Da Il corriere della Sera:
Mi sembra un po' meglio di tante boiate partorite dalla nostra stampa e postate anche qui:
MILANO — Le indiscrezioni che trapelano sul contenuto dei messaggi automatici lanciati dall’Airbus 330 pochi minuti prima di scomparire nel nulla fanno sempre più pensare a un evento catastrofico: forse a un’esplosione sotto la cabina di pilotaggio in cui è custodito il «cervello» dell’aereo.
Le «scatole nere» di terra, in pochi minuti (tra le 4.00 e le 4.14), hanno registrato sei segnali d’allarme: non solo l’avaria all’impianto elettrico, la grave depressurizzazione della cabina e il saliscendi da montagne russe registrato dal variometro (l’indicatore della velocità verticale). Il sistema Acars ha comunicato alla base di Air France anche lo sganciamento del pilota automatico, il guasto della piattaforma inerziale (il sistema di orientamento che guida un aereo anche senza punti di riferimento esterni) e l’avaria dell’ «orizzonte d’emergenza» (lo strumento che indica al pilota l’inclinazione sull’asse e il corretto assetto da mantenere). Tra le avarie segnalate quest’ultima sarebbe la più significativa: «L’'orizzonte d’emergenza' è uno strumento di backup che si autoalimenta, non dipende dagli altri sistemi elettrici, e la sua rottura testimonia una compromissione meccanica», è l’ipotesi avanzata da alcuni tra i più autorevoli esperti di sicurezza aerea. Un indizio che associato agli altri, in particolare alla depressurizzazione, fa pensare a un «evento catastrofico»: «È come se l’area sotto la cabina di pilotaggio, il vano elettrico-elettronico, fosse andato in pezzi — afferma un investigatore di incidenti aerei —. Forse c’è stata un’esplosione». O forse, aggiunge un esperto dell’aviazione civile italiana, «è stata distrutta da un fulmine, che ha mandato in tilt le apparecchiature elettriche e fuso (è già successo con l’antenna di un radar) l’orizzonte d’emergenza in plastica».
L’ipotesi dell’esplosione giustificherebbe il ritrovamento dei resti a distanza anche di 90 chilometri gli uni dagli altri. Un’esplosione non di origine terroristica: «Nel caso di una bomba l’Acars non avrebbe avuto il tempo di inviare i segnali». E nemmeno completa: «La scia di cherosene fa pensare che l’aereo, o quello che ne restava, si è abbattuto sull’oceano. Non è esploso completamente in volo». Senza pilota automatico, piattaforma inerziale e «orizzonte d’emergenza» chiunque abbia provato a portare fuori l’Airbus 330 da quella emergenza lo ha fatto con gli occhi bendati. Solo il cockpit voice recorder, se mai verrà recuperato, ci potrà dire chi era ai comandi al momento della tragedia. Se il comandante Marc Dubois, 58 anni e 11 mila ore di volo con Air France. Oppure uno dei due primi ufficiali: David Robert e Pierre-Cedric Bonin, 37 e 32 anni, 6.600 e 3.300 ore di volo.
Molto dipende da quanto l’emergenza sia stata improvvisa. «Dopo un segnale di turbolenza severa, è presumibile, direi certo, che ci fosse il comandante affiancato dai due copiloti», afferma Fabio Berti, presidente dell’associazione dei piloti Anpac. «Ma tutti i piloti sono addestrati a far fronte a qualsiasi emergenza». Normalmente la fase di crociera è la più tranquilla. Nei voli più lunghi comandante e primi ufficiali si avvicendano alla cloche. E sempre è inserito il pilota automatico. Il Fly data period, che regola il numero dei membri dell’equipaggio, è tassativo: «Fino a 13 ore di volo (periodo estendibile di un’ora che tiene conto anche degli avvicendamenti) servono un comandante e un primo ufficiale, dalle 14 alle 16 un comandante e due primi ufficiali, oltre le 16 un comandante e tre primi ufficiali», spiega Benedetto Marasà, direttore centrale Operazioni dell’Enac (Ente nazionale dell’aviazione civile). «Ogni primo ufficiale ha l’abilitazione come pilota in comando». Continua Berti: «Durante decollo e atterraggio il comandante è sempre davanti. Durante la crociera, a rotazione, un pilota si risposa». Nel «bunker»: una branda fuori dalla cabina di pilotaggio. Oppure su una poltrona della business class. «I nuovi aerei, come l’Airbus 350, prevedono un 'bunker' appena al di fuori della cabina», continua il presidente Anpac. «Divisa indossata e scarpe ai piedi in pochi secondi, il comandante è però sempre pronto a prendere i comandi».
Alessandra Mangiarotti