AdP aumenta le tariffe alle compagnie


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15 Dicembre 2007
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BRU/BDS
Aeroporti Puglia aumenta le tariffe alle compagnie: Presto biglietti più cari?

di FRANCO GIULIANO

BARI - L'aumento dei diritti di imbarco sugli aerei rischia di essere un danno per il sistema turistico italiano. E' quanto sostiene Francois Bacchetta, Regional Manager per il sud Europa di easyJet, con riferimento alla manovra finanziaria varata dal Consiglio dei Ministri.

«Nel caso in cui venisse approvata - dice - l'addizionale comunale di 1 euro sui diritti di imbarco dei passeggeri in arrivo e in partenza dagli aeroporti italiani, sarebbe l'ennesimo duro colpo per le compagnie aeree, insieme al progetto di aumentare di 3 euro i diritti d'imbarco per i passeggeri nei principali aeroporti italiani. Il rischio e' quello di penalizzare fortemente sia i consumatori italiani sia le compagnie aeree e di mettere in pericolo, in tempi già difficili, l'intero sistema turistico italiano».

A prescindere da questa decisione che dovrebbe essere presa nelle prossime ore, quando si conosceranno i dettagli della manovra finanziaria del governo, in Puglia con l'entrata in vigore del nuovo contratto di Programma tra Enac e Seap, stipulato ad ottobre del 2009 (sia per Bari che per Brindisi), ci sarà un un aumento delle tariffe di handilng applicate dalla Seap alle compagnie.

Per Brindisi il nuovo contratto di programma è entrato in vigore il 23 aprile e le nuove tariffe praticate dalla Seap alle compagnie sono applicabili già dal 13 di maggio; per Bari invece le nuove tariffe previste dal contratto sono entrate in vigore il 25 maggio e saranno applicabili dal prossimo 14 giugno.

Da questa operazione la Seap calcola di incassare in media 1 euro in più per ogni passeggero che moltiplicato per i circa tre milioni di passeggeri significa 3 milioni di euro in più nelle casse della società di gestione degli aeroporti pugliesi. «Somme - spiega il direttore generale di Aeroporti di Puglia - che investire in infrastrutture e miglioramento dell'offerta al passeggero».

Ma chi pagherà gli aumenti? Il passeggero, naturalmente. «Le compagnie - spiegano sempre alla Seap - calcoleranno le nuove tariffe dei biglietti anche sulla base dei costi che dovranno sopportare per atterrare su un determinato scalo».

Parte dei diritti infatti confluiscono nelle tariffe dei biglietti. Insomma se si calcola l'aumento di circa 1 ero previsto dalla Manovra per quanto riguarda le compagnie low cost che atterrano nei maggiori scali (collegati con quelli pugliesi e dunque con una ricadura indiretta sulle tariffe dei biglietti su queste tratte) e la media di 1 euro (ma il direttore Enac di Bari calcola anche importi maggiori) è facile calcolare l'aumento medio dei biglietti che i passeggeri da e per la Puglia si troveranno come aumento.

E pur vero che l'adeguamento delle tariffe di handiling applicate alle compagne (atterraggio, sosta aeromobili, pulizia aerei, etc) saranno investiti nelle infrastrutture; è pur vero, anche, come puntualizza Adp che quelle tariffe erano «ferme da dieci»; è pur vero che senza diritti non si fanno investimenti in infrastrutture. Ma è vero anche che a pagare saranno sempre e comunque i passeggeri, giacchè se le compagnie avranno maggiori costi, questi saranno spalmati sui biglietti che i passeggeri pagheranno.

La mazzata degli aumenti è un dato questo rilevato anche da Confartigianato ad aprile. Ancor prima cioè del nuovo "Contratto di programma" siglato qualche settimana fa tra Aeroporti di Puglia e Enac. Figuriamoci ora.

fonte: lagazzettadelmezzogiorno.it

La notizia in video: http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/TV/index.php?id_categoria=5&id_ansalive=16411
 
Attenzione ad aumentare la tasse aeroportuali in Puglia, le basi FR di BRI e BDS come sono arrivate possono velocemente volatilizzarsi chiedere a VLC e prossimamente MRS
faccina che ride
 
Attenzione ad aumentare la tasse aeroportuali in Puglia, le basi FR di BRI e BDS come sono arrivate possono velocemente volatilizzarsi chiedere a VLC e prossimamente MRS
faccina che ride

:)
E' impossibile! un mio amico che lavora in Ryanair base Brindisi dice che le vendite vanno talmente bene e si vendono talmente tanti gratta e vinci che a breve arrivano altri 3 aerei con le nuove rotte per RAK, LGW, DUB e BHX!
Altro che aumento delle tasse!!!
:)
 
:)
E' impossibile! un mio amico che lavora in Ryanair base Brindisi dice che le vendite vanno talmente bene e si vendono talmente tanti gratta e vinci che a breve arrivano altri 3 aerei con le nuove rotte per RAK, LGW, DUB e BHX!
Altro che aumento delle tasse!!!
:)

Cacchi stai evidentemente scherzando, vero? Altri 3 aerei a Bds??????
 
no ragazzi non sono di parte
ma vorrei soltanto ribadire ancora una volta che le scelte di FR sono dettate da quanti soldi vengono messi nel piatto non in base ai numeri dei passeggeri e delle tariffe.
Anche il volo più squallido se ben pagato ha ragione di esistere.
 
Aeroporti, la Puglia spinge sul federalismo


PIERO RICCI

«Ora che l’Alitalia non è più la compagnia di bandiera, si può applicare anche agli aeroporti la previsione dell’articolo 117 della Costituzione e mettere in pista quel federalismo dei cieli bloccato da tante di quelle leggi statali che hanno inciso sulla vita degli aeroporti proprio per favorire la compagnia di cui era proprietario lo Stato»: a lanciare la nuova sfida federalista, è Domenico Di Paola. E questa volta, non parte dal profondo Nord, all’ombra di Malpensa né dal verbo leghista, ma dal profondo Sud. Di Paola è l’amministratore unico di Aeroporti di Puglia, la società di gestione degli aeroporti pugliesi controllata dalla Regione Puglia. Una società che macina utili (mezzo milione di euro nell’ultimo bilancio nonostante nubi vere e tempeste finanziarie), vede moltiplicare i passeggeri sui finger della nuova, moderna aerostazione, e al cui vertice il governatore Nichi Vendola, lo ha confermato per un altro mandato, il quarto, che si concluderà nel 2013.
Di Paola che è stato al vertice di Assaeroporti, l’associazione confindustriale dei gestori aeroportuali, fino al luglio del 2007, conosce gli interessi contrapposti che muovono gli aeromobili sulle piste disseminate da Nord a Sud. «Il dibattito degli esperti — osserva Di Paola — sembra essere orientato in tutt’altro modo eppure le condizioni strutturali e l’evoluzione recente del trasporto aereo in Italia andrebbero proprio in direzione di un sistema diciamo "regionalizzato"».
L’analisi parte dall’indagine conoscitiva sul sistema aeroportuale italiano deliberata il 12 febbraio scorso dalla Commissione Trasporti della Camera che prefigura un sistema con meno aeroporti piccoli, da escludere dal traffico commerciale se hanno meno di un milione di passeggeri, pochi "grandi" aeroporti, su cui investire in intermodalità, e gli aeroporti "medi" specializzati nel low cost. L’Enac, l’Ente Nazionale dell’Aviazione Civile, guidato da Vito Riggio, un anno fa affidò l’elaborazione di uno studio sullo sviluppo della rete aeroportuale che non è ancora ufficiale. Nel frattempo, Alitalia ha studiato una soluzione mista per gli scali diversi da Roma e Milano: hubbing su Roma più connessioni in pochi aeroporti di seconda fascia assistite da contributi locali. Mentre, sul fronte dell’alta velocità ferroviaria, c’è l’obiettivo di portare il Freccia Rossa tra Milano e Malpensa e l’ipotesi di una stazione a Tessera lungo il tracciato dell’alta velocità VeneziaTrieste.
«Si può dire — insiste l’amministratore unico di Aeroporti di Puglia — che i "piloti" del sistema stanno cercando di forzare l’assetto aeroportuale in un sistema con due o tre aeroporti di grandi dimensioni tra Roma, Milano e Venezia. E degli altri quaranta aeroporti che ne facciamo? — si chiede Di Paola — Si devono arrangiare con i low cost oppure vanno chiusi? Stiamo per commettere nuovi errori applicando logiche vecchie di 25 anni quando il traffico aereo non era liberalizzato e il destino degli aeroporti italiani era legato a quello di un’Alitalia statale».
La situazione reale, nell’analisi fatta a Bari dove l’incremento del traffico è una costante e la domanda sempre più estesa ed esigente, appare diversa grazie ai Low Cost Carriers che hanno sviluppato non solo i collegamenti europei ma hanno coperto anche le connessioni domestiche diventando spesso un’alternativa per i collegamenti più importanti. «Di questa realtà bisogna tener conto — osserva il manager pugliese — perché sta facendo emergere un nuovo gruppo di aeroporti a vocazione mista, low cost e tradizionale, con tassi di crescita rilevanti come per Alghero, Bari, Bologna, Brindisi, Cagliari e Lametia Terme».
I dati del traffico aereo parlano chiaro: dell’incremento di 38 milioni di passeggeri in Italia negli ultimi nove anni, solo 7 milioni riguardano i tre aeroporti maggiori. «Questo significa che i grandi hub che permetteranno agli italiani di girare il mondo e di portare il mondo nel Belpaese, non sono in Italia ma in Francia, Germania, Gran Bretagna, Olanda e quindi — osserva Di Paola — è necessario che le regioni italiane siano collegate direttamente a questi hub. Per questo non ha senso, ora che lo Stato non ha più bisogno di sostenere l’Alitalia, scrivere un piano nazionale degli aeroporti che decide al centro quali scali chiudere e quali sviluppare, quando gli investimenti negli aeroporti dipenderanno dai contratti di programma».
Di Paola non vede nemmeno tanti «benefici» dal piano di investimenti annunciati da Aeroporti di Roma e Sea, la società che gestisce gli aeroporti milanesi: «Prevedono una spesa di 5 miliardi di euro in dieci anni per fare tra l’altro nuove piste a Fiumicino e Malpensa, ma se a Roma, ad esempio, entro il 2020 non raggiungono i 20 milioni di passeggeri, che accade? Aumentiamo le tariffe per rendere il trasporto aereo meno attrattivo?». La risposta, vista da Sud, questa volta, si chiama "federalismo dei voli": «Più che piani nazionali, servono piani regionali su cui lo Stato deve intervenire in seconda battuta — propone Di Paola — definendo anche un budget nazionale per le connessioni intermodali da ripartire tra le Regioni e creando un sistema di controllo per garantire la buona gestione delle aziende aeroportuali».

http://www.repubblica.it/supplementi/af/2010/06/28/economiaitaliana/015pallese.html