quota di voli che hanno come origine/destinazione gli aeroporti italiani?
Secondo interrogativo: il successo turistico di alcune destinazioni turistiche servite quasi esclusivamente da aereo (Baleari, Maldive, Sardegna ecc) non sarà per caso collegato al fatto che queste località hanno accelerato gli investimenti in collegamenti aerei diretti?
I casi di Brindisi e Trapani, aggiungono ambienti del dicastero capitanato da Romani, sono emblematici: hanno aperto collegamenti diretti con molte destinazioni europee che sono anche hub intercontinentali con effetti positivi dirompenti.
Quali? «Forte accrescimento della quota di mercato turistica, effetti moltiplicati sorprendenti sul prodotto interno lordo, accrescimento rispetto alle altre località del valore delle aree e degli immobili», si legge nel rapporto preparatorio del decreto legge Sviluppo che ItaliaOggi ha avuto al possibilità di leggere.
Per queste ragioni, come emerge dalle relazioni tecniche elaborate al ministero dello Sviluppo economico, «occorre avviare un piano strategico di finanziamento delle rotte (non degli aeroporti che sono notoriamente sovrabbondanti)». Per tali rotte, in questo scenario, verrebbe effettuata un'asta competitiva per assegnarle al migliore offerente.
Il messaggio implicito della proposta ha anche una valenza sistemica: bisogna ridurre gli investimenti in infrastrutture «a corto raggio» (ferro e gomma) e incrementare gli investimenti infrastrutturali «leggeri».
Resta insoluta, ovviamente, la questione delle risorse da reperire per un piano di finanziamento di questo genere. Com'è tutto da verificare, il consenso su questo progetto da parte del ministero competente, quello delle Infrastrutture e dei Trasporti, che non si sarebbe espresso sul documento consegnato dagli uffici del dicastero retto da Romani.
fonte: http://www.italiaoggi.it/giornali/d...=&titolo=Agevolare le rotte non gli aeroporti
I casi di Brindisi e Trapani hanno fatto decollare il turismo
di Michele Arnese
Avviare un piano strategico di finanziamento delle rotte aeree, evitando agevolazioni per la miriade di aeroporti e abbandonando la preferenza per i sistemi su gomma e su ferro.
È una delle proposte pro crescita contenute nelle bozze preparatorie del decreto Sviluppo in cantiere nel governo.
Fra le idee nel settore dei trasporti seguito dal dicastero retto da Altero Matteoli che sono state illustrate nel corso della riunione coordinata due giorni fa dal ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, ce n'è una intitolata «strategia competitiva di paese basata sulle rotte aeronautiche».
Il rapporto parte da una premessa: l'Italia è decentrata rispetto alle ricche rotte commerciali aeronautiche che sono tendenzialmente posizionate a Nord e rispetto per esempio a Parigi e Londra il nostro paese ha una «dispersione molto accentuata di poli economici e turistici d'attrazione».
Questo svantaggio competitivo, secondo le bozze del documento dell'esecutivo, è «esponenziale e pericolo». Da questa premessa gli esperti dell'esecutivo si pongono due domande retoriche.
Primo interrogativo: la caduta verticale della quota di mercato dell'Italia nel turismo mondiale degli ultimi dieci anni non sarà per caso correlata alla minore quota di voli che hanno come origine/destinazione gli aeroporti italiani?
Secondo interrogativo: il successo turistico di alcune destinazioni turistiche servite quasi esclusivamente da aereo (Baleari, Maldive, Sardegna ecc) non sarà per caso collegato al fatto che queste località hanno accelerato gli investimenti in collegamenti aerei diretti?
I casi di Brindisi e Trapani, aggiungono ambienti del dicastero capitanato da Romani, sono emblematici: hanno aperto collegamenti diretti con molte destinazioni europee che sono anche hub intercontinentali con effetti positivi dirompenti.
Quali? «Forte accrescimento della quota di mercato turistica, effetti moltiplicati sorprendenti sul prodotto interno lordo, accrescimento rispetto alle altre località del valore delle aree e degli immobili», si legge nel rapporto preparatorio del decreto legge Sviluppo che ItaliaOggi ha avuto al possibilità di leggere.
Per queste ragioni, come emerge dalle relazioni tecniche elaborate al ministero dello Sviluppo economico, «occorre avviare un piano strategico di finanziamento delle rotte (non degli aeroporti che sono notoriamente sovrabbondanti)». Per tali rotte, in questo scenario, verrebbe effettuata un'asta competitiva per assegnarle al migliore offerente.
Il messaggio implicito della proposta ha anche una valenza sistemica: bisogna ridurre gli investimenti in infrastrutture «a corto raggio» (ferro e gomma) e incrementare gli investimenti infrastrutturali «leggeri».
Resta insoluta, ovviamente, la questione delle risorse da reperire per un piano di finanziamento di questo genere. Com'è tutto da verificare, il consenso su questo progetto da parte del ministero competente, quello delle Infrastrutture e dei Trasporti, che non si sarebbe espresso sul documento consegnato dagli uffici del dicastero retto da Romani.
fonte: http://www.italiaoggi.it/giornali/d...=&titolo=Agevolare le rotte non gli aeroporti