Riporto dal Giornale di Brescia, in attesa del 16 Febbraio, giorno in cui si esprimerà il consiglio di stato, le acque sono sempre più agitate, "sensata" la proposta di SEA SCBO per un hub Cargo.
I vertici di Sea e Sacbo sollecitano il confronto con Brescia e Verona sull’ipotesi del super-hub che assegnerebbe a Montichiari il cargo Milano e Bergamo sono pronti. A un confronto con Verona e Brescia sull’ipotesi di quel super-hub tracciata dal presidente dell’aeroporto D’Annunzio, Vigilio Bettinsoli nell’intervista rilasciata al Giornale di Brescia la scorsa settimana. I vertici delle due società di gestione, Giuseppe Bonomi, presidente di Sea (Malpensa e Linate) e Mario Ratti, presidente di Sacbo (Orio al Serio), manifestano tutta la volontà di fare sistema. E lo fanno insieme, in una intervista congiunta in cui esprimono la comune condivisione di quel disegno, prospettato sulla scorta di uno studio che è ormai su più scrivanie. In sintesi, creare un sistema degli aeroporti del Nord Italia (verosimilmente con la creazione di una nuova società sottoscritta pro quota dai vari aeroporti) - per Bettinsoli sotto il nome di «South European Airport System» - che assegni specifici ruoli a ciascuno dei cinque scali coinvolti: i due degli Aeroporti del Garda (a Villafranca low cost e charter, a Montichiari il cargo), Orio (low cost), Linate (city airport di Milano) e Malpensa (intercontinentali e cargo).
«Muoversi in una logica di sistema»
L’ottica di sistema è al centro della riflessione, e da lì muove il discorso del presidente di Sea Bonomi: «Milano e Bergamo hanno avviato un percorso insieme. Proprio nella logica auspicata da Bettinsoli ci siamo sentiti in sintonia con alcune sue dichiarazioni. Logica auspicata perché Milano e Bergamo si sono rese conto della assoluta esigenza di ragionare e di muoversi su un piano industriale in una logica di sistema. Milano e Bergamo stanno facendo insieme da qualche tempo queste riflessioni, finalizzate alla volontà di creare un sistema aeroportuale che noi non vediamo limitato a Linate, Malpensa e Orio, ma anzi immaginiamo che un naturale sbocco siano proprio Brescia e Verona». Concorde il numero uno di Sacbo, Mario Ratti: «Il presidente Bettinsoli ha saputo disegnare uno scenario sul quale col presidente Bonomi ci confrontiamo frequentemente, proprio perché quello che sta a cuore a noi è il futuro. E non possiamo pensare che il futuro tenga conto dei campanili e non veda piuttosto un progetto di sistema». Bonomi ricorre a una metafora: «Credo che per muoverci bene dobbiamo essere sempre "strabici": avere un occhio all’oggi, perché siamo imprenditori e dobbiamo far produrre valore alle nostre aziende. Ma allo stesso tempo avere l’altro occhio proiettato al domani. E non possiamo che immaginare uno scenario di sistema del nord che quantomeno vada da Malpensa a Verona e comprenda tutte le infrastrutture aeroportuali principali nell’esigenza di valorizzare le specificità di ciascuna, le vocazioni che esse hanno già in parte. Ed eviti litigi che sarebbero guerre tra poveri. Un simile sistema aeroportuale si porrebbe giustamente l’ambizione di essere uno dei principali in Europa, con un territorio che vi fa riferimento naturale tra i più interessanti del continente. Uno dei tre principali per abitanti, Pil e numero di imprese (740mila in Lombardia)».
«Nessuna volontà di annessione»
Fare sistema sì. Ma a quali condizioni? Per dirla con Ratti di «pari dignità»: «Quando si è parlato di questa opportunità, io ho sempre usato una terminologia che ha suscitato sorpresa negli amici di Brescia: "pari dignità nell’operare nel settore aeroportuale". Io non immagino condizioni subalterne ad altri, ma un disegno ben preciso e ben armonizzato». Bonomi gli fa eco e aggiunge: «Per sgomberare il campo da qualunque equivoco, non esiste alcuna volontà annessiva: non si tratta di pesarci, si tratta di valorizzare le nostre realtà industriali in una logica di sistema. Certo, per numero di passeggeri Milano è più grossa di Brescia e Verona, ma non c’è una volontà di Milano di venire a governare processi industriali. In una logica di sistema si creerebbero sinergie importanti e quindi un maggior margine operativo per tutte queste società di gestione, che si distribuirebbe equamente sul territorio».
Al riguardo, la declinazione delle vocazioni prospettata da Bettinsoli nel disegno del super-hub, può essere un punto di partenza attorno al quale ragionare? «Se ne può parlare - afferma Ratti -. Occorre capire eventualmente come si svolgono poi queste proposte. È un argomento da approfondire assolutamente». Sulla stessa linea d’onda anche Bonomi: «Noi siamo aperti. Chiaro che va affinata la proposta. Ma la direzione è quella della specializzazione degli aeroporti, perché siano armonizzati. Come Sea, abbiamo fatto un piano industriale due anni e mezzo fa che poneva con forza il tema della costruzione del sistema attraverso la specializzazione degli aeroporti. In più c’è l’evoluzione del traffico: le previsioni a livello mondiale fatte da autorevoli enti internazionali del settore individuano fra qualche anno un forte limite di capacità nella ricezione degli aeroporti europei. La Commissione europea si spinge a dire che tra il 2015 e il 2020, sessanta medi e grandi aeroporti in Europa saranno saturi. Se noi cominciassimo oggi a ragionare in termini di investimenti su un sistema di infrastrutture aeroportuali saremmo molto competitivi e forti su un mercato di vasta scala quando questo riprenderà a crescere». «Se siamo bravi a coordinare quest’iniziativa - riprende Ratti -, facciamo un servizio straordinario al territorio perché diamo competitività al sistema lombardo e parzialmente veneto, specie alla Lombardia più a Sud e più a Nord. Creeremmo qualcosa di straordinariamente favorevole per il sistema economico ma anche a tutti i cittadini che usano l’aereo».
«Una piattaforma unica nel suo genere»
Vi sarebbe in più un forte elemento di novità. «Noi abbiamo sostanzialmente pronta un’unica piattaforma industriale per il sistema. È ovvio che dobbiamo confrontarci sui contenuti per implementarla. Ma un progetto di sistema simile rappresenta una novità assoluta in Europa e nel mondo: di analogo c’è solo il sistema londinese, che sconta però un’unica proprietà. Quella cui noi pensiamo invece è un’aggregazione forte industriale che nasce dalle imprese e su un territorio vasto quanto quello che serviamo». E conclude Bonomi, quasi precorrendo i tempi: «Dimostreremo prima col piano, poi coi fatti, che esiste una naturale complementarietà tra le infrastrutture».
Un disegno che potrebbe aprire nuove prospettive per il D’Annunzio. Ma per la Leonessa la partita presuppone due passaggi chiave. I due soci bresciani del D’Annunzio - Provincia e Camera di Commercio - hanno tempo fino all’11 febbraio per sottoscrivere, per la propria quota, la ricostituzione del capitale della società monteclarense, da dicembre in mano al 100% alla Catullo veronese. Contro la quale ABeM (società costituita da Cdc e Aib) ha in atto una vertenza amministrativa per la concessione: il 16 febbraio il Consiglio di Stato si pronuncerà nel secondo (e ultimo) grado, con la possibilità che si imponga una gara europea per la gestione del D’Annunzio. Il che potrebbe rimescolare le carte. Una soluzione è stata prospettata dalle rive dell’Adige: una holding del Garda, due società operative di cui una a maggioranza bresciana dedicata a Montichiari. I tempi però ora stringono.
Gianluca Gallinari
I vertici di Sea e Sacbo sollecitano il confronto con Brescia e Verona sull’ipotesi del super-hub che assegnerebbe a Montichiari il cargo Milano e Bergamo sono pronti. A un confronto con Verona e Brescia sull’ipotesi di quel super-hub tracciata dal presidente dell’aeroporto D’Annunzio, Vigilio Bettinsoli nell’intervista rilasciata al Giornale di Brescia la scorsa settimana. I vertici delle due società di gestione, Giuseppe Bonomi, presidente di Sea (Malpensa e Linate) e Mario Ratti, presidente di Sacbo (Orio al Serio), manifestano tutta la volontà di fare sistema. E lo fanno insieme, in una intervista congiunta in cui esprimono la comune condivisione di quel disegno, prospettato sulla scorta di uno studio che è ormai su più scrivanie. In sintesi, creare un sistema degli aeroporti del Nord Italia (verosimilmente con la creazione di una nuova società sottoscritta pro quota dai vari aeroporti) - per Bettinsoli sotto il nome di «South European Airport System» - che assegni specifici ruoli a ciascuno dei cinque scali coinvolti: i due degli Aeroporti del Garda (a Villafranca low cost e charter, a Montichiari il cargo), Orio (low cost), Linate (city airport di Milano) e Malpensa (intercontinentali e cargo).
«Muoversi in una logica di sistema»
L’ottica di sistema è al centro della riflessione, e da lì muove il discorso del presidente di Sea Bonomi: «Milano e Bergamo hanno avviato un percorso insieme. Proprio nella logica auspicata da Bettinsoli ci siamo sentiti in sintonia con alcune sue dichiarazioni. Logica auspicata perché Milano e Bergamo si sono rese conto della assoluta esigenza di ragionare e di muoversi su un piano industriale in una logica di sistema. Milano e Bergamo stanno facendo insieme da qualche tempo queste riflessioni, finalizzate alla volontà di creare un sistema aeroportuale che noi non vediamo limitato a Linate, Malpensa e Orio, ma anzi immaginiamo che un naturale sbocco siano proprio Brescia e Verona». Concorde il numero uno di Sacbo, Mario Ratti: «Il presidente Bettinsoli ha saputo disegnare uno scenario sul quale col presidente Bonomi ci confrontiamo frequentemente, proprio perché quello che sta a cuore a noi è il futuro. E non possiamo pensare che il futuro tenga conto dei campanili e non veda piuttosto un progetto di sistema». Bonomi ricorre a una metafora: «Credo che per muoverci bene dobbiamo essere sempre "strabici": avere un occhio all’oggi, perché siamo imprenditori e dobbiamo far produrre valore alle nostre aziende. Ma allo stesso tempo avere l’altro occhio proiettato al domani. E non possiamo che immaginare uno scenario di sistema del nord che quantomeno vada da Malpensa a Verona e comprenda tutte le infrastrutture aeroportuali principali nell’esigenza di valorizzare le specificità di ciascuna, le vocazioni che esse hanno già in parte. Ed eviti litigi che sarebbero guerre tra poveri. Un simile sistema aeroportuale si porrebbe giustamente l’ambizione di essere uno dei principali in Europa, con un territorio che vi fa riferimento naturale tra i più interessanti del continente. Uno dei tre principali per abitanti, Pil e numero di imprese (740mila in Lombardia)».
«Nessuna volontà di annessione»
Fare sistema sì. Ma a quali condizioni? Per dirla con Ratti di «pari dignità»: «Quando si è parlato di questa opportunità, io ho sempre usato una terminologia che ha suscitato sorpresa negli amici di Brescia: "pari dignità nell’operare nel settore aeroportuale". Io non immagino condizioni subalterne ad altri, ma un disegno ben preciso e ben armonizzato». Bonomi gli fa eco e aggiunge: «Per sgomberare il campo da qualunque equivoco, non esiste alcuna volontà annessiva: non si tratta di pesarci, si tratta di valorizzare le nostre realtà industriali in una logica di sistema. Certo, per numero di passeggeri Milano è più grossa di Brescia e Verona, ma non c’è una volontà di Milano di venire a governare processi industriali. In una logica di sistema si creerebbero sinergie importanti e quindi un maggior margine operativo per tutte queste società di gestione, che si distribuirebbe equamente sul territorio».
Al riguardo, la declinazione delle vocazioni prospettata da Bettinsoli nel disegno del super-hub, può essere un punto di partenza attorno al quale ragionare? «Se ne può parlare - afferma Ratti -. Occorre capire eventualmente come si svolgono poi queste proposte. È un argomento da approfondire assolutamente». Sulla stessa linea d’onda anche Bonomi: «Noi siamo aperti. Chiaro che va affinata la proposta. Ma la direzione è quella della specializzazione degli aeroporti, perché siano armonizzati. Come Sea, abbiamo fatto un piano industriale due anni e mezzo fa che poneva con forza il tema della costruzione del sistema attraverso la specializzazione degli aeroporti. In più c’è l’evoluzione del traffico: le previsioni a livello mondiale fatte da autorevoli enti internazionali del settore individuano fra qualche anno un forte limite di capacità nella ricezione degli aeroporti europei. La Commissione europea si spinge a dire che tra il 2015 e il 2020, sessanta medi e grandi aeroporti in Europa saranno saturi. Se noi cominciassimo oggi a ragionare in termini di investimenti su un sistema di infrastrutture aeroportuali saremmo molto competitivi e forti su un mercato di vasta scala quando questo riprenderà a crescere». «Se siamo bravi a coordinare quest’iniziativa - riprende Ratti -, facciamo un servizio straordinario al territorio perché diamo competitività al sistema lombardo e parzialmente veneto, specie alla Lombardia più a Sud e più a Nord. Creeremmo qualcosa di straordinariamente favorevole per il sistema economico ma anche a tutti i cittadini che usano l’aereo».
«Una piattaforma unica nel suo genere»
Vi sarebbe in più un forte elemento di novità. «Noi abbiamo sostanzialmente pronta un’unica piattaforma industriale per il sistema. È ovvio che dobbiamo confrontarci sui contenuti per implementarla. Ma un progetto di sistema simile rappresenta una novità assoluta in Europa e nel mondo: di analogo c’è solo il sistema londinese, che sconta però un’unica proprietà. Quella cui noi pensiamo invece è un’aggregazione forte industriale che nasce dalle imprese e su un territorio vasto quanto quello che serviamo». E conclude Bonomi, quasi precorrendo i tempi: «Dimostreremo prima col piano, poi coi fatti, che esiste una naturale complementarietà tra le infrastrutture».
Un disegno che potrebbe aprire nuove prospettive per il D’Annunzio. Ma per la Leonessa la partita presuppone due passaggi chiave. I due soci bresciani del D’Annunzio - Provincia e Camera di Commercio - hanno tempo fino all’11 febbraio per sottoscrivere, per la propria quota, la ricostituzione del capitale della società monteclarense, da dicembre in mano al 100% alla Catullo veronese. Contro la quale ABeM (società costituita da Cdc e Aib) ha in atto una vertenza amministrativa per la concessione: il 16 febbraio il Consiglio di Stato si pronuncerà nel secondo (e ultimo) grado, con la possibilità che si imponga una gara europea per la gestione del D’Annunzio. Il che potrebbe rimescolare le carte. Una soluzione è stata prospettata dalle rive dell’Adige: una holding del Garda, due società operative di cui una a maggioranza bresciana dedicata a Montichiari. I tempi però ora stringono.
Gianluca Gallinari
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