Per ricordare di prendere sempre con le pinze le news dai media
Clamoroso falso su Pat tv, rete boliviana
Air France caduto: su tv Bolivia foto del disastro, ma erano le immagini di Lost
Vittima di alcune email e video che da settimane circolano su internet. Non verificate le fonti
MILANO - Immagini esclusive dall'interno dell'Airbus della Air France precipitato tre settimane fa nell'oceano Atlantico sono state trasmesse in prima serata dal telegiornale del canale boliviano P.A.T. Nel servizio vengono mostrati alcuni impressionanti scatti fotografici dei passeggeri in preda al panico pochi secondi prima di precipitare. Le sequenze sarebbero state documentate dagli stessi passeggeri a bordo con le loro fotocamere personali. Non solo uno scoop della tv boliviana, ma un documento importante che potrebbe consentire agli inquirenti di far luce sulle cause del disastro. Se fosse vero.
FALSO - Peccato che si sia trattato di un clamoroso falso, oltre che di una figuraccia per la rete. Le famose istantanee erano sequenze tratte da Lost, il popolare serial americano. E le foto in questione, ossia quelle dell´interno dell´apparecchio e dei passeggeri a bordo, erano soltanto fotogrammi ripresi da una delle più celebri scene del volo Oceanic 815 di Lost. Addirittura l'annunciatrice afferma nel servizio di «PAT Notícias» che le immagini sono state girate da una fotocamera digitale «Casio Z750», rinvenuta in mare dalla Marina militare brasiliana durante le operazioni di recupero dei frammenti del velivolo precipitato. Oltretutto, la giornalista spiega che il proprietario della macchina fotografica è stato identificato come tale «Paulo G. Muller», un brasiliano, attore di teatro. Come spesso succede, in questo caso anche il notiziario boliviano e i suoi giornalisti, sono stati vittime di alcune false email circolate nelle settimane scorse sul web e su diversi blog. Insomma, come riferisce il quotidiano El Comercio, il tg di P.A.T. ha dato la notizia senza verificare le fonti e senza appurare la veridicità della notizia.
E. B.
21 giugno 2009
www.corriere.it