Finalmente riesco a trovare un po' di tempo, dopo aver messo ordine nelle foto, per scrivere e allestire questo tr.
Non è un tr breve, perchè ho pensato potesse essere interessante inserire qualche foto con relativo commento di un paese tanto particolare e per nulla turistico come la Sierra Leone.
Il tr è diviso in due parti ben distinte. Una prima racconta il viaggio aereo, la seconda il posto.
Una breve introduzione. Il motivo del mio viaggio non è, naturalmente, il turismo, che il Sierra Leone è del tutto inesistente, nonostante dal punto di vista naturalistico sia uno dei posti più belli che abbia mai visitato.
Gli unici stranieri che mettono piede laggiù o sono c.d. “umanitari”, quindi lavorano per agenzie ONU o per le ONG che lì operano, o lavorano per qualche impresa di lavori impegnata nella realizzazione delle prime infrastrutture. Caso marginale molto meno frequente dopo la fine della guerra quello di loschi affaristi impegnati in traffici illeciti, tipicamente quello dei diamanti, del legname o di sostanze stupefacenti. Fortunatamente, al contrario di altri paesi limitrofi, il paese non è interessato dal traffico di persone. Per una ragione che mi ha colpito davvero: nessuno vuole lasciare il paese. Anche quando ne avevano la possibilità (fino al 2007 gli USA e i paesi europei riconoscevano a tutti i sierraleonini l’asilo) ben pochi hanno lasciato il paese e molti, sorprendentemente, sono tornati dopo la fine della guerra nel 2001.
La cosa colpisce perchè la Sierra Leone è il terzultimo paese al mondo (180 su 183) nella classifica dell’indice di sviluppo umano stilata dalle Nazioni Unite.
Viste con i miei occhi, le condizioni di vita sono disperanti. Non ho altre parole.
Comunque, diamo inizio al racconto.
La mia fidanzata è attualmente impegnata in missione presso l’ospedale di Emergency, sito in un sobborgo della capitale Freetown che si chiama Goderich. Io vado a trovarla.
La scelta per raggiungere Freetown non è molto varia. Volendo partire dall’Italia senza spostarsi autonomamente a Londra per intercettare la Kenia o le altre africane, le alternative sono due: gruppo LH (BMI via lhr e Brussels Airlines via bru-dkr) oppure RAM via cmn.
Quest'ultima, nonostante i prezzi molto più economici, ha degli orari infami (scalo infinito, arrivo e ripartenza a notte fonda).
Le altre, invece, hanno prezzi allineati e molto salati a mio avviso. Finirò per pagare 1.330 euro per una economica. Per sei ore di volo non mi pare poco.
La mia compagna ha viaggiato BMI e mi ha dato un giudizio contrastante: eccezionale la tratta mxp-lhr (aereo tenuto benissimo, qualità e quantità catering, servizio), meno entusiasmante la tratta lunga, operata da Astraeus. Quest’ultimo volo, a suo dire, aveva come vantaggio un ottimo pitch, ma scarsa la ristorazione, vecchiotto e non molto ben tenuto l’aereo.
Tuttavia, la mia morbosa voglia di provare il 757, che trovo l’aereo esteticamente più bello mai prodotto (lo so, qui scatenerò una polemica più finita...
), mi ha inizialmente spinto verso BMI.
Ero riuscito a incastrare una rotazione autocostruita molto interessante: bgy-hhn (Francoforte Hahn) con il volo del mattino di FR per sosta lavorativa di un giorno a Lussemburgo, poi night-stop a Francoforte ed il giorno dopo fra-lhr-fna con BMI.
Tutto apparentemente molto veloce: auto a noleggio ad Hahn, poi notte in Hotel a Francoforte in zona stazione, dove con sette minuti di metro si raggiunge l’apt. Cose europee!
La soluzione mi era molto accattivante e mi dava grande soddisfazione per la sua scorrevolezza.
Purtroppo, invece, un cambio di programma lavorativo dell’ultimo minuto (porc….) mi ha costretto a rivedere il tutto, stravolgendo i programmi. Fortuna che avevo comprato solo i voli fr a/r.
Sono costretto il giorno prima della partenza a recarmi a Roma, mentre il mio collega andrà al mio posto a Lussemburgo comprando due nuovi biglietti anzicchè cambiare il nome di quelli già acquistati per me, operazione più costosa nel tariffario fr!
Per conto mio, immaginando un night-stop a Roma, l’unica soluzione sarebbe stata Brussels Airlines.
Alla fine, smanettando su Expedia per controllare i voli Brussels, mi accorgo di una ottima possibilità che rompe ogni indugio.
Decido di tornare a casa da Roma, dormine nel mio letto (non rischio perché prendo il volo FR del pomeriggio), ed il giorno dopo partire con Brussels con il comodissimo volo da Linate.
Aver evitato la notte a Roma e pure il tratto urbano dell’A4 per Malpensa mi rasserena, quasi mi rende euforico.
Quindi il percorso è il seguente:
25 settembre 09
LIN-BRU
volo AZ 148 cs SN
06.55 - 08.35
A320 ei-dsn
Eccolo ritratto all’arrivo.
Arrivo a Linate in gran comodità alle ore 5.30, sveglia terrificante ma almeno senza traffico. Saluto mia sorella che si è immolata per accompagnarmi e attraverso la strada sulle strisce per entrare nell’area partenza quando ecco che un tassista rincoglionito prova a investirmi a tutta velocità. Il maledetto stava guardando dentro il cruscotto e non mi aveva minimamente notato. Mollo il trolley, scatto felino nonostante il sonno e lo zainetto sulle spalle, il taxi inchioda all’ultimo e.... colpisce quasi fermo il mio trolley senza procurare grandi danni.
Un impeto omicida mi spingerebbe a dargli una testata (siamo in due in tutto l’apt e non mi vedi!!) invece mi limito ad urlargli un “bastxxxo rincoxxxxito”. Provo empatia con il noto forumista che si lamenta sempre dei tassisti e mi offro come sostegno nella guerra per mandarli tutti al confino e liberalizzare una volta per tutte un’attività che ha come unico requisito professionale avere una patente di guida….mentre non è nemmeno richiesto di sapere effettivamente guidare un’auto.
Linate intorno alle 6.00 si anima parecchio. Tanta gente incravattata, tanti viaggi per lavoro ma anche per diletto. Banchi AZ pieni ma veloci.
Faccio il check in e una signora dall’aspetto di una tutrice svizzera mi dice che devo fare la carta d’imbarco per il secondo volo a Bruxelles.
Vabbè, ho tempo nello scalo ma so per certo, avendo confermato i voli e bloccato i posti, che può farmi la carta anche per il volo successiva. Comunque non insisto e ringrazio.
A proposito, piccolo inciso, la franchigia bagaglio di SN è 40 chili in due colli! Non male. Il mio trolley era infatti pieno di farmaci che da Milano mi avevano consegnato da portare giù. Per piccole quantità il modo più semplice è quello di sfruttare chi si sposta. I container, infatti, impiegano un mese e mezzo ed i corrieri espressi non consegnano in Sierra Leone.
Imbarco rapido, volo senza storia particolare, nota assai positiva per aereo, equipaggio di cabina e condotta (in blu) che si è prodigato in attenzioni (doppio giro di bevande, calde e fredde) e informazioni.
Nota di perplessità, lf intorno al 30%.
Molti in cravatta senza bagaglio, una decina in prosecuzione con SN (tre me li troverò sul mio volo, quattro dirigeranno per gli States, gli altri non so!).
Veniamo a Bruxelles. La struttura è semplicemente bella e funzionale. Nel senso che la sua bellezza è la semplicità estetica e di utilizzo.
Niente fronzoli, essenziale e pulita, eccellente la qualità dei punti di ristoro e dei negozi.
Da questo punto di vista siamo anni luce dai nostri apt, quelli milanesi in particolare.
Guardate questo ristorante di pesce (non l’ho provato, dato l’orario, ma l’ambientazione è di gran pregio).
Il tabellone da l’idea che il traffico da qui non è affatto male. Domina l’Africa di SN, ma anche l’offerta per il Nord America non è da poco.
Guardiamoci un po’ intorno per ingannare l’attesa, visto che la carta d’imbarco è stata cosa di trenta secondi: me l’hanno stampata allo stesso banco davanti al gate attraverso il quale sono sbarcato. Incredibile. Ho chiesto spiegazioni e una gentile addetta di SN mi replica che i passeggeri in transito possono rivolgersi a qualsiasi banco di SN presente ai gate. Niente code a famigerati banchi transito.
Swiss per Zurigo.
Finnair per la capitale
JetAir per l'India.
Austrian per Vienna
Jumbolino di casa
Uno dei quattro 330 di SN. Questo staccava per Kinshasa.
Code di casa
Varie
Ecco il mio aereo.
BRU-FNA (via DKR)
volo SN 237
11.35 - 19.10
A330 oo-sfw
Imbarco rapido, lf intorno al 50%, grandi sorrisi, presentazione di sicurezza, in volo in perfetto orario.
In breve siamo sopra Parigi, viene servito un aperitivo. Il tempo di bere una bibita e sgranocchiare qualche salatino e siamo sopra La Rochelle.
Il finestrino è quello che è, anziano come l’aereo. Per quanto si percepiscano gli sforzi fatti per tenerlo bene, i suoi annetti li dimostra. E’ del 1994 ex LTU.
Il picht è più che discreto
Il pranzo è servito ed il voto è 9. Mai mangiato un manzo aviatorio così buono: tenero, cotto al punto giusto e condito con una leggera salsa al curry con contorno di patate e broccoli. Il resto insalata fredda di pasta, formaggio e due dolci confezionati. Vino rosso onesto.
Non faccio foto finchè la funzionaria dell’UNICEF seduta vicino a me non decide di dormire. Avrei avuto difficoltà a spiegarle perché fotografavo un vassoio di cibo.
Testimonianza della bontà del cibo.
Finito di mangiare siamo in vista delle coste africane, Marocco in particolare. La rotta passa da Rabat e Casablanca.
I monti dell’Atlante
e dopo il deserto
e scendendo ancora il Sahara
la cabina si presenta così
da notare il documentario a tema africano
siamo in avvicinamento a Dakar
in corto
a terra
la torre dell'apt, che si sviluppa abbastanza lontano dalla pista. Quest'ultima è collegata al piazzale con un lungo raccordo che la innesta più o meno a metà.
questa è la fauna locale
e di passaggio
i passeggeri diretti a Freetown rimangono a bordo, gli altri (quasi tutti) scendono. Rimaniamo in 18, tutti dietro. Lo scalo dura circa un’ora e venti. Non è molto fastidioso perché non si scende dall’aereo. Ci sono anche dei lati positivi: si familiarizza con il clima africano, mettendo il naso fuori dal portellone sulla scaletta, e con l’equipaggio, molto molto cordiale e professionale, composto da una purser fiamminga di mezza età con l’aria della zia buona, da alcuni giovanissimi e meno giovanissimi.
a ben vedere, anche l’ala del 330 non è male…
Dakar dall’altra parte, in salita dopo il decollo verso il mare
il panozzo servito nella breve tratta per la nostra destinazione finale.....tutto sommato non è nemmeno malaccio.
La tratta da Dakar a Freetown passa sopra Bonjul poi Bissau, e inizia la discesa dopo Conakry.
La vista che si ha della costa dell’Africa occidentale è strepitosa. Lascio parlare le foto, che descrivono non troppo bene a causa dei colori un po' spenti ma rendono l'idea del verde e dell’acqua di questa parte del continente africano
Superato il fiume Gambia, si entra nella zona interessata dalle piogge più copiose nella stagione umida, che va da luglio a ottobre.
Questa dovrebbe essere Conakry, dopo la quale si inizia a scendere
In discesa verso l’apt di Lungi
prima virata
seconda virata per allinearci, l’atterraggio avviene da est verso ovest.
le colline di Freetown in lontananza
ci siamo
il paese di Lungi
pista cortissima, sfruttata con un’atterraggio pochi metri dopo l’erba e frenatone impressionante
con sorpresa, trovo ben due 737 parcheggiati. Il primo un 800 della nigeriana Arik Air per Lagos proveniente da Banjul
il secondo un 500 privato
Eccoci arrivati. Motori spenti, le poche persone a bordo si alzano tutte più o meno con i loro cartellini identificativi al collo che dicono chi sono e per chi lavorano.
Ha appena finito di piovere e l’umidità è elevatissima, com’è tipico in questa stagione.
Questo è l’effetto del caldo umido sulla fusoliera ancora fredda
L’apt di Lungi è quello che vi intravede dalla foto. Piccolo, molto piccolo e senza alcun servizio, per così dire, all’occidentale. Sembra di essere in un film degli anni cinquanta.
Fortunatamente il mio cartellino di Emergency è una sorta di lasciapassare e tutti gli addetti dell’apt mi rivolgono grandi e cordiali saluti, mi controllano il passaporto e senza altre formalità mi mandano verso l’area di riconsegna bagagli, dove trovo uno degli amministrativi locali dell’ospedale che, per essere sicuro che lo vedessi, mi aspettava con una bandiera con il logo di Emergency!
Nel corso della mia permanenza ho avuto modo di apprezzare la sua grande professionalità e competenza.
Appena uscito mi aspetta un piazzale sterrato e allagato dove si affollano diverse auto scassate che fungono da taxi ed i fuoristrada che portano all’imbarco per la città.
Chi deve raggiungere le auto più lontane sale sulle spalle di alcuni ragazzi che a pagamento assicurano una sorta di passaggio senza sprofondare nel fango….
Sono due i modi per raggiungere Freetown, parecchio distante perché bisogna attraversare il tratto di mare che divide la costa dalla penisola sulla cui sommità si trova la città, via mare con dei barchini veloci oppure in elicottero. Via terra è un’odissea perché occorre penetrare nell’interno per decine di chilometri per valicare il fiume, il tutto lungo strade sterrate. Ci vogliono circa sei sette ore.
Per me il primo metodo, in quanto Emergency opta per questo sistema dopo che nel 2007 uno dei vecchi MI8 residuati russi che svolgono il servizio Lungi-Freetown è precipitato in fase di atterraggio uccidendo tutti gli occupanti.
Questo è il tratto di mare da attraversare
Con sorpresa trovo all’imbarco l’equipaggio del 737 privato che, evidentemente, si ferma per la notte e raggiunge uno degli alloggi (alberghi è un po’ troppo) di Freetown.
L’equipaggio SN, invece, cambia a Dakar (quindi un turno fa bru-dkr-fna-dkr, l’altro dkr-bru).
Ecco il comandante. Scena bellissima è stata la seguente: sul pontile lo attendeva il timoniere dell’imbarcazione che, stringendogli la mano e dandogli il benvenuto a bordo, gli ha detto “on my boat, I’m the captain”
a bordo del barchino che, motorizzato con una coppia di 250 cv yamaha quattro tempi, nonostante le apparenze sembra affronti senza particolari difficoltà anche le onde oceaniche della stagione ventosa….
questa è la prima parte, spero vi sia piaciuta…..a prestissimo il viaggio di ritorno.
Non è un tr breve, perchè ho pensato potesse essere interessante inserire qualche foto con relativo commento di un paese tanto particolare e per nulla turistico come la Sierra Leone.
Il tr è diviso in due parti ben distinte. Una prima racconta il viaggio aereo, la seconda il posto.
Una breve introduzione. Il motivo del mio viaggio non è, naturalmente, il turismo, che il Sierra Leone è del tutto inesistente, nonostante dal punto di vista naturalistico sia uno dei posti più belli che abbia mai visitato.
Gli unici stranieri che mettono piede laggiù o sono c.d. “umanitari”, quindi lavorano per agenzie ONU o per le ONG che lì operano, o lavorano per qualche impresa di lavori impegnata nella realizzazione delle prime infrastrutture. Caso marginale molto meno frequente dopo la fine della guerra quello di loschi affaristi impegnati in traffici illeciti, tipicamente quello dei diamanti, del legname o di sostanze stupefacenti. Fortunatamente, al contrario di altri paesi limitrofi, il paese non è interessato dal traffico di persone. Per una ragione che mi ha colpito davvero: nessuno vuole lasciare il paese. Anche quando ne avevano la possibilità (fino al 2007 gli USA e i paesi europei riconoscevano a tutti i sierraleonini l’asilo) ben pochi hanno lasciato il paese e molti, sorprendentemente, sono tornati dopo la fine della guerra nel 2001.
La cosa colpisce perchè la Sierra Leone è il terzultimo paese al mondo (180 su 183) nella classifica dell’indice di sviluppo umano stilata dalle Nazioni Unite.
Viste con i miei occhi, le condizioni di vita sono disperanti. Non ho altre parole.
Comunque, diamo inizio al racconto.
La mia fidanzata è attualmente impegnata in missione presso l’ospedale di Emergency, sito in un sobborgo della capitale Freetown che si chiama Goderich. Io vado a trovarla.
La scelta per raggiungere Freetown non è molto varia. Volendo partire dall’Italia senza spostarsi autonomamente a Londra per intercettare la Kenia o le altre africane, le alternative sono due: gruppo LH (BMI via lhr e Brussels Airlines via bru-dkr) oppure RAM via cmn.
Quest'ultima, nonostante i prezzi molto più economici, ha degli orari infami (scalo infinito, arrivo e ripartenza a notte fonda).
Le altre, invece, hanno prezzi allineati e molto salati a mio avviso. Finirò per pagare 1.330 euro per una economica. Per sei ore di volo non mi pare poco.
La mia compagna ha viaggiato BMI e mi ha dato un giudizio contrastante: eccezionale la tratta mxp-lhr (aereo tenuto benissimo, qualità e quantità catering, servizio), meno entusiasmante la tratta lunga, operata da Astraeus. Quest’ultimo volo, a suo dire, aveva come vantaggio un ottimo pitch, ma scarsa la ristorazione, vecchiotto e non molto ben tenuto l’aereo.
Tuttavia, la mia morbosa voglia di provare il 757, che trovo l’aereo esteticamente più bello mai prodotto (lo so, qui scatenerò una polemica più finita...

Ero riuscito a incastrare una rotazione autocostruita molto interessante: bgy-hhn (Francoforte Hahn) con il volo del mattino di FR per sosta lavorativa di un giorno a Lussemburgo, poi night-stop a Francoforte ed il giorno dopo fra-lhr-fna con BMI.
Tutto apparentemente molto veloce: auto a noleggio ad Hahn, poi notte in Hotel a Francoforte in zona stazione, dove con sette minuti di metro si raggiunge l’apt. Cose europee!
La soluzione mi era molto accattivante e mi dava grande soddisfazione per la sua scorrevolezza.
Purtroppo, invece, un cambio di programma lavorativo dell’ultimo minuto (porc….) mi ha costretto a rivedere il tutto, stravolgendo i programmi. Fortuna che avevo comprato solo i voli fr a/r.
Sono costretto il giorno prima della partenza a recarmi a Roma, mentre il mio collega andrà al mio posto a Lussemburgo comprando due nuovi biglietti anzicchè cambiare il nome di quelli già acquistati per me, operazione più costosa nel tariffario fr!
Per conto mio, immaginando un night-stop a Roma, l’unica soluzione sarebbe stata Brussels Airlines.
Alla fine, smanettando su Expedia per controllare i voli Brussels, mi accorgo di una ottima possibilità che rompe ogni indugio.
Decido di tornare a casa da Roma, dormine nel mio letto (non rischio perché prendo il volo FR del pomeriggio), ed il giorno dopo partire con Brussels con il comodissimo volo da Linate.
Aver evitato la notte a Roma e pure il tratto urbano dell’A4 per Malpensa mi rasserena, quasi mi rende euforico.
Quindi il percorso è il seguente:
25 settembre 09
LIN-BRU
volo AZ 148 cs SN
06.55 - 08.35
A320 ei-dsn
Eccolo ritratto all’arrivo.

Arrivo a Linate in gran comodità alle ore 5.30, sveglia terrificante ma almeno senza traffico. Saluto mia sorella che si è immolata per accompagnarmi e attraverso la strada sulle strisce per entrare nell’area partenza quando ecco che un tassista rincoglionito prova a investirmi a tutta velocità. Il maledetto stava guardando dentro il cruscotto e non mi aveva minimamente notato. Mollo il trolley, scatto felino nonostante il sonno e lo zainetto sulle spalle, il taxi inchioda all’ultimo e.... colpisce quasi fermo il mio trolley senza procurare grandi danni.
Un impeto omicida mi spingerebbe a dargli una testata (siamo in due in tutto l’apt e non mi vedi!!) invece mi limito ad urlargli un “bastxxxo rincoxxxxito”. Provo empatia con il noto forumista che si lamenta sempre dei tassisti e mi offro come sostegno nella guerra per mandarli tutti al confino e liberalizzare una volta per tutte un’attività che ha come unico requisito professionale avere una patente di guida….mentre non è nemmeno richiesto di sapere effettivamente guidare un’auto.
Linate intorno alle 6.00 si anima parecchio. Tanta gente incravattata, tanti viaggi per lavoro ma anche per diletto. Banchi AZ pieni ma veloci.
Faccio il check in e una signora dall’aspetto di una tutrice svizzera mi dice che devo fare la carta d’imbarco per il secondo volo a Bruxelles.
Vabbè, ho tempo nello scalo ma so per certo, avendo confermato i voli e bloccato i posti, che può farmi la carta anche per il volo successiva. Comunque non insisto e ringrazio.
A proposito, piccolo inciso, la franchigia bagaglio di SN è 40 chili in due colli! Non male. Il mio trolley era infatti pieno di farmaci che da Milano mi avevano consegnato da portare giù. Per piccole quantità il modo più semplice è quello di sfruttare chi si sposta. I container, infatti, impiegano un mese e mezzo ed i corrieri espressi non consegnano in Sierra Leone.
Imbarco rapido, volo senza storia particolare, nota assai positiva per aereo, equipaggio di cabina e condotta (in blu) che si è prodigato in attenzioni (doppio giro di bevande, calde e fredde) e informazioni.
Nota di perplessità, lf intorno al 30%.
Molti in cravatta senza bagaglio, una decina in prosecuzione con SN (tre me li troverò sul mio volo, quattro dirigeranno per gli States, gli altri non so!).
Veniamo a Bruxelles. La struttura è semplicemente bella e funzionale. Nel senso che la sua bellezza è la semplicità estetica e di utilizzo.





Niente fronzoli, essenziale e pulita, eccellente la qualità dei punti di ristoro e dei negozi.
Da questo punto di vista siamo anni luce dai nostri apt, quelli milanesi in particolare.
Guardate questo ristorante di pesce (non l’ho provato, dato l’orario, ma l’ambientazione è di gran pregio).

Il tabellone da l’idea che il traffico da qui non è affatto male. Domina l’Africa di SN, ma anche l’offerta per il Nord America non è da poco.


Guardiamoci un po’ intorno per ingannare l’attesa, visto che la carta d’imbarco è stata cosa di trenta secondi: me l’hanno stampata allo stesso banco davanti al gate attraverso il quale sono sbarcato. Incredibile. Ho chiesto spiegazioni e una gentile addetta di SN mi replica che i passeggeri in transito possono rivolgersi a qualsiasi banco di SN presente ai gate. Niente code a famigerati banchi transito.
Swiss per Zurigo.

Finnair per la capitale

JetAir per l'India.

Austrian per Vienna

Jumbolino di casa

Uno dei quattro 330 di SN. Questo staccava per Kinshasa.

Code di casa

Varie



Ecco il mio aereo.
BRU-FNA (via DKR)
volo SN 237
11.35 - 19.10
A330 oo-sfw


Imbarco rapido, lf intorno al 50%, grandi sorrisi, presentazione di sicurezza, in volo in perfetto orario.
In breve siamo sopra Parigi, viene servito un aperitivo. Il tempo di bere una bibita e sgranocchiare qualche salatino e siamo sopra La Rochelle.
Il finestrino è quello che è, anziano come l’aereo. Per quanto si percepiscano gli sforzi fatti per tenerlo bene, i suoi annetti li dimostra. E’ del 1994 ex LTU.

Il picht è più che discreto

Il pranzo è servito ed il voto è 9. Mai mangiato un manzo aviatorio così buono: tenero, cotto al punto giusto e condito con una leggera salsa al curry con contorno di patate e broccoli. Il resto insalata fredda di pasta, formaggio e due dolci confezionati. Vino rosso onesto.
Non faccio foto finchè la funzionaria dell’UNICEF seduta vicino a me non decide di dormire. Avrei avuto difficoltà a spiegarle perché fotografavo un vassoio di cibo.
Testimonianza della bontà del cibo.

Finito di mangiare siamo in vista delle coste africane, Marocco in particolare. La rotta passa da Rabat e Casablanca.



I monti dell’Atlante

e dopo il deserto


e scendendo ancora il Sahara


la cabina si presenta così


da notare il documentario a tema africano

siamo in avvicinamento a Dakar




in corto

a terra

la torre dell'apt, che si sviluppa abbastanza lontano dalla pista. Quest'ultima è collegata al piazzale con un lungo raccordo che la innesta più o meno a metà.

questa è la fauna locale

e di passaggio




i passeggeri diretti a Freetown rimangono a bordo, gli altri (quasi tutti) scendono. Rimaniamo in 18, tutti dietro. Lo scalo dura circa un’ora e venti. Non è molto fastidioso perché non si scende dall’aereo. Ci sono anche dei lati positivi: si familiarizza con il clima africano, mettendo il naso fuori dal portellone sulla scaletta, e con l’equipaggio, molto molto cordiale e professionale, composto da una purser fiamminga di mezza età con l’aria della zia buona, da alcuni giovanissimi e meno giovanissimi.


a ben vedere, anche l’ala del 330 non è male…

Dakar dall’altra parte, in salita dopo il decollo verso il mare



il panozzo servito nella breve tratta per la nostra destinazione finale.....tutto sommato non è nemmeno malaccio.

La tratta da Dakar a Freetown passa sopra Bonjul poi Bissau, e inizia la discesa dopo Conakry.
La vista che si ha della costa dell’Africa occidentale è strepitosa. Lascio parlare le foto, che descrivono non troppo bene a causa dei colori un po' spenti ma rendono l'idea del verde e dell’acqua di questa parte del continente africano




Superato il fiume Gambia, si entra nella zona interessata dalle piogge più copiose nella stagione umida, che va da luglio a ottobre.

Questa dovrebbe essere Conakry, dopo la quale si inizia a scendere






In discesa verso l’apt di Lungi

prima virata

seconda virata per allinearci, l’atterraggio avviene da est verso ovest.

le colline di Freetown in lontananza


ci siamo


il paese di Lungi

pista cortissima, sfruttata con un’atterraggio pochi metri dopo l’erba e frenatone impressionante

con sorpresa, trovo ben due 737 parcheggiati. Il primo un 800 della nigeriana Arik Air per Lagos proveniente da Banjul

il secondo un 500 privato

Eccoci arrivati. Motori spenti, le poche persone a bordo si alzano tutte più o meno con i loro cartellini identificativi al collo che dicono chi sono e per chi lavorano.

Ha appena finito di piovere e l’umidità è elevatissima, com’è tipico in questa stagione.
Questo è l’effetto del caldo umido sulla fusoliera ancora fredda

L’apt di Lungi è quello che vi intravede dalla foto. Piccolo, molto piccolo e senza alcun servizio, per così dire, all’occidentale. Sembra di essere in un film degli anni cinquanta.
Fortunatamente il mio cartellino di Emergency è una sorta di lasciapassare e tutti gli addetti dell’apt mi rivolgono grandi e cordiali saluti, mi controllano il passaporto e senza altre formalità mi mandano verso l’area di riconsegna bagagli, dove trovo uno degli amministrativi locali dell’ospedale che, per essere sicuro che lo vedessi, mi aspettava con una bandiera con il logo di Emergency!
Nel corso della mia permanenza ho avuto modo di apprezzare la sua grande professionalità e competenza.
Appena uscito mi aspetta un piazzale sterrato e allagato dove si affollano diverse auto scassate che fungono da taxi ed i fuoristrada che portano all’imbarco per la città.
Chi deve raggiungere le auto più lontane sale sulle spalle di alcuni ragazzi che a pagamento assicurano una sorta di passaggio senza sprofondare nel fango….
Sono due i modi per raggiungere Freetown, parecchio distante perché bisogna attraversare il tratto di mare che divide la costa dalla penisola sulla cui sommità si trova la città, via mare con dei barchini veloci oppure in elicottero. Via terra è un’odissea perché occorre penetrare nell’interno per decine di chilometri per valicare il fiume, il tutto lungo strade sterrate. Ci vogliono circa sei sette ore.
Per me il primo metodo, in quanto Emergency opta per questo sistema dopo che nel 2007 uno dei vecchi MI8 residuati russi che svolgono il servizio Lungi-Freetown è precipitato in fase di atterraggio uccidendo tutti gli occupanti.
Questo è il tratto di mare da attraversare

Con sorpresa trovo all’imbarco l’equipaggio del 737 privato che, evidentemente, si ferma per la notte e raggiunge uno degli alloggi (alberghi è un po’ troppo) di Freetown.
L’equipaggio SN, invece, cambia a Dakar (quindi un turno fa bru-dkr-fna-dkr, l’altro dkr-bru).
Ecco il comandante. Scena bellissima è stata la seguente: sul pontile lo attendeva il timoniere dell’imbarcazione che, stringendogli la mano e dandogli il benvenuto a bordo, gli ha detto “on my boat, I’m the captain”

a bordo del barchino che, motorizzato con una coppia di 250 cv yamaha quattro tempi, nonostante le apparenze sembra affronti senza particolari difficoltà anche le onde oceaniche della stagione ventosa….

questa è la prima parte, spero vi sia piaciuta…..a prestissimo il viaggio di ritorno.
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