Torno in Libano per alcuni giorni, nel Sector West, a sud del fiume Litani nella fascia di cuscinetto con Israele creata dopo la guerra d’estate del 2006.
La Difesa ha noleggiato un volo con Eurofly, e ci imbarchiamo quindi sul 320 I-EEZH. Il pitch è scandalosamente stretto. Il mio collega, che di altezza mi arriva circa all’ombelico, ci sta appena appena. Io mi faccio invece 3h30m di posizioni yoga. La cena è servita in un box rosso, non è malvagia, ma non hanno vino a bordo. Per fortuna non è venuto con me AZ1774, sarebbe svenuto alla notizia!
Inizio a vedere il film Wolverine, che è talmente bello da farmi addormentare dopo circa 10 minuti.
Il tempo sul Libano è davvero brutto per giorni. La notte tra il 24 ed il 25 si scatena una bufera, e la mattina dopo ci comunicano che è precipitato il volo della Ethiopian in decollo quella notte. Non so come fosse a Beirut il meteo nel momento dell’incidente, ma dove stavo io (a Naquora, che è un po’ più a sud) la notte è venuto giù il finimondo. Grandine, vento fortissimo, pioggia battente e un temporale coi fiocchi.
Pensiamo a quei poveracci dell’aereo. La maggior parte è etiope, e viene qui a cercare lavoro facendo lavori domestici. È sempre stata una comunità tranquillissima e discreta.
Sulla coastal road a sud il tempo fa ancora schifo
ed il mare è ancora abbastanza mosso, come si può vedere dietro a questo Centauro
Salgo alla base 1-31, che è giusto a ridosso della blue line, e dove il tempo fa ancora più schifo, anche se il peggio inizia a passare
Qui è stato fatto un gran lavoro dai nostri per delineare ‘sta benedetta blue line (la linea di confine provvisoria segnata da barili azzurri) accanto alla technical fence israeliana
Dove subito a ridosso scorre la strada di sicurezza costellata di bunker
Se a qualcuno scappasse la pipì, lungo la strada ti ricordano con una certa costanza che è meglio tenersela fino alla base.
Ci invitano a pranzo al campo nepalese … e non si fanno prigionieri!!! Mangiata favolosa di lksdnàlwnv e un po’ di lòschb2iufb (mi sono dimenticato i nomi!!!), con un paio di bis di lksdnàlwnv. Il cuoco credo abbia visto raramente “clienti” del genere.
Ci fermiamo in un villaggio, e faccio un po’ di foto alla scorta e ai villici. Socializzo con un gruppo di militanti di Amal, che mi invitano a prendere il the e dei pasticcini libanesi al pistacchio. Sono ad un passo dalla lavanda gastrica, ed il cibo libanese apre le ostilità con quello nepalese.
Il giorno dopo risaliamo verso Tibnin, lungo la strada di confine a sud. Come sempre è meglio non fare passeggiate.
Ci fermiamo con un’unità cinese che sta sminando una larga porzione di terreno a ridosso della blue line.
Stanno facendo un gran lavoro, e hanno bonificato parecchi ettari di terreno. In questa zona ci sono ordigni di diverse generazioni e conflitti. Una sorta di campionario bellico dal 1947 ad oggi. Per la maggior parte si tratta di mine antiuomo, anticarro, di cluster bombs e di proietti inesplosi.
Il lavoro dello sminatore, oltre che pericolosissimo, è lentissimo e richiede enorme concentrazione. Si bonifica palmo a palmo (nel vero senso della parola) utilizzando il metal detector e le sonde a mano (non tutti gli ordigni vengono rilevati dal metal detector). Per un metro quadrato sono necessarie in media da tre a cinque ore … sempre che non si trovi qualcosa.
Tipo questa, una mina anti-uomo No. 4, di fabbricazione israeliana.
I cinesi commettono l’errore di invitarci a pranzo. Anche qui non faremo prigionieri! Pranzo da campo semplice ma fantasmagorico, buonissimo. Nulla a che vedere “cor cinese sotto casa” di Roma.
Ritorno a Naquora, per andare da Italair. Lungo la strada faccio una foto ad un militare della LAF (Lebanese Armed Forces), dopo tanti anni che sono tornati a pattugliare queste aree grazie alla presenza dell’UNIFIL.
Tanto per non dimenticarselo!
Naquora, base di Italair. È una delle più anziane missioni italiane all’estero (se non la più anziana), e fa un lavoro mastodontico da decenni con il suo nucleo elicotteri. In questo momento la macchina su cui sono equipaggiati è l’AB212. Qui alcuni di quelli in manutenzione nell’hangar.
Qui un particolare del tagliacavi superiore.
Alcuni sul piazzale.
Ed uno che si alza in volo. Provo ad imboscarmi per fare un giretto, ma stavolta va a buca!
Qualche giorno dopo si riparte. Il rientro è sempre operato da Eurofly, anche se questa volta il viaggio si farà su un 330, matricole I-EEZM.
La cabina è molto più confortevole e spaziosa del 320.
Ma in uno slancio di generosità e solidarietà … mi accaparro il 4A in business!!!
Il viaggio è tranquillo. Servono dei ravioli invitanti, ma sono le 4 di notte e con uno sforzo sovrumano contengo l’impulso squalesco verso il cibo e li lascio. Prima tappa a Trieste, per sbarcare parte di un reggimento.
Poi di nuovo in volo, alla volta di Roma FCO.
Dove arriviamo alle 09:30, e dove sbarca il resto del gruppo. I bagagli arriveranno, come di consueto a FCO, un’oretta dopo.
L’aereo imbarca un nuovo equipaggio, direzione MXP, e poi Boston (se ho capito bene).
Ciao, alla prossima!
La Difesa ha noleggiato un volo con Eurofly, e ci imbarchiamo quindi sul 320 I-EEZH. Il pitch è scandalosamente stretto. Il mio collega, che di altezza mi arriva circa all’ombelico, ci sta appena appena. Io mi faccio invece 3h30m di posizioni yoga. La cena è servita in un box rosso, non è malvagia, ma non hanno vino a bordo. Per fortuna non è venuto con me AZ1774, sarebbe svenuto alla notizia!
Inizio a vedere il film Wolverine, che è talmente bello da farmi addormentare dopo circa 10 minuti.

Il tempo sul Libano è davvero brutto per giorni. La notte tra il 24 ed il 25 si scatena una bufera, e la mattina dopo ci comunicano che è precipitato il volo della Ethiopian in decollo quella notte. Non so come fosse a Beirut il meteo nel momento dell’incidente, ma dove stavo io (a Naquora, che è un po’ più a sud) la notte è venuto giù il finimondo. Grandine, vento fortissimo, pioggia battente e un temporale coi fiocchi.
Pensiamo a quei poveracci dell’aereo. La maggior parte è etiope, e viene qui a cercare lavoro facendo lavori domestici. È sempre stata una comunità tranquillissima e discreta.
Sulla coastal road a sud il tempo fa ancora schifo

ed il mare è ancora abbastanza mosso, come si può vedere dietro a questo Centauro

Salgo alla base 1-31, che è giusto a ridosso della blue line, e dove il tempo fa ancora più schifo, anche se il peggio inizia a passare

Qui è stato fatto un gran lavoro dai nostri per delineare ‘sta benedetta blue line (la linea di confine provvisoria segnata da barili azzurri) accanto alla technical fence israeliana

Dove subito a ridosso scorre la strada di sicurezza costellata di bunker

Se a qualcuno scappasse la pipì, lungo la strada ti ricordano con una certa costanza che è meglio tenersela fino alla base.

Ci invitano a pranzo al campo nepalese … e non si fanno prigionieri!!! Mangiata favolosa di lksdnàlwnv e un po’ di lòschb2iufb (mi sono dimenticato i nomi!!!), con un paio di bis di lksdnàlwnv. Il cuoco credo abbia visto raramente “clienti” del genere.

Ci fermiamo in un villaggio, e faccio un po’ di foto alla scorta e ai villici. Socializzo con un gruppo di militanti di Amal, che mi invitano a prendere il the e dei pasticcini libanesi al pistacchio. Sono ad un passo dalla lavanda gastrica, ed il cibo libanese apre le ostilità con quello nepalese.

Il giorno dopo risaliamo verso Tibnin, lungo la strada di confine a sud. Come sempre è meglio non fare passeggiate.

Ci fermiamo con un’unità cinese che sta sminando una larga porzione di terreno a ridosso della blue line.

Stanno facendo un gran lavoro, e hanno bonificato parecchi ettari di terreno. In questa zona ci sono ordigni di diverse generazioni e conflitti. Una sorta di campionario bellico dal 1947 ad oggi. Per la maggior parte si tratta di mine antiuomo, anticarro, di cluster bombs e di proietti inesplosi.
Il lavoro dello sminatore, oltre che pericolosissimo, è lentissimo e richiede enorme concentrazione. Si bonifica palmo a palmo (nel vero senso della parola) utilizzando il metal detector e le sonde a mano (non tutti gli ordigni vengono rilevati dal metal detector). Per un metro quadrato sono necessarie in media da tre a cinque ore … sempre che non si trovi qualcosa.

Tipo questa, una mina anti-uomo No. 4, di fabbricazione israeliana.

I cinesi commettono l’errore di invitarci a pranzo. Anche qui non faremo prigionieri! Pranzo da campo semplice ma fantasmagorico, buonissimo. Nulla a che vedere “cor cinese sotto casa” di Roma.

Ritorno a Naquora, per andare da Italair. Lungo la strada faccio una foto ad un militare della LAF (Lebanese Armed Forces), dopo tanti anni che sono tornati a pattugliare queste aree grazie alla presenza dell’UNIFIL.

Tanto per non dimenticarselo!

Naquora, base di Italair. È una delle più anziane missioni italiane all’estero (se non la più anziana), e fa un lavoro mastodontico da decenni con il suo nucleo elicotteri. In questo momento la macchina su cui sono equipaggiati è l’AB212. Qui alcuni di quelli in manutenzione nell’hangar.




Qui un particolare del tagliacavi superiore.

Alcuni sul piazzale.





Ed uno che si alza in volo. Provo ad imboscarmi per fare un giretto, ma stavolta va a buca!



Qualche giorno dopo si riparte. Il rientro è sempre operato da Eurofly, anche se questa volta il viaggio si farà su un 330, matricole I-EEZM.
La cabina è molto più confortevole e spaziosa del 320.

Ma in uno slancio di generosità e solidarietà … mi accaparro il 4A in business!!!

Il viaggio è tranquillo. Servono dei ravioli invitanti, ma sono le 4 di notte e con uno sforzo sovrumano contengo l’impulso squalesco verso il cibo e li lascio. Prima tappa a Trieste, per sbarcare parte di un reggimento.

Poi di nuovo in volo, alla volta di Roma FCO.

Dove arriviamo alle 09:30, e dove sbarca il resto del gruppo. I bagagli arriveranno, come di consueto a FCO, un’oretta dopo.

L’aereo imbarca un nuovo equipaggio, direzione MXP, e poi Boston (se ho capito bene).

Ciao, alla prossima!